NILOTICHE, LINGUE

Enciclopedia Italiana (1934)

NILOTICHE, LINGUE

Enrico Cerulli

. Il nome di "lingue nilotiche" è stato attribuito dalla seconda metà del sec. XIX al complesso di più gruppi di linguaggi parlati specialmente nella media e alta valle del Nilo, quando tra questi gruppi si cominciò a ravvisare un'affinità che poteva farli supporre sorti da una comune origine. Ricerche più recenti hanno dimostrato l'esistenza di altri gruppi linguistici, collegati con questi della valle del Nilo, sulle pendici meridionali dell'altipiano etiopico non solo nel bacino del Lago Rodolfo (nella bassa valle dell'Omo Bòttego), ma altresì in quello del Lago Stefania. Il nome di "lingue nilotiche" è però egualmente rimasto a indicare nell'uso corrente questi varî gruppi, anche se il suo valore sia ormai più convenzionale che geografico.

I gruppi linguistici nilotici sono:

a) Il gruppo Scilluk, detto da alcuni studiosi (Conti Rossini) anche gruppo Ciol (perché Čōlo è il nome nazionale degli Scilluk). Questo gruppo comprende una serie di linguaggi parlati, nel Sudan Anglo-Egiziano e nell'Uganda, lungo il Nilo Bianco dal 10° lat. N. (all'incirca) sino al Lago Vittoria. Le principali popolazioni di questo gruppo, oltre gli Scilluk che hanno dato il loro nome all'insieme e sono la principale e la più settentrionale di queste genti, sono:

1. Gli Jambo, che si dànno il nome di Aṇwak (trascritto in arabo, Anwāq), e che sono invece chiamati Balāk, Palāk dai Dinca-Nuer (Yambō è il loro nome in galla); essi abitano la valle del Sobat (Baḥr al-Aṣraf) nel Sudan Anglo-Egiziano e in Etiopia.

2. I Giur, Dembo, Belanda e Bēr, che abitano le valli degli affluenti del Baḥr al-Ghazāl sino alle frontiere tra il Sudan Anglo-Egiziano e il Congo Belga.

3. I Bēri, che abitano nel Sudan Anglo-Egiziano, provincia di Mongalla, sulla riva destra del Baḥr el-Gebel.

4. Gli Acioli o Gang (Gaṇ), che abitano in Uganda tra i laghi Alberto e Vittoria.

5. I Kavirondo, detti anche Nyifwa, che abitano sul Lago Vittoria presso Kisumu (Port Florence) nel Kenya.

6. I Lango, che abitano in Uganda sul Lago Kioga.

7. I Lur, detti anche Aluru, sul Lago Alberto in Uganda.

Questo gruppo Scilluk è linguisticamente molto compatto ed è anche il meglio conosciuto scientificamente, per merito sopra tutto di D. Westermann; sicché si può dire che la sua indubbia unità sia un po' servita di base per riconoscere la nuova famiglia nilotica.

b) Il gruppo Dinca-Nuer. Questo gruppo comprende:

1. I Dinca, che si dànno il nome di Ǧāne, e abitano nel Sudan, una vasta regione intorno alla confluenza del Baḥr al-Ghazāl col Baḥr el-Gebel e più a nord sulla destra del Nilo Bianco di fronte agli Scilluk.

2. I Nuer, che si dànno il nome di Kegānat e abitano, nel Sudan, sulla riva destra del Nilo lungo il grande arco formato dal Baḥr al-Ghazāl, Nilo Bianco e Sobat presso le rispettive confluenze. Una frazione di Nuer, detta dai Galla Abbigār, è nell'alta valle del Sobat in territorio etiopico.

Il Dinca e il Nuer sono strettamente affini tra loro, ma tuttavia meno di quanto non siano l'una con l'altra le lingue del gruppo Scilluk. È da notare che nell'insieme del Nilotico i due gruppi Scilluk e Dinca-Nuer sono poi particolarmente legati da affinità linguistiche, tanto che alcuni studiosi (Westermann, Conti Rossini) non hanno esitato a riunirli in una unità superiore.

c) Il gruppo Bari-Masai. Questo gruppo comprende principalmente: il Bari parlato sul Bahr el-Gebel ai confini tra Sudan e Uganda; e il Masai parlato a est del Lago Vittoria nel Kenya e nel Tanganica (v. masai). I due linguaggi bari e masai, pur essendo evidentemente affini, sono molto meno vicini tra loro che quelli dei gruppi su accennati; e il Conti Rossini li tratta anzi separatamente. Qui essi sono riuniti in gruppo (seguendosi così l'opinione del Westermann e del Johnston) piuttosto in considerazione del comune carattere dei due linguaggi che ci offrono il tipo nilotico influenzato dal cuscitico.

d) Il gruppo Suk-Nandi. Tale gruppo comprende principalmente i linguaggi: dei Suk (nel Kenya dalla vallata del Turkwell al Lago Baringo) e dei Nandi (a nord-est dei Kavirondo, nel Kenya). L'unità del Suk e del Nandi, chiaramente visibile nella morfologia e nel lessico, è quasi universalmente riconosciuta, e si ammette altresì che il Suk conservi caratteri arcaici rispetto al Nandi (v. nandi).

e) Il Turcana, parlato a sud del Lago Rodolfo; linguaggio scarsamente noto e collegato ora col gruppo Ciol (da Juxon Barton), ora invece col gruppo Bari-Masai (Conti Rossini), mentre il Johnston riconosce nel Turcana alcune affinità col Suk.

f) Il Mieqen, parlato a nord del Lago Rodolfo nella bassa valle dell'Omo Bòttego e sino allo spartiacque fra l'Omo Bòttego e il Nilo Bianco. I Mieqen (detti dai Caffini: Sciuro o Suro) sono stati riconosciuti appartenenti alla famiglia linguistica nilotica dopo lo studio che il Conti Rossini fece dei materiali raccolti dal D'Abbadie: risultati confermati dalle successive raccolte fatte dal Cerulli durante il viaggio in Etiopia occidentale.

g) Il Cunama e il Baria, parlati nella Colonia Eritrea; linguaggi entrambi ancora scarsamente noti (specialmente poi il Baria) e che non è nemmeno certo costituiscano insieme una unità (v. baria; cunama).

A questi vanno aggiunti i seguenti gruppi di cui è stata ultimamente affermata l'appartenenza al nilotico, almeno per il momento, in via d'ipotesi:

h) Il gruppo Bakko. Tale gruppo comprende alcuni linguaggi (il Bakko, il Gayi, il Dime, lo Amar Kokke) parlati in Etiopia sull'altipiano che tra l'Omo e il Sagan si spinge verso il Lago Stefania. Questi linguaggi, di cui il Cerulli ha provato l'unità, sembrano altresì avere costituito il sostrato di altre lingue oggi parlate più a nord nella media valle dell'Omo Bòttego.

i) I Como e i Masongo. Queste popolazioni, che vivono sulle pendici dell'altipiano etiopico verso il Sobat, parlano linguaggi riconosciuti dal Cerulli di tipo nilotico. Sono qui indicati insieme non perché costituiscano linguisticamente un'unità, ma soltanto perché, vicini geograficamente, essi divergono entrambi notevolmente dai gruppi nilotici circostanti.

Le caratteristiche principali del nilotico sono:

a) Nella fonetica: l'esistenza di consonanti interdentali (t, d, n) segnalata nei gruppi Scilluk, Dinca-Nuer e Masai; la tendenza generale a spostare verso il prepalato l'articolazione delle consonanti (e quindi non esistenza delle laringali e velari; e frequenti fenomeni di palatalizzazione); un notevole sviluppo delle nasali. In parecchie lingue nilotiche, poi, l'intonazione è elemento essenziale e la diversità dei toni è usata a esprimere variazioni morfologiche.

b) Nella morfologia: il monosillabismo delle radici, che dal tipo più diffuso: consonante + vocale + consonante (comune al cuscitico) tendono a formazioni ancora più semplici (consonante + vocale; consonante + dittongo; vocale isolata); l'assenza di genere grammaticale salvo in alcuni linguaggi che si ritengono influenzati dal cuscitico, la mancanza di flessione verbale e quindi la distinzione delle persone, tempi e modi del verbo ottenuta mediante l'accoppiamento di alcuni isolati elementi formativi alla radice verbale inalterata. Il Conti Rossini ha anche messo in evidenza l'importanza che nella morfologia del nilotico hanno le alternanze vocaliche.

Varie opinioni sono state espresse dagli studiosi sui rapporti tra il nilotico e le famiglie linguistiche vicine (cuscitico e sudanese). Queste differenti ipotesi hanno avuto anche ripercussioni sulla stessa delimitazione del nilotico, perché alcuni studiosi hanno escluso dal nilotico (o, viceversa, ammesso in questa famiglia) alcuni linguaggi secondo le affinità supposte con il cuscitico o piuttosto col sudanese. Il Reinisch sostenne nel 1911 in un libro fondamentale (Die sprachliche Stellung des Nuba) che il nilotico è strettamente connesso col cuscitico e quindi col nuba che, per il Reinisch stesso, è, a sua volta, lingua cuscitica (v. nuba). Il Reinisch quindi limitava il nilotico ai gruppi scilluk, dinca-nuer e bari-masai, e ascriveva invece direttamente al cuscitico il cunama e il baria. Il Westermann, quasi contemporaneamente, fu indotto dai suoi bellissimi lavori sul nilotico a esprimere un'ipotesi contraria: secondo lui, il nilotico non è che un gruppo della famiglia negro-sudanese. Naturalmente da ciò il Westermann è costretto a escludere dal nilotico (vale a dire, per lui, dal sudanese) quei linguaggi che appaiono più vicini al cuscitico che non al sudanese, come il bari, il masai, il suk e il nandi; sì che il Meinhof, il quale condivide le idee del Westermann, ritiene bari e masai lingue cuscitiche e anzi nella sua classica opera Die Sprachen der Hamiten tratta del masai come d'una tipica lingua cuscitica. Il Trombetti, d'altra parte, esaminando il problema da un punto di vista molto più generale, conduceva alle estreme conseguenze le ipotesi del Reinisch e nei suoi Elementi di glottologia considerava il nilotico come un gruppo del semito-camitico. Successivamente il problema è stato ancora una volta discusso dal Conti Rossini, il quale, sulla base dei caratteri morfologici dei linguaggi dei varî gruppi nilotici su elencati, conclude ammettendo l'esistenza autonoma d'una famiglia linguistica nilotica, distinta dal cuscitico e dal sudanese, ma che ha subito l'influenza dell'una e dell'altra famiglia e forse anche, a sud, del bhantu.

La divergenza di queste ipotesi dipende essenzialmente dallo stato attuale degli studî sulle varie lingue nilotiche. Tali studî non possono dirsi progrediti che per il solo gruppo scilluk (per merito del Westermann), mentre per gli altri gruppi non si hanno ancora che materiali insufficienti o raccolti in modo non esatto. Il solo fatto del valore grammaticale delle differenze dei toni, dimostrato per lo scilluk, è tale da fare rimanere molto perplessi dinnanzi a materiali raccolti da viaggiatori non usi ad apprezzare tali delicate differenze auditive.

Nel 1933, infine, la Homburger ha esteso al nilotico la sua ipotesi sull'origine egizia delle lingue africane; ipotesi che, già vivacemente combattuta nelle sue conseguenze ultime, sembra invece piuttosto da non escludere nel senso d'una supposta reciproca influenza dell'egiziano antico e dei linguaggi dei popoli barbari con i quali l'Egitto faraonico era in contatto (e quindi anche dei Nilotici).

Bibl.: L. Reinisch, Die sprachliche Stellung des Nuba, Vienna 1911; D. Westermann, Die Sudansprachen, Amburgo 1911; id., The Shilluk people: their language and folklore, Berlino 1912; C. Meinhof, Die Sprachen der Hamiten, Amburgo 1912; C. Conti Rossini, Lingue nilotiche, in Rivista degli studi orientali, XI; E. Cerulli, Notizia preliminare dei risultati scientifici del mio viaggio nell'Etiopia Occidentale, in Oriente moderno, 1928; id., I risultati linguistici dei miei viaggi in Etiopia, in Congrès de l'Institut International des langues et des civilisations africaines, Parigi 1933.

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