GRANETTI, Lorenzo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 58 (2002)

GRANETTI, Lorenzo

Cristina Ceccone

Nacque a Beinette, presso Cuneo, il 20 giugno 1801 da Giovanni Alberto e da Angela Eula, originaria di Villanova Mondovì. Laureatosi in medicina e chirurgia a Torino, si avviò alla carriera nella sanità militare, pervenendo ben presto al grado di maggiore e quindi al titolo di chirurgo dell'ospedale divisionario militare di Torino. Nel 1829 fu chiamato a organizzare e dirigere, senza percepire alcun compenso, l'infermeria annessa alla parrocchia del Corpus Domini in Torino. La struttura, allestita l'anno precedente su iniziativa di Giuseppe Benedetto Cottolengo, ebbe però vita breve, in quanto il governo piemontese, seriamente preoccupato per un'epidemia di colera, con un'ordinanza ministeriale ne decretò la soppressione il 19 sett. 1831. Il 27 apr. 1832 il Cottolengo aprì nella zona di Valdocco un nuovo ricovero destinato ad accogliere i malati cronici, gli affetti da tubercolosi e in generale i pazienti indigenti, e ne offrì la direzione al G.: l'istituzione, in seguito denominata Piccola Casa della Divina Provvidenza sotto gli auspici di S. Vincenzo de Paoli, si ampliò col tempo fino a divenire un vero e proprio paese, conosciuto come "cittadella di carità". All'iniziativa aderirono con entusiasmo numerosi altri medici, ospedalieri e docenti universitari, tra i quali A. Riberi, medico personale del re Carlo Alberto e di C. Cavour, e B. Gastaldi, in seguito titolare della cattedra di medicina dell'Università di Palermo. Col Gastaldi il G. studiò l'effetto benefico del clima d'alta montagna sui pazienti tubercolotici e sperimentò i buoni risultati ottenuti con le inalazioni di nitrato d'argento, per la cui esecuzione ideò un apposito apparecchio, nel trattamento della tubercolosi laringea. Fortemente attratto da questi problemi clinici, il G. decise di creare anche nell'ospedale Cottolengo, sul modello dell'Opera pia sanatorio di S. Luigi di Torino, un reparto per i malati di tubercolosi, che venne in seguito ampliato e adeguatamente finanziato.

L'attività svolta dal G. alla direzione del Cottolengo fu preziosa sia nel campo medico-scientifico, sia sul piano organizzativo e amministrativo: infatti i rapporti stabiliti con i docenti dell'Università, la disponibilità di un vasto materiale clinico, l'allestimento presso il nosocomio di un ricco museo di pezzi anatomici utilizzato come materiale didattico anche dalla facoltà medica costituirono per i medici e i chirurghi un valido incentivo ad approfondire le loro conoscenze nei vari settori della disciplina; mentre la sapiente gestione della struttura sfociava nella realizzazione di una farmacia interna e di una scuola per la formazione di infermiere diplomate. Nel 1838 Carlo Alberto concesse alle suore di S. Vincenzo la facoltà di eseguire presso l'ospedale gli interventi di flebotomia, subordinata però al possesso di un diploma conseguito con esame sostenuto innanzi a una commissione composta da un professore, un dottore e un chirurgo: il G. fece parte della prima commissione istituita per il conseguimento del diploma il 23 marzo 1838.

Oltre a prestare l'opera di medico e chirurgo, il G. accompagnava e assisteva i malati alle cure termali presso Acqui, studiando i diversi casi con metodo scientifico e con osservazioni sperimentali: dimessosi nel 1835 dall'ufficio di chirurgo maggiore dell'esercito, egli prestava ormai a tempo pieno la sua caritatevole opera nel nosocomio fondato dal Cottolengo. Maturava nel frattempo la sua adesione alla medicina omeopatica, i cui principî terapeutici applicava unitamente a quelli allopatici nel trattamento degli infermi ospedalizzati.

Nel 1839 l'approvazione in Piemonte di norme sulla libera vendita da parte delle farmacie di medicinali omeopatici aveva di fatto segnato un tacito riconoscimento giuridico dell'esercizio libero della medicina omeopatica. Ne nacquero dispute e polemiche tra i seguaci del metodo di S. Hahnemann e i cultori della medicina tradizionale, nelle quali si inserì anche un vivace scambio di opinioni tra il G. e G.B. Borelli, allora direttore del periodico Gazzettamedica degli Stati italiani (Risposta ad un articoletto contro la scienza omeopatica inserito nella Gazzetta medica degli Stati italiani, Torino 1852). Nata, per iniziativa di I. Porta Bava, l'Associazione omeopatica di Torino, il G. ne fu nominato tesoriere nel 1849; nello stesso anno gli venne anche affidata la direzione di due sale dell'ospedale Cottolengo adibite esclusivamente alle cure omeopatiche. Durante le vicissitudini della prima guerra d'indipendenza, egli aprì l'ospedale, affidato alla sua direzione, ai numerosissimi emigrati e ai militari (si veda Calendario generale pe' Regii Stati, 1850, p. 699), e all'efficacia dei metodi terapeutici messi in atto attribuì l'esiguo numero di decessi e il felice esito di molte storie cliniche registrate nelle statistiche degli anni 1848-49. Fervente cattolico, nel 1850 il G., probabilmente influenzato dalle notizie sull'Opera della propagazione della fede fondata in Francia da Pauline-Marie Jaricot e diffusasi in molte regioni italiane fin dal 1836, decise di recarsi a Roma per insegnare medicina ai missionari del collegio di Propaganda Fide. Nel 1852, nominato medico governativo per le terme di Acqui, dovette lasciare la direzione del Cottolengo, forse anche in seguito a manovre di medici allopatici che gli erano ostili. Medico di casa Savoia, nel 1856, insieme con G.F. Finella, dette vita a una benefica istituzione, il dispensario omeopatico di beneficenza di Nizza Marittima, destinato a prestare cure e assistenza agli indigenti. Nel 1857 fu chiamato quale medico primario presso l'Istituto dello Spirito Santo, piccolo ospedale omeopatico dotato di soli 6 posti letto destinato ad accogliere i malati più poveri, fondato a Nizza Marittima da P. Arnulfi, sotto gli auspici di Vittorio Emanuele II, della famiglia imperiale di Russia e del duca di Parma, che concorsero all'iniziativa anche con personali sottoscrizioni in considerazione, forse, della generale popolarità e simpatia che la corrente medica omeopatica incontrava nella sua diffusione.

Preziose notizie sull'attività clinico-scientifica e ospedaliera del G. sono contenute in appunti da lui diligentemente redatti, rimasti inediti, conservati presso l'Archivio storico dell'Opera pia Cottolengo. In essi sono reperibili anche interessanti riferimenti storici, quali la decisione presa da Carlo Alberto, su suggerimento del Cottolengo, di costruire ad Acqui il nuovo stabilimento balneo-sanitario per indigenti, la cui prima pietra venne posta il 10 sett. 1847; e alcuni appunti per la stesura di una biografia del Cottolengo. Le osservazioni sulle storie cliniche e sui procedimenti terapeutici sono illuminanti sulla formazione medica del G.: favorevolmente colpito dal buon esito delle cure omeopatiche riferito da alcuni pazienti, egli decise di aderire alla dottrina hahnemanniana, come narrò poi nel Giornale dimedicina omeopatica del 1848 (I, pp. 155 s.) e nel 1851 partecipò a Parigi al congresso di medicina omeopatica. Fu autore di alcuni scritti di argomento medico: Prospetto clinico-chirurgico della Piccola Casa della Divina Provvidenza sotto gliauspici di S. Vincenzo de Paoli dall'origine sino a tutto l'anno 1838 con alcune operazioni eseguite dal dottore L. G., Torino 1841; Cenni sulle terme d'Acqui, ibid. 1841, dedicata a Carlo Alberto; Cenni sulla lebbra, ibid. 1841; La medicina specifica applicata in particolare al trattamento delle lesioniorganiche risultanti da violenza di corpi meccanici massime dai proiettili di guerra, ibid. 1848, dedicato "al prode e valoroso esercito piemontese"; Guidapratica dei balneanti delle terme di Acqui, ibid. 1853. Fu redattore del Giornale di medicina omeopatica, di cui comparvero soltanto le annate 1848 e 1849, inserendovi anche alcuni arguti e pittoreschi interventi.

Cessata l'attività dell'ospedale di Nizza Marittima nel 1860, il G. si ritirò in una sua casa nella cittadina di Leyni (oggi Leinì), presso Torino. Caduto malato, fu ricoverato nel Cottolengo di Torino nell'aprile 1871, ove il successivo 5 settembre morì. Fu tumulato a Torino due giorni dopo.

Fonti e Bibl.: A. Lodispoto, Storia della omeopatia in Italia, Roma 1961, pp. 173-204, 297 s., 394; G. Donna d'Olderico, L. G. primo primario chirurgo e direttore sanitario dell'ospedale Cottolengo, in Riv. di storia della medicina, V (1961), pp. 167-175, e in Giorn. di batteriologia, virologia ed immunologia ed annali dell'ospedale Maria Vittoria di Torino, LV (1962), pp. 267-284; Id., Il chirurgo della Piccola Casa della Divina Provvidenza G. e i suoi interventi sul capo e sulcollo, ibid., pp. 296-300; Id., Il primato sociale del Cottolengo nell'assistenza ospitaliera ed ospedaliera del Risorgimento, in Atti del II Congresso italiano di storia ospitaliera. Torino… 1961, Ciriè 1962, pp. 77-133.

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