RUSCA, Lotario

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 89 (2018)

RUSCA, Lotario (I)

Paolo Grillo

RUSCA, Lotario (I). – Nacque probabilmente nel terzo decennio del Duecento, da Alberto Rusca.

I Rusca (o Rusconi) furono la più prestigiosa e potente stirpe aristocratica comasca dell’età comunale. Come la maggior parte delle grandi famiglie della città, non basava la sua ricchezza sul controllo di castelli e signorie, quanto su estesi beni fondiari e diritti di decima. Presenti nell’élite consolare comasca sin dalla metà del XII secolo, i Rusca conservarono la loro importanza anche nei primi decenni del Duecento, esprimendo un buon numero di podestà, che ressero alcuni fra i principali comuni urbani dell’Italia settentrionale. Dopo la lunga stagione delle guerre di Federico II, anche a Como si delinearono due partiti: la fazione Ruscona, aristocratica e filoimperiale, si contrapponeva a quella Vitana, filopopolare e anti-imperiale. Il comando della pars dei Rusca era saldamente in mano alla famiglia, fra i cui componenti spiccavano nel 1250 Lotario e il fratello Giordano, anche in virtù delle disponibilità economiche, che consentirono loro di costruire una torre sulla piazza del macello, segno del ruolo dominante della famiglia. Fino al 1252 gli scontri tra le due parti furono estremamente duri, con momentanei successi dell’una o dell’altra, finché si giunse a una prima pacificazione. Gli scontri si riaccesero nel 1256 e la pars Rusconorum riuscì a impadronirsi del governo cittadino. Il conflitto tra le fazioni comasche si intrecciava strettamente con quello, contemporaneo, fra nobili e popolari milanesi, momentaneamente risolto il 4 aprile 1258 con la pace di Sant’Ambrogio, i cui effetti si estesero anche a Como. La lotta riprese però nell’anno seguente, portando a un intervento armato del Popolo milanese, guidato da Martino della Torre. Una sentenza arbitrale della Credenza di Sant’Ambrogio del 27 novembre 1259, pronunciata da Martino, mise Como nelle mani di Martino della Torre, che ottenne la podesteria decennale; al suo fianco erano i membri della pars Vitanorum. Costoro poterono ricostruire le loro torri, mentre quella di Lotario e Giordano Rusca, edificata sopra le macellerie, fu demolita.

Nei decenni successivi i contrasti continuarono, ma Rusca non ne emerge dalle fonti con un ruolo personale particolarmente significativo. Una parte dei Rusca, che pur avevano sottoscritto l’accordo del 1259, finì con l’abbandonare la città, unendosi agli aristocratici banditi da Milano, di cui Giordano Rusca prese il comando.

Nel 1263, dopo la morte di Martino della Torre, i conflitti civili in Como si riaccesero violentemente, con una doppia elezione di podestà rivali: Filippo della Torre per i Vitani e Corrado da Venosta per i Rusca. Ne seguì una nuova battaglia urbana, che vide i primi vincitori. La pars Rusconorum fu definitivamente resa illegale e i suoi membri, banditi, si rifugiarono in gran parte nelle valli alpine, sotto la protezione dei signori retici.

Sullo scorcio del 1276 a Como si ebbe una sollevazione contro i della Torre e la città aprì le porte all’arcivescovo esule di Milano, Ottone Visconti. Nella città prese il potere il vescovo Giovanni Avvocati, che richiamò i Rusca esuli e iniziò una dura politica di repressione contro la pars Vitanorum. L’esercito comasco ebbe poi una parte di primo piano nella battaglia di Desio, che il 21 gennaio 1277 vide le forze di Ottone Visconti prevalere su quelle dei della Torre. Napoleone della Torre e i suoi familiari superstiti si consegnarono alle truppe di Como e furono imprigionati nel castello del Baradello, che domina la città lariana, dove Napoleone stesso morì il 16 agosto 1278.

I nuovi regimi di Milano e di Como strinsero una forte alleanza, della quale fu protagonista anche Rusca, chiamato nel 1279 quale podestà della metropoli ambrosiana: durante il suo incarico si ebbe l’importante riforma che istituì la magistratura dei Dodici di provvisione, destinati ad assumere un ruolo di primo piano nel governo cittadino. Forse nello stesso anno sposò una figlia di Guglielmo VII di Monferrato, capitano di guerra a Milano.

Nel febbraio del 1282 Rusca poté abbattere il potere di Giovanni Avvocati e assumere la guida della città di Como. Dopo violenti scontri in città e nel contado, dove le forze dei Rusca si impadronirono dei castelli episcopali di Castel San Pietro e Pontegana, nell’attuale Canton Ticino, il vescovo fu cacciato. Subito i vincitori si accordarono con Guglielmo VII, marchese di Monferrato e signore di Milano, assegnandogli nel marzo successivo la carica decennale di capitano, ovvero di comandante militare di Como e territorio (e restandogli fedeli anche quando Ottone Visconti, nel dicembre del 1282, lo cacciò da Milano). Rusca allontanò inoltre da Como Simone da Locarno, uomo di Ottone, e assunse i pieni poteri in città con il titolo di capitano del Popolo; nel maggio del 1283 ottenne anche l’appoggio del re dei Romani Rodolfo d’Asburgo, con il quale concluse un trattato di amicizia e alleanza.

Nel 1284 Como e Milano giunsero allo scontro armato e per ottenere nuovi aiuti Rusca fece liberare i della Torre superstiti dalla prigionia.

Si creò in tal modo un singolare mutamento di alleanze, che vide la ghibellina Milano alleata delle guelfe Cremona e Brescia contro i ghibellini Guglielmo di Monferrato e Lotario Rusca, alleati con i guelfi della Torre. Per il biennio 1284-85 le due parti si combatterono con alterna fortuna su un vasto fronte, che andava da Bellinzona a Lecco passando per il Seprio e la Brianza. Alla fine, non riuscendo a cacciare le forze torriane e comasche che si erano impadronite di Castelseprio, Ottone Visconti accettò di trattare. La pace di Lomazzo, del 3 aprile 1286, concluse il lungo conflitto e fu sottoscritta da Rusca in qualità di podestà del Popolo di Como e da suo figlio Pietro quale ambasciatore e sapiente della città.

Il trattato segnò un deciso successo di Rusca, che ottenne la conferma della sua carica, l’assoluzione della città dalla scomunica lanciata dal vescovo Avvocati, il controllo della rocca di Lecco e ampia influenza sui territori ambrosiani di Lecco stessa, della Valsassina, Valassina e Martesana. In teoria si sanciva il rientro in città di Avvocati ma il vescovo, non fidandosi, rimase ugualmente esule. A suggello dell’accordo, Lotario fu chiamato come podestà di Milano per il secondo semestre del 1286, seguito da Pietro nel primo semestre dell’anno successivo. La pace tra le due città venne rinnovata nel 1288, con l’esplicito accordo che si sarebbero garantiti il predominio dei Visconti su Milano e di Rusca su Como. Si spezzò invece l’alleanza fra la città lariana e il marchese di Monferrato.

Lotario Rusca è attestato come podestà del Popolo a Como nel 1283 e nel 1286 e probabilmente ricoprì la carica anche nei due anni intermedi e successivamente. Per il resto non sono noti altri suoi titoli formali. In effetti, il potere di Rusca a Como si basò soprattutto sul dialogo con le organizzazioni popolari e sul predominio formale della parte dei Rusca, che esprimeva a sua volta un proprio potestas e poteva influenzare la nomina del rettore comunale. Nel 1283 si stabilì che i tre podestà – del Comune, del Popolo e della Parte – avrebbero potuto emanare autonomamente tutti gli statuti necessari al buono stato della città, senza l’approvazione dei consigli municipali, e nel maggio del 1284 una norma diede loro il diritto di perseguitare e cacciare dalla città i nemici della fazione ruscona. In questo modo Rusca aveva concentrato quasi tutto il potere effettivo nelle mani del vertice cittadino, di cui aveva il pieno controllo, pur senza il bisogno di acquisire alcuna carica eccezionale o di farsi concedere l’arbitrium straordinario. Lotario coinvolse nel governo i due figli, Pietro e Corrado, affidando loro importanti incarichi nel territorio: il primo fu podestà di Lugano nel 1289, il secondo di Bormio nel 1287, di Lugano nel 1290 e di Chiavenna nel 1291.

Sotto il governo di Rusca si compì una fondamentale riorganizzazione delle scritture di governo cittadine, sia con la risistemazione e la riscrittura sistematica degli statuti cittadini, nel Volumen Parvum, sia con la raccolta dei più importanti atti della memoria comunale nel liber iurium, meglio noto come Vetera monumenta (1285). Probabilmente nella stessa epoca si ebbe l’introduzione della tassa sul sale. Rusca intraprese inoltre importanti iniziative edilizie. Sotto il suo dominio le mura cittadine furono ampliate nel settore nord-orientale per includere i sobborghi sorti sulla sponda del lago. Forse in connessione con questi lavori iniziò la costruzione dell’imponente castello urbano della Torre rotonda, posto alle spalle della cattedrale e volto a sorvegliare il cuore della vita pubblica cittadina, composto dal complesso della chiesa episcopale e dei palazzi del Comune. L’iniziativa doveva risalire al 1286, anche se la fabbrica procedette piuttosto lentamente e nel 1292 i lavori non erano ancora conclusi. Rusca fece costruire una torre nella piazza del mercato del grano, di fronte alla basilica di S. Fedele, per avere influenza anche su questo importante luogo degli affari urbani. La volontà di presidiare militarmente il territorio fece sì che anche il borgo di Lugano venisse dotato di un nuovo castello, e con ogni probabilità si deve a Rusca anche l’erezione della rocca di Montebello, a Bellinzona. Sembra che nel 1287 il Comune di Como abbia protestato contro di lui, accusandolo di aver messo guarnigioni proprie in diversi castelli appartenenti alla città.

All’esterno, Rusca si fece a lungo forte dell’alleanza con il marchese di Monferrato, che dal 1282 fu capitano generale, con compiti prevalentemente militari. Ebbe buoni rapporti con i signori retici, in particolare con i domini di Vatz. Dopo il 1286, comunque, la nuova amicizia con Milano portò Lotario a raffreddare i rapporti politici con Guglielmo VII, che non fu in grado di rivaleggiare con il suo potere all’interno della città.

Morì nell’autunno del 1291.

Il potere avrebbe dovuto probabilmente passare ai figli Pietro e Corrado, ma scoppiò una rivolta che riportò al governo i Vitani. Nel gennaio del 1292 le due parti, di comune accordo, attribuirono a Matteo Visconti il capitaniato quinquennale sulla città, che entrò momentaneamente, così come la famiglia Rusca, nell’orbita milanese.

Fonti e Bibl.: L. Brentani, Codice diplomatico ticinese. Documenti e regesti, I, Como 1929, pp. 68-75, doc. 42, 44, 52; Gli atti del Comune di Milano nel secolo XIII, III, 1277-1300, a cura di M.F. Baroni, Alessandria 1992, pp. 375-381, doc. 376.

B. Giovio, Historiae patriae libri duo, Venezia 1629, pp. 40-49, R. Rusca, Il Rusco, ovvero Dell’historia della famiglia Rusca, Venezia-Torino-Vercelli 1664, pp. 69-79; G. Rovelli, Storia di Como, II, Milano 1794, pp. 254-262; C. Campiche, Die Comunalverfassung von Como im 12. und 13. Jahrhundert, Zürich 1929, pp. 268-272; P. Schaefer, Il Sottoceneri nel Medioevo. Contributo alla storia del Medioevo italiano, Milano 1954, pp. 309-312; C. Becker, Il comune di Chiavenna nel XII e nel XIII secolo. L’evoluzione politico-amministrativa e i mutamenti sociali in un comune periferico lombardo, Chiavenna 2002, p. 285; P. Grillo, I secoli centrali del Medioevo, in Storia del Ticino. Antichità e Medioevo, a cura di P. Ostinelli - G. Chiesi, Bellinzona 2015, pp. 144-172 (in partic. pp. 159 s.).

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