LOTTA BIOLOGICA

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)

LOTTA BIOLOGICA

Sergio Bettini

. Varie sono le definizioni che gli autori danno del termine "l. biologica". I più usano il termine secondo un concetto classico ma restrittivo, come per es. B. P. Beirne (1967) che definisce la l. b. "impiego da parte dell'uomo di organismi viventi al fine di limitare, o evitare i danni provocati dagli organismi nocivi". Definizioni altrettanto limitative sono quelle di C. B. Huffaker (1971), di R. F. Smith e H. T. Reynolds, e di E. Biliotti (FAO, 1966). Comune a ognuna di queste definizioni è l'esclusione dal dominio della l. b., oltre che dei mezzi fisici e chimici, anche di tutto ciò che non sia organismo vivente. D'altra parte delimitare questo campo è, come vedremo in seguito, estremamente difficile. Esiste, per contro, una tendenza più moderna che nella l. b. comprende anche l'impiego di sostanze derivate, sia per estrazione che per sintesi, dagli organismi viventi escludendo tuttavia quelle originate dalle piante superiori (insetticidi, sinergici, ecc.). Seguendo la definizione meno limitativa del termine, si possono considerare come metodi di l. b. anche quelli che impiegano non solo i batteri, ma le tossine da essi separate, i veleni, i repellenti, gli attrattivi, gli ormoni, ecc., di origine animale e quelli sintetizzati sul loro modello.

La tendenza moderna di non inquinare l'ambiente che ci circonda è una delle ragioni, se non la più importante, che in questi ultimi anni ha dato rinnovato interesse alla l. biologica. Tuttavia, non sono certo recenti i primi tentativi d'intervenire sull'equilibrio naturale con mezzi biologici; infatti già nel 1800 E. Darwin aveva proposto d'impiegare larve di sirfidi contro gli afidi, e uccelli contro i bruchi della cavolaia. Solo più tardi però, nel 1880-90, C. V. Riley tradusse in pratica i primi programmi di l. b. attraverso l'importazione di specie predatrici e parassite.

Il termine "l. b." sottintende l'oggetto verso cui la l. b. viene intrapresa. Tale oggetto non viene specificato in quanto la sua definizione spazia in una lunga lista di organismi che va dai virus, alle piante, ai vertebrati tutti comunemente compresi nel termine inglese pests che corrisponde grosso modo in italiano al termine "organismi nocivi". È ovvio che il concetto di nocività è subordinato di volta in volta al punto di vista da cui ci si pone il problema, anche perché la nocività può essere rivolta non solo all'uomo e alle cose di sua proprietà, ma anche agli animali e alle piante, e in quanto il danno dipende spesso da un'opinione personale. L'impiego di metodi di l. b., a volte più difficili e più costosi, offre tuttavia vantaggi considerevoli rispetto all'uso degl'insetticidi tradizionali, vantaggi che si traducono soprattutto nell'assenza di fenomeni tossici nell'uomo, d'inquinamento dell'ambiente, che nel caso dei pesticidi ha portato a un aumento delle dosi e all'uso indiscriminato di una serie di prodotti tossici. In teoria la resistenza da parte di una popolazione può manifestarsi verso una qualsiasi sostanza nociva o una condizione sfavorevole; tuttavia fino a oggi non è stata ancora dimostrata l'insorgenza di tale fenomeno verso alcun metodo di l. biologica.

Facendo un tentativo di classificazione, gli agenti impiegati nei metodi di l. b. possono essere suddivisi in due principali categorie: organismi eterologhi, cioè di specie differenti da quelle da combattere, e organismi omologhi, cioè dello stesso gruppo o anche della stessa specie di quelli che si vogliono colpire come nel caso dell'impiego di maschi sterili, ecc. Esiste infine un terzo gruppo che, come vedremo, è rappresentato essenzialmente da agenti chimici e fisici, strettamente dipendenti però da organismi eterologhi od omologhi.

Fra gli organismi eterologhi i gruppi maggiormente usati sono i parassiti, i predatori, gli organismi competitivi e gli animali velenosi con i loro prodotti. Questi gruppi comprendono virus, batteri, funghi, protozoi, artropodi, nematodi, ecc. Un esempio classico d'impiego di virus come metodo di l. b. è rappresentato dall'introduzione in Australia nel 1950 del virus mixomatoso per debellare i conigli selvatici causa di notevoli danni all'agricoltura. Per quanto riguarda i virus patogeni per gl'insetti nocivi all'uomo e all'agricoltura (entomovirus), un recente convegno FAO-OMS ha preso in esame l'argomento, riconoscendo però che fino a oggi è stato isolato soltanto un piccolo numero di virus patogeni, per gli artropodi d'interesse sanitario e veterinario. Più importanti sono invece i metodi di l. b. basati sull'impiego di batteri. Citiamo come esempio l'uso di ceppi di Bacillus thuringiensis, batterio cristallifero che produce spore infestanti. Di questo batterio si sono fatti preparati in polvere che vengono usati per combattere in particolare i lepidotteri e il coleottero Popillia Japonica, tutte specie dannose all'agricoltura. I vantaggi principali dell'uso di questo batterio sono la non patogenicità per i vertebrati e la specificità verso particolari specie di insetti. Anche i funghi entomogeni sono stati da tempo proposti per la l. b., pure se essi sono in generale molto poco specifici. Tuttavia, nonostante i meccanismi d'azione patogena di questi organismi verso gl'insetti siano stati da tempo studiati a fondo, la loro applicazione sul terreno non ha ottenuto i risultati sperati. Ricordiamo a questo proposito Entomophthora muscae, parassita di varie specie di mosche fra cui Musca domestica, il ben noto parassita del baco da seta Beauveria bassiama, ecc. Molto poco si è fatto nel campo dei protozoi parassiti di specie nocive, anche se potenzialmente esistono molti gruppi di protozoi che potrebbero essere studiati più a fondo per un eventuale impiego (per es. i microsporidi). Anche per quanto riguarda i nematodi, fino a oggi la loro importanza pratica nell'ambito della l. b. è scarsa. Fra gli artropodi si trovano invece gli esempi più classici di parassitismo, predazione e competitività che sono alla base dei metodi più in uso di l. biologica. Riporteremo qui alcuni fra gli esempi più significativi. Fra questi, tre casi di l. b. contro le cocciniglie. La coccinella Rodolia cardinalis, ottimo predatore, e la mosca parassita Cryptochætum iceryæ furono introdotte dall'Australia in California per combattere la cocciniglia degli agrumi Icerya purchasi e riuscirono in pochi anni a distruggerla. Lo stesso si può dire per l'introduzione negli agrumeti di Israele degli endoparassiti Aphytis holoxanthus e Pteroptrix smithi per decimare la cocciniglia Crysomphalus ficus. Infine contro la cocciniglia dell'ulivo Parlatoria oleæ si ricorse, sempre in California, all'introduzione dell'endoparassita Aphytis maculicornis. Nella lotta contro i parassiti delle foreste è ben noto il caso dell'impiego di due specie, un tachinide, Cyzenis albicans, e un ichneumonide, Agrypon flaveolatum, contro l'invasione di un dannoso lepidottero, Operophtera brumata, accidentalmente introdotto in Canada dall'Europa. Recente è l'impiego in Giappone di un veleno animale, o più propriamente di un suo derivato, come metodo di l. b. contro alcuni insetti del riso. Proprio in Giappone, infatti, alcuni ricercatori dimostrarono l'alto potere insetticida di estratti di un anellide marino, Lumoriconereis heteroptera. L'isolamento del principio attivo, la nereistossina, condusse presto alla sintesi di un suo derivato, il Cartap, che oggi viene impiegato al posto degl'insetticidi tradizionali verso i quali le specie locali avevano acquisito un alto grado di resistenza. Fra gli altri metodi di l. b. adottati con successo va ricordato quello che si vale dell'impiego di Gambusia spp., pesce larvivoro, usato nella lotta antimalarica.

Per quanto riguarda invece l'impiego di organismi omologhi, il campo dei metodi di l. b. è non solo diverso, ma diventa anche notevolmente eterogeneo. Per es. la manipolazione genetica, condizione o trattamento atto a ridurre il potenziale riproduttivo di organismi nocivi alterando o sostituendo il loro materiale ereditario, è uno di questi metodi. Possono così essere sfruttati fenomeni genetici che si verificano in natura per combattere popolazioni di specie nocive. Fra questi i più importanti sono la formazione di ibridi sterili, l'incompatibilità citoplasmatica che deriva dall'incrocio di ceppi di provenienza geografica diversa, e il meiotic drive che si verifica in popolazioni con cromosomi contenenti fattori letali. Un esempio di l. b. in cui ci si è valsi dell'incompatibilità citoplasmatica è quello relativo a un ceppo di Culex pipiens fatigans della California, introdotto in India, che è incompatibile con una popolazione locale della stessa specie. Un secondo, più importante esempio è costituito dall'impiego delle radiazioni gamma, o di sostanze chemosterilanti, per indurre dominanti letali in una popolazione nociva. Ciò si può ottenere facendo entrare in contatto la popolazione naturale con i chemosterilanti, oppure immettendo in natura grandi quantità di maschi della specie allevati in laboratorio e sterilizzati. Con questo secondo sistema fu possibile eradicare da vaste zone degli stati meridionali degli SUA la mosca Cochliomyia hominivorax, parassita molto dannoso per gli allevamenti di bovini. Anche i feromoni, messaggeri chimici che controllano il comportamento delle specie (feromoni del sesso, della pista, dello sciame, di allarme, ecc.), sono stati proposti come metodi di l. biologica. Naturalmente impiegando ad hoc tali sostanze si può alterare il comportamento delle specie nocive. Il gran vantaggio dei feromoni è che agiscono a concentrazioni estremamente basse. Alcuni feromoni sessuali, come per es. il gyplure isolato da Porthetria dispar e poi sintetizzato, vengono impiegati per attirare anche a grandi distanze i maschi di questa specie che vengono poi intrappolati.

Gli ormoni degl'insetti e in particolare quelli della crescita e della muta, gli ecdisonici, e quelli della metamonosi, od ormoni giovanili, occupano un posto preminente fra i metodi di l. biologica. I recenti ottimi risultati di alcune sostanze analoghe a questi ultimi hanno determinato l'impiego su vasta scala e lo sfruttamento commerciale di tali prodotti, specialmente nella lotta antilarvale di molte specie di zanzare. Il meccanismo d'azione di queste sostanze a effetto ormonale è assai complesso, anche se in ultima analisi il danno all'individuo si traduce in una mancata metamorfosi dall'ultimo stadio larvale a quello di pupa.

Un ultimo gruppo di metodi, recentemente studiati, si vale dell'impiego di sostanze di natura chimica diversa ma che agiscono anch'esse sul comportamento delle specie dannose. Si tratta degli attrattivi di origine vegetale e dei fagostatici, sostanze queste ultime ad azione inibitrice del normale comportamento nell'alimentazione.

Nella maggior parte dei casi i metodi di l. b. necessitano, e non solo per ragioni economiche ma anche come condizione essenziale per il successo della lotta, di applicazioni di sostanze chimiche tradizionali che servono a ridurre la densità della popolazione nociva. Questo abbinamento di tecniche viene chiamato "lotta integrata". Si dovrà ricordare infine che qualsiasi metodo di lotta, sia esso biologico, fisico o chimico, può rappresentare una rottura dell'equilibrio fra le specie presenti in un dato ambiente. Ogni operazione del genere va quindi considerata non solo in base ai vantaggi che ne possono derivare all'uomo ma soprattutto alla luce di una valutazione a priori (il che è raramente possibile) degli eventuali danni ecologici, diminuzione dei predatori, parassiti, ecc., che tanto più si avverano quanto meno specifico è il metodo di lotta impiegato.

Bibl.: C. B. Huffaker, Biological control of weeds with insects, in Annual Review of Entomology, 1959, 4, pp. 251-76; P. De Bach, Biological control of insect pest and weeds, New York 1964; FAO, Proceedings of the FAO Symposium on integrated pest control, Roma 1966; A. B. Borkovec, Insect chemosterilants, New York 1966; B. P. Beirne, Pest management, Londra 1967; K. M. Smith, Insect virology, New York-Londra 1967; IAEA, Radiation, radioisotopes and rearing methods in the control of insect pests, Vienna 1968; id., Sterile-male technique for control of fruit flies, ivi 1968; G. C. Labrecque, C. N. Smith, Principles of insect chemosterilization, Amsterdam 1968; M. S. Blum, Alarm pheromones, in Annual Review of Entomology, 1969, 14, pp. 57-80; Accademia Nazionale dei Lincei, Atti del Convegno internazionale sul tema: Nuove prospettive nella lotta contro gli insetti nocivi, quad. n. 128, Roma 1969; M. Beroza, Chemicals controlling insect behavior, New York-Londra 1970; D. Wood, R. M. Silverstein, M. Nakajima, Control of insect behavior by natural products, ivi 1970; H. D. Burges, N. W. Hussey, Microbial control of insects and mites, ivi 1971; C. B. Huffaker, Biological control, ivi 1971; M. Jacobson, D. G. Crosby, Naturally occurring insecticides, New York 1971; G. R. Stairs, Pathogenic microorganisms in the regulation of forest insect populations, in Annual Review of Entomology, 1972, 17, pp. 355-72; FAO-OMS, Utilisation des virus dans la lutte contre les insects nuisibles et vecteurs de maladie. Rapport d'une réunion conjointe FAO-OMS sur les entomovirus. FAO, Rapport n. 91-OMS, Série de rapports techniques n. 531, 1973.

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