CANOSSA, Lodovico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 18 (1975)

CANOSSA, Lodovico

Cecil H. Clough

Nacque a Verona verso il maggio dell'anno 1475, figlio, molto probabilmente terzogenito, del conte Bartolomeo e di Elisabetta degli Uberti; era imparentato, per parte materna, con i Gonzaga e i Castiglione di Mantova. In seguito alla morte del padre (1483?) il C. visse dapprima presso i nonni materni a Mantova, per trasferirsi poi, dopo due anni circa, a Ferrara presso Galeazzo, il più anziano dei fratelli di suo padre. Dell'educazione del C. sappiamo soltanto che acquisì solide basi nei classici, come testimoniano i riferimenti nel suo Del governo..., e una conoscenza del greco che gli consentì di conversare in questa lingua con Erasmo. Presentato da Isabella d'Este marchesa di Mantova, il C. offrì, agli inizi del 1496, i suoi servigi a Guidobaldo duca d'Urbino. La sua profferta venne accettata in aprile. Poco dopo egli giunse nel ducato come condottiero, ove assunse anche le funzioni di "familiare" del duca; ebbe assegnata una stanza assieme con Girolamo Galli, nel palazzo ducale d'Urbino. Nell'estate ed autunno dell'anno 1498 il C. era a Faenza al servizio del duca, che comandava le truppe veneziane. In seguito il C. fu, a quanto pare, al servizio della duchessa Elisabetta Gonzaga, moglie di Guidobaldo, ch'egli accompagnò nei suoi viaggi a Ferrara (metà gennaio 1502), a Venezia (metà marzo) e a Verona, ove la duchessa risiedette nel palazzo Canossa. Probabilmente era a Mantova con la duchessa quando verso la fine di giugno Cesare Borgia occupò il ducato di Urbino, e la accompagnò in esilio a Venezia. Agli inizi di febbraio 1503 il C. era a Mantova, nel vano tentativo di ottenere dal marchese soccorsi finanziari per la duchessa sua sorella. L'8 agosto era di nuovo a Mantova, probabilmente con lo stesso incarico. Mentre il duca di Urbino era intento a recuperare il suo ducato, il C. veniva nominato l'8 sett. 1503 procuratore del duca presso il governo veneziano. Agì in tal veste dal 10 settembre al 12ottobre, ottenendo dalla Repubblica una condotta per il duca; contemporaneamente intraprendeva per Pandolfo Malatesta le trattative per lo scambio di Rimini con Cittadella. Il 12 ottobre il C. partì da Venezia per le Marche recando al duca 2.000 ducati anticipatigli dalla Repubblica. Ritornato a Venezia, vi ottenne per il duca l'autorizzazione ad assistere all'incoronazione di Giulio II, alla quale poi, probabilmente, egli assistette.

Il duca, avendo una condotta del papa, ripartì da Roma per la Romagna nel giugno del 1504, e fu forse in quell'occasione ch'egli nominò il C. suo ambasciatore presso il papa. A quanto pare il C. ricoprì la carica fino al 1513.

Dall'aprile del 1506 (se non da prima) fino al 1514 il C. ebbe una propria casa in Borgo, ove risiedevano i cortigiani di Urbino. Gli stretti rapporti che intercorrevano tra il duca e papa Giulio II conferivano al C. una posizione privilegiata, per cui gli amici erano soliti ricorrere al suo aiuto; nel dicembre del 1505 Isabella d'Este gli scrisse perché sollecitasse il cappello cardinalizio per il cognato Sigismondo Gonzaga; Pietro Bembo, che lo conosceva sin dal 1502, nel 1507 gli si rivolse per ottenere una prebenda.

Il C. negoziò il matrimonio di Francesco Maria Della Rovere con Eleonora, primogenita del marchese di Mantova. Partì da Roma nei giorni immediatamente precedenti il 13 genn. 1505 per recare alla corte di Mantova la proposta formale di matrimonio, passando per Urbino; al ritorno si fermò di nuovo ad Urbino, ove incontrò il celebre buffone fra' Serafino, che forse conosceva già. Probabilmente accompagnò la corte pontificia quando Giulio II partì da Roma il 26 ag. 1506 per prendere possesso di Perugia e di Bologna; la corte soggiornò a Urbino dal 25 al 29 settembre ed il C. probabilmente seguì il papa a Cesena ed a Bologna. Il 3 marzo 1507 il papa era di nuovo ad Urbino, dove trascorse due notti.

Nel Cortegiano del Castiglione le conversazioni descritte, anche se sono fittizie, hanno rapporto con avvenimenti reali; infatti il primo incontro, nel quale il C. ha il ruolo principale, è collocato la sera successiva alla partenza del pontefice. Tuttavia è verosimile che in realtà il C. sia ritornato a Roma con la corte pontificia.

Nei primi mesi del 1509 Giulio II nominò il C. abate commendatario dell'abbazìa di Sant'Andrea di Bosco, nei pressi di Oderzo (diocesi di Ceneda), in territorio veneziano. A causa della guerra della lega di Cambrai il C. non poté riscuoterne la rendita annua di 247 ducati fino a pace conclusa (luglio 1510). A metà gennaio 1510 era stato inviato dal Papa ad Urbino latore delle congratulazioni del pontefice per il matrimonio del duca Francesco Maria con Eleonora. Quindi prese parte, sia pure marginalmente, alle trattative che portarono alla pace tra il papa e Venezia.

Il 24 maggio infatti partì da Roma per Mantova, ove giunse il 31 maggio, latore delle proposte di Giulio II per il rilascio del marchese Francesco, prigioniero dei Veneziani. Raggiunto finalmente l'accordo, accompagnò a Roma come ostaggio il figlio del marchese, Federico. Il 14 luglio partì alla volta di Rimini ove il 18 luglio incontrò il marchese liberato, che accompagnò a Bologna prima di far ritorno a Roma presso la corte papale.

Il 10 febbr. 1511 il papa creò il C. vescovo di Tricarico, ma il consenso del re di Napoli alla riscossione della rendita annua di circa 800 ducati pervenne solo il 9 marzo 1512. Il C. tenne questo vescovato - che non visitò mai - sino al 15 febbr. 1529, stanziando annualmente 300 ducati per un sostituto. Aveva ottenuto anche, probabilmente nel gennaio 1511, la carica di abate commendatario di S. Apollinare di Canossa, cui rinunzierà in favore del nipote Girolamo nel 1516, per riassumerla nel 1522. Divenne sacerdote forse nel 1511 (ma non fu mai monaco cisterciense, sebbene come tale sia ricordato anche in G. v. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1923, p. 318) e fu prescelto dal papa per la celebrazione della messa nell'anniversario della sua incoronazione, il 26 nov. 1511. Il 24 marzo 1511 fu inviato presso il duca di Urbino, latore di ordini pontifici; ritornato a corte accompagnò il papa a Ravenna e da qui, alla fine di maggio, a Spoleto ed a Roma. Nel dicembre del 1511 e nel marzo del 1512 chiese al segretario del cardinale de' Medici il permesso di trascorrere alcuni mesi d'estate nella villa medicea Vigna di Popolo fuori le mura, per potervi studiare. Dal maggio 1512 al maggio 1514 risiedette principalmente a Roma, ove partecipò al quinto concilio lateranense, dalla seconda alla nona sessione. Nominato maestro di casa pontificio probabilmente in occasione dell'elezione di Giovanni de' Medici a papa (Leone X), il C. lasciò il servizio del duca di Urbino. Il 28 apr. 1513 fu nominato abate commendatario di S. Cristoforo a Castel Durante (l'odierna Urbania); qui egli fece ampliare a proprie spese il palazzo abbaziale (ora palazzo vescovile), fregiandolo del proprio nome e stemma.

Nominato nunzio pontificio, il C. partiva da Roma per Parigi il 20 maggio 1514 per negoziare una tregua tra Francia e Inghilterra.

Giunse a Parigi il 1º giugno, svolse trattative con il re Luigi XII, e quindi partì il 9 giugno per Londra, ove giunse il 17. A Londra risiedette presso Andrea della Rhena (Ammonio), segretario di re Enrico VIII; vi incontrò Erasmo, che lo ricorderà vestito in abiti lunghi con i capelli raccolti in una rete. Ripartì dall'Inghilterra il 15 luglio, ed il 7 agosto aveva già ottenuto la firma di Luigi XII in calce al trattato di pace e ad un contratto di matrimonio tra lo stesso re e Maria Tudor. Ritornò a Greenwich per il matrimonio per procura, il 13 agosto; assistette poi alle nozze avvenute ad Abbeville il 9 ottobre, ed alla successiva incoronazione, a Parigi. Per ricompensarlo Leone X lo nominò il 29 settembre legato a latere presso il re di Francia; nel gennaio del 1515 Francesco I confermò la sua legazione apportandovi solo delle modifiche di scarso rilievo.

L'estate successiva il C. accompagnò Francesco I e l'esercito francese nella loro avanzata per recuperare Milano; richiamato a Roma dal papa per consultazioni, tornò al campo francese il 18 settembre con le proposte di pace. Il 25 settembre ritornò presso il papa a Roma con gli emendamenti del re, ed il 7 ottobre raggiunse i Francesi a Pavia con l'accettazione pontificia; due giorni dopo Francesco I ratificò l'accordo di pace. Il C. accompagnò la corte francese a Milano ed il 14 novembre era con il re quando questi vi accolse la famiglia reale. Fu probabilmente in ottobre e novembre che il C. scrisse Del governo del regno di Francia, dedicandolo al re. L'8 dicembre il re ed il papa si incontravano a Bologna, e qui il C. ebbe una parte di rilievo nel raggiungimento dell'accordo circa il concordato. Questo periodo segna l'apice della carriera diplomatica del Canossa.

Nel gennaio 1516 il C. ritornò con la corte in Francia. Nei mesi che seguirono i suoi rapporti con Leone X divennero tesi, non avendo egli potuto ottenere il consenso di Francesco I al conferimento del ducato d'Urbino a Lorenzo de' Medici. Sollecitato dal papa, il re concesse al C. la riserva sul vescovato di Bayeux, che da solo valeva 8.000 scudi, cui il re aggiunse, con ulteriori favori, altri 4.000 scudi; i termini del concordato vennero scrupolosamente rispettati ed il C., avendo prestato giuramento di fedeltà il 30 dicembre, prese possesso del vescovato, per procura, il 29 genn. 1517. Il 13 novembre il C. aveva scritto ad Erasmo per offrirgli di entrare al proprio servizio con 200 ducati annui; tutt'altro che lusingato dalle condizioni propostegli, Erasmo rifiutò in marzo.

La posizione del C. diveniva sempre più difficile man mano che cresceva la delusione del re per i risultati del concordato. La presenza di inviati fiorentini, in primo luogo Francesco Vettori, che conducevano trattative in nome di Lorenzo de' Medici, complicava vieppiù la situazione. A coadiuvare il C. nella sua legazione Leone X nominò Latino Giovenale, il quale giunse presso la corte francese il 5 genn. 1517; infine il 12 luglio il C. venne sostituito da Giovanni Stafileo. Al C. si rimproverava di non aver saputo ottenere il consenso del re all'infeudamento del Regno di Napoli a Lorenzo de' Medici, e al distacco di Reggio e Modena dal ducato di Ferrara, progettato dal papa.

Il C. partì dalla corte dopo l'arrivo dello Stafileo, il 3 agosto; il 23 luglio era stato consacrato vescovo di Bayeux dall'arcivescovo di Rouen e il 25 dicembre fece il suo solenne ingresso nella città. Nel frattempo risiedette nella sua diocesi, probabilmente nel castello di Neuilly-la-Forêt, ove il 20 settembre intrattenne il cardinale Luigi d'Aragona. Rimase a Bayeux fino al febbraio del 1518, quando, su comando di Francesco I, rese visita alla corte ad Amboise; rifiutò però di entrare al servizio del re. Il 4 aprile incontrò il capitolo di Bayeux, e nel sinodo primaverile, il 13 aprile, coadiuvato da Germain Brie di Auxerre, pubblicò gli Statuts synodaux. Alla fine di aprile ritornò ad Amboise (ove incontrò Lorenzo de' Medici) per congedarsi dal re, e a metà maggio partì dalla Francia per Roma.

Per ragioni di salute prima di recarsi a Roma trascorse l'estate nella sua villa di Grezzano, presso Villafranca. Agli inizi di novembre, riacquistato il favore di Leone X, ne fu nominato prelato domestico. Riallacciò i rapporti col Bembo, insieme col quale visitò nel marzo 1519 Ludovico Ariosto. A metà maggio si recò da Roma a Mantova per portare alla marchesa di Mantova i disegni di Raffaello per la progettata tomba del marchese. Sostò alle acque termali per curare la sua artrite reumatoide cronica, e passò la estate nella sua villa, ove in settembre lo visitò il Bembo; l'11 ottobre era di nuovo a Roma. Nel marzo del 1520 il C., sollecitato da Francesco I, aveva ottenuto dal papa il permesso di entrare al servizio del re.

Il C. partì da Roma verso l'8 apr. 1520; a Modena incontrò il Castiglione e con lui proseguì il viaggio fino a Genova, dove si imbarcò alla volta di Marsiglia. Giunse a Parigi verso il 28 maggio. Fu tra i partecipanti al "campo del drappo d'oro"; lasciò quindi la corte per visitare Bayeux; ritornò a corte in settembre, a Poissy. In novembre era di nuovo a Bayeux. Il 20 dicembre il re lo nominò prevosto della abbazia di Lézat, nella diocesi di Rieux, ma il C. dovette affrontare un costoso processo per entrarne in possesso.

Con il papa in guerra con la Francia, il C. era, nel giugno del 1521, praticamente un esule. Francesco Vettori ed i fiorentini francofili si rivolsero a lui nel febbraio del 1522, quando sembrava imminente un'invasione francese; l'estate successiva il C. persuase il re a concedere un salvacondotto al nunzio pontificio che veniva per trattare la pace.

Nel marzo del 1523 Francesco I, ormai disposto alla pace, nominò il C. suo ambasciatore presso il pontefice. Mentre era in viaggio alla volta di Roma, il C. venne a sapere che il papa aveva fatto imprigionare il francofilo cardinal Soderini, per cui decise di rinviare il suo arrivo. Il 3 giugno giunse a Berna, ove condusse con successo trattative cogli Svizzeri, ottenendone l'appoggio per la campagna del re in Lombardia. Giunse a Venezia il 4 luglio, ma non poté impedire l'alleanza della Repubblica con l'imperatore. Intento soprattutto a reclutare truppe per l'esercito francese, si recò a Ferrara ove riuscì a guadagnare alla Francia i servigi di Alfonso d'Este, ma a Mantova una sua analoga missione non ebbe successo. Ritiratosi nella sua villa, ove sarebbe rimasto fino all'estate del 1524, il C. assicurò l'osservanza degli accordi militari anticipando coi propri fondi il soldo per le truppe ferraresi.

Clemente VII era stato eletto papa nel novembre del 1523; nel settembre del 1524 il C. ritenne opportuno recarsi a Roma per perorare la causa del re di Francia. Qui seppe, l'8 marzo 1525, della cattura a Pavia di Francesco I, e cercò di persuadere il papa a staccarsi dall'imperatore perché questi era troppo potente.

Avendo ricevuto ordine dalla reggente di Francia di concludere un'alleanza con Venezia, il C. partì da Roma il 3 giugno 1525, passò per Cagli, sostò a Urbino dove fece una breve visita alla duchessa Elisabetta ed a Emilia Pio, e giunse a Venezia il 15 giugno. Dopo un anno di trattative, il C. conseguì l'adesione di Venezia alla lega di Cognac. In questo periodo il C. operò in stretta connessione con Alberto Pio, ambasciatore francese presso la corte pontificia, e con il datario Gian Matteo Giberti, la cui influenza sul papa era grandissima. Temendo un'invasione francese, i Fiorentini si rivolsero di nuovo al C.; il Machiavelli, inviatogli dal Vettori, ripartì il 16 settembre con una lettera del C. in cui questi si diceva certo che il re avrebbe rispettato i diritti di Firenze. Il 29 e 30 giugno 1526 il C. fu a Ferrara per assicurare l'adesione del duca alla lega, e poi per tutta quell'estate si dedicò, come già nel 1523, all'arruolamento di truppe. In novembre, allorché un esercito imperiale al comando del Frundsberg valicò le Alpi, il C. insistette inutilmente perché i Veneziani passassero all'attacco. Nel gennaio del 1527, durante l'avanzata dell'esercito del Borbone, il C. chiese alla Serenissima di spedire un inviato a Firenze con promesse di aiuto, per evitare che Firenze si unisse all'imperatore.

Benché sempre più tormentato dall'artrite, aggravata dall'umidità di Venezia, il C. rimase al suo posto; solo alla fine di luglio, essendo sicuro che un esercito francese ai comandi del Lautrec stava calando in Italia, si recò al colle di Montello (Treviso), per un breve soggiorno. Era di ritorno a Venezia il 4 agosto, ove continuava ad appoggiare la campagna del Lautrec sollecitando l'aiuto veneziano. Nel marzo del 1528 aveva chiesto al re di essere sostituito, e il suo successore giunse a destinazione il 6 maggio. Il giorno successivo egli accompagnò il neoambasciatore alla presentazione delle credenziali; fu probabilmente in quella occasione che la Repubblica, in segno di stima, gli presentò doni d'oro ed argento del valore di 400 ducati.

Partito da Venezia, il C. si recò a Orvieto per ossequiarvi il pontefice, facendo sosta ad Urbino ove, verso il 20 maggio, lesse brani del Cortegiano ad Emilia Pio, poco prima che questa morisse. Da Orvieto si recò nella sua villa, (2 luglio); ritornò in Francia per presentare il suo rapporto al re, ed alla fine dell'anno era a Bayeux. Nel settembre del 1529 il C. e suo nipote Bartolomeo ottennero la naturalizzazione francese; ma apparentemente non fu concesso al C. il diritto di disporre dei propri beni in Francia qualora fosse morto altrove. Il 31 genn. 1531 a Poissy il C. partecipò ad un incontro del re con l'ambasciatore inglese relativo al problema del divorzio di Enrico VIII. Probabilmente il C. risiedeva principalmente a Bayeux, e le sue visite alla corte erano rare. Con l'autorizzazione del re egli commutò il vescovato di Bayeux con quello di Castres e l'abbazia benedettina dei Sts.-Pierre et Paul di Ferrières-en-Gâtinais (diocesi di Sens). A quanto pare però resignò quest'ultimo vescovato il 17 apr. 1531 prima di esserne entrato in possesso; ritenne soltanto una pensione annua di 20 ducati sul vescovato di Bayeux; il 16 maggio il procuratore del C. prestò giuramento per Ferrières, il cui reddito annuo era di 200 scudi. A quell'epoca il C. era probabilmente già partito dalla Francia per recarsi nella sua villa di Grezzano. Il 10 luglio era a Verona, ove ospitò il Giberti, col quale discusse della riforma dei monasteri femminili. A Verona cadde gravemente ammalato tanto che fece testamento il 14 dicembre, testimoni Antonio Fumanello e Girolamo Fracastoro, probabilmente i medici che lo assistettero nella sua ultima malattia. Morì il 30 genn. 1532 a Grezzano, ove era stato trasportato alcune settimane prima.

Fu sepolto il 3 febbraio nel duomo di Verona, nel coro dinanzi all'altar maggiore; Bernardo Donato pronunziò l'orazione funebre. Sulla tomba venne successivamente collocata una lapide con il suo stemma, e i suoi nipoti vi aggiunsero poi un epitaffio; nel 1544vi venne sepolto il Giberti, deceduto l'anno prima.

Principali eredi del C. furono i nipoti Galeazzo e Bartolomeo, mentre il Giberti fu suo esecutore testamentario. Il C. legò 400ducati alla fabbrica dell'ospedale della Misericordia di Verona, ed altri 2.000ducati per gli orfani dello stesso ospedale; destinò dei fondi per una cappella - da erigersi a tomba di famiglia - nella chiesa di S. Lorenzo a Verona. All'epoca della sua morte il C. percepiva ancora redditi dalle abbazie di Ferrières e di Lézat, da terre e diritti sul sale a Montereau-Faut-Yonne (ne era entrato in possesso nel marzo del 1528), oltre alla pensione di Bayeux. In Italia disponeva dei redditi della abbazia di S. Cristoforo a Castel Durante, ed inoltre di quelli di Canossa e di un priorato a Terni. I beni e il danaro che il C., al momento della morte, possedeva ancora in Francia spettavano al re in virtù del diritto di aubaine. Aveva speso 8.000 scudi per restauri del palazzo vescovile a Bayeux e per suppellettili sacre per la sua cattedrale. Le opere di restauro non sono attualmente identificabili; le suppellettili sacre scomparvero nel corso del saccheggio calvinista del 1562.I rapporti del C. con il capitolo di Bayeux sembrano essere sempre stati infelici, benché egli avesse cura della vita religiosa della sua diocesi; oltre agli Statuts del 1518aveva pubblicato, nel 1523, un Bréviaire, un Manuel de Bayeux, un Rituel ed un libro dei Catéchismes.

Nel Settecento il Maffei era a conoscenza di libri, probabilmente manoscritti latini e greci, recanti la firma del C., ma attualmente l'unica traccia della biblioteca del C. è l'edizione di Brie del Liber contra gentiles di s. Giovanni Crisostomo (Paris 1528) con dedica autografa dello stesso editore (cfr. Catalogue Rothschild, I, n. 38).Il C. possedeva di certo una copia de Il Cortegiano del Castiglione (Venezia 1528), una delle 30 copie su carta di lusso, come anche le Prose del Bembo (Venezia 1525) ed il Libro di Natura di Equicola (cfr. le Lettere di XIII Huomini Illustri, Venezia 1561, p. 19). La collezione Canossa di monete, medaglie e statue - probabilmente raccolta dal C. - fu venduta al duca di Mantova alla fine del sec. XVI e fa ora parte della collezione reale inglese. La Madonna della perla di Raffaello e Giulio Romano, acquistata dal C. probabilmente durante il suo soggiorno romano del 1518-19, fu venduta dalla famiglia Canossa al duca di Mantova nel 1604, e si trova ora al Prado di Madrid (cfr. Catalogo, Madrid 1963, n. 300).Sin dal 1527 il C. aveva intrapreso acquisti fondiari a Verona; fu probabilmente lui che volle e finanziò la costruzione del palazzo Canossa, compiuta nominalmente dai suoi nipoti al fine di evitare problemi di successione. L'edificazione di questo palazzo, ad opera di Michele Sanmicheli, ebbe forse inizio ancora vivente il C., ma fu portata a termine soltanto nel 1537.Anche l'acquisto della villa di Grezzano (distrutta nel 1845)sarebbe stato finanziato dal C., che trovava grande diletto nei suoi giardini.

La "casa" del C. rifletteva quella che fu l'attività "precipua di tutta la sua vita: la diplomazia. La sua corrispondenza si riferisce quasi esclusivamente alla sua attività diplomatica, anche se in parte riguarda l'amministrazione dei suoi benefici ecclesiastici. I suoi dispacci sono modelli di stile diplomatico e di chiarezza; gran parte dei dispacci - che il C. dettava - venivano trascritti da un segretario. Dall'estate del 1520 (circa) sino agli inizi del 1530 il C. ebbe al proprio servizio Jacques Toussaint, che aveva studiato greco col Budé. Un ebreo della famiglia veneziana Dal Banco, convertitosi al cristianesimo, assunse al battesimo il nome di Paolo Canossa in onore del C. (19 genn. 1528), e probabilmente visse nella sua casa fino al 1531. Agostino Nifo dedicò al C. la sua Apologia Socratis et Aristotelis..., pubblicata a Napoli nel 1526, e, Marc'Antonio Flaminio una poesia latina ("Rogas ut veniam, Canossa ad agri tui delicias..." in M.A., J.A. e G. Flaminio, Carmina, Padova 1743, p. 155, n. xliii), forse nella speranza di ottenerne il patrocinio.

I rapporti del C. col Castiglione furono estremamente cordiali: questi, oltre ad attribuirgli un ruolo di primo piano nel suo Cortegiano, probabilmente gli dedicò anche il verso quarantunesimo dei Tirsi. A Venezia nel 1528 una delle ultime incombenze del C. fu per il Castiglione, in favore del quale egli chiese, il 26 febbraio, un privilegio decennale per l'edizione aldina del Cortegiano. Il C. collaborò nella distribuzione delle copie omaggio dell'opera; due di queste egli fece rilegare espressamente, una per papa Clemente VII e l'altra per Francesco I. Benché fosse amico di letterati quali Pietro Bembo, Bernardo Dovizi e Ludovico Ariosto, il C. non favorì la loro opera letteraria: non era né critico letterario né mecenate di letterati. Al profilo che del C. tracciò il De Beatis: "persona molto qualificata, gentil cortesano, litterato et di grande ingegno", dovremmo aggiungere che a quanto pare egli rispettò coscienziosamente i voti sacerdotali, poiché nella sua vita non troviamo traccia di vicende amorose. Il suo interesse per l'amministrazione diocesana e la vita spirituale della Chiesa fu genuino, come dimostrano il suo appoggio ai progetti di riforma dei monasteri femminili del Giberti, e all'ospedale veronese della Misericordia. Il ritratto del C., con il suo stemma, datato 1516 (ora nella Bibliothèque de la Ville de Bayeux, già palazzo vescovile) risale al Seicento, ed è probabilmente opera di fantasia (riprod. in B. Castiglione, The book of the Courtier, trad. di J. Opdyke, London 1901, tav. 8); se ne conserva una copia ottocentesca nel palazzo Canossa a Verona (riprod. in Miglioranzi, frontespizio).

Opere: Il trattato del C. Del governo del regno di Francia è inedito: è conservato in una unica copia del 1615 nella Bibl. Apost. Vat., ms. Urb. lat. 858, ff. 6-144 (cfr. C. Stornajolo, Codices Urbinates Latini, Roma 1912, II, pp. 529 s.). Il trattato istruisce Francesco I sul modo di conservare il ducato di Milano. Un sonetto attribuito al C. è in Rime di diversi illustri signori (Giolito, Venezia 1555), p. 454. L'edizione dell'espistolario del C., promessa da L. Madelin, non fu mai realizzata. Cinquecentosettantuno, sue lettere a settantadue corrispondenti, ed una lettera indirizzata al C., tutte appartenenti al periodo marzo 1523-maggio 1528, sono conservate nel ms. CCCXXXI della Bibl. capitolare di Verona; solo la lettera inviata al C. è l'originale, tutte le altre sono minute o copie eseguite per conto del C., e tutte provengono dall'archivio Canossa. Una trascrizione di questa collezione eseguita da P. Sgulmero verso il 1890 è conservata nella busta 161 della Bibl. comunale di Verona. Questa raccolta deve essere completata con gli originali delle lettere del C. conservati in vari archivi; quelli indirizzati ai Gonzaga nell'Archivio di Stato di Mantova; quelli ai Medici nell'Archivio di Stato di Firenze; lettere a Francesco I, alla reggente e a Robertet, nella Bibl. Naz. di Parigi, mss. Dupuy, 261, f. 20; 264, f. 60; 452, ff. 160, 163; e ms. fr. 3044, ff. 32, 41; una lettera del 2 luglio 1528 indirizzata ad Anne de Montmorency è nel ms. Lettres de Montmorency, II, f. 115, negli Archives du Musée Condé a Chantilly. Le lettere ai papi ed a G. M. Giberti sono nell'Arch. Segr. Vat.; una lettera al Giberti, del dicembre 1525, è nel ms. Politici, VI, f.258, e fu edita in 40 copie nell'estate del 1527, e successivamente da L. Fiumi, in Varietà, in Arch. d. R. Soc. romana di st. patria, XXIII (1900), pp. 284-91; altre lettere al Giberti furono edite da G. B. Pighi, in G. M. Giberti..., Verona 1924. Una lettera al Castiglione è conservata nel ms. fr. 3092, f. 64, della Bibl. Naz. di Parigi; altre lettere menzionate da A. Beffa Negrini, in Elogi historici..., Mantova 1606, p. 443, non sono più rintracciabili. Lettere del C. edite per la prima volta in antologie epistolari: tre in Le letere di diversi..., a cura di C. Trajano [Venezia 1542], ff. 33-36v; una in Lettere volgari di diversi nobilissimi huomini, Venezia 1544, f. 6v; una in De le lettere di tredici huomini illustri, Venezia 1554, f. 1; ottantadue in Le lettere de' principi, Venezia 1564-75, I-II; venti lettere appartenenti alla collezione ora in Verona furono edite in Lettere scelte...: Per l'ingresso del mons. L. C. al vescovato di Verona, a cura di C. Cavattoni, Verona 1862; un'altra lettera del 1527 fu edita col titolo di Lettera di C....: Per nozze Pellegrini-Canossa, a cura di C. Cipolla, Padova 1880; ulteriori collezioni furono edite come appendici in G. Orti-Manara, Intorno alla vita e alle gesta del conte L. di Canossa: Per nozze Canossa-Durazzo, Verona 1845, e da C. Miglioranzi, L. di C., Città di Castello 1907.

Fonti e Bibl.: Biografie: Bernardo Donato, Orario habita in funere R. D. Ludovici Canossii Episcopi Baiocensis [Roma? c. 1532], esemplare unico alla Bibl. com. di Verona, scaff. 151, palch. 5, busta 470/27; non si ha traccia di una biografia anonima menzionata dal Donato; Bibl. Apost. Vat., ms. Vat. lat. 9265: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, ff. 76-82; E. Picot, Les Italiens en France au XVIe siècle, in Bulletin italien, I (1901), pp. 270-75; Miglioranzi cit. (cfr. recens. di R. Bourdon in Bulletin italien, VII (1907), pp. 355 ss.); R. Bourdon, Nouvelles recherches sur L. C. …, in Bulletin historique et philol. du Comité des travaux histor. et scient., 1911, Paris 1911, pp. 260-301; V. Cian, L. C., in B. Castiglione, Il Cortegiano, a cura di V. Cian, Firenze 1947, pp. 508-10, 536; M. Prevost, L. C., in Dict. de biogr. franç., VII, Paris 1956, p. 1043. Utili riferimenti in Bibliografia Giuliari, ms. della Bibl. comunale di Verona, ed in M. Cosenza, Biographical and Bibliographical Dict. of Italian Humanists, Boston 1962, I, pp. 827 s.; V, n. 400. Non è più rintracciabile la bibliografia ms. relativa al C. compilata da P. Sgulmero nel 1889. L'attuale Archivio Canossa conservato nel palazzo Canossa a Verona possiede solo due docc. concernenti il C., datati rispettivamente 8 ag. 1517 e 3 marzo 1523. Cfr. inoltre: Verona, Bibl. com., C.Carinelli, La verità... nelle famiglie nobili... di Verona, I, f. 50; Bibl. Apost. Vat., Urb. lat. 1204, f. 98; Arch. di Stato di Firenze, Arch. di Urbino, ms. Cl. III, filza V, n. 2, f. 9v; Arch. Segr. Vat., Schedario Garampi,Indice 509, f. 25r; Arch. di Stato di Venezia, Secreta,Arch. Propria: Roma, I, A. Giustinian, Dispacci da Roma, ff. 430r, 486v, 487v (cfr. ed. a cura di P. Villari, Firenze 1876, III, pp. 238-39, 370); Caen, Arch. Départ. du Calvados, Bibl. Capitulaire de Bayeux, ms.556, ff. 56, 59, 73, 98, 101; A. Canobbio, Origine della nobilissima et ill. famiglia Canossa, Verona 1593, pp. 72-74 (unico esemplare nella Bibl. com. di Verona, 150.8, busta 474/14); Lettres du Roy Louis XII…, Brussells 1712, IV, p. 332; Négociations diplomatiques de la France avec la Toscane, a cura di A. Desjardins, II, Paris 1861, pp. 624-25, 625-27, 627-28, 629-30, 631-33, 634, 640-43, 666-79, 737-39, 740-43, 759, 760-61, 762-64, 765-67, 771-75, 876-80, 958-63, 1048-53; Letters and Papers Foreign and Domestic of the Reign of Henry VIII..., a cura di J. S. Brewer, London 1920, I, 2, pp. 1262, 1275, 1294, 1296-97, 1302, 1303, 1304, 1324, 1388-89, 1516; III, 2, p. 1270; IV, 1, pp. 649, 684-86, 775, 823-33, 844-45, 1003-04; IV, 2, pp. 1300-01, 2185-86; G. Morone, Lettere ed orazione latine, a cura di D. Promis-G. Müller, in Miscellanea di storia italiana, II (1863), p. 354; Documenti che concernono la vita pubblica di G. Morone, a cura di G. Müller, ibid., III (1865), pp. 351, 360, 423; M. Sanuto, I Diarii, Venezia 1879-1903, IV, V, VIII-XIII, XVI-XXIV, XXVI-XXIX, XXXIV-V, XXXIX-XLVIII, L, LII, LV, LVI, ad Indices; Catalogue des actes de François Ier, Paris 1887-1907, I, pp. 14, 96, 667; II, p. 319; V, p. 312; VI, pp. 56, 255, 391; VII, pp. 128, 131, 421, 535, 680, 690; VIII, p. 577; IX, p. 603; J. Barrillon, Journal,1515-21, a cura di P. de Vaissière, Paris 1897, I, pp. 137-40, 304, 306, 323; I libri commemoriali della Repubblica di Venezia: Regesti, a cura di R. Predelli, Venezia 1904, VI, pp. 68, 89, 187-88, 191-92, 192-93, 194; A. de Beatis, Die Reise des Kardinals Luigi d'Aragona..., a cura di L. v. Pastor, Freiburg 1905, p. 136; M.Schiner, Korrespondenzen und Akten..., a cura di A. Büchi, III, in Quellen zur Schweizer Geschichte, n.s., VI (1925), p. 243; Dipacci agli ambasciatori venez. alla corte di Roma presso Giulio II, a cura di R. Cessi, Venezia 1932, pp. 162-63, 201-02, 225; D. Erasmus, Opus epistolarum, acura di P. S. Allen, IX, Oxford 1938, pp. 105, 417-19; B. Castiglione, Il Cortegiano, a cura di B. Maier, Torino 1964; Id., La seconda redazione del Cortegiano, a cura di G. Ghinassi, Firenze 1968; F. Sansovino, Origine e atti delle famiglie illustri d'Italia, Venezia 1670, pp. 391-93; J.Hermant, Histoire du diocèse de Bayeux, Caen 1705, pp. 434-36; F.Ughelli-N. Coleti, Italia Sacra, VII, Venetiis 1721, coll. 155-156; P. Labbé-G. Cossart, Sacrosancta Concilia..., Venetiis 1732, XIX, pp. 678, 708, 730, 765, 788, 861; B. Baldi, Della vita e de' fatti di Guidobaldo I,duca d'Urbino, Milano 1821, II, pp. 208, 218; P. Guaitoli, Mem. sulla vita di Sigismondo Santi da Carpi: Per Nozze Gondolfi-Buratti, Carpi 1871, pp. 18-21; A. Luzio, Federico Gonzaga ostaggio…, in Arch. d. R. Soc. romana di st. patria, IX (1886), pp. 527 n. 1, 559. n. 1; V.Cian, Fra' Serafino,buffone, in Arch. st. lombardo, XVIII (1891), p. 411; A. Luzio-R. Renier, Mantova e Urbino, Torino-Roma 1893, pp. 87, 147 n. 1, 213 n. 2; P. Villari, N. Machiavelli e i suoi tempi, Milano 1895, III, pp. 11, 304, 332, 432-34; A. A. Bernardy, Cesare Borgia e la Repubblica di San Marino, Firenze 1905, pp. 54, 63, 77-81, 83-86; V.-L. Bourrilly, G. du Bellay, Paris 1905, pp. 23, 31, 41, 109, 145; A. Bonardi, Venezia e C. Borgia, in Nuovo Archivio veneto, n.s., XX (1910), pp. 407 n. 3, 426-28; A. Luzio, La reggenza d'Isabella d'Este..., in Arch. st. lombardo, s. 4, XIV (1910), pp. 55 n. 1, 61, 64, 65-66, 68-69, 70, 72, 78-79, 101; Id., I preliminari della Lega di Cambrai, Milano 1912, p. 29 n. 1; E. Rossi, Memorie ecclesiastiche di Urbania, Urbania 1936, pp. 71-75; C. H. Clough, C. Sforza..., in Atti e mem. della Dep. di st. patria per le province di Romagna, n.s., XV-XVI (1967), p. 231; R. Ridolfi, Vita di N. Machiavelli, Firenze 1969, pp. 339, 536.

Il testamento del C. redatto dal notaio Girolamo Piacentini è in Archivio di Stato di Verona, Antico Ufficio del Registro,Testamenti 1531, n. 274; per una diversa versione, già nell'Archivio Canossa, cfr. Orti-Manara, cit., p. 35 n. 63; G. B. Da Persico, Verona e la provincia, Verona 1838, p. 23; G. Da Re, La morte di mons. L. di C. …, in Atti dell'Accademia di agricoltura,lettere,arti e commercio di Verona, s. 4, IX (1908), pp. 1-10.

Per la biblioteca del C. vedi S. Maffei, Verona illustrata, Milano 1825, III, 2, pp. 303-04; per le attività edilizie, e la "familia", Da Persico, cit., pp. 42, 291; H. Omont, Le premier professeur de langue grecque au Collège de France..., in Revue des études grecques, XVI (1903), pp. 417-19; L. di Canossa, Studi e ricerche intorno al Palazzo Canossa, in Madonna Verona, XI (1908), pp. 63-71; P. Gazzola, M. Sanmicheli: Catalogo di una mostra, Venezia 1960, pp. 118-21, tavv. 36-50; E. Tea, I palazzi sanmicheliani, in M. Sanmicheli: Studi…, Verona 1960, p. 59; F. Secret, Documents oubliés sur P. Paradis…, in Bibl. d'Humanisme et Renaissance, XXX (1968), pp. 347-53.

Per i rapporti del C. con i suoi amici: B. Castiglione, Lettere, a cura di A. Serassi, Padova 1769, I, pp. 57, 63, 100-01, 161, 164, 170; Id., Due lettere inedite, a cura di A. Valdrighi, in Indicatore modenese, I (1851), pp. 18-19; P. Bembo, Lettere, I, in Opere, Milano 1809, V, pp. 241-46; L. Ariosto, Lettere, a cura di A. Cappelli, Bologna 1887, p. CLXXXI; B. Dovizi, Epistolario, a cura di G. L. Moncallero, Firenze 1955-65, I, pp. 285, 333, 428, 450, 457, 468; II, pp. 93, 164-65, 214-15; L. Ariosto, Lettere, a cura di A. Stella, Milano 1965, p. 11; R. Renier, Notizie di lettere inedite del Castiglione: per Nozze Solerti - Saggini, Torino 1889, pp. 16-17; J. Cartwright, B. Castiglione, London 1908, I, pp. 85, 115-16, 165; II, pp. 64, 244; O. Viviani, Ilvescovo di Verona... e il riordinamento dei monasteri femminili, in Atti dell'Accademia di agricoltura,scienze e lettere di Verona, s. 8, VI (1957), pp. 133-66; A. Prosperi, Tra evangelismo e controriforma: G. M. Giberti, Roma 1969, ad Indicem; B. Pullan, Richand poor in Renaissance Venice, Oxford 1971, pp. 224, 271-72, 379.

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