Longobardi

Enciclopedia Dantesca (1970)

Longobardi

Simonetta Saffiotti Bernardi

Popolo di origine germanica che nel 569 scese in Italia, stanziandosi nella parte settentrionale della penisola, quindi procedette nell'Italia centrale e meridionale ove si formarono i due potenti ducati di Spoleto e Benevento.

I rapporti fra i L. e la popolazione locale, dopo i primi tempi dell'invasione, che non fu particolarmente contrastata limitandosi i Bizantini alla difesa delle città, si equilibrarono in una convivenza pacifica che favorì il processo di assimilazione, in stato già avanzato alla metà del secolo successivo. Difficili e mutevoli tuttavia furono i rapporti con la Chiesa; infatti, dopo un primo momento di aperta ostilità che l'energia e la mediazione di Gregorio Magno riuscirono a reprimere con la conversione del popolo al cattolicesimo, promossa da questo papa coadiuvato dalla regina Teodolinda, si ebbe un notevole avvicinamento fra i L. e Roma, intesa che la reazione ariana favorita da Rotari non giunse a scalfire. Nel secolo VIII, mentre i rapporti di Roma con Bisanzio divenivano sempre più precari, quelli con i L. s'intensificavano, ma quando Liutprando iniziò un allargamento territoriale a spese dei Greci dell'esarcato la reazione del papa, che paventava di ridursi al rango di vescovo longobardo, fu decisamente ostile. Con i successori di Liutprando, determinandosi sempre più nettamente la spinta espansionistica, i rapporti dei L. con Roma divennero sempre più ostili tanto che papa Stefano II si rivolse ai Franchi, conferendo a quei re un carattere sacrale che li distinse fra gli altri e fu la forza della dinastia.

Alle vicende di questa contesa e al conseguente intervento franco si riferisce D. in Pd VI 94 (quando il dente longobardo morse / la Santa Chiesa, sotto le sue ali / Carlo Magno, vincendo, la soccorse). L'espressione dente longobardo vuol mettere in evidenza la ferocia di questo popolo - ferocia che, come si è visto, è più che altro un ‛ topos ' storiografico - in contrasto con l'intervento provvidenziale dell'aquila imperiale; altro riferimento esplicito a questa vicenda è in Mn III X 18 (Adrianus papa Carolum Magnum sibi et Ecclesiae advocavit ob iniuriam Longobardorum, tempore Desiderii regis eorum). In Ep V 11, inoltre, D. si rivolge al popolo italiano esortandolo: Pone, sanguis Longobardorum, coadductam barbariem; et si quid de Troyanorum Latinorumque semine superest, illi cede, ne cum sublimis aquila fulguris instar descendens adfuerit, abiectos videat pullos eius; ritorna quindi il motivo del contrasto fra i L. e l'imperatore; ne mette inoltre in evidenza la provenienza chiamandoli Scandinaviae soboles (§ 12), ma qui D. cade in errore, rifacendosi a notizie date da Paolo Diacono il quale con ogni probabilità ricalca tradizioni dei Goti, mentre l'origine dei L. è da ricercare nella zona del basso Elba.

Infine in VE I XV 3 D. spiega la ‛ garrulità ' di certi dialetti di Lombardia ex commixtione advenarum Longobardorum terrigenis.

Bibl. - Oltre alla bibliografia citata alle voci Adriano I, Carlo Magno, Desiderio, Italia, Lombardia, si veda O. Bertolini, Roma di fronte a Bisanzio e ai Longobardi, Bologna 1941, passim.

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