LECCIO

Enciclopedia Italiana (1933)

LECCIO (lat. scient. Quercus ilex L.; fr. yeuse; sp. carrasca; ted. Steineiche; ingl. ilex, holm oak)

Fabrizio Cortesi

Pianta arbustiforme o albero di grandi dimensioni (10-25 m. d'altezza) che può vivere fino a 300 anni e raggiungere 1 m. di diametro. La chioma è ampia, alta, folta, verde scura; i rami sono brunastri, quelli giovani giallobruni, pelosi. Le foglie sparse sono persistenti, coriacee, picciolate, con lamina oblunga od ovata a margini interi o dentati (specialmente nelle piante giovani e nei polloni), verde cupo lucenti nella pagina superiore, biancastre per fitti peli stellati nella inferiore. Gli amenti staminiferi sono generalmente riuniti in parecchi, con una squama alla base; i pistilliferi hanno 3-4 stimmi rivolti all'infuori e ingrossati all'apice. I frutti (ghiande) sono da 1 a 3, sessili o muniti di un breve peduncolo e maturano nel primo anno; la cupula è campanulata con le squame appressate, acute e tomentose; le ghiande sono ovali, di grandezza variabile, mucronate, non ombelicate e lunghe 2-3 volte più della cupula.

Fiorisce in aprile-maggio e matura i frutti in autunno e inverno. Forma boschi dalla regione dell'ulivo fino a 300 m., ma talora si spinge fin oltre 1300 m. s. m. ed è più frequente nelle regioni centrali e meridionali. È un costituente della macchia mediterranea, dove forma spesso cespugli arbustiformi: si coltiva come albero, perché sempreverde e di bell'aspetto e perché fornisce ombra nelle passeggiate e nei giardini.

La Quercus Morisii Borzì è un ibrido fra la Q. ilex e la Q. suber e si incontra qua e là nei boschi dalla regione marittima a quella del castagno in Sardegna, in Sicilia e nelle provincie di Siena e Grosseto.

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