GRAZIANI, Leone

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 58 (2002)

GRAZIANI, Leone

Giovanni Pillinini

Nacque a Corfù il 27 febbr. 1791, da Lorenzo, commissario della Repubblica di Venezia in quell'isola, e da Elena Bonatti. A sei anni rimase orfano del padre, perito in un naufragio. Il 17 febbr. 1806, non ancora quindicenne, si arruolò nella Marina del Regno Italico, prestando servizio, come aspirante, sulla corvetta "Aquila", quindi sul brick "Orione", a bordo del quale ebbe il battesimo del fuoco il 28 sett. 1806 in uno scontro con una fregata russa nel porto di Ragusa.

Fu poi imbarcato sulla cannoniera "La Modenese", della quale, appena diciannovenne, assunse il comando interinale. In tale veste si distinse il 14 giugno 1810 in un combattimento contro due fregate e un brigantino inglesi nella rada di Bevilacqua in Dalmazia. La cannoniera, colpita, colò a picco, ma il G., con alcuni membri dell'equipaggio, si salvò raggiungendo a nuoto la costa. Per il suo comportamento in tale circostanza, oltre a ricevere un encomio, venne promosso alfiere di vascello e destinato alla cannoniera "Bresciana".

Crollato il regime napoleonico e passato il Veneto all'Austria, il G. rimase in servizio mantenendo il grado (20 apr. 1814) e percorrendo nei trentaquattro anni della seconda dominazione asburgica le tappe di una brillante carriera: nel 1823 divenne tenente di fregata; nel 1830 gli fu affidata la direzione interinale dell'Arsenale; l'anno dopo ottenne i gradi di tenente di vascello e il comando, pure interinale, della goletta "Vigilante". Nel 1832, incaricato di scortare alcune navi mercantili dirette verso l'Impero ottomano, le difese con fermezza dal tentativo di sequestro da parte del viceré d'Egitto, Muḥammad 'Alī, che si era ribellato al sultano. Anche per questa operazione ricevette un encomio. Nel 1835 venne promosso capitano di corvetta e otto anni dopo capitano di fregata con l'incarico di direttore del movimento del porto di Venezia.

Non gli mancarono le onorificenze: nel 1839 il papa Gregorio XVI gli concesse le insegne di cavaliere dell'Ordine di S. Gregorio Magno e nel 1846 lo zar Nicola I quelle di S. Stanislao di seconda classe e il titolo di commendatore dell'Ordine di S. Anna. Tre gravi lutti lo avevano nel frattempo colpito: nel 1836 era mancata la moglie, nel 1844 era stato fucilato il genero Attilio Bandiera, nel 1845 perse la figlia Maria, malata da tempo e stroncata dal dolore per la tragica fine del marito.

Nel 1846 gli venne affidato il comando della fregata "Guerriera" e l'anno dopo fu promosso capitano di vascello e nominato brigadiere delle truppe di Marina nonché comandante di divisione della cintura difensiva del primo circondario. In quello stesso anno fu inviato a Pola per sovrintendere ad alcuni lavori nella zona portuale e per studiare la possibilità di realizzare un impianto telegrafico marino.

Sino alla vigilia del '48 il G. aveva dunque per più di quarant'anni prestato servizio in Marina, stimato e onorato, soprattutto durante la sudditanza all'Austria, al punto da essere in rapporti quasi amichevoli con lo stesso viceammiraglio arciduca Federico. Il 22 marzo 1848, scoppiata la rivoluzione a Venezia, combattuto fra il patriottismo e il vincolo del giuramento prestato all'Austria come ufficiale, accettò, non senza qualche perplessità, la direzione dell'Arsenale offertagli da D. Manin, il quale, per legarlo maggiormente alla causa, lo nominò qualche giorno dopo contrammiraglio e gli affidò il comando della Marina della Repubblica. I primi giorni del nuovo incarico non furono fortunati: fallì, infatti, il tentativo di far rientrare a Venezia quella parte della flotta che era rimasta a Pola, in quanto gli ordini inviati a tale scopo sia dal governo provvisorio, sia dallo stesso G., furono intercettati da elementi fedeli all'Austria.

A differenza di Manin e N. Tommaseo, il G. fu favorevole alla fusione col Piemonte, tanto da sottoscrivere a questo proposito un manifesto e da esser presente il 7 agosto in palazzo ducale alla firma dell'atto di cessione. Il 13 dello stesso mese, dopo l'armistizio Salasco e il ritiro del Piemonte dalla guerra, l'Assemblea diede i pieni poteri al Manin, che li accettò a patto di essere coadiuvato per i problemi militari da G.B. Cavedalis per le forze di terra e dal G. per la Marina. L'Assemblea approvò. Ma tre giorni dopo il G. rifiutava l'incarico, affermando che altri meglio di lui avrebbero potuto assolvere tale compito. Convinto, tuttavia, a restare dal Manin, si dedicò al potenziamento della flotta e dell'Arsenale e si preoccupò di arruolare volontari. In ottobre, però, chiese nuovamente di venir sollevato dall'incarico, ma la sua richiesta fu respinta dall'Assemblea su invito del Manin, che in quell'occasione ebbe a definirlo "uomo di molti fatti e di poche parole".

Questi tentativi di liberarsi dal fardello della dittatura e le perplessità dimostrate il 22 marzo fanno pensare che il G., benché animato da sincero patriottismo, non si sentisse in grado di assolvere i compiti che gli erano stati affidati. Ciò non gli impedì di compiere il proprio dovere con zelo e competenza, ma gli fu in molti casi di ostacolo e di freno. Il che non sfuggì all'attenzione di qualche circolo politico che avrebbe voluto da parte della Marina una partecipazione più attiva alla guerra. In effetti, il G. sembrava propenso più a difendere l'estuario che ad agire in mare aperto.

Presentatosi candidato, nel gennaio 1849, alle elezioni per la seconda Assemblea, il G. non ottenne, a differenza di Cavedalis e Manin, un numero sufficiente di voti. Il 27 febbr. 1849 riconobbe, di fronte all'Assemblea, che il reclutamento di volontari per la Marina non aveva riscosso il successo sperato e, a proposito della sua carica, confessò di averla sempre ritenuta superiore alla sue forze. Tuttavia l'Assemblea confermò i pieni poteri a tutti e tre i dittatori. Pochi giorni dopo, però, i triumviri mettevano la loro carica a disposizione; ma, ancora una volta, l'Assemblea confermava la fiducia al Manin, il quale formava allora un governo allargato, affidando il ministero della Marina al G., sostituito al comando della flotta dal contrammiraglio A. Milanopulo. Il 3 aprile veniva nominato membro del Consiglio di guerra.

Intanto a Venezia la situazione si faceva critica. Dopo la sconfitta di Carlo Alberto a Novara e la definitiva uscita del Piemonte dal conflitto con l'Austria la città si era trovata senza alleati. L'evacuazione del forte di Marghera (26 maggio 1849) e il blocco marittimo attuato dagli Austriaci ne avevano reso più difficile la difesa. Per imprimere alla guerra un carattere più aggressivo l'Assemblea aveva creato, alla metà di giugno, una commissione militare, alla quale era stata demandata ogni decisione riguardante la condotta delle operazioni. Vittime di questo mutato orientamento furono il Cavedalis e il G., che furono messi in disparte. Quest'ultimo, costretto dalla commissione a riprendere il comando della flotta, fu, tuttavia, due giorni dopo promosso viceammiraglio e confermato nel grado anche dopo che, essendosi reso conto del significato del suo avanzamento, lo aveva rifiutato con una dignitosa lettera al generale Guglielmo Pepe. Uomo portato più a eseguire che a decidere, militare più che politico, il G. sarebbe stato in seguito oggetto dei giudizi sfavorevoli di alcuni contemporanei (Tommaseo, C. Bianchi, C.A. Radaelli).

La situazione intanto precipitava. I successi che la commissione militare si era ripromessa di ottenere non si erano verificati. Il 16 ag. 1849 era stato chiesto al G. di tentare di rompere il blocco posto in atto dalla flotta austriaca; egli, però, si era rifiutato, affermando di sentirsi vecchio e stanco. L'incarico era allora stato conferito al capitano di corvetta A. Bucchia, il quale, tuttavia, non era riuscito nell'impresa.

Oramai era giunto il momento di porre fine alle sofferenze della popolazione, stremata dalla fame e dal colera e terrorizzata dai bombardamenti. Il 24 agosto, dopo diciassette mesi di lotta, Venezia si arrese; benché non fosse compreso nella lista dei quaranta personaggi che gli Austriaci vollero banditi dalla città, il G. prese la via dell'esilio recandosi, insieme con il figlio Lorenzo, a Corfù, dove si spense il 25 giugno 1852.

Una lapide fu dettata dal Tommaseo; due altre vennero apposte più tardi a Venezia: una nel cimitero di S. Michele e una sulla facciata della casa di famiglia in campo S. Maria Formosa. I resti vennero traslati a Venezia nel 1925.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Governo provvisorio, b. 390, n. 696, 25 apr. 1848; Venezia, Archivio privato A. Giordani Soika: copia dell'atto di battesimo e altre carte di carattere personale, Raccolta per ordine cronologico di tutti gli atti, decreti, nomine, ecc. del governo provvisorio della Repubblica veneta…, Venezia 1848-49, I, pp. 64, 127; II, pp. 187, 225, 250, 313, 372; III, pp. 307, 341; IV, p. 306; VI, pp. 262, 357, 409, 477; VII, pp. 6, 416, 445, 446; Documenti e scritti autentici lasciati da Daniele Manin…, annotati da F. Planat de La Faye, Venezia 1877, I, pp. 81, 150; G.B. Cavedalis, I commentari, con introd. e note di V. Marchesi, Udine 1928-29, I, p. 35; II, pp. 14, 71, 180; G. Ulloa Calà, Guerra dell'indipendenza italiana degli anni 1848 e 1849, Milano 1859-60, II, pp. 145 s.; C. Bianchi, Venezia e i suoi difensori (1848-1849), Milano 1863, p. 99; C.A. Radaelli, Storia dell'assedio di Venezia negli anni 1848-1849, Venezia 1875, p. 213; N. Tommaseo, Venezia negli anni 1848 e 1849, a cura di P. Prunas - G. Gambarin, I-II, Firenze 1931-50, ad indicem; J. Benko von Boinik, Geschichte der K. und K. Kriegs-Marine während der Jahre 1848 und 1849, Wien 1884, pp. 100, 104, 118, 121; L. Conomo, Due pagine di storia che illustrano le due famiglie Saibante e Graziani, Rovigo 1886; G. Cappello, Le famiglie Bandiera e Graziani nel Risorgimento d'Italia (da docc. inediti), Rocca San Casciano 1911; V. Marchesi, La marina veneziana negli anni 1848-1849, in Atti e mem. dell'Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona, s. 4, XII (1912), pp. 173-195; Id., Storia documentata della rivoluzione e della difesa di Venezia negli anni 1848-1849, Venezia [1916], ad indicem; G. Cappello, L'ammiraglio L. G. e la Marina veneta nel 1848-49, in Riv. marittima, LVIII (1925), pp. 667-681; Id., L'ammiraglio L. G. e la Marina veneta nel 1848-49, in Riv. mensile della città di Venezia, IV (1925), pp. 225-233; R. van Nuffel, Intorno alla perdita della flotta all'inizio della rivoluzione veneziana, in Rass. storica del Risorgimento, XLIV (1957), pp. 784-791; P. Ginsborg, Daniele Manin e la rivoluzione veneziana del 1848-49, Milano 1978, ad indicem; Diz. del Risorgimento nazionale, III, s.v. (G. Zimolo).

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