LAERTE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1961)

LAERTE (Λαέρτης, Laertes)

E. Paribeni

La storia dell'antico re di Itaca, padre di Odisseo, con il suo patetico destino di totale, avvilito abbandono e di riconquistata gloria e felicità quando il figlio fa ritorno per abbattere i nemici e risalire al trono, non ha quasi lasciato tracce nel repertorio figurativo dell'antichità. Neppure perfettamente rassicurante è difatti l'unico isolato monumento che è possibile riferire a questa storia, il rilievo Barracco n. 144 in cui due uomini barbuti, l'uno con la clamide e il pileo, si abbracciano con il commosso abbandono di un riconoscimento dopo una lunga e tragica assenza.

Di carattere ben diverso è L. nelle figurazioni ispirate invece al teatro e probabilmente riferibili alla tragedia Laertes di Ion menzionata da Ateneo (267, 2) e al dramma satiresco Autolykos di Euripide. Il motivo centrale nuovo è che il padre di Odisseo sarebbe non già L., ma Sisifo, come nel tentativo di ricollegare più direttamente i due personaggi più astuti della tradizione mitica dei Greci. Antikleia, figlia di Autolykos, sarebbe andata sposa a L. già incinta per opera di Sisifo. L. è il nobile giovane eroe che soggiace all'inganno e in conformità di questa nuova tradizione ci appare suggestivamente evocato nel famoso cratere italiota di Monaco che ha dato il nome al Pittore di Sisifo. Il nome Sisifo appare contenuto in una piccola tabella in forma di foglia d'edera che è in mano al vecchio re che possiamo chiamare Autolykos: evidentemente è questo il terribile segreto che conferisce una luce sinistra alla solenne e festosa adunata di eroi per le nozze, con al centro il giovane L. e la sposa incoronata. Carattere anche più deciso di illustrazione a un testo drammatico hanno le figurazioni su una oinochòe a rilievo di Berlino firmata da Dionysios che in ogni aspetto si ricollega alla classe delle coppe megaresi. Tra episodî che descrivono le imprese di Sisifo e la seduzione di Antikleia, la figura di L. compare in abito eroico, con clamide e spada, inconfondibile nella ferma impostazione di quieta dignità.

Bibl.: Roscher, II, 2, 1894-97, p. 1787; Lamer, in Pauly-Wissowa, XII, 1924, cc. 424-444, s. v. Laertes, n. 2; C. Robert, Homerische Becher, in 50. Winckelmannsprogramm, 1890, p. 90 ss.; H. Hausman, Hellenistische Reliefbecher, Stoccarda 1959, p. 37, 116; K. Weitzmann, Ancient Book Illumination, Cambridge, Mass. 1959, p. 68.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata