LIPPO di Vanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 65 (2005)

LIPPO di Vanni (Vanni)

Cristina Ranucci

Non si conosce la data di nascita di questo pittore e miniatore nativo di Siena, il cui nome compare per la prima volta in una nota di pagamento del 14 ag. 1344, relativa al compimento della decorazione di un antifonario per lo spedale senese di S. Maria della Scala, iniziata da Simone di Gheri (Milanesi, p. 27; De Benedictis, 1979, pp. 33, 64 n. 56). Per lo stesso spedale, L. potrebbe, tuttavia, aver lavorato come miniatore già a partire dal 1341 (Van Os, 1974, p. 69 n. 7) e, con sicurezza, di nuovo negli anni 1344-45 (Milanesi, p. 27; Maginnis, 2001, p. 145 n. 138), periodo al quale si ascrive la realizzazione delle prime cinque iniziali istoriate del Graduale 98-4, oggi nel Museo dell'Opera del duomo a Siena (De Nicola, 1912).

Le miniature raffigurano Cristo che benedice gli apostoli, l'Annunciazione, la Natività di Maria, Maria assunta in cielo e la Presentazione al tempio. Anche se realizzate nel primo periodo della sua attività, in esse il pittore dimostra padronanza nella resa prospettica e plastica, secondo modalità che anche iconograficamente ricordano da vicino l'arte di Pietro Lorenzetti, forse acquisita grazie a una frequentazione diretta della bottega (Chelazzi Dini, pp. 260, 272) o diversamente, almeno in un primo tempo, attraverso il filtro di Niccolò di ser Sozzo, con il quale L. probabilmente collaborò attorno al 1340 alla decorazione di un complesso di codici destinati alla collegiata di San Gimignano (De Benedictis, 1976).

Nel 1352, L. firmò e datò un affresco raffigurante l'Incoronazione della Vergine nella sala della Biccherna in palazzo pubblico a Siena, ridipinto nel Quattrocento da Sano di Pietro e Domenico Ghezzi (Domenico di Bartolo) forse nel rispetto dell'impianto originale (Leone de Castris, pp. 290, 297 n. 116). Da un atto del 30 giugno risulta che al pittore furono corrisposti "LXXXV libras XVI sol. VIII den." (Milanesi, p. 27).

Qualche anno dopo, nel 1356, il suo nome compare in cima alla lista del Breve dell'arte de' pittori senesi del 1355 (ibid.).

Nel 1358, L. licenziò un trittico a sportelli commissionatogli dall'Ordine domenicano e destinato alla chiesa romana di S. Aurea a via Giulia, oggi conservato nella sala capitolare dei Ss. Domenico e Sisto.

Nella tavola centrale, che contempla anche una predella con immagini del Cristo in pietà, i ss. Tommaso d'Aquino e Bartolomeo, è raffigurata la Madonna in trono col Bambino, due angeli reggicortina, i ss. Domenico e Aurea e, in basso, Eva col serpente. Nella parte interna degli sportelli, sono rappresentate quattro storie pertinenti al martirio e ai miracoli di s. Aurea. I caratteri stilistici dell'opera, pervenuta in buono stato di conservazione e restaurata in due tempi nel 1972 e nel 1976, suggerirono a Perkins (p. 39) di indicare in L. un fedele seguace di Lippo di Memmo. In essa, tuttavia, coesistono elementi tratti dalla produzione sia dei Memmi, in particolare dal ciclo della Passione dipinto nella collegiata di San Gimignano (De Benedictis, 1979, p. 36), sia dei Lorenzetti (Rovigatti Spagnoletti): fatto questo che sostanzialmente indica in L. la volontà di porsi in una linea di continuità con la tradizione pittorica senese della prima metà del secolo (Chelazzi Dini, p. 221).

L'anno successivo, e forse ancora nel 1360, L. lavorò con Nello Betti nuovamente per il Comune di Siena alla decorazione della sala del Consiglio del palazzo pubblico (Maginnis, 2001, pp. 254, 265); e nel 1363, firmò l'affresco che celebra la Battaglia di Val di Chiana e un S. Paolo circondato dalle Virtù, che sostituì - forse perché più à la page - una veduta di castelli (Leone de Castris, p. 296 n. 86). A partire, dunque, dal 1359 e almeno fino al 1363, L. sembra aver risieduto a Siena stabilmente. Oltre agli incarichi svolti per il Comune, in qualità di pittore ufficiale (Southard, p. 106), nel bimestre di luglio agosto 1360 egli fu anche membro del Consiglio maggiore della Repubblica, carica che ricoprirà ancora nel 1373 (Milanesi, p. 27).

Viene ormai concordemente attribuita a L. e a suoi aiuti la decorazione a fresco della tribuna della chiesa eremitica agostiniana di S. Leonardo al Lago, condotta nel corso del sesto decennio del secolo e forse promossa e finanziata da un membro dello spedale di S. Maria della Scala (Norman, pp. 139-155).

Si tratta di un complesso pittorico che contempla sulle pareti principali del presbiterio un ciclo dedicato alla Vergine, accompagnato sulla volta da cori angelici e sull'arco dall'Assunzione, quattro Miracoli di s. Leonardo, una raffigurazione dei Ss. Monica in preghiera e Agostino e immagini di santi. Nella struttura iconografica delle scene mariane si è ritenuta determinante l'influenza degli affreschi, purtroppo perduti, realizzati nel 1335 dai Lorenzetti sulla facciata dello spedale di S. Maria della Scala.

Il nome di L. e la data 1370 sono documentati su una pala d'altare con la Madonna col Bambino e quattro santi già esistente nella chiesa senese di S. Croce (Chelazzi Dini, p. 255). Due anni dopo, L. sottoscrisse un affresco raffigurante l'Annunciazione nel chiostro di S. Domenico in Siena, di cui è pervenuta solo la testa della Vergine.

Sebbene il pittore sia ancora documentato nel 1375, quando venne pagato per l'esecuzione della decorazione degli sportelli del Crocifisso del duomo di Siena (Milanesi, p. 28) e per la decorazione di dodici angioletti scolpiti (Lusini, p. 322 n. 83; Chelazzi Dini, p. 255), il frammento del 1372 costituisce finora l'ultima opera conosciuta di L. e un prezioso documento per definire i caratteri peculiari della fase matura della sua attività, che sembra indirizzarsi verso uno stile teso a dilatare in modo illusionistico lo spazio.

La data di morte di L. non è nota.

Fonti e Bibl.: G. Milanesi, Documenti per la storia dell'arte senese, I, Siena 1854, pp. 27, 34; F.M. Perkins - G. De Nicola, Alcuni dipinti di L. V., in Rass. d'arte senese, VI (1910), 2-3, pp. 39-41; V. Lusini, Il duomo di Siena, I, Siena 1911, p. 322 n. 83; G. De Nicola, Arte inedita a Siena e nel suo antico territorio, in Vita d'arte, X (1912), pp. 1-16; B. Berenson, Due nuovi dipinti di L. V., in Rassegna d'arte, XVII (1917), pp. 97-100; Id., Essay in the study of Sienese painting, New York 1918, pp. 38 s.; G. De Nicola, Studi sull'arte senese, III, I saggi senesi del Berenson, in Rassegna d'arte, XIX (1919), 5-6, pp. 97-99; B. Berenson, Un antiphonaire avec miniatures par L. V., in Gazette des beaux-arts, IX (1924), pp. 257-282; R. Van Marle, The development of the Italian schools of painting, II, The Hague 1924, pp. 483-504; B. Berenson, Cinque miniature di L. V., in La Diana, IV (1929), pp. 159 s.; Id., Italian pictures of the Renaissance, Oxford 1932, p. 590; M. Meiss, Painting in Florence and Siena after the black death, Princeton 1951, ad ind.; P. Toesca, Il Trecento, Torino 1951, pp. 594 s., 814 s.; M. Meiss, Quattro disegni di L. V., in Rivista d'arte, s. 3, XXX (1955), pp. 137-142; E. Borsook, The frescoes at S. Leonardo al Lago, in The Burlington Magazine, XCVIII (1956), pp. 351-358; F. Zeri, Sul problema di Nicolò Tegliatti e Luca di Tommè, in Paragone, CV (1958), 9, pp. 3-16; H.W. Van Os, A choir-book by L. V., in Simiolus, II (1967-68), pp. 117-163; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance, III, 1, Central Italian and North Italian schools, London 1968, p. 444; E. Carli, L. V. a San Leonardo al Lago, Firenze 1969; L. Bellosi, L. V., in Arte in Val di Chiana (catal., Cortona), Firenze 1970, pp. 12 s., n. 15; L. Vertova, L. V. versus Lippo Memmi, in The Burlington Magazine, CXII (1970), pp. 437-441; M. Boskovits, A dismembered polyptych, L. V. and Simone Martini, ibid., CXVI (1974), pp. 367-376; H.W. Van Os, L. V. as a miniaturist, in Simiolus, VII (1974), pp. 67-90; C. Volpe, Su L. V. da miniatore a pittore, in Paragone, XXVII (1976), 321, pp. 54-57; C. De Benedictis, I corali di San Gimignano. 3. Le miniature di L. V., ibid., pp. 67-78; F. Zeri, Italianpaintings in the Walters Art Gallery, Baltimore 1976, pp. 44-46; C. De Benedictis, in Mostra di opere d'arte restaurate nelle province di Siena e Grosseto, Siena 1979, pp. 36, 70 s.; Il gotico a Siena… (catal., Siena), Firenze 1982, ad ind.; G. Chelazzi Dini, La crisi di metà secolo, ibid., pp. 221, 246-248, 255-275 (con bibl.); P. Rovigatti Spagnoletti, in Un'antologia di restauri (catal.), Roma 1982, pp. 20-23; D. Gallavotti Cavallero, Lo spedale di S. Maria della Scala in Siena: vicenda di una committenza artistica, Pisa 1985, pp. 73-76; M. Leoncini, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, II, Milano 1986, p. 668; H.B.J. Maginnis, The lost façade frescoes from Siena's ospedale di S. Maria della Scala, in Zeitschrift für Kunstgeschichte, LI (1988), p. 190; E.C. Southard, Reflections on the documented work by Simone Martini in the palazzo pubblico, in Simone Martini. Atti del Convegno, Siena… 1985, a cura di L. Bellosi, Firenze 1988, pp. 106, 108; V. Wainwright, Late illuminations by L. V. and his workshop, in Pantheon, XLVI (1988), pp. 26-36; A. Cornice, Gli affreschi di L. V.: San Leonardo al Lago, in Lecceto e gli eremi agosyiniani in terra di Siena, a cura di C. Alessi et al., Cinisello Balsamo 1990, pp. 287-308; A. Catalano, Ss. Domenico e Sisto, in Roma sacra, 1995, n. 16, p. 23, fig. 39; V.M. Schmidt, Il trittico di Duccio alla National Gallery di Londra: la datazione, l'iconografia e il committente, in Prospettiva, 1996, n. 81, pp. 24-26; D. Norman, Siena and the Virgin: art and politics in a late Medieval City State, New Haven 1999, ad ind.; H.B.J. Maginnis, The world of the early Sienese painter, University Park, PA, 2001, ad ind.; P. Leone de Castris, Simone Martini, Milano 2003, ad ind.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, pp. 277 s.

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