Laringe

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Nei Vertebrati a respirazione aerea è il tratto anteriore della trachea, organo della fonazione. Comunica con la faringe per mezzo di un orifizio, la glottide.

Anatomia comparata

La l. compare negli Anfibi; in certi Urodeli più primitivi si trovano già nella l. un paio di cartilagini differenziate, ai lati della glottide, che rappresentano residui di un arco viscerale. In altri Anfibi, di più elevata organizzazione, da una porzione di queste cartilagini laterali traggono origine le aritenoidi, vere cartilagini laringee nello spessore della parete della glottide. Dal resto delle cartilagini laterali, che rimane intero o si suddivide, derivano altri pezzi scheletrici che si estendono alle pareti della trachea e dei bronchi; il paio anteriore di questi pezzi, in genere, fondendosi medialmente e ventralmente, forma l’altro elemento scheletrico impari della l., la cricoide. Un sistema di muscoli antagonisti, di cui alcuni estrinseci, e altri propri della l., funzionano o come dilatatori della glottide o come costrittori. Negli Anuri la cricoide ha la forma di un anello, mentre le aritenoidi si spostano verso il margine anteriore interno di esso. La l. è in questi animali corta, ma già dalla parete interna di essa sporgono un paio di pieghe parallele al margine della glottide, le corde vocali, e sono queste che distese o rilasciate, vibrando sotto l’azione dell’aria sui margini liberi, producono i suoni. Nei Rettili la l., scarsamente sviluppata, è strettamente associata alla parte mediana dell’osso ioide e la cricoide è ad anello incompleto. È rudimentale anche negli Uccelli, ove la funzione di fonazione è esplicata dalla siringe.

La l. raggiunge la sua massima complessità nei Mammiferi. Alle cartilagini aritenoidi e cricoide, già presenti nelle altre classi, si aggiungono nello scheletro laringeo dei Mammiferi la cartilagine tiroide (o le cartilagini) e la cartilagine dell’epiglottide che, come semplice plica della mucosa anteriore alla glottide, aveva fatto già la sua comparsa in alcuni Rettili. Connessa strettamente, per la sua origine, all’apparato ioideo, come la costituzione dello scheletro laringeo dei Monotremi mostra chiaramente, la cartilagine tiroide nei Mammiferi superiori ha la forma di un mezzo anello situato sul lato ventrale della porzione anteriore della l., e i suoi angoli anteriori dorsali sporgono come corna unite mediante un legamento con lo ioide. Dorsalmente si trova la glottide, con le cartilagini aritenoidi e posteriormente la cricoide cui fa seguito la trachea. La cartilagine dell’epiglottide, derivata probabilmente dal IV arco branchiale, si articola con il margine anteriore della tiroide. Per la sua posizione anteriore alla glottide, l’epiglottide durante la deglutizione del cibo è spinta indietro sulla glottide, ciò che impedisce l’entrata del cibo nella trachea. Da ciascun lato della l., infine, sporgono le corde vocali distese fra la tiroide e le aritenoidi e dal movimento di queste, secondo la tensione maggiore o minore delle pliche, dipende l’altezza del suono prodotto dalla loro vibrazione al passaggio dell’aria. Anteriormente a ciascuna delle corde vocali si trova un ventricolo laringeo (seno del Morgagni), ridotto nella maggioranza dei Mammiferi, ma assai sviluppato nelle scimmie antropomorfe, ove funziona come sacco vocale o risuonatore, che fa aumentare l’intensità della voce.

Anatomia umana

Nella specie umana la l. è situata nella parte media e anterosuperiore del collo. Le dimensioni variano secondo i soggetti, il sesso, l’età; la l. dell’uomo è generalmente più sviluppata di quella della donna. Ha la forma di una piramide triangolare la cui base, rivolta in alto, corrisponde alla parte posteriore della lingua e il cui apice si continua con la trachea. Nel suo interno la l. si presenta ristretta nella parte media. Per tale struttura essa viene divisa in tre porzioni: zona glottidea, rappresentata da una fenditura antero-posteriore (glottide), limitata lateralmente dalle corde vocali (benderelle membranose, in numero di quattro, distinte in superiori e inferiori); zona sopraglottidea, che è il vestibolo della l., costituito da una cavità ovoidale; zona sottoglottidea, di forma cilindrica, che va dalla glottide alla trachea.

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La l. è costituita da cartilagini (che ne formano lo scheletro), da articolazioni, legamenti, muscoli ed è rivestita all’interno da una mucosa (fig. 1e 2). Le cartilagini sono in numero di 9, di cui 3 impari e mediane (cricoide, tiroide ed epiglottide) e 6 pari e laterali (aritenoidi, corniculate o cartilagini di Santorini e cuneiformi o cartilagini di Morgagni-Wrisberg). I legamenti sono numerosi e deputati a unire le varie cartilagini tra di loro e la l. nel suo complesso con l’osso ioide e con la trachea. Dei muscoli, alcuni servono a imprimere alla l. movimenti di totalità, altri invece a permettere ai vari pezzi cartilaginei di muoversi gli uni sugli altri. La mucosa laringea è costituita da: uno strato epiteliale, formato da cellule cilindriche e, in minor proporzione, da cellule pavimentose stratificate, le prime sono frammiste a cellule caliciformi e sono provviste di ciglia; da una membrana basale; da una tonaca propria formata di fasci collageni e di fibre elastiche. Alla mucosa sono annesse ghiandole acinose ramificate a prevalente secrezione mucosa.

La posizione bassa della faringe, che si trova a livello dell’epiglottide e che si continua con la l. e l’esofago è detta laringofaringe o sinonimo di ipofaringe.

Le arterie laringee sono in numero di sei, tre per lato, sono distinte in superiori, medie e postero-inferiori. Le vene laringee seguono il decorso delle arterie corrispondenti e sono tributarie delle vene tiroidee superiori o delle giugulari (vene laringee superiori e medie) o delle tiroidee inferiori (vene laringee postero-inferiori). I nervi laringei sono rami del nervo vago e, in numero di due per ciascun lato, sono distinti in superiore e inferiore. Il nervo laringeo superiore è misto, ma prevalentemente sensitivo; il nervo laringeo inferiore, che per il decorso delle due fibre è detto ‘ricorrente’, è esclusivamente motorio e provvede a tutti gli altri muscoli intrinseci della laringe.

Fisiologia

La l. è deputata all’emissione dei suoni che si formano nella porzione anteriore della rima glottidea (detta glottide vocale o fonatoria), per la vibrazione delle corde vocali vere. I suoni vocali si producono essenzialmente per il passaggio rapido dell’aria attraverso la rima glottidea, limitata lateralmente dai bordi elastici delle corde vocali. Le vibrazioni dell’aria, determinate dalle vibrazioni delle corde, producono il suono (che verrà poi trasformato in linguaggio articolato dalla contrazione coordinata dei muscoli del palato, della lingua, della mandibola e delle labbra). Durante il passaggio della colonna aerea di espirazione, le corde vocali si tendono più o meno e si avvicinano l’una all’altra secondo le tonalità del suono da emettere; lo stato di tensione e di maggiore o minore avvicinamento delle corde dipende dalla coordinata contrazione dell’apparato muscolare intrinseco della laringe. Oltre a questa, che è la sua funzione specifica, la l. svolge un’azione protettrice sull’albero respiratorio, impedendo il passaggio in trachea del cibo e di eventuali corpi estranei (riflesso della tosse) inalati con l’aria respiratoria.

Patologia

La branca della medicina che si occupa della patologia e della terapia delle malattie della laringe si chiama laringoiatria (➔ anche otorinolaringoiatria). Le malattie della l. possono essere di natura infiammatoria (come laringite e crup), neurologica (laringoplegia e laringospasmo), oppure possono essere dovute allo sviluppo di tumori.

Laringismo Termine generico per indicare una sofferenza transitoria della laringe. È usato quasi esclusivamente nella espressione laringismo stridulo, infiammazione catarrale della mucosa laringea con edema sottoglottideo, che si manifesta con crisi dispnoiche, specialmente notturne. Colpisce i bambini dai 2 ai 7 anni.

Laringite Qualsiasi processo infiammatorio che colpisca la laringe. Può essere acuta o cronica. La laringite acuta catarrale può insorgere primitivamente per freddo umido, eccessi vocali, fumo di sigaretta, o secondariamente a flogosi viciniori (faringite) o nel corso di un raffreddore e di un’influenza. Si manifesta con senso di vellichio in gola, poi raucedine fino all’afonia, senso di bruciore, tosse stizzosa. È caratterizzata da congestione e arrossamento diffuso, specie dell’epiglottide e delle aritenoidi, edema delle corde vocali e secrezione catarrale. La prognosi è generalmente benigna. La cura si basa sul riposo della voce, sull’abbandono del fumo e dell’alcol, e sulla somministrazione per aerosol di antibiotici. La laringite cronica, di solito secondaria a uno o più episodi di laringite acuta, può essere anche la conseguenza di una faringite cronica. Se ne ammettono diverse forme: laringite catarrale cronica, la cui sintomatologia è dominata da disfonia o afonia, senso di secchezza e di bruciore in gola, tosse stizzosa con difficoltà a espettorare. Alla laringoscopia risultano: arrossamento diffuso, corde vocali congeste, ipertrofia diffusa con superficie spesso granulosa; presenza di muco denso, vischioso, grigiastro. La cura si basa sul riposo delle corde vocali, su nebulazioni e aerosolizzazioni di acque salsoiodiche e solforose, di balsamici, di astringenti, eventualmente di antibiotici e cortisonici. Una seconda forma di laringite cronica è la cosiddetta laringite dei cantanti e degli oratori, secondaria per lo più a sforzo o abuso vocale. Un’altra forma è la laringite secca o atrofica, secondaria a processi infiammatori cronici delle vie aeree superiori (riniti, sinusiti, faringiti), si manifesta con secchezza e senso di bruciore in gola, voce rauca; alla laringoscopia si riscontra la presenza di mucosità e croste giallo-verdastre fetide. Il decorso è cronico, la terapia è simile a quella della laringite catarrale cronica.

Laringocele Alterazione, congenita o acquisita, della l., rappresentata da una espansione sacciforme localizzata in corrispondenza di una o di entrambe le superfici laterali della laringe. La diagnosi è essenzialmente laringoscopica; la terapia, talora, è chirurgica.

Laringofaringite Flogosi associata della faringe e della laringe. È di solito secondaria a una rinite, a una faringite o a una laringite. Si manifesta con senso di vellichio in gola, voce rauca o afona, dolore alla deglutizione, febbre. Laringoplegia Paralisi motoria della laringe. È conseguente a lesione del nervo ricorrente o laringeo inferiore per traumatismi, compressione da parte di organi vicini, fattori tossici. Può essere iatrogena (lesione del nervo ricorrente durante intervento di tiroidectomia). La sintomatologia varia a seconda che sia leso uno solo o entrambi i ricorrenti. Nelle paralisi unilaterali si ha inizialmente afonia totale, poi voce bitonale. La voce può, in seguito, tornare normale per il compenso della corda sana. Nelle paralisi bilaterali totali si ha afonia completa con corde vocali immobili in posizione intermedia. Nelle paralisi bilaterali parziali o incomplete, da causa centrale o periferica (traumi) si ha dispnea inspiratoria continua e accessi di soffocamento sino all’asfissia. La prognosi della laringiplegia è varia secondo la causa. La terapia deve essere causale. Laringorragia Emorragia della l. dovuta a traumi o a processi ulcerativi (tubercolosi, tumori).

Laringoscleroma Malattia a localizzazione laringea caratterizzata da infiltrazione dura con tendenza alla sclerosi, determinata da Bacterium scleromatis di Frisch. L’infiltrato può determinare rapidamente stenosi laringee. La terapia si basa sulla vaccinoterapia, sulle cauterizzazioni, sulle dilatazioni graduali preventive, sui raschiamenti e sulla tracheotomia se la stenosi è a insorgenza brusca. Laringospasmo Contrazione transitoria o stabile di alcuni o di tutti i muscoli intrinseci della laringe. Lo spasmo insorge in seguito a irritazione diretta o riflessa delle fibre motrici laringee. Si può osservare nel bambino e nell’adulto. Nel primo caso colpisce i soggetti con adenoiditi e adenopatie tracheo-bronchiali. Nel secondo, la causa va ricercata in irritazioni locali (laringite acuta e cronica), in malattie neurologiche (lesioni bulbari), in stati irritativi di organi respiratori (faringiti, bronchiti). La sindrome si manifesta con crisi di soffocamento e stridore. La terapia deve tendere alla rimozione della causa. Eccezionale la necessità di una tracheotomia.

Laringostenosi Restringimento del lume laringeo da cause organiche o funzionali. Nel primo caso, può essere determinata da tumori delle pareti a sviluppo endolaringeo o da retrazioni cicatriziali post-traumatiche. Nel secondo caso è dovuta a contrattura dei muscoli della laringe (come nel laringospasmo) ed è reversibile.

Laringotifo L’insieme delle complicazioni laringee, nel corso di una febbre tifoide. È rappresentato da ulcerazioni più o meno estese della mucosa laringea. Laringotracheite Flogosi acuta o cronica, specifica o aspecifica, della l. e della trachea. È in genere secondaria a una laringite o a una faringolaringite.

Laringoxerosi Distrofia della mucosa laringea caratterizzata da una sua particolare secchezza.

Stridore laringeo Rumore respiratorio, presente in caso di stenosi laringea (per infiammazioni, tumori, corpi estranei) e prodotto dal passaggio dell’aria attraverso il punto ristretto. Tumori della l. Possono essere benigni o maligni, ai primi appartengono i polipi (fibromi, papillomi), formazioni noduliformi sessili o peduncolate, la cui presenza induce disfonia più o meno intensa. Il carcinoma rappresenta il più importante e il più frequente fra i tumori maligni. Si manifesta con disfonia progrediente, senso di fastidio in gola, dispnea progressiva, e dolori irradiati all’orecchio. La terapia si basa sull’exeresi chirurgica parziale o totale della l. (laringectomia parziale o totale) e sul trattamento radioterapico.

Metodi diagnostici

Laringoscopia Metodo endoscopico che permette l’ispezione della l. in tutta la sua estensione. Viene eseguita (laringoscopia indiretta) con lo specchietto laringeo (laringoscopio) illuminato dall’esterno, oppure (laringoscopia diretta) con uno strumento costituito da un tubo a spatola, e dotato di un apparato di illuminazione e di un dispositivo ottico. Questo secondo metodo permette un più accurato esame della regione e ha il vantaggio di poter essere praticato anche nei casi di sensibilità riflessa eccessiva o quando una flogosi acuta o un tumore impediscono un esame complesso con lo specchietto laringeo. La laringoscopia consente, nei casi dubbi, di prelevare frammenti di tessuto a scopo bioptico. Con la laringoscopia diretta, inoltre, si possono anche eseguire interventi chirurgici, come asportazione di polipi o estrazione di corpi estranei.

Laringotracheobroncoscopia Procedura endoscopica che si avvale di una sonda a fibre ottiche per lo studio delle vie aeree (l., trachea, albero bronchiale). Viene eseguita in sedazione o in anestesia generale. È un esame semplice e sicuro, utile nella diagnosi (broncolavaggio, biopsia endo- e transbronchiale), stadiazione (ecografia transbronchiale) e trattamento (laser-terapia, chirurgia endoscopica, endoprotesi) delle patologie polmonari e bronchiali di natura infettiva, infiammatoria, neoplastica o meccanica. Laringotracheoscopia Indagine endoscopica della l. e della trachea. Si serve di particolari strumenti tubulari, con una sorgente luminosa a un estremo, che, previa anestesia, sono introdotti in faringe e attraverso i quali è possibile un accurato esame della regione.

Laringografo Apparecchio per registrare i movimenti della l. trasformandoli in un oscillogramma.

Interventi chirurgici sulla laringe

Laringectomia Asportazione della laringe. È indicata in caso di cancro. Può essere parziale o totale. La laringectomia parziale (o emilaringectomia) è indicata nei casi in cui il tumore abbia sviluppo sottoglottico, ma non vi sia fissità completa della corda e l’aritenoide corrispondente sia libera. Quella totale è indicata quando il tumore è esteso a tutta la l., ma ancora endolaringeo. Laringofaringectomia Asportazione della l. e del segmento contiguo della faringe.

Laringofissura La sezione completa, anteriore, sulla linea mediana, della cartilagine tiroide (detta anche tireotomia o tireofissura): costituisce una fase particolare degli interventi chirurgici che implicano l’apertura della cavità laringea. Laringostomia Intervento chirurgico di plastica laringea, tendente a correggere uno stato di stenosi cicatriziale, conseguente a intubazioni prolungate, alla laringotomia intercricotiroidea, a traumi diretti, a condriti laringee nel corso di malattie infettive. L’intervento consiste nell’incisione della l., nella asportazione del tessuto cicatriziale, e nella dilatazione progressiva della l. stenotica mediante tubi di gomma o materiale plastico di calibro crescente che vengono posti nel lume laringeo e sostituito ogni 4-5 giorni. Laringotomia Intervento chirurgico di apertura della l., indicato in tutti i casi in cui esista ostacolo al passaggio dell’aria (crup, edema della l., laringiti tubercolari, tumori, stenosi acute da corpo estraneo, laringoplegia, laringospasmo). L’intervento consiste nell’incisione verticale, sulla linea mediana, della membrana cricotiroidea e nell’introduzione di una cannula. Laringotracheotomia Intervento chirurgico di apertura all’esterno della l. e della trachea.

Laringopuntura Puntura della laringe. Si esegue di solito nello spazio intercricotiroideo e viene eseguita per poter introdurre in trachea sostanze anestetiche o radioopache.

L’articolazione laringale e le teorie linguistiche

L’articolazione laringale è quella ottenuta mediante l’intervento della l., in particolare la fricativa h sorda e sonora e l’occlusiva glottale. Taluni usano il termine laringale per designare anche le faringali delle lingue semitiche. Sulla base di questo valore più esteso, il termine ha avuto una fortuna particolare in seno alle dottrine più recenti sulla preistoria linguistica indoeuropea, passando a designare unità ipotetiche cui pervengono alcuni metodi di ricostruzione. Secondo la cosiddetta teoria delle laringali, al posto del fonema indoeuropeo preistorico vocalico di timbro indistinto, postulato da F. de Saussure nel 1878, va restituito un fonema consonantico oppure – secondo altri – un’intera serie di tre (o anche quattro e più) fonemi, denominati appunto laringali, con un richiamo alle condizioni fonologiche semitiche. Una delle principali proprietà attribuite alle laringali indoeuropee è quella di trasformare la vocale e breve del più antico indoeuropeo in vocale lunga. La natura consonantica della o delle laringali è stata riconosciuta da J. Kuryłowicz nella lingua ittita, che, come continuazione di essa o di esse, presenterebbe un fonema che, nella traslitterazione dal sillabario cuneiforme, si suole indicare con o kh.

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