LEMMON, John Uhler, detto Jack

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1993)

LEMMON, John Uhler, detto Jack

Francesco Bolzoni

Attore cinematografico statunitense, nato a Boston l'8 febbraio 1925. Già durante gli studi liceali e universitari (ad Harvard) scrive e porta in scena con fortuna alcuni copioni teatrali. Trasferitosi a New York dopo la seconda guerra mondiale, lavora nel music-hall, alla radio e in televisione.

Considerandolo un affidabile professionista più che una ''stella di domani'' Hollywood gli affida, all'inizio, parti di caratterista. Appare in brevi ruoli in It should happen to you (La ragazza del secolo, 1954) di G. Cukor, a fianco della spiritosa J. Holliday, e in Mister Roberts (1955), di J. Ford e M. Le Roy, per il quale riceve l'Oscar come migliore attore non protagonista. Nel suo volto di uomo comune, quasi di compassato impiegato favorito dal dono dell'autoironia, B. Wilder scorge il marchio di garanzia per commedie che, da situazioni anche ordinarie, sanno distillare umori satirici. Dopo Some like it hot (A qualcuno piace caldo, 1959), dove supera di getto la difficile prova di apparire in abiti femminili − e il ruolo gli vale la prima delle sei nominations all'Oscar − L. è per sei volte onorevolmente al servizio delle sarcastiche invenzioni del regista austroamericano (The apartment, L'appartamento, 1960; One, two, three, Uno, due, tre, 1961; Irma la Douce, Irma la dolce, 1963; The fortune cookie, Non per soldi ma per denaro, 1966; Avanti!, Cosa è successo fra mio padre e tua madre?, 1972; The front page, Prima pagina, 1974). Anche altri specialisti della commedia sofisticata (R. Quine, B. Edwards) ricorrono a lui con buonissimi esiti. Senza sforzo apparente, grazie a un vigile controllo mimico, L. ha la prerogativa di favorire la spontaneità nelle attrici, talvolta di diversa esperienza (da S. MacLaine a M. Monroe) che gli vengono messe a fianco, e di dar vita a disinvolte coppie maschili assieme a dotati commedianti, da W. Matthau (The odd couple, La strana coppia, di G. Saks, 1968) a M. Mastroianni (Maccheroni, di E. Scola, 1985).

Nel 1962, con un film di pregevole fattura (Days of wine and roses, I giorni del vino e delle rose), Edwards lo riconverte all'universo drammatico; da allora, L. disegna con asciutto rigore attendibili testimoni dei valori democratici: in The China syndrome (Sindrome cinese, 1979: migliore attore al Festival di Cannes) è un ingegnere che denuncia l'insufficienza dei sistemi di sicurezza antiatomici; in Missing (Missing-Scomparso, 1982: nuovamente premiato a Cannes), un padre alla ricerca del figlio nel Chile di Pinochet. Accanto a figure mosse da nobili ideali civili, L. ne colloca altre, dettate da un'umbratile riflessione esistenziale, disegnate sempre con finezza di tratti. Nel 1973 ottiene il secondo Oscar della sua carriera per l'intenso ritratto di un piccolo borghese in Save the tiger, Salvate la tigre, di J.G. Avildsen. Tra le sue interpretazioni più recenti si segnalano: That's life (Così è la vita, 1986), ancora di Edwards; Dad (Dad-Papà, 1989), di G.D. Goldberg; un ruolo minore in JFK (JFK-Un caso ancora aperto, 1991), di O. Stone; e il ruolo di coprotagonista in Glengarry Glen Ross (Americani, 1992), di J. Foley, che gli ha valso la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile al Festival di Venezia 1992. Sui palcoscenici londinesi del West End ha ultimamente rappresentato la commedia di H. Pinter, Veterans Day. Si provò nella regia con Kotch (Vedovo, aitante, bisognoso affetto offresi anche baby sitter, 1971) e Agatha (1979).

Bibl.: D. Widener, Lemmon: a biography, New York 1975; J. Baltake, The films of J. Lemmon, Secaucus (New Jersey) 1977 (nuova ediz. accr., ivi 1986); W. Hotzman, Jack Lemmon, New York 1977; M. Cieutat, Jack Lemmon, un Arlequin d'Amérique, in Positif, 271 (settembre 1983); M. Freedland, J. Lemmon, Londra 1985; R. Farnsworth, J. Lemmon, in International dictionary of films and filmakers, 3, Detroit e Londra 1992.

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