LANFRANCO da Milano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 63 (2004)

LANFRANCO da Milano

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Nacque presumibilmente a Milano intorno al 1245; secondo la maggioranza della letteratura, fu di famiglia pisana.

Le poche notizie certe sulla sua vita si ricavano dalle sue opere: Chirurgia parva e Chirurgia magna. Fu allievo del medico Guglielmo da Saliceto molto probabilmente nel 1269, quando questi insegnava a Bologna.

Come si ricava dal ricordo dei casi clinici citati nella Chirurgia magna, egli fu medico e chirurgo a Milano: a lui si rivolgevano pazienti appartenenti alla nobiltà e all'alto clero. Ebbe certamente degli allievi; si valse della sua opera anche Matteo Visconti, il quale però, per ragioni presumibilmente politiche, lo esiliò poi dalla città. L. non precisa la data del suo esilio, che si può collocare verosimilmente nel 1290, quando il Visconti, proclamato nel novembre capitano del Popolo per cinque anni, adottò pesanti misure contro i Torriani e i loro partigiani, cui probabilmente L. doveva appartenere.

Nell'epilogo della Chirurgia magna, L. racconta che si stabilì in un primo tempo a Lione; in questa città esercitò la medicina e la chirurgia, come si desume dai casi che egli stesso cita. Forse proprio a Lione L. compose, o portò a termine, la Chirurgia parva, dedicata a un giovane medico di nobili natali, Bernardo, che è stato identificato con Bernardo di Gordon. Soggiornò poi in altre città della Francia (ma L. non le nomina), avendo sempre però l'intenzione di stabilirsi a Parigi, città della quale L., definendola paradiso in terra, luogo di pace e di studio, elogia le condizioni ideali per la scienza e - forse memore del suo esilio da Milano - loda il rispetto per i diritti dei cittadini. A Parigi L. giunse nel 1295 e vi tenne scuola e pratica di medicina.

Dal 1271 la Confraternita parigina - poi divenuta Collegio - dei chirurghi (Confrérie de St-Côme) si era staccata dalla facoltà di medicina, pur mantenendo con essa un legame di dipendenza. La confraternita era costituita esclusivamente da laici, dato il divieto - peraltro non sempre rispettato - imposto dalla Chiesa ai chierici di versare sangue con l'esercizio della chirurgia. In considerazione della totale assenza di attestazioni, Keil (1985, col. 561) esclude decisamente che L. abbia fatto parte della facoltà di medicina e ritiene invece probabile la sua appartenenza alla Confrérie de St-Côme.

Anche se non ebbe legami istituzionali con lo Studio parigino, L. a Parigi fu accolto dalla benevolenza di Jean Passavant, decano della locale facoltà medica, e insegnò forse privatamente, cosa peraltro non insolita. Ebbe tra i suoi allievi Enrico di Mondeville, che aveva già studiato a Bologna, e Jan Ypermann, poi fondatore della chirurgia fiamminga.

Secondo una notizia, non documentata, fornita da Hirsch, ritenuta priva di fondamento da Tabanelli e poi ripresa da De Ferrari, L. a Parigi avrebbe ricevuto aiuto e sostegno economico e scientifico dal celebre medico Guglielmo Corvi (Guglielmo da Brescia), che egli aveva già incontrato a Bologna; se tale notizia è vera, l'episodio si deve collocare in un momento in cui L. era, verosimilmente, ancora bisognoso di aiuti; quindi ai primissimi tempi del suo soggiorno parigino, dunque forse agli inizi del 1295, anno per il quale, peraltro, non è documentata la presenza a Parigi di Corvi, ma che è compatibile con le notizie certe che abbiamo su di lui. La presenza di Corvi a Parigi è attestata dopo il 1316, anno in cui L. era già morto.

Per sollecitazione di Passavant e di altri medici e allievi parigini, L. a Parigi compose (o finì di comporre) la Chirurgia magna, dedicata al re di Francia Filippo il Bello e all'amico Bernardo, già dedicatario della Chirurgia parva. L'opera fu portata a termine nel 1296.

È controverso se L. sia stato o meno un chierico: in proposito egli non dà alcuna indicazione chiara. Non sembrano convincenti le ragioni di coloro che lo ritengono un chierico basandosi sulle sue dichiarazioni, fortemente contrarie ai "laici" che esercitavano la chirurgia senza adeguata preparazione medica, perché queste dichiarazioni sembrano piuttosto motivate dall'innovativa battaglia (centrale nell'opera di L.) contro la chirurgia praticata - solo sulla base dell'esperienza - prevalentemente o esclusivamente da laici, a causa del già ricordato divieto ecclesiastico. Al contrario, sembra più convincente, anche se non determinante, come prova del suo stato laicale, l'esplicita menzione dei suoi figli, che evidentemente erano stati con lui esiliati da Milano e che egli voleva condurre a Parigi, città che giudicava appropriata per la loro educazione.

Guy de Chauliac ricorda nella sua Chirurgia magna (terminata nel 1363) un "Bonetus filius Lanfranci" tra i "chirurgi operantes" a Montpellier ai suoi tempi. La storiografia ha accolto questa notizia dubitativa.

Non conosciamo la data della morte di L., prevalentemente collocata verso il 1306, ma da alcuni posticipata al 1315 circa, senza che, peraltro, per nessuna di queste date venga fornito alcun riscontro documentario.

Opere. Chirurgia parva. È divisa in due parti: la prima tratta la traumatologia, le affezioni oculari e gli ascessi; la seconda riguarda la farmacologia chirurgica. Per la tradizione manoscritta si fa riferimento a quanto segnalato in Keil (1985, col. 563), che segnala l'esistenza di 38 manoscritti, e in Thorndike - Kibre (coll. 757 s.). Edizioni a stampa: in Collectio chirurgica, Venetiis, per Octavium Scotum, 1498; in Collectio chirurgica, Venetiis, Andrea Torresani, 1499; in Cyrurgia Guidonis de Cavliaco, Venetiis, per Bernardinum de Vitalibus, 1519; in Ars chirurgica, Venetiis, apud Juntas, 1546. Per le traduzioni (in inglese, francese, tedesco, olandese ed ebraico) cfr. Repertorium, p. 131 e Keil, 1985, col. 563; per i manoscritti della traduzione francese cfr. Jacquart, 1979.

Chirurgia magna (Practica que dicitur ars completa totius chirurgie). È strutturata in un proemio, cinque trattati (suddivisi in dottrine e quindi in capitoli), un epilogo; il primo trattato espone i principî generali della chirurgia e della deontologia chirurgica e tratta poi dell'anatomia, dell'embriologia, della cura delle ferite, delle fratture e delle ulcere; il secondo riguarda la cura delle ferite; il terzo parla delle patologie di vari organi e parti del corpo (descrivendole più o meno dalla testa ai piedi: cuoio capelluto, pelle, occhi ecc.), delle malattie del metabolismo, dei calcoli ecc.; nel quarto trattato si parla dell'"algebra", cioè delle fratture; il quinto è un antidotario ed esamina i vari rimedi medici dividendoli in sette gruppi: ripercussivi, risolutivi, maturativi, mondificativi, conglutinativi-rigenerativi-consolidativi, mollificativi, cauterizzativi. Ai cinque manoscritti presenti in Thorndike - Kibre (coll. 983, 1145) sono da aggiungere: Berlino, Staatsibliothek, Lat. fol., 56 e Lat. fol., 219; Londra, British Library, Add. Mss., 10440; Add. Mss., 12056; Harley, 2381; Royal, 17.C.15; Ibid., Wellcome Museum of history of medicine, Mss., 397; Mss., 564; Cambridge, Trinity College, Mss., 913; Oxford, Bodleian Library, Ashmol., 1396; Parigi, Bibliothèque nationale, Fonds lat., 6992, 7129; Ibid., Bibliothèque de l'École de médecine, Mss., 480. Kristeller segnala cinque traduzioni manoscritte in spagnolo, olandese ed ebraico. Per i manoscritti della traduzione francese, cfr. Jacquart, 1979. Le edizioni a stampa sono le medesime già indicate per la Chirurgia parva. Tabanelli ha tradotto in italiano la Chirurgia magna, in La chirurgia italiana nell'Alto Medioevo, II, Firenze 1965, pp. 803-1053.

La diffusione della Chirurgia parva e della Chirurgia magna fu pressoché immediata e molto vasta: glosse a queste due opere sono presenti in un manoscritto inglese di argomento medico, databile ai primi decenni del Trecento, segnalato da Murray Jones (p. 291); manoscritti delle opere di L. sono inoltre presenti nel testamento del medico di Oxford Simon Bredon, morto nel 1372 (Bullough).

La molteplicità delle traduzioni manifesta il vasto interesse che in tutta Europa l'opera di L. aveva suscitato; testimonia però anche l'uso di queste opere da parte di persone che esercitavano la chirurgia, ma ignoravano il latino ed erano quindi sostanzialmente prive di quella approfondita conoscenza della medicina che L. riteneva indispensabile per l'esercizio della chirurgia, che egli intende come scienza (ars) con una propria articolazione anche teorica e non solo come pratica legata all'esperienza, come è già evidente da quello che probabilmente fu il titolo originario: Practica que dicitur ars.

Non sappiamo se la Cura oculorum e il De doloribus iuncturarum, certamente da assegnare a L., siano opere autonome o due parti della Chirurgia magna che circolarono anche separatamente; per i manoscritti cfr. Thorndike - Kibre, coll. 437, 1139, 1389; questi due testi non ebbero edizioni a stampa.

Per l'Antidotarium (segnalato ancora da Thorndike - Kibre, col. 1550) è invece certo che si tratta del quinto trattato della Chirurgia magna, trascritto separatamente; non se ne conoscono edizioni a stampa.

Il citato ms. Lat. fol., 56 della Staatsbibliothek di Berlino, con la Chirurgia magna, contiene anche una Practica avium et equorum (De cura et practica avium et equorum), il cui autore è un "Lanfrancus". K. Lindner (menzionato da Kiel, 1985, col. 564) ritiene di aver identificato quest'opera con un Liber de cura equorum, del XII secolo. Questa operetta è stata edita da A. Werk, Angebliche Practica avium et equorum des Lanfrancus de Mediolano. Ein Beitrag zur Geschichte der Veterinärmedizin im 14. Jahrhundert, tesi di dott., Giessen 1909. Alleori (pp. 54-77) ha poi ripubblicato il testo edito da Werk.

Fonti e Bibl.: Guido de Chaulhaco, Chirurgia magna, Lugduni 1585, p. 7; N.F.J. Eloy, Dictionnaire historique de la médecine ancienne et moderne, III, Mons 1778, pp. 14-16; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, Napoli 1845, II, pp. 182-188; III, pp. 684-687; M. Sarti - M. Fattorini, De claris Archigymnasii Bononiensis professoribus, a cura di C. Albicini - C. Malagola, Bononiae 1888-96, I, pp. 553 s.; E. Gurlt, Geschichte der Chirurgie und ihre Ausübung, I, Berlin 1898, pp. 765-791; V. Rose, Verzeichnis der lateinischen Handschriften der Königlichen Bibliothek zu Berlin, II, 3, Berlin 1905, nn. 901 s.; G.G. Forni, L'insegnamento della chirurgia nello Studio di Bologna dalle origini a tutto il sec. XIX, Bologna 1948, p. 23; M. Donati, Chirurgia, in Enc. Italiana, X, Roma 1950, p. 146; O. Uffreduzzi, L. da M., ibid., XX, ibid. 1950, p. 500; G. Franceschini, La vita sociale e politica nel Duecento, in Storia di Milano, IV, Milano 1954, p. 383; L. Belloni, La medicina a Milano fino al Seicento, ibid., XI, ibid. 1958, pp. 613, 648 s.; V.L. Bullough, Medical studies at Mediaeval Oxford, in Speculum, XXXVI (1961), pp. 607 s.; L. Thorndike - P. Kibre, A catalogue of incipits of Mediaeval scientific writings in Latin, London 1963, ad ind.; L. Alleori, L. da M., vita e opere, Roma 1967; E. Wickersheimer, Dictionnaire biographique des médecins en France au Moyen Âge, Genève 1979, II, p. 88; Supplément, a cura di D. Jacquart, ibid. 1979, p. 517; A. De Ferrari, Corvi, Guglielmo, in Diz. biogr. degli Italiani, XXIX, Roma 1983, p. 828; Diz. biogr. della storia della medicina e delle scienze naturali, a cura di R. Porter, Milano 1985-89, s.v.; G. Keil, Lanfrank von Mailand, in Die deutsche Literatur des Mittelalters. Verfasserlexikon, a cura di K. Ruth et al., V, Berlin-New York 1985, coll. 560-572; Id., Lanfranc von Mailand, in Lexikon des Mittelalters, V, München-Zürich 1991, col. 1686; J. Agrimi - C. Crisciani, Edocere medicos. Medicina scolastica nei secoli XIII e XIV, Napoli 1988, ad ind.; Storia del pensiero medico occidentale, I, Antichità e Medioevo, Roma-Bari 1993, pp. 387-391, 393, 395 s.; J. Agrimi - C. Crisciani, The science and practice of medicine in the thirteenth century according to Guglielmo da Saliceto, Italian surgeon, in Practical medicine from Salerno to the black death, a cura di L. García Ballester et al., Cambridge 1994, pp. 61, 67 n., 83-87; C. O'Boyle, Phisicians and surgeons in Paris, ibid., p. 162; D. Jacquart, Medical practice in Paris in the first half of the fourteenth century, ibid., pp. 189, 192; P. Murray Jones, John of Ardern and the Mediterranean tradition of scholastic surgery, ibid., pp. 291, 301, 303; V. Dolcetti Corazza, Chirurgia magna di L. da M. nell'Inghilterra tardomedioevale, in Teoria e pratica della traduzione nel Medioevo germanico, a cura di M.V. Molinari et al., Padova 1994, pp. 107-137; Storia della scienza, IV, Roma 2001, pp. 453, 455-458, 488; M.R. Mc Vaugh, Smells and the medieval surgeon, in Micrologus, X (2002), pp. 113-117, 122, 131; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, I, s.v.; P.O. Kristeller, Iter Italicum, a cumulative index to volumes I-VI, s.v. Lanfranc of Milan, Lanfranchus Mediolanensis; Lanfrancus medicus; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, VII, pp. 131 s.

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