LORENZI, Giovanni Battista, detto Battista del Cavaliere

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66 (2006)

LORENZI, Giovanni Battista (Battista), detto Battista del Cavaliere

Maurizia Cicconi

Nacque a Settignano, presso Firenze, intorno al 1527-28 (Borghini tra il 1583-84, lo dice cinquantaseienne) da Domenico. Fu scultore e forse architetto, comunque capocantiere (Utz, 1973, p. 39).

Se è vero che Domenico nacque da Piero (Id., 1969, p. 12), non è possibile che egli fosse fratello di Gino di Antonio Lorenzi, padre degli scultori Antonio e Stoldo, come viene generalmente affermato. Dai documenti si apprende comunque che il L., Antonio e Stoldo erano cugini; ma non si sa di quale grado. Un fratello del L., Andrea (documentato tra il 1565 e il 1599: Thieme - Becker), attestato nel 1595 a Mantova, nei registri dell'Opera del duomo di Pisa è detto coinquilino del L. ed erede della bottega alla sua morte (Utz, 1969, p. 12).

Entrato nella bottega di Baccio Bandinelli verso il 1540 (ragione per cui fu noto come Battista del Cavaliere), il L. collaborò forse con il maestro al monumento a Giovanni delle Bande Nere e nei lavori per il duomo di Firenze (Schallert, 1998, pp. 31, 143). Borghini ricorda tra le sue prime opere le quattro Stagioni (perdute), eseguite su incarico di Bastiano del Pace (Vasari, VII, p. 638) per conto dei Guadagni e destinate alla loro residenza in Francia. Il gruppo, già terminato entro il 1568 eccetto che per la statua dell'Autunno, fu commissionato verso il 1563-64, ed è successivo alla statua di Giovane per la tomba di papa Paolo IV (distrutta) che il L. realizzò come collaboratore di Vincenzo de' Rossi nel corso del suo soggiorno romano (1558-59).

Incerta è, invece, la sua partecipazione, nella medesima veste, ai lavori per la cappella Cesi in S. Maria della Pace a Roma (Schallert, 1998, p. 173), così come la paternità per il busto di Uberto Strozzi in S. Maria sopra Minerva, già attribuito al L. con datazione al 1553 (Weinberger).

Nel 1563 il L. era certamente a Firenze, dove ebbe la carica di console presso l'Accademia del disegno, per la quale eseguì una statua in occasione della festa di S. Luca (Parronchi, p. 143).

Autore, in occasione delle esequie di Michelangelo, della statua della Pittura, il L. fu l'artefice anche della Pittura e del busto di Michelangelo per la tomba di questo in S. Croce (1568 circa); fu inoltre responsabile, coadiuvato da Romualdo d'Antonio Malaspina da Settignano, dei lavori di intaglio e posa dei marmi, che provvide a recuperare.

Ben documentati (Frey), questi lavori si datano tra il dicembre 1564 e il 1572. Il L., che per lavorare all'opera si trasferì nello studio di via Mozza, già di Michelangelo, ricevette il saldo finale nel 1572. Nel conto fu inserito il compenso anche per i trofei (che, destinati ai pilastri del monumento, non vennero poi posti in opera) e per un putto non portato a termine per volontà del finanziatore Leonardo Buonarroti (forse quello del Victoria and Albert Museum di Londra, di cui esisterebbe anche un modello in cera, a Firenze, Casa Buonarroti: Utz, 1969, pp. 56-62) .

Negli stessi anni l'attività del L. proseguì anche per altri committenti, in particolare per i Medici, con i quali ebbe rapporti di servitù.

Nel 1565 partecipò agli apparati delle nozze di Francesco I (oltre ai lavori all'arco della Paglia e a quello degli Spini, sue sono le statue dei fiumi Arno e Danubio e dell'Imeneo per l'arco dei Ricasoli). Realizzò poi una fontana in marmo che Cosimo I donò a uno spagnolo non identificato e che va verosimilmente riconosciuta nel Tritone (Palermo, Galleria regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis), già dato a Camillo Camillani (Wiles, p. 131), databile tra 1569 e 1571 (Remington, p. 64) e comunque entro il 1584, quando è citato da Borghini. Non è stato ancora rintracciato, invece, il marmo con l'Arcangelo Michele e il diavolo (1589 circa), commissionato da Giulio Ricci e destinato alla Spagna. Tra il 1565 e il 1575, per Isabella de' Medici avrebbe eseguito il Ganimede (Boboli, omonima fontana), in origine nella galleria di Pratolino (Keutner). L'attribuzione di quest'opera è però contestata da Pizzorusso (v. anche E.D. Schmidt, 2000, p. 79), che gli restituisce un piccolo marmo con una Toletta di Venere.

Opere certe del L. sono l'Alfeo e Aretusa (1568-70: New York, Metropolitan Museum) per la villa Il Paradiso di Alamanno Bandini, e la fontana di Perseo per il palazzo di Iacopo Salviati (ora a Firenze, palazzo Nonfinito, documentata tra il 1574 e il 1578: Utz, 1973, p. 39), entrambe datate tra il 1568 e il 1584 (Remington).

L'attività fiorentina del L. è attestata anche dai lavori per l'apparato delle nozze di Ferdinando I (1589), in occasione delle quali realizzò, per la facciata di S. Maria del Fiore, le statue di S. Miniato e di S. Antonino Vescovo (Firenze, duomo, soffitta della tribunetta nord). Sulla base di queste, si è attribuita con cautela al L. anche una statuetta lignea di Vescovo (Berlino, Staatliche Museen: Schlegel).

Il L. trascorse l'ultimo decennio della sua vita a Pisa, dove si trasferì tra la fine del 1583 e gli inizi del 1584, probabilmente per succedere al defunto cugino Stoldo (di cui fu esecutore testamentario e curatore dei figli) nei lavori per il duomo. Qui provvide al definitivo assetto delle cappelle dell'Annunziata e dell'Incoronata, progettò la cosiddetta Lampada di Galileo (1584), fusa da Vincenzo Possanti entro il 1586. Per la cappella di S. Ranieri, di cui fu forse architetto (Catalogo delle cose d'arte(, p. 59), realizzò il rilievo dell'altare, scolpì il S. Efisio (1592) e abbozzò (1594) la statua di S. Potito poi conclusa da Paolo Guidotti (Scultura a Pisa(, p. 239).

E.D. Schmidt (2000), che pubblica come del L. anche un busto della Musa Clio (Firenze, collezione privata), gli restituisce anche i due busti di Adriano e dello Pseudo Bruto (Pisa, Opera del duomo) già dati a Giovanni Bandini, mentre (1998) mantiene a quest'ultimo l'esecuzione del busto di Bruto (Roma, Galleria Colonna), proveniente dalla raccolta di Iacopo Salviati (per gli stretti rapporti del L. con Salviati, per il quale, nel corso degli anni Settanta, restaurò numerose opere della sua collezione antiquaria, coordinando, al tempo stesso, il lavoro di numerosi artisti, si rimanda al contributo di Utz, 1973).

Al L. spetta anche l'abbozzo del busto di Cosimo I, terminato da Rodolfo Sirigatti (1587-88: Pisa, palazzo dei Cavalieri), e, forse, la progettazione del monumento funebre di Bartolomeo de' Medici (Pisa, Camposanto: Scultura a Pisa(, pp. 152, 263).

Il fatto che il L. fosse subentrato nella bottega fiorentina di via della Pergola appartenuta a Benvenuto Cellini (1571) è una ulteriore dimostrazione delle strette relazioni che questo scultore ebbe con la famiglia Lorenzi.

La conoscenza tra i due risaliva almeno al 1560, quando al L. furono pagate 260 lire per aver aiutato Cellini nella realizzazione del modello in terra del Nettuno. Bisogna però escludere che spetti al L. l'esecuzione del Busto di cavaliere armato (collezione privata) che Parronchi vorrebbe da un lato mettere in relazione con un lavoro ordinato da Iacopo Salviati per conto della vedova di Cellini, Piera de' Parigi, e dall'altro identificare con una testa di marmo che compare nell'inventario post mortem di quest'ultimo.

Il L. morì a Pisa, nella casa di proprietà dell'Opera del duomo dove abitava, l'8 genn. 1594 (E.D. Schmidt, 2000, p. 78, corregge per via documentaria la data 1593 indicata da Utz, 1969, p. 20) e fu sepolto in S. Marco.

Tra le altre opere del L. si menzionano due acquasantiere (Firenze, S. Trinita), il fusto di una fontana (San Marino, in California, Huntington, Botanical Gardens: attribuzione di Acidini Luchinat, 1990), il discusso Pulpito di Ognissanti e i due Tritoni su delfini (New York, Metropolitan Museum e Frick Collection), restituiti al L. grazie al confronto con l'opera di Palermo (Weihrauch). La produzione di sculture di piccolo formato sarebbe attestata anche da un bronzetto, già dato ad Adrien de Vries come, del resto, le due opere precedenti (Jestaz).

Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite( (1568), a cura di G. Milanesi, Firenze 1906, VII, pp. 304, 316 s., 638; VIII, p. 618; R. Borghini, Il Riposo (1584), a cura di M. Rosci, I, Milano 1967, pp. 108, 598 s.; L. Tanfani Centofanti, Notizie di artisti tratte dai documenti pisani, Pisa 1897, ad ind.; E. Steinmann - H. Pogatscher, Dokumente und Forschungen zu Michelangelo, in Repertorium für Kunstwissenschaft, XXIX (1906), pp. 408 s.; Catalogo delle cose d'arte e di antichità d'Italia, II, 1, Pisa, a cura di R. Papini, Roma 1912, pp. 59, 63, 67, 74 s., 94; E. Steinmann, Die Portraitdarstellungen des Michelangelo, Leipzig 1913, pp. 75-77; K. Frey, Der literarische Nachlass Giorgio Vasaris, II, München 1930, pp. 117 s., 121, 138 s., 209 s., 223 s., 341, 380, 452, 634 s., 640 s., 643 s., 646, 651 s., 660, 673, 720, 908; B.H. Wiles, The fountains of Florentine sculptors and their followers from Donatello to Bernini, Cambridge, MA, 1933, pp. 38, 89 n. 2, 92, 98 n. 1, 102 n. 4, 115, 131, 137 s.; P. Remington, Alpheus and Arethusa. A marble group by Battista L., in The Metropolitan Museum of art Bulletin, XXXV (1940), marzo, pp. 61-65; M. Weinberger, The bust of Antonio Galli in the Frick Collection, in Gazette des beaux-arts, XXVII (1945), p. 262; H. von Einem, Ein verlorenes Sklavenmodell Michelangelos?, in Rivista d'arte, XXVIII (1953), 3, pp. 145-155; J. Pope Hennessy - L.R. Lightbown, Catalogue of Italian sculpture in the Victoria and Albert Museum, II, London 1964, pp. 445 s., fig. 482; H.R. Weihrauch, Europäische Bronzettenstatuen, Braunschweig 1967, p. 188; J.K. Schmidt, Le statue per la facciata di S. Maria del Fiore in occasione delle nozze di Ferdinando I, in Antichità viva, VII (1968), 5, pp. 43 s.; B. Jestaz, Travaux récents sur les bronzes, I, Renaissance italienne, in Revue de l'art, II (1969), 5, p. 81; H. Utz, Battista L.: Studien zur Entwicklung der florentiner Skulptur in der zweiten Hälfte des 16. Jahrhunderts, Frankfurt a.M. 1969; J. Pope Hennessy, The Gherardini Collection of Italian sculpture, in Victoria and Albert Museum Yearbook, II (1970), p. 21; H. Utz, Neue Dokumente und Anmerkungen zu einigen Werken des Pierino da Vinci, in Storia dell'arte, IV (1972), 14, p. 110; Id., Skulpturen und andere Arbeiten des Battista L., in Metropolitan Museum Journal, VII (1973), pp. 37-70; H. Keutner, Il "Ganimede" di Battista L., Firenze 1982, pp. 11-24; Scultura a Pisa tra '400 e '600, a cura di R.P. Ciardi, Firenze 1987, ad ind.; C. Acidini Luchinat, Una fontana sconosciuta del Cinquecento fiorentino, in Artista, II (1990), pp. 208-221; U. Schlegel, Una statuetta di Battista L., in Kunst des Cinquecento in der Toskana, a cura di M. Cämmerer, München 1992, pp. 372-374; A. Cecchi, L'estremo omaggio al "padre e maestro di tutte le arti". Il monumento funebre di Michelangelo, in Il Pantheon di S. Croce a Firenze, a cura di L. Berti, Firenze 1993, pp. 57-82; A. Parronchi, Un busto di cavaliere armato, in Scritti in onore di Alessandro Marabottini, a cura di T. Pugliatti, Roma 1997, pp. 143-148; M.T. Lazzarini, La "Lampada di Galileo" nel duomo di Pisa, Pisa 1998, pp. 19 s., 24, 26-28, 53, 57, 71 s., 75, 77 s.; R. Schallert, Studien zu Vincenzo de' Rossi. Die frühen und mittleren Werke (1536-1561), Hildesheim 1998, pp. 31, 119-127, 143, 173, 257 s.; E.D. Schmidt, Giovanni Bandini tra Marche e Toscana, in Nuovi Studi, III (1998), 6, p. 68; L.A. Waldman, A case of mistaken identity: the Martellini Jupiter by Giovanni di Scherano Fancelli, in The Burlington Magazine, CXL (1998), p. 795 e n. 47; C. Pizzorusso, in Cinque sculture e un tessuto del Rinascimento (catal.), a cura di M. Vezzosi, Firenze 2000, p. 14; E.D. Schmidt, Eine Muse von Battista L., in Pantheon, LVIII (2000), pp. 73-80; R. Schallert, Ein Triton-Brunnen von Giambologna?, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XLV (2001), pp. 510, 512, 518; F. Vossilla, Un'attribuzione a Baccio Bandinelli, ibid., p. 285; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 388 (s.v. Lorenzi, Battista di Domenico).

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