Lanfranco di Pavia

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Teologo, arcivescovo di Canterbury (Pavia inizî del sec. 11º - Canterbury 1089). Priore del monastero di Bec, di cui stimolò il rinnovamento intellettuale con le sue eccellenti doti di maestro, e successivamente arcivescovo di Canterbury, tentò di attuare la riforma religiosa in totale ottemperanza alle linee guida tracciate dai pontefici a partire da Leone IX. Tra le sue opere principali occorre citare Liber de corpore et sanguine domini contra Berengarium, e le numerose Epistolae.

Vita e attività

Abbandonata (1035 circa) Pavia, dove aveva studiato diritto, si dedicò all'insegnamento delle arti del trivio, in Francia, ad Avranches e a Rouen; fin quando (1042 circa) si ritirò nell'abbazia benedettina di Bec, della quale divenne presto priore, e cominciò quell'attività di maestro che fece di Bec un fiorente centro di studî ove, tra gli altri, si formarono Ivo di Chartres, Anselmo d'Aosta e Anselmo da Baggio (poi papa Alessandro II). Nominato dal duca di Normandia abate di S. Stefano a Caen (1066), divenne, all'indomani della battaglia di Hastings, arcivescovo di Canterbury (1070). Risoltasi, al concilio riunito nel 1072 a Worcester e a Windsor, la contesa tra Canterbury e York con il riconoscimento del primato di Canterbury sulla cattolicità inglese, L. cercò di attuare la riforma della Chiesa secondo i principî che i papi, da Leone IX in poi, venivano dettando; non aderì in tutto alla riforma gregoriana e, soprattutto nei suoi punti fondamentali (celibato ecclesiastico e soppressione dell'investitura laica), seguì debolmente l'iniziativa di Gregorio VII, anche per la particolare e difficile situazione inglese.

Opere

Oltre alle opere già citate, è autore di un Commento alle Epistole di s. Paolo, di una esposizione della Regola di s. Benedetto, di un Liber de celanda confessione e di note In I. Cassiani collationes. È invece perduto il suo commento ai Salmi. Il citato Liber de corpore fu scritto intorno al 1064-67 in polemica con Berengario di Tours, accusato di negare la presenza reale del corpo e del sangue di Cristo sotto le specie eucaristiche; L. vede nella dottrina di Berengario lo sbocco consequenziale di un metodo puramente razionale; e nella riabilitazione della tradizione è la posizione di Lanfranco. Importanti, anche per la storia della teologia, alcune sue epistole.

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