MAZZUCCHETTI, Lavinia

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 72 (2008)

MAZZUCCHETTI, Lavinia

Maria Paola Arena

– Nacque a Milano, il 6 luglio 1889, da Augusto, critico teatrale, giornalista, commediografo, e Adele Colombini.

Negli anni in cui frequentava il liceo-ginnasio Cesare Beccaria, tra il 1902 e il 1907, la M. affrontò le prime esperienze di redattrice; tradusse inoltre dal francese due opere di H. de Balzac, traduzioni che però, come rivelò lei stessa, furono firmate da A. De Mohr.

Nel 1907 si iscrisse alla facoltà di lettere e filosofia dell’Accademia scientifico-letteraria di Milano, dove seguì in particolare i corsi di S. Friedmann (lingua e letteratura tedesca) e di P. Martinetti (filosofia). La morte del fratello Mario, nell’aprile 1910, fu causa di una profonda crisi da cui riemerse trovando conforto nella lettura di J.W. Goethe, «stella polare per la vita», e nell’affetto degli amici più cari.

Preparò la tesi di laurea, sotto la supervisione di M. Scherillo, sulla fortuna e l’influenza di Fr. Schiller in Italia nel primo Ottocento. Dopo averla portata a termine nel 1911, ne fece materia della sua prima pubblicazione, Schiller in Italia (Milano 1913). Nel 1912 fu in Germania, dove seguì i corsi di perfezionamento dell’Università di Friburgo.

Qui incontrò il giovane e valente filologo H. Schulz, con il quale si fidanzò, ma che sarebbe morto al fronte, nel corso della prima guerra mondiale, nel gennaio 1915. Nel 1913, a Monaco di Baviera, dove si era recata grazie a una borsa di studio, aveva stretto amicizia con la germanista austriaca Dora Mitzky, alla quale rimase legata per il resto della vita da un rapporto di affetto e di scambio intellettuale.

Nel contempo la M. aveva intrapreso l’attività di giornalista con una collaborazione, protrattasi fino al 1921, al quotidiano radicale milanese Il Secolo, di cui era già stato redattore il padre. Nel 1914 le venne affidato il lettorato di lingua tedesca all’Università di Milano e, contemporaneamente, divenne insegnante di ruolo presso la scuola superiore femminile A. Manzoni. Nel 1916 pubblicò in tedesco il saggio A.W. Schlegel und die italienische Literatur (Zurigo) e, superando notevoli difficoltà, riuscì a recarsi in Germania come inviata speciale, con competenza culturale ma non politica, del Secolo, al quale spedì una serie di notiziari e articoli. Nel 1917 assunse, a Milano, la supplenza della cattedra di Friedmann, richiamato alle armi.

Il suo spirito di ricerca, indocile ai dettati accademici, si rivelò già nella lezione inaugurale che, come risulta dai suoi appunti, dedicò al dramma Penthesilea di H. von Kleist: mettendone in rilievo inediti valori di attualità e originalità compositiva, la M. coglieva nel suo stile, con innovativa intuizione, una moderna sensibilità musicale.

Dopo la guerra, nel 1919, animata da entusiasmo antinazionalista e da speranze di rinnovamento morale e culturale, tornò in Germania, nella nascente ed effimera Repubblica di Weimar.

Qui il contatto con la nuova poesia espressionista e con la fervente vita culturale e politica la distolsero dagli iniziali propositi di dedicarsi a eruditi studi filologici.

Convinta europeista, dal 1920 al 1923 la M. fu membro del comitato della Famiglia delle nazioni, e in tale veste partecipò a numerosi convegni internazionali. Sempre nel 1920 tenne un corso all’Università Bocconi su «La Germania d’oggi» e l’anno seguente, sul medesimo argomento, all’Università di Pavia.

Iniziò anche la collaborazione con il mensile I Libri del giorno, curando la rubrica «Germania», in cui segnalava esperienze, pubblicazioni e autori ancora inediti per l’Italia; dopo la cessazione di questo periodico, nel 1929, contribuì per anni alla rassegna bibliografica fiorentina Leonardo, diretta da Federico Gentile, e avviò una decennale collaborazione con l’Almanacco letterario Bompiani, sempre per una rubrica «Germania».

Nel 1924 ottenne un incarico di germanistica all’Università di Genova, dove collaborò anche al quotidiano Il Lavoro, mentre l’amica Dora Mitzky assumeva il lettorato rimasto vacante a Milano. Alla fine del 1924 era pronto per la stampa Il nuovo secolo della poesia tedesca (Bologna 1926).

Lavoro «abbastanza organico, se anche prematuro e incompleto», come recita il severo giudizio della stessa autrice, costituisce il primo esito delle sue esplorazioni letterarie in terra germanica, dedicato ai poeti moderni e in particolare agli espressionisti, ancora sconosciuti alla cultura italiana.

Nel 1926 venne chiamata nuovamente a Milano a sostituire G.A. Borgese sulla cattedra di germanistica. Ma già nel 1929 venne esclusa dall’insegnamento universitario «per motivi politici», a causa delle sue posizioni antifasciste. Nel 1931 partecipò ugualmente al concorso a cattedra, che superò rientrando nella terna, ma non poté assumere alcun incarico perché priva della tessera del Partito nazionale fascista (PNF). Espulsa dall’Università, si dedicò con energia ancora maggiore alla sua già intensa attività di mediazione culturale. Mentre collaborava a Il Convegno, diretto da E. Ferrieri, periodico tra i più aggiornati sulla cultura europea e specialmente tedesca, coltivò con passione la sua attività di traduttrice e consulente editoriale.

Consulente dal 1927 per il settore letteratura tedesca della casa editrice Mondadori, le sue indicazioni furono determinanti nella scelta dei titoli tedeschi contenuti nella celebre collana della «Medusa», che accolse autori come H. Mann, A. Döblin, H. Fallada, L. Feuchtwanger, A. Zweig, A. Neumann, tutti destinati a finire nelle liste di proscrizione naziste dopo il 1933. Nel contempo, per la casa editrice Sperling & Kupfer, progettò e diresse la collana «Narratori nordici», inaugurata nel 1929 con il volume Disordine e dolore precoce (Milano) di Th. Mann, insignito proprio in quell’anno del premio Nobel per la letteratura; la stessa M. ne aveva curato la traduzione, pronta fin dal 1925. L’attività della collana proseguì proponendo autori importanti, come Ricarda Huch, H. Hesse, F. Werfel, J. Wassermann, L. Frank, J. Roth, H. Carossa, E. Wiechert, Klabund (A. Henschke), G. Hauptmann.

Nel 1932, poche settimane prima dell’avvento al potere di A. Hitler, la M. ricevette la medaglia Goethe, onorificenza consegnatale a Milano dall’ambasciatore tedesco U. von Hassel.

Nel discorso di ringraziamento la M. sottolineò lo spirito europeo della nuova letteratura tedesca, l’importanza formativa dell’esperienza espressionista e il suo ruolo di rinnovamento non solo estetico, ma anche morale.

Intanto il suo antifascismo era divenuto una scelta sempre più radicale, come testimonia, nel febbraio 1933, la rottura dell’amicizia con Hauptmann, del quale pur ammirava il talento, perché era sceso a compromessi con l’ideologia e la politica hitleriane (solo l’anno precedente aveva fatto pubblicare di Hauptmann Carnevale. Le nozze di Buchenhorst [Milano], traducendolo lei stessa). Nel 1935 tenne alcune conferenze sul problema dell’antisemitismo presso i circoli ebraici di Venezia, Ferrara, Firenze, Livorno. A seguito del progressivo irrigidimento del regime, rinunciò anche all’attività giornalistica e proseguì il lavoro di consulente e traduttrice cercando di aggirare i vincoli della censura.

Si dedicò così a tradurre scrittori come R. Schneider o E. Wiechert e ad accumulare lavoro in vista di tempi migliori, mettendo mano alle opere di G. Keller e alla difficile prosa dei saggi di Th. Mann. Fonte di conforto, nell’attesa, fu la stesura, insieme con Adelheid Lohner, del testo antologico L’Italia e la Svizzera, sulle relazioni culturali tra i due paesi nel Sette e Ottocento, che pubblicò in tedesco nel 1941 e quindi in italiano (Milano 1943). Nel 1944 dette inizio alla traduzione dell’opera omnia di Goethe, lavoro che si protrasse fino al 1951, portando un contributo fondamentale, sistematico e critico, alla conoscenza di un’opera che la M. considerava la massima espressione della cultura tedesca e che rappresentò per lei «per tutta la vita cibo, sostegno e conforto».

I suoi viaggi in Austria e in Germania mantennero un ritmo frequente, soprattutto allo scopo di far visita agli amici messi in difficoltà dal regime nazista. Altra meta consueta fu Zurigo, dove viveva Waldemar Jollos, giornalista e critico d’arte, scrittore, poeta e drammaturgo, cui da molti anni era legata da una profonda amicizia e che sposò, dopo il 1945, diventando cittadina svizzera.

A Zurigo, da qualche tempo, viveva anche Th. Mann, con cui si venne intensificando un’amicizia intellettuale e spirituale di lunga data, arricchita da una frequentazione familiare e da un fitto scambio epistolare. Tra il 1949 e il 1963, confermando la grande ammirazione per lo scrittore, unita a una costante attenzione critica, la M. affrontò per conto della Mondadori il monumentale corpus della sua opera omnia, acquisendo l’indiscutibile merito di far conoscere questo autore in Italia, dal momento che già precedentemente aveva patrocinato la traduzione di molte sue opere per la «Medusa».

Nel 1959, quasi a voler tracciare un bilancio della sua esperienza di germanista, pubblicò Novecento in Germania (Milano), raccolta di saggi che si segnala sia per il vasto repertorio degli autori affrontati, sia per la misura delle analisi critiche, sempre aderenti anche al vivo contesto storico. Nel 1964, a conferma del valore determinante della drammatica esperienza della guerra e del fascismo, posta al centro dei rapporti tra la cultura tedesca e quella italiana, pubblicò una raccolta di testimonianze che significativamente intitolò Die andere Achse. Italienische Resistenza und geistiges Deutschland (Hamburg).

In epigrafe al suo scritto di apertura, Geschmuggelte Freundschaften, «amicizie clandestine», in cui traccia un sintetico profilo autobiografico, la M. riassume i punti essenziali della sua lunga e intensa carriera di mediatrice culturale.

La M. morì a Milano il 28 giugno 1965.

Oltre alle opere già citate nel testo, si ricordano ancora (tutte edite a Milano): La vita di Goethe seguita nell’Epistolario, 1932; Goethe e il Cenacolo di Leonardo, 1939; Introd. a Th. Mann, Moniti all’Europa, 1947; Introd. e commento a R.M. Rilke, Lettere milanesi, 1956; Introd. a H. Hesse, Lettere ai contemporanei, 1960; Introd. a Id., Opere scelte, 1961; Introd. e commento a Th. Mann, Lettere a italiani, 1962.

In un appunto ritrovato tra i documenti della M. del Fondo Mazzucchetti si legge: «Vorrei […] far notare che non ho mai tradotto passivamente, ma collaborato solo a opere di mia scelta, dove esisteva una mia adesione ai singoli lavori ed autori»; delle sue traduzioni (tutte edite a Milano salvo diversa indicazione) si ricordano ancora: O. von Bismarck, Pensieri e ricordi (1832-1891), 1922; A. Stifter, Lo scapolo e altri racconti, 1925; S. Zweig, Erasmo da Rotterdam, 1925; E. Ludwig, Guglielmo II, 1927; Id., Bismarck, storia di un lottatore, 1929; Id., Napoleone, 1929; W. Speyer, La crociata dei gatti, 1929; S. Zweig, Fouché, 1930; Id., L’anima che guarisce. Mesmer - Mary Baker Eddy - Freud, 1931; E.A. Reinhardt, Eleonora Duse, 1931; E. Kaestner, Emilio e i detectives, 1931; Id., Antonio e Virgoletta, 1932; P. Eipper, I nostri bimbi, 1932; G. Hauptmann, Prima del tramonto, 1933; S. Zweig, Maria Antonietta, 1933; F.M. Klinger, Tempesta e assalto, Torino 1934; E. Kaestner, La classe volante, 1934; Id., Emilio e i tre gemelli, 1934; S. Zweig, Arturo Toscanini, 1935; Id., Maria Stuarda, 1935; H. Carossa, Guide e compagni, 1935; J. Roth, I cento giorni, 1936; B. Frank, Cervantes. Una vita più interessante di un romanzo, 1936; A. Thomas, Andreina, 1937; S. Zweig, Magellano, 1938; Id., La novella degli scacchi, 1941; E. Wiechert, La vita semplice, 1941; R. Schneider, Las Casas. L’apostolo degli Indios, 1942; J.W. Goethe, Stella, 1943; Id., Opere, I-V, Firenze 1944-51; F. Ernst, Pestalozzi. Vita e azione, 1945; S. Zweig, Il mondo di ieri, 1946; E. Wiechert, La selva dei morti, 1947; G. Keller, Gente di Seldwyla. Novelle zurighesi, in Racconti, 1947; Id., Racconti, 1947 (con E. Pocar); E. Kaestner, Carlottina e Carlottina, 1949; Tutte le opere di Thomas Mann, I-XIV, 1949-63; S. Zweig, Balzac, 1950; Id., Parole sulla tomba di S. Freud, in Incontri e amicizie, 1950; Id., Opere scelte, 1950 (con B. Burgio Ahrens et al.); B. Walter, Musica e interpretazione, 1958 (con P. Amman); Fr. Schiller, Scritti storici, 1959.

Per la didattica: Elementi di lingua tedesca per le scuole classiche, Milano 1916 (con S. Friedmann); I Nibelungi, Firenze 1926; Elementi di lingua tedesca per le scuole medie, Milano 1938; Prime letture tedesche per le scuole medie, ibid. 1938; Letture tedesche, ibid. 1956; Elementi di lingua tedesca per le scuole commerciali, ibid. s.d. (con S. Friedmann).

Fonti e Bibl.: Presso l’archivio della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, a Milano, è conservato il Fondo Mazzucchetti (ordinato in 58 bb. e corredato di 6 album fotografici), ricco di materiali di lavoro, tra cui circa 500 pareri di lettura della M., e un’ampia documentazione fotografica che spazia dal 1889 al 1964, materiale in parte pubblicato in Cronache e saggi, a cura di E. Rognoni - L. Rognoni, Milano 1966 e in N. Mascherpa, I pareri di lettura di L. M. per la casa editrice Mondadori, tesi di laurea, Università degli studi di Pavia, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 1999-2000. Vedi inoltre: A. Basilico, Ritratto di una germanista: L. M., tesi di laurea, Università cattolica del S. Cuore di Milano, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 1990-91; R. Calabrese, Der Beginn einer Tradition, in Geschichte der Germanistik in Italien, Ancona 1995, pp. 195-213.

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