Lucerna

Enciclopedia Dantesca (1970)

lucerna

Antonietta Bufano

Nel senso proprio di " lume ", ma in contesto figurato, nelle parole di Catone: Chi v'ha guidati, o che vi fu lucerna, / uscendo fuor de la profonda notte / che sempre nera fa la valle inferna? (Pg I 43), dove tuttavia anche l'immagine di origine scritturale (" Lucerna pedibus meis verbum tuum ", Ps. 118, 105) rimanda al senso traslato: " la lucerna dà ad intendere la [grazia] illuminante ", Buti. Quest'ultimo valore è più esplicito nell'altro passo del Purgatorio (VIII 112): Se la lucerna che ti mena in alto / truovi nel tuo arbitrio tanta cera...: qui l'accezione di " grazia illuminante ", " luce e grazia divina " s'impone nelle chiose dei commentatori antichi e moderni, non senza però qualche tentativo di rimanere in un ambito più umano: " idest, scientia tua, vel lux Virgilii, vel divina illustratio et gratia ", come dice Benvenuto, poi ripreso dal Serravalle: " lux Virgilii, idest rationis naturalis ". Si noti poi come la metafora continua nel richiamo alla cera.

Anche l'immagine di Bertram dal Bornio, che tenendo 'l capo tronco... per le chiome, / pesol con mano a guisa di lanterna / ... di sé facea a sé stesso lucerna (If XXVIII 124), è di origine scritturale (" Lucerna corporis tui est oculus tuus ", Luc. 11, 34; Matt. 6, 22), se si deve intendere che " eran gli occhi della testa, che facean lume al busto, come a sé stesso fa colui che porta la lanterna " (Daniello, come già Benvenuto; poi Cesari, che rimanda al passo evangelico citato, Andreoli, Tommaseo, Sapegno). Ma il Buti ha identificato la l. con l'intero capo, che " guidava l'altro corpo, e rendeva il veder delle cose, come fa la lucerna a chi la porta in mano ", proponendo un'interpretazione che altri hanno seguito (per es. Castelvetro, Torraca, Mattalia, Chimenz; si noti comunque anche qui il costante aggancio al senso proprio, messo in evidenza da lanterna). " Occhi " senz'altro sono invece le lucerne empie dei ladri che stanno subendo la metamorfosi serpente-uomo e uomo-serpente (XXV 122).

Con estensione del senso proprio - l. è " ciò che fa luce " - la lucerna del mondo (Pd I 38) è il sole: " Grande immagine è questa ‛ lucerna ', che alluma l'universo e ravviva, e sente ben d'altro che di puzza di olio, come al Casa ne veniva: non so io come. O non usò altresì Virg.: ‛ Phoeboea lampade ', per lo sole, tre volte? (Eneid., III 637, IV 6, VII 148)? " (Cesari; le stesse osservazioni nell'Andreoli; e cfr. anche Benvenuto, che riprende le immagini dantesche già viste: " sol sic dictus solus super omnia lucens; est enim oculus mundi "). Il Parodi rimanda al Roman de Thèbes 9069 " soz la luiserne del soleil " (cfr. Lingua 381).

Con metafora analoga, il termine indica le anime dei beati che a D. si presentano appunto come " lumi ", magari contrapposti a un " lume " maggiore: vid'i' sopra migliaia di lucerne / un sol che tutte quante l'accendea (Pd XXIII 28; cfr. anche VIII 19 E come in fiamma favilla si vede / ... vid'io in essa luce [il cielo di Venere] altre lucerne, e XXI 73).

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