La Rivoluzione scientifica: i protagonisti. Marcello Malpighi

Storia della Scienza (2002)

La Rivoluzione scientifica: i protagonisti. Marcello Malpighi

Domenico Bertoloni Meli

Marcello Malpighi

Marcello Malpighi nasce a Crevalcore (Bologna) nel 1628. Tra il 1646 e il 1653 studia all'Università di Bologna, dove si laurea in medicina e filosofia, una combinazione usuale per la Bologna di allora. In quest'istituto Malpighi è allievo di Bartolomeo Massari e Andrea Mariani ed è membro di un gruppo di studenti, chiamato 'coro anatomico', che si riunisce a casa di Massari per studiare anatomia praticando sezioni e vivisezioni ispirate dalle recenti scoperte di William Harvey sulla circolazione del sangue. Questa esperienza ha un ruolo fondamentale nella sua formazione. Inoltre, Malpighi accompagna Massari quando questi si reca a curare principi e nobili in altre località. A Bologna, l'orientamento filosofico di Malpighi è, per sua stessa ammissione, aristotelico.

Dopo un breve periodo di insegnamento di logica sempre a Bologna, alla fine del 1656 Malpighi ottiene l'insegnamento di medicina teorica a Pisa per tre anni. In questo periodo stabilisce una profonda amicizia e una proficua collaborazione intellettuale con Giovanni Alfonso Borelli, allora professore di matematica presso lo studio pisano. Borelli introduce Malpighi alla filosofia corpuscolare atomista e, con ogni probabilità, alla microscopia, praticata nell'ambiente della corte medicea in quel periodo. Probabilmente, proprio a Pisa Malpighi si impadronisce di avanzate tecniche osservative sviluppando gli studi del siciliano Giovanni Battista Odierna sull'occhio della mosca. La casa di Borelli funziona come un laboratorio di anatomia dove operano diversi ricercatori; tra questi è il lorenese Claude Aubry, professore di anatomia, che muore nel 1658. Nello stesso anno esce la prima pubblicazione del gruppo pisano, dovuta ad Aubry: un foglio singolo con uno studio sulla struttura del testicolo dell'uomo e di quello del cinghiale nel periodo degli amori. Il testicolo del cinghiale, a causa delle sue notevoli dimensioni, funziona quasi da versione ingrandita di quello umano e ne permette uno studio più dettagliato.

Dal 1659 al 1662 Malpighi è di nuovo a Bologna, questa volta come professore di medicina teorica. Nel 1661 escono a Bologna le sue prime fondamentali pubblicazioni, due Epistolae de pulmonibus dedicate a Borelli. Malpighi si rivela un microscopista di eccezionale valore, capace di usare una gamma molto vasta di tecniche osservative con diversi ingrandimenti e iniezioni di liquidi colorati. Nelle Epistolae Malpighi illustra per la prima volta la struttura microscopica di un organo, e mostra con numerosi disegni che i polmoni consistono di una serie di cavità sempre più piccole ‒ gli alveoli ‒ racchiuse da membrane ricoperte di vasi venosi e arteriosi in cui il sangue scorre in direzioni opposte. La scoperta di Malpighi è una prova visiva della circolazione del sangue, che scorre sempre all'interno di vasi sanguigni. Come Aubry si era servito del cinghiale, così Malpighi riesce a compiere le sue osservazioni sui polmoni delle rane, dove la rete capillare non è minuta come negli animali superiori. Quanto al ruolo dei polmoni, Malpighi si avvale di una curiosa tesi di Borelli, con cui è in corrispondenza, secondo la quale la loro funzione consiste nel mescolare in modo appropriato il sangue con il succo assorbito dall'intestino e immesso attraverso il dotto toracico nella vena succlavia.

Tra il 1662 e il 1666 Malpighi è professore primario di medicina all'Università di Messina, un incarico molto ben remunerato procuratogli da Borelli, che a Messina ha insegnato matematica e ha ancora influenti contatti. In questi anni Malpighi pubblica una serie di lavori in gran parte collegati allo studio degli organi di senso. Insieme al collega e amico dai tempi del 'coro anatomico', Carlo Fracassati, pubblica Tetras anatomicarum epistolarum (1665), che includono due testi di Fracassati, due di Malpighi, De lingua e De cerebro, e l'anonimo De omento, pinguedine, et adiposis ductibus (più tardi riconosciuto da Malpighi come suo). Il De cerebro contiene un importante studio sul nervo ottico del pesce spada nel quale Malpighi si oppone alla teoria della visione di Descartes. Nello stesso anno esce, apparentemente a Napoli ‒ ma il vero luogo di stampa è Messina ‒, il De externo tactus organo, un trattato sul tatto legato alle tematiche e alle tecniche investigative del De lingua.

Negli anni messinesi Malpighi appronta anche i primi tre trattati del De viscerum structura. Una prima versione, oggi rarissima, comprendente De hepate, De cerebri cortice e De renibus esce a Bologna nel 1666. Nel frattempo Malpighi continua a lavorare su altri organi e, tra il 1667 e 1668, aggiunge due trattati, De liene e De polypo cordis. La prima versione è così ampliata ed esce nella veste definitiva con cinque trattati nel 1668, ma con la data del 1666. Il De viscerum structura è un lavoro fondamentale nel quale Malpighi ripensa la struttura del fegato, della corteccia cerebrale, dei reni e della milza. Nella nuova visione meccanicista dell'anatomia, l'animale è concepito al pari di una macchina idraulica. Il sangue è filtrato in diversi organi da minuscole ghiandole che ne separano una componente: la bile nel fegato, il succo nervoso nella corteccia cerebrale, l'urina nei reni e così via. Attraverso una complessa serie di indagini microscopiche, Malpighi riesce a individuare, negli organi, minuscole strutture che identifica con le ghiandole filtranti di cui era alla ricerca (ovviamente il significato del termine 'ghiandola' nel Seicento è ben diverso da quello attuale). Nel caso della corteccia cerebrale i suoi risultati sono l'esito di tecniche investigative troppo audaci: sebbene Malpighi creda di aver trovato nelle ghiandole i siti in cui il sangue viene filtrato, deve ammettere che la conoscenza delle loro strutture interne, che ne renderebbe comprensibile l'effettivo funzionamento, ancora gli sfugge. Nonostante ciò, i lavori di Malpighi sono largamente accettati per decenni e contribuiscono a rafforzare la visione meccanicista dell'anatomia. Il trattato sul polipo del cuore si avvale di un nuovo metodo di indagine: lo studio di uno stato patologico per illustrare la normale struttura del corpo, in questo caso la composizione del sangue.

Negli anni immediatamente successivi al ritorno a Bologna, Malpighi raffredda e poi rompe l'amicizia intellettuale con Borelli. Nel 1667 Henry Oldenburg, segretario della Royal Society, inizia una corrispondenza con Malpighi e la società inglese assume così quel ruolo di guida intellettuale precedentemente svolto da Borelli. Malpighi dedica quindi il suo importante studio sul baco da seta, De bombyce, alla Royal Society, che lo pubblica nel 1669, eleggendo l'autore suo membro. Il trattato De bombyce mostra, ancora una volta, la grande abilità di Malpighi nella microscopia.

Tra il 1673 e il 1679 Malpighi pubblica una serie di lavori sulla generazione e sulla struttura e funzione delle piante. Mentre nello studio del polipo del cuore si era avvalso della malattia quasi come di una lente di ingrandimento per indagare la struttura del sangue, ora si dedica al problema della generazione e alle piante nella speranza di cogliere aspetti nuovi nell'organismo in formazione e in esseri con strutture più semplici. Al De formatione pulli in ovo (1673) fa seguito l'Appendix repetitas auctasque de ovo incubato observationes continens, pubblicata a Londra assieme alla prima parte della Anatome plantarum (1675). La seconda parte della Anatome plantarum è data alle stampe nel 1679.

Nel 1684 viene pubblicata nelle "Philosophical Transactions" una lettera di Malpighi all'erudito medico di Lione Jacques Spon su numerosi temi anatomici. Nel 1686 è data alle stampe l'Opera omnia in due volumi. Alla fine del decennio, Malpighi ritorna sul problema della struttura interna delle ghiandole con il De structura glandularum conglobatarum consimiliumque partium (1689), in cui afferma che la struttura di base delle ghiandole consiste in un follicolo membranoso al centro, connesso a diramazioni nervose e attraversato da vasi arteriosi e venosi, e da cui esce un vaso escretore. Le sue indagini si basano sia sull'uso del microscopio, sia su un'investigazione a vasto raggio di numerosi tipi di animali, sia, infine, su stati patologici che hanno ingrossato mostruosamente alcuni reperti, in modo da renderli più accessibili all'esame anatomico.

Quest'ultimo richiamo legato allo studio degli effetti della malattia consente di introdurre un aspetto chiave ma spesso trascurato dell'attività di Malpighi, quello medico. Durante la sua intera carriera, a partire dagli anni immediatamente successivi alla laurea, quando era membro del 'coro anatomico' di Massari e lo seguiva nelle sue visite ai pazienti altolocati, Malpighi svolgeva le mansioni di medico oltre che di anatomista. Per molti aspetti le due attività sono complementari perché, attraverso lo studio della malattia e le frequenti autopsie di cadaveri, è possibile tentare di cogliere un nesso ‒ come, in seguito, farà Giovanni Battista Morgagni ‒ tra lesioni anatomiche e storia medica. Ci sono giunti numerosi rapporti di autopsie da cui Malpighi estrae dati significativi per le sue pubblicazioni. Negli anni Ottanta egli è medico di Antonio Pignatelli, cardinale legato a Bologna, e quando, nel 1691, questi viene eletto papa con il nome di Innocenzo XII, Malpighi viene chiamato a Roma come archiatra pontificio. A testimonianza della sua attività di medico e del suo prestigio in questo campo ci sono rimaste centinaia di consulti, perlopiù lettere che rispondevano a richieste di diagnosi e cure provenienti da medici e pazienti di altre città. Spesso questi testi contengono un'interessante sezione teorica come preambolo alla parte più propriamente medica. Numerosi consulti di Malpighi furono pubblicati nel Settecento.

Durante il soggiorno romano, protrattosi fino alla morte, avvenuta il 29 novembre 1694, Malpighi non dà alle stampe nulla. In questi anni, tuttavia, lavora alacremente a testi che desidera siano pubblicati postumi. Malpighi fa in modo che giungano alla Royal Society numerosi testi, editi poi nell'Opera posthuma (1697). Tra questi sono particolarmente importanti l'imponente autobiografia, la risposta al De recentiorum medicorum studio (1687, in realtà 1689) di Giovanni Girolamo Sbaraglia, e la risposta al Galenistarum triumphus (1665) di Michele Lipari. In tutti questi lavori, Malpighi adotta uno stile più esplicito e aggressivo di quello dei suoi precedenti scritti, cita i suoi avversari e ne critica le teorie. Nelle precedenti pubblicazioni egli non aveva mai fatto nulla di simile e si era attenuto allo stile del tempo, senza addentrarsi in polemiche e senza citare i suoi avversari. Nell'opera postuma il suo stile consente allo storico un lavoro più agevole, visto che non si devono decifrare allusioni, ma autori, titoli e pagine dei lavori che egli intendeva demolire sono esplicitamente menzionati. L'autobiografia fa da cornice a una serie di brevi trattati anatomici che sviluppano e difendono le sue teorie, attaccando in primo luogo Borelli, che ne aveva criticato alcuni aspetti nel De motu animalium, pubblicato a Roma tra il 1680 e il 1681. La critica a Sbaraglia contiene una difesa accorata dell'importanza degli studi anatomici per la medicina, mentre la risposta al trionfo dei galenisti rispolvera una vecchia disputa del periodo messinese nella quale Malpighi aveva difeso l'unione della medicina pratica e teorica.

La quantità e la qualità delle opere di Malpighi ne fanno uno dei primi anatomisti del Seicento europeo.

Bibliografia

Adelmann 1966: Adelmann, Howard B., Marcello Malpighi and the evolution of embryology, Ithaca (N.Y.), Cornell University Press, 1966, 5 v.

Bertoloni Meli 1997: Marcello Malpighi, anatomist and physician, edited by Domenico Bertoloni Meli, Firenze, Olschki, 1997.

‒ 1998: Bertoloni Meli, Domenico, The archive and consulti of Marcello Malpighi, in: Archives of the scientific revolution and exchange of ideas in seventeenth-century Europe, edited by Michael Hunter, Woodbridge-Rochester (N.Y.), Boydell, 1998, pp. 109-120.

‒ 2001: Bertoloni Meli, Domenico, Blood monsters, and necessity in Malpighi's De polypo cordis, "Medical history", 45, 2001, pp. 511-522.

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