Preposizionali, locuzioni

Enciclopedia dell'Italiano (2011)

preposizionali, locuzioni

Hanne Jansen

Introduzione

Le locuzioni preposizionali sono combinazioni fisse di due o più parole (come davanti a, invece di, di fronte a, a causa di, da parte di, in relazione a, conformemente a) che costituiscono unità polirematiche (cioè lessemi complessi; ➔ polirematiche, parole) con funzioni e significati simili a quelli delle ➔ preposizioni. Servono, come le preposizioni, a mettere in relazione sintattica altri costituenti della frase, segnalando una serie di possibili rapporti semantico-logici detti costituenti: locativi, temporali, di causa, di mezzo, di modo, di fine, ecc.

Sono semanticamente più specifiche delle preposizioni (come già le preposizioni improprie rispetto alle preposizioni proprie) e sono impiegate, tra l’altro, per evitare casi di polisemia derivati dalla genericità delle preposizioni monorematiche (cioè composte di una sola parola: di, da, ecc.). Ad es., i due possibili valori, di soggetto e di oggetto, del sintagma preposizionale del vicino in l’amore del vicino, possono essere rispettivamente specificati tramite l’impiego delle locuzioni preposizionali da parte di e nei confronti di.

Suddivisione delle locuzioni preposizionali

Le locuzioni preposizionali si possono suddividere grosso modo in tre gruppi a seconda del materiale che precede la preposizione propria obbligatoria in posizione finale.

Nel primo gruppo troviamo le locuzioni preposizionali costituite da preposizione impropria + preposizione propria:

(1) dimmi chi dorme accanto a me

(2) fuori dalla palazzina i fiocchi sembrano stracci (Ligabue 2005: 161)

(3) tutto attorno a me ci sono solo io (Ligabue 2005: 175)

Le locuzioni del secondo gruppo sono costituite da un nesso più composito (preposizione propria + nome + preposizione propria) e sono spesso considerate la forma esemplare fra le locuzioni preposizionali:

(4) Di questa città io non sapevo altro che era in riva al mare (Fenoglio 1991: 7)

(5) viene sostituito da una fitta rete segnaletica a prova di imbecille (Baricco 1995: 70)

(6) a dispetto della carestia di casa nostra pesavo sette miria (Fenoglio 1991: 9)

Il terzo gruppo è più eterogeneo, spesso in forma di nessi più compositi, ma diversi dalla forma esemplare, in quanto non imperniati intorno a un nome, ma intorno a lessemi appartenenti ad altre classi grammaticali:

(7) Avete mai assunto cibi particolari al di fuori della dotazione (Ligabue 2005: 114)

(8) A partire da questo numero la rivista verrà distribuita in edicola

(9) Vorrei chiedere un vostro parere relativamente a un orologio

Le locuzioni del gruppo eterogeneo offrono senz’altro interessanti spunti di riflessione ma di carattere appunto più eterogeneo (la serie di costruzioni del tipo: al di là di, al di sotto di, di qui a, di là da; i paradigmi di locuzioni preposizionali sinonime del tipo: relativo a, in relazione a, relativamente a / conforme a, in conformità di, conformemente a). Nei paragrafi seguenti saranno trattati invece quesiti che più in generale riguardano le locuzioni rispettivamente del primo e del secondo gruppo.

Preposizione impropria + preposizione propria

Per quanto riguarda gli esempi del primo tipo (1-3), si può discutere se la seconda preposizione, anziché componente di un’unità polirematica, sia da considerarsi piuttosto un mero elemento di supporto della prima preposizione; Rizzi (1988: 508) parla di «reggenza mediata attraverso un’altra preposizione», ma cfr. già Battaglia & Pernicone 19632: 434: «l’accoppiamento di due preposizioni costituisce già una locuzione prepositiva, ma comunemente per locuzioni prepositive s’intendono dei nessi più compositi del tipo a cagione di, a canto (accanto) a, per motivo di». Nelle grammatiche, infatti, le locuzioni preposizionali del tipo ‘doppia preposizione’ sono trattate spesso tra le preposizioni improprie, con indicazioni riguardo alla presenza, obbligatoria o meno, della preposizione di supporto, e alla scelta, soggetta a parecchia oscillazione, di quale sia la preposizione di supporto corretta o consigliabile (cfr. Rizzi 1988: 521 segg.).

L’affinità dei primi due gruppi di locuzioni è comunque evidente: molte delle preposizioni improprie che vogliono una preposizione di supporto sono il risultato di una fusione a livello grafico di una preposizione e un nome (➔ univerbazione). Nella mente della maggior parte dei parlanti è sicuramente presente la derivazione di accanto a a canto a, come anche di invece di in vece di. In altri casi, come attorno / intorno a, la percezione dell’origine di locuzione (a / in torno a) è meno forte; è interessante, però, che la grafia non fusa appaia in diversi esempi dell’uso contemporaneo, per es. in rete, probabile segno, però, di distrazione o di incultura piuttosto che di attenzione etimologica:

(10) Ragazzi i mezzi cuori d argento in torno a quando costa??

L’univerbazione indica un processo di ➔ lessicalizzazione compiuta, rispetto all’unità polirematica che solo a livello semantico costituisce un’unità. Si può notare come certe combinazioni polirematiche abbiano subito un principio di slittamento verso le preposizioni improprie, senza tuttavia lessicalizzarsi e imporsi nel vocabolario comune, come per es. a lato di, riscontrabile nella forma fusa, ma solo in testi vecchi, letterari o di registro alto (l’es. 12 è infatti tratto da un documento di papa Pio XII):

(11) Poscia vedendo che la ragazza piangeva ancora […] le tornò a sedere allato di nuovo, rabbonito (Verga 1955: 562)

(12) e voi, allato di altre riforme legislative, considerate quella di una legge sindacale

Preposizione + nome + preposizione

Passando alla costruzione preposizione + nome + preposizione, la forma tipica di locuzione preposizionale (cfr. gli esempi 4-6), si pone invece la questione della delimitazione delle locuzioni rispetto alle costruzioni libere.

Le locuzioni preposizionali, come tutte le unità polirematiche, si collocano nello spazio fra lessico e sintassi, e non è sempre facile tracciare i confini fra espressione fissa e costruzione libera. I criteri generalmente proposti per riconoscere un’unità polirematica sono da una parte la non-composizionalità del significato, cioè «l’esistenza di uno specifico sovrappiù semantico» (De Mauro 1999: XXXII) rispetto alla somma dei significati dei singoli componenti, e dall’altra «la più o meno forte cristallizzazione lessicale e sintattica» (ibid.), cioè il fatto che l’unità polirematica non ammette variazioni al suo interno: l’ordine è fisso e i componenti non si possono alterare né lessicalmente, né morfologicamente, né con l’inserzione di elementi specificatori.

Indiscutibili unità lessicali polirematiche sono allora le locuzioni preposizionali imperniate intorno a un nome non articolato al singolare (cfr. gli esempi 13-16, in cui sono evidenti sia la cristallizzazione lessicale e sintattica sia il significato non composizionale):

(13) a furia di tempo perso la Band ha compiuto 40 anni (Baricco 1995: 42)

(14) ProSca fa la schifiltosa per via del pantano sotto i piedi (Ligabue 2005: 66)

(15) Lopez vedeva l’uomo di fronte a lui imperlarsi di gocce fini (Genna 1999: 59)

(16) In una città di costa issammo l’impalcatura in uno slargo proprio in faccia al mare (De Luca 1999: 89)

Che il criterio della lettura non-composizionale non sia sempre vincolante, lo mostrano però gli esempi (17) e (18), dal significato chiaramente derivabile dalla somma dei significati dei singoli componenti:

(17) Si doveva per forza ricorrere a un medico e a causa delle leggi speciali non si poteva (Genna 1999: 49)

(18) Pin faceva dei grandi pianti in braccio a lei, da piccolo (Calvino 1993: 14)

Se si confrontra (18) con (15) e (16), si nota che tutte e tre le locuzioni sono imperniate intorno a un nome che denota una parte del corpo umano: braccio, fronte, faccia. Mentre in (15) e (16) tale significato serve solo per indicare in maniera traslata un punto d’orientamento in una relazione locativa di carattere molto generico (entrambe le locuzioni sono traducibili con la preposizione impropria davanti a), in (18) invece è conservato il riferimento alla parte del corpo, e difficilmente l’espressione s’impiega al di fuori di contesti specificamente umani. Comunque, malgrado la mancanza di un sovrappiù semantico, lo statuto di locuzione dell’espressione in braccio a (come anche di a causa di) è assicurato dal nome non articolato che blocca l’alterazione all’interno della struttura. Sostiene infatti Rizzi (1988: 531) che «[c]on l’introduzione dell’articolo queste strutture perdono la loro peculiarità di locuzioni preposizionali e diventano normali strutture produttive, in cui il significato è sempre composizionale», come illustrano effettivamente gli esempi seguenti:

(19) Ne uscì pochi secondi dopo, a bordo di un Ciao (Genna 1999: 76)

(20) la guarnizione interna aderisce al bordo del vasetto senza ostacoli

In altri casi, invece, il nome articolato non esclude la collocazione fra le locuzioni. Fra i loro esempi di locuzioni preposizionali a tutti gli effetti, Dardano & Trifone (1997: 362) includono infatti espressioni quali al cospetto di, al fine di, nel mezzo di, così come sono evidenti i paralleli fra le locuzioni preposizionali in (15) e (16) e le espressioni alle spalle di e ai piedi di in (21) e (22), tutte esprimenti relazioni locative generiche a partire dalla posizione delle parti del corpo (negli esempi seguenti traducibili con le preposizioni improprie dietro e sotto):

(21) Lupo è oramai alle spalle della sentinella (Calvino 1993: 46)

(22) Scivolano le didascalie in italiano, maledettamente piccole, ai piedi delle immagini (Baricco 1995: 24)

Un vincolo più rigoroso della lettura non composizionale e del nome non articolato è il seguente: «l’unicità lessicale delle polirematiche è dimostrata dal fatto che nella sequenza non si possono inserire altri elementi» (D’Achille 2003: 141). Infatti, l’inserzione dell’aggettivo meridionali in (24) esclude categoricamente che l’espressione ai margini di sia una locuzione, interpretazione che è invece accettabile e appropriata in (23):

(23) una di quelle aree dormitorio sorte ai margini di una città industriale

(24) una periferia fumigosa ai margini meridionali della città (Genna 1999: 55)

Che neanche questo criterio sia sempre valido, lo dimostra l’es. (25), in cui l’aggiunta di un elemento specificatore non sembra togliere lo statuto di locuzioni preposizionali all’espressione nel mezzo di, ultima conferma della difficoltà a delimitare le locuzioni preposizionali rispetto alle costruzioni libere:

(25) Nel bel mezzo di un cortilone di non-so-cosa […] la processione sfila (Baricco 1995: 10).

Fonti

Baricco, Alessandro (1995), Barnum. Cronache dal grande show, Milano, Feltrinelli.

Calvino, Italo (1993), Il sentiero dei nidi di ragno, Milano, Mondadori (1a ed. Torino, Einaudi, 1947).

De Luca, Erri (1999), In alto a sinistra, Milano, Feltrinelli.

Fenoglio, Beppe (1991), La malora, a cura di M.A. Grignani, Milano, Einaudi Scuola (1a ed. 1954).

Genna, Giuseppe (1999), Catrame, Milano, Mondadori.

Ligabue, Luciano (2005), La neve se ne frega, Milano, Feltrinelli (1a ed. 2004).

Verga, Giovanni (1955), Mastro Don Gesualdo, in Id., Opere, a cura di L. Russo, Milano - Napoli, Ricciardi (1a ed. I vinti. Mastro don Gesualdo. Romanzo, Milano, Treves, 1889).

Studi

Battaglia, Salvatore & Pernicone, Vincenzo (19632), La grammatica italiana, Torino, Loescher (1a ed. 1951).

D’Achille, Paolo (2003), L’italiano contemporaneo, Bologna, il Mulino.

Dardano, Maurizio & Trifone, Pietro (1997), La nuova grammatica della lingua italiana, Bologna, Zanichelli.

De Mauro, Tullio (1999), Grande dizionario italiano dell’uso, Torino, UTET, 8 voll.

Rizzi, Luigi (1988), Il sintagma preposizionale, in Grande grammatica italiana di consultazione, a cura di L. Renzi, G. Salvi & A. Cardinaletti, Bologna, il Mulino, 1988-1995, 3 voll., vol. 1º (La frase. I sintagmi nominale e preposizionale), pp. 507-531.

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