Liquor

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In medicina, liquido (detto più specificamente l. cefalorachidiano) che occupa i ventricoli cerebrali, gli spazi subaracnoidali delle meningi e il sacco durale del midollo spinale. È prodotto mediante un processo di secrezione che ha sede soprattutto nei plessi corioidei dei ventricoli cerebrali e, in piccola parte, nella leptomeninge, cerebrale e spinale. Dal sistema ventricolare il l. defluisce negli spazi subaracnoidali delle meningi attraverso i forami di Luschka e di Magendie, bagnando la superficie esterna del neurasse. Dagli spazi subaracnoidali che circondano il bulbo, il l. defluisce in piccola parte verso il midollo spinale, mentre in maggiore quantità si dirige verso la base del cervello e verso la sua faccia superiore, dove viene riassorbito dalle granulazioni di Pacchioni, che sono speciali formazioni vascolari situate nella meninge della volta cranica.

Il l. ha come funzione la protezione meccanica del delicato organo nervoso e quella di veicolo per le sostanze nutritive; provvede, inoltre, a raccogliere i prodotti del catabolismo del tessuto nervoso trasportandoli verso le comuni vie di eliminazione dell’organismo. Di norma, la sua quantità si aggira sui 90-140 cm3; l’aspetto è limpido e incolore. Contiene le stesse sostanze disciolte nel sangue ma in proporzioni diverse; i plessi coroidei formano fra sangue e l. una barriera, detta barriera ematoliquorale, analoga a quella esistente tra sangue e tessuto nervoso (barriera ematoencefalica), che limita il passaggio nel l. di certe sostanze e che può essere alterata in condizioni patologiche. I costituenti principali del l. sono: sostanze proteiche: transtiretina, transferrina, proteine del conferimento e ferritina, che sono di origine plasmatica, e altre di origine principalmente centrale, glucosio (0,50-0,70%), cloruri (0,70%), sali, colesterolo, scarsi elementi corpuscolati, in genere linfociti (1 per mm3), microglobuline, anticorpi, citochine, enzimi e ormoni.

In molte affezioni del sistema nervoso e, di regola, nelle malattie delle meningi, il l. subisce delle modificazioni caratteristiche. Un aumento della pressione si osserva nelle meningiti, nei tumori cerebrali e nell’idrocefalo; un aspetto torbido nelle meningiti purulente. Un colorito rosso vivo è segno di emorragia recente, accidentale nel corso della puntura lombare, o di origine meningea. Un aumento dell’albumina si osserva nelle meningiti acute o croniche, nella paralisi progressiva e nella sifilide del sistema nervoso. Diminuzione del glucosio (ipoglicorrachia) compare nelle meningiti. La precipitazione della fibrina nel l. cerebrospinale sotto forma di una ragnatela si osserva nella meningite tubercolare (reticolo di Mya). Un aumento degli elementi corpuscolati (ipercitosi) si accompagna alle infiammazioni meningee, sia acute, nel qual caso prevalgono nel l. i neutrofili (➔ sangue), sia subacute o croniche, nelle quali si riscontra, di regola, una linfocitosi. Particolare importanza per la diagnosi ha il rapporto fra contenuto in albumina e leucociti nel l.: l’aumento dell’albumina associato a ipercitosi sta infatti a indicare una reazione delle leptomeningi, mentre un aumento dell’albumina senza ipercitosi (dissociazione albuminocitologica, o sindrome di Froin) è espressione di una compressione degli spazi subaracnoidali soprastanti (per es. da tumore o lussazione vertebrale). La dissociazione albuminocitologica può però riscontrarsi anche in alcune affezioni, specie di natura degenerativa, del sistema nervoso centrale. Nel l. possono, infine, ritrovarsi anche microrganismi (come si verifica per es. nelle meningiti meningococciche, stafilococciche, tubercolari, da virus HIV).

È chiamato liquorrea lo spandimento di l. cerebrospinale all’esterno, attraverso una lesione traumatica della teca cranica: più frequentemente, una frattura della base. Può rappresentare una complicanza negli interventi di neurochirurgia condotti per via nasale.

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