LATTANTE

Enciclopedia Italiana (1933)

LATTANTE (lat. lactans da lacto "allatto"; fr. nourrisson; sp. lactante; ted. Säugling; ingl. suckling)

Dante Pacchioni

In pediatria si dà questo nome al bambino nel periodo corrispondente all'allattamento (v.).

Disturbi della nutrizione nel lattante. - Sofferenze di tutto l'apparato della nutrizione, che si manifestano con sintomi a carico delle vie digerenti e specialmente della nutrizione generale (A. D. Czerny). Furono distinti (A. U. Czerny e A. Keller) in disturbi della nutrizione ex constitutione, ex infectione ed ex alimentatione (o veri e proprî disturbi della nutrizione secondo O. Heubner e L. Langstein). Alcuni ex constitutione appartengono alle endocrinopatie (polisarcia, mixedema, mongolismo, ecc.), altri a condizioni ereditarie (gracilità congenita o costituzione ipoplastica). La costituzione è poi un dominante fattore patoplastico e disponente per quelli ex infectione ed ex alimentatione.

1. Ex infectione o gastro-enteriti (catarro intestinale). - Sono talora epidemiche; avvengono talvolta per ingestione di sostanze inquinate (latte soprattutto, acqua, ecc.) e spesso per ascensione del B. coli dal colon (E. Moro). Sono assai più frequenti d'estate e prediligono i lattanti al poppatoio. Consistono in infezioni del tenue e sono dovute a svariati germi (streptococco, piocianeo, diplococco, protei, germi anaerobici e soprattutto B. coli d'origine esogena o endogena). Clinicamente si distinguono in:

A) Gastro-enterite muco-catarrale. - Sintomi: inizio brusco, febbre per 2-10 giorni con reazione nervosa per lo più a tipo depressivo; facies spesso abdominalis; polso e respiro proporzionali per frequenza alla temperatura; anoressia spiccata anche per l'acqua; lingua con punta e margini arrossati; vomito scarso, mucoso; diarrea dapprima alimentare e poi con deiezioni poco voluminose, di colore verdastro, d'odore acido o putrido, poco ricche d'acqua e ricche invece di muco gelatinoso e spesso di catarro insolubile in acqua; costante tumefazione epatica e frequente tumefazione splenica; urine scarse, spesso con albumina, per lo più con indacano e acetone e talora con urobilina; leucocitosi. Si distinguono forme leggiere, moderate e gravi o pseudotifose.

B) Gastroenterite sierosa o cholera infantum. - Più frequente e assai più grave della forma catarrale. Sintomi: inizio brusco; la temperatura periferica al principio può essere febbrile o normale o sotto la norma, se febbrile discende però sotto i 37° per lo più dopo poche ore, la temperatura rettale è dapprima quasi sempre elevata, a periodo inoltrato s'abbassa spesso anche sotto i 37°; polso e respiro frequenti durante la febbre, poi il polso tende a rallentarsi e il respiro diventa raro e profondo- (respiro grosso, di Finkelstein); facies spiccatamente abdominalis; sete intensa; vomito acquoso, talora con piccole tracce di sangue; diarrea dapprima alimentare e poi con deiezioni acquose, emesse talora a spruzzo, abbondanti, giallastre o verdastre o quasi incolore, d'odore acido o rancido o inodore, con reazione per lo più acida, talora con minutissimi granuli scuri di ematina; le scariche sono molto frequenti, anche 10-20 nelle 24 ore; dolori addominali; addome dapprima tumido, poi molle e pastoso; enfisema polmonare a malattia inoltrata; sangue più concentrato a causa della disidratazione; iperglobulia e leucocitosi con prevalenza dei neutrofili; fontanella depressa; urine scarsissime e spesso con albumina; dapprima agitazione, poi depressione, sonnolenza e infine coma; flessibilità cerea dagli arti e catatonia spesso con atteggiamento degli arti superiori "a schermidore" (H. Finkelstein). Si distinguono forme acutissime o fulminanti con algidità precocissima, forme attenuate, meningitiche o idrocefaloidi, tossiche. La mortalità è tuttora elevatissima. Complicazioni più comuni delle forme catarrali e delle sierose non troppo severe sono la broncopolmonite, la cistite colibacillare, l'otite, e conseguenza quasi costante è il residuare di turbe dispeptiche. Secondo H. Finkelstein si tratta d'intossicazione alimentare in soggetti con diarrea o dispepsia o catarro enterico; A. D. Czerny e A. Keller, A. Gismondi e altri la interpretano come un'intossicazione alimentare d'origine infettiva. A. B. Marfan la giudica un'infezione prodotta da un virus sconosciuto esistente solo nel latte vaccino. D. Pacchioni crede che sia una tossinfezione intestinale dominata da una particolare reazione del sistema nervoso autonomo. Cura: nelle forme catarrali all'inizio si può dare olio di ricino; in ambedue le forme si mantenga il malato per 12-24-48 ore, a seconda della gravità, a dieta idrica con legg ero infuso di tè addolcito con poco zucchero o con saccarina. Utili sono i bagni caldi, e ottime le iniezioni di canfora. Nelle forme sierose si pratichino ipodermoclisi. La ripresa dell'alimentazione sia cauta e graduale e per i primi 2 o 3 giorni con soli idrati di carbonio. Si passi poi al latte e preferibilmente a quello muliebre; altrimenti si ricorra a latti magri o a preparazioni speciali (zuppa di malto dapprima diluita, latte albuminoso, ecc.).

II. Ex alimentatione: A) Da latte di donna. -1. Da iperalimentazione: a) Disturbo acuto o dispepsia acuta. - Avviene o per ingestione di troppo latte o per intolleranza d'una quantità giusta di latte, determinata da cause che inibiscono o disturbano la digestione. Sintomi: leggiero malessere, vomito alimentare, modica diarrea alimentare, talora leggero e transitorio movimento febbrile. Cura: olio di ricino, qualche clistere, dieta idrica breve, ripresa cauta dell'allattamento. b) Disturbo cronico o dispepsia cronica. - È provocato dalla troppa frequenza o dalla troppa abbondanza dei singoli pasti. Sintomi: dapprima, come per tentativo difensivo (C. Francioni), si ha rigurgito, disappetenza, evacuazioni più abbondanti e più frequenti, però d'aspetto normale; poi compaiono vomito, anoressia, diarrea quasi sempre fermentativa, irrequietezza, e il lattante diventa ipotrofico. Cura: dieta idrica, ripresa cauta dell'alimentazione, somministrazione di fermenti digestivi.

2. Da latte troppo grasso. - Sintomi: rigurgito e poi vomito, dapprima spesso stipsi, e poi diarrea grassa quasi sempre fermentativa, facili Manifestazioni cutanee. eczematose o eritematose, compromissione graduale della nutrizione generale (ipotrofia). Cura: adatta vittitazione e vita attiva della nutrice, distanziare le poppate a intervalli di 4 ore, in caso di persistenza sostituire una o due poppate con miscele di idrati di carbonio.

3. Per condimoni speciali della nutrice. - Le mestruazioni, alcuni disturbi del ricambio (polisarcia, artritismo, ecc.), la lattosuria, alcune malattie (anemie, nefriti croniche, epatopatie, endocrinopatie, ecc.), l'ingestione di certe verdure o frutta, o di carne di maiale, ecc. possono provocare nel lattante disturbi o delle vie digerenti (dispepsia), o del sistema nervoso (fenomeni depressivi o d'eccitazione), o del ricambio (edemi, manifestazioni cutanee, anemia, ipotrofia, ecc.). Rarissimi lattanti, poi, non tollerano il latte muliebre, e perfino quello materno, per cause incomprensibili o per idiosincrasia. Cura: rimuovere, se possibile, la causa; altrimenti cambiare nutrice.

B) Da latte vaccino. - a) Disturbi acuti. - 1. Dispepsia acuta. - Avviene per cause eguali a quelle della dispepsia da latte muliebre e con sintomi identici, però più accentuati (febbre anche elevata; fenomeni tossici nervosi anche intensi o depressivi o d'eccitazione; vomito, diarrea fermentativa o putrefattiva). Spesso ne consegue intolleranza per il latte vaccino o infezione intestinale per ascensione del Bacillum coli dal crasso. Cura: dieta idrica, olio di ricino, clisteri, ripresa dell'alimentazione dapprima con soli carboidrati per 1-2 giorni, poi meglio con latte muliebre, altrimenti con latte vaccino diluito e arricchito di zucchero, se la forma è putrefattiva, o di preparati caseinici o destrinici, se è fermentativa.

2. Anafilassi, idiosincrasia, intolleranza generica. - Disturbi acuti conseguenti immediatamente all'introduzione di latte e ripetentisi a ogni nuova ingestione, con sintomi a carico delle vie digerenti (vomito, diarrea) e del sistema nervoso (di depressione, o di agitazione). Di diagnosi difficile e di cura variabile, a seconda dei casi (per esempio, piccole dosi di latte progressivamente crescenti per via orale; somministrazione di peptone prima dei pasti; caute iniezioni ipodermiche di latte previa reazione cutanea, però non nell'anafilassi; allattamento al seno, ecc.).

b) Disturbi cronici. - 1. Distrofia. - È un disturbo dell'apparato nūtritizio e della nutrizione generale in specie, che, a seconda del grado, si distingue in ipotrofia (o disturbi del bilancio, H. Finkelstein), che può essere leggiera, grave o gravissima, e in atrofia (o decomposizione, H. Finkelstein) o atrepsia. Quanto più il lattante è piccolo, tanto più rapidamente si forma e tanto più grave diventa la distrofia. Mancano sintomi, almeno evidenti, a carico delle vie digerenti; spesso però vi è stipsi (con feci saponacee), che, coincidendo con la compromissione della nutrizione generale, ha carattere patologico. Sintomi; nell'ipotrofia leggiera: pannicolo adiposo solo lievemente diminuito e specie all'addome, peso modicamente più basso; leggiero pallore; diminuito turgore dei tessuti; contegno del lattante poco o punto cambiato. Nell'ipotrofia grave: pannicolo adiposo quasi del tutto scomparso all'addome e al tronco, e ridotto alla faccia e agli arti; peso molto più basso del normale; l'accrescimento in altezza resta (dissociazione staturale e ponderale di O. Vierordt); cute pallida, arida, secca; temperatura con oscillazioni più ampie del normale; fontanella depressa; spesso ipertonia; irrequietezza e irritabilità. Nell'ipotrofia gravissima: pannicolo adiposo ovunque scomparso; faccia triangolare o di Voltaire; pelle come sopra, ma inelastica e grinzosa; peso enormemente basso (anche meno della metà del normale); accrescimento in altezza limitato, ma persistente; tendenza all'ipotermia (specie rettale), alla rarità del polso e del respiro; da ultimo rilasciamento dei muscoli, immobilità, apatia, insensibilità. Per quanto più difficilmente che nell'ipotrofia leggiera e grave, puó qualche volta aversi risoluzione favorevole anche nell'ipotrofia gravissima. L'atrofia vera e propria è un'ipotrofia gravissima con arresto dell'accrescimento, che si verifica solo nei primi mesi di vita con quadro clinico identico a quello sopraddescritto, ma che però è condizione irreparabile. La morte nell'atrofia e nell'ipotrofia gravissima avviene o per sincope o per progressiva adinamia o specialmente per malattie infettive intercorrenti.

Si ricordi che la distrofia è una sindrome, la quale, oltre che dal latte vaccino, può essere prodotta dall'ipoalimentazione o da malattie a lungo decorso, infettive paraenterali o organiche delle vie digerenti.

2. Distrofia con dispepsia conclamata, cronica. - La dispepsia è per lo più tardiva, ossia compare dopo che la nutrizione generale è già compromessa. Si distingue in dispepsia putrefattiva grassa o semplice, e in dispepsia fermentativa grassa o semplice. Le dispepsie semplici, poco frequenti, sono o poco grasse o non grasse, a seconda che le feci macroscopicamente contengono poco o punto residuo di grasso. Per lo più si tratta di dispepsia o putrefattiva grassa o fermentativa grassa. La dispepsia putrefattiva grassa si manifesta: o con feci saponacee (asciutte, opache, biancastre o giallastre, alcaline, con odore ammoniacale, talora fetido, e spesso con stipsi); o con diarrea (evacuazioni bianco-grigiastre, non omogenee, moderatamente ricche di acqua, untuose, spesso con muco, alcaline o neutre o appena acide, non irritanti la cute, di odore putrido o rancido o di pesce decomposto, per solito non molto frequenti). La dispepsia fermentativa grassa è caratterizzata da diarrea con evacuazioni giallastre o verdastre, liquide e ricche di acqua, mucose, qua e là lucenti, non omogenee, spesso aereate e schiumose, di reazione acida, irritanti la cute, frequenti. Per la diagnosi, non sempre facile, si ricordi che nelle forme putrefattive si ha indacanuria, frequenti rialzi termici, spesso ingrossamento del fegato, evidenti fenomeni tossici nervosi e rapida compromissione della nutrizione generale; invece nelle forme fermentative l'indacanuria per lo più manca, i fenomeni tossici mancano del tutto o quasi, la diarrea è maggiore e v'è spesso meteorismo. Si aggiunga che talora, meno frequentemente, la dispepsia è iniziale, ossia compare al principio del disturbo da latte e mentre contemporaneamente si stabilisce il danno della nutrizione generale.

3. Distrofia con dispepsia e intossicazione acuta. - L'intossicazione può avvenire una volta tanto o ripetersi più volte per errori dietetici o per intolleranza di miscele alimentari somministrate in tentativi di migliore dietetica. Generalmente si manifesta con le seguenti sindromi: forma febbrile semplice, caratterizzata da febbre elevata e da peggioramento della preesistente dispepsia per aumento del vomito e della diarrea, che però si mitigano o cessano presto con la dieta idrica; forma a reazione nervosa, nella quale, oltre alla febbre (che può anche mancare), al vomito e alla diarrea, esistono gravi fenomeni a carico del sistema nervoso (convulsioni, oppure depressione con tendenza al collasso e al coma).

4. Distrofia con dispepsia e infezione (del tenue). - Non raramente la dispepsia provoca infezione del tenue, forse soprattutto per ascensione del Bacillum colî dal colon. Compaiono allora i sintomi sopraddescritti a proposito delle gastroenteriti.

Patogenesi. - La causa del danno alimentare fu attribuita o alla caseina (Ph. Biedert, F. Hamburger, A. Schlossmann), o al grasso (A. D. Czerny e A. Keller con teoria dell'acidosi), o ai sali (L. F. Meyer, H. Finkelstein). Certo a determinare il danno concorrono diversamente tutti i componenti, sia per la differente loro qualità, sia per i diversi rapporti quantitativi (C. Cattaneo) coi quali sono contenuti nel latte. Alle teorie della tossinfezione intestinale, dell'ipotimismo, della mancanza di trofozimasi (M. Pfaundler, A. Combe), o di enzimi ed enzimoidi (L. Concetti, A. B. Marfan), s'è venuto sostituendo dai più il concetto della distrofia (ipotrofia, atrofia) intesa come la conseguenza di alterazioni del ricambio (A. D. Czerny), e quindi come un problema cellulare (E. Schloss, D. Pacchioni), e secondo H. Finkelstein in prima linea come un problema di materia. La distrofia per H. Finkelstein è un'inanizione (H. Aron) da causa esterna o interna (A. D. Czerny), che giunge ad alterare le condizioni chimico-fisiche delle cellule. Secondo D. Pacchioni e A. Rossello si tratta di un disturbo di tutto l'appamto nutritizio, determinato dall'anormalmente dispendioso lavoro assimilativo indispensabile per l'accrescimento, appena che, venendo meno per condizioni costituzionali del soggetto l'adattamento e la resistenza dell'organismo, restano alterate le proprietà chimico-fisiche dei protoplasmi, per i quali il latte vaccino non corrisponde perfettamente.

Cura. - Criterî generali: cercare, più che è possibile, di sostituire al latte vaccino quello muliebre; provvedere che il lattante sia a ogni modo alimentato; curare precocemente e attentamente sorvegliare; tener conto della costituzione e del buon governo del lattante.

Cura della distrofia. Primo tentativo sia quello di sostituire una parte di latte con carboidrati; se ciò non corrisponde, si ricorra o alla zuppa di malto, o al latticello con aggiunta di carboidrati, o alla zuppa di burro e farina di Czerny e Kleinschmidt, o alla zuppa di burro e farina di Moro, o provvisoriamente al latte albuminoso di Finkelstein, o all'alimento oleofarinoso di Frontali, o alla miscela lattea della Clinica pediatrica genovese.

Cura della dispepsia cronica. Dopo breve dieta idrica si usi un alimento diverso secondo che si tratti di dispepsia putrefattiva o fermentativa. Nelle forme putrefattive si ricorra ad alimenti poveri di proteici e ricchi di carboidrati (brodi vegetali, latticello con aggiunta di carboidrati, latte diluito a metà con soluzione 10% di lattosio o di preparati ricchi di maltosio). Nelle forme fermentative s'adoperino preparazioni povere di zuccheri e ricche di proteici o di preparati destrinici (latte con aggiunta di composti caseinici, latte albuminoso, latte a metà con aggiunta di composti destrinici). Siccome per lo più si tratta di dispepsie grasse, corrispondono generalmente bene le preparazioni povere di grasso. La ripresa dell'alimentazione sia cauta. Utili risultano i fermenti digestivi, e nelle forme putrefattive anche quelli lattici. Quando la dispepsia è cessata, si ricorra alle preparazioni ricordate per la distrofia.

C) Da idrati di carbonio. - I disturbi sono prodotti da alimentazione con soli carboidrati e senza latte, o con abbondanti farinacei e poco latte. Non si osservano molto frequentemente in Italia. H. Rietschel ha distinto le tre forme seguenti: atrofica (la più frequente; consiste in ipotrofia grave o in atrofia spesso con colorito bruno della cute e modica ipertonia); idremica (caratterizzata da edemi più o meno generalizzati in soggetto ipotrofico con cute pallida); ipertonica (ossia ipotrofia con notevole ipertonia generalizzata). Comuni alle tre forme sono i sintomi a carico delle vie digerenti, consistenti dapprima in stipsi con feci solide, scarse, fetide, scure, e poi in diarrea con feci poltacee, acide, mucose e spesso schiumose, accompagnate a meteorismo. Nella forma idremica si hanno spesso per piccole cause morbose intercorrenti notevoli diminuzioni del peso per perdita di acqua. In italia s'osservano disturbi per carboidrati aggiunti in eccesso al latte, e spesso al latte già in eccesso propinato, che si manifestano con dispepsia fermentativa e con turbe distrofiche (pallore; floscezza e pastosità dei tessuti molli; scarso aumento del peso, diarrea con i caratteri altrove descritti). Le forme di Rietschel consistono in dispepsia da carboidrati in soggetti non sufficientementi nutriti. Forse ha importanza anche la mancanza di vitamine (O. Cozzolino, H. Finkelstein, L. F. Meyer). Certamente esistono modificazioni profonde del ricambio e dell'attività metabolica dei tessuti. Cura: Specie nei lattanti di pochi mesi si ricorra al latte muliebre; altrimenti si usi il latte vaccino diluito dapprima a metà, o il latte albuminoso, o miscele lattee arricchite giustamente di grasso. Nelle dispepsie in soggetti troppo alimentati è per lo più sufficiente la sottrazione o limitazione dei carboidrati e la regolazione dell'allattamento.

D) Da uova. - Nei lattanti sotto gli 8-10 mesi per introduzione di uova avviene spesso diarrea, febbre anche elevata, perdita di peso e costante mellituria anche persistente per qualche giorno (M. Pincherle).

Bibl.: C. Francioni, Atti dell'VIII Congr. ped. it., Bologna 1914; D. Pacchioni, ibid.; M. Pincherle, ibid.; O. Cozzolino, Trattato di pediatria, Napoli 1921-22 A. B. Marfan, Les affect. des voies digest., Parigi 1923; H. Kinkelstein, Lehrb. der Säuglingskrankh., Berlino 1924; A. Czerny e A. Keller, Des Kindes Ernährung, Lipsia 1925; D. Pacchioni e A. Rossello, in Tratt. di pediatria Italiano, Milano (in corso di stampa) e in Riv. di Clin. Pediat., 1927.