FORNAROLI, Lucia

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 49 (1997)

FORNAROLI, Lucia (Cia)

Paola Campi

Nacque a Milano il 16 ott. 1888 da Giovanni e da Santina Volonté. Compì gli studi di ballo presso la scuola di danza del teatro alla Scala di Milano e, dopo brevi esibizioni in questo teatro come ballerina solista in opere di P. Mascagni (Iris, 9 febbr. 1909, nella parte della "Bellezza") e di G. Verdi (I vespri siciliani, 21 febbr. 1909), si diplomò nel 1910 con Caterina Beretta, Adelaide Viganò, A. Coppini e R. Grassi, perfezionandosi in seguito con E. Cecchetti, di cui fu una delle allieve predilette.

Nella stagione 1910-1911 debuttò come prima ballerina al Metropolitan di New York, ove restò fino al 1914. Compì in seguito varie tournées, fu al teatro Principal di Barcellona, al Real di Madrid e, in Sudamerica, al Colón di Buenos Aires, con la compagnia di Anna Pavlova. Nel 1918, alla riapertura della Scala, tornò a Milano per la prima esecuzione assoluta della commedia mimo-sinfonica Il carillon magico di R. Pick-Mangiagalli, per la coreografia di Grassi e la direzione di T. Serafin. La F., nella parte di Pierrot, ebbe un largo consenso del pubblico per la sua interpretazione. Nel marzo 1919 questo balletto fu replicato per tredici serate al teatro Costanzi di Roma con la F. nella parte di Colombina e I. Leonidoff e V. Vignati rispettivamente nella parte di Pierrot e Arlecchino: coreografo fu il Grassi e direttore G. Marinuzzi.

Dal 1916 al 1923 soggiornò saltuariamente a Roma per partecipare ad alcuni film, nei quali si distinse, oltre che per la sua bellezza, anche per una notevole sensibilità di attrice. Di questi ricordiamo: Cura di baci e I fioretti di s. Francesco, entrambi di E. Graziani Walter, girati nel 1916, Nellina (1917) di G. Serrena, Frou-Frou (1918) di A. De Antoni, con Francesca Bertini, L'orgoglio e l'ira (1919; da I sette peccati capitali) di E. Bencivenga e, infine, Haydée, girato nel 1923 con la partecipazione del corpo di ballo della Scala.

Nella stagione 1922-1923 la F. riprese la sua attività alla Scala come prima ballerina e coreografa, prestando attenzione alle nuove correnti di stile e di gusto che si andavano sviluppando nel campo coreografico.

Tra le sue interpretazioni più rilevanti ricordiamo Mahit (20 marzo 1923) di Pick-Mangiagalli, per la coreografia della stessa F. e Angelina Gini, e una novella mimo-sinfonica eseguita per la prima volta nel teatro scaligero in commemorazione delle cinque giornate di Milano. Sempre nel 1923 si esibì con una compagnia italo-austriaca alla Volksoper di Vienna e nel 1924 prese parte ad una stagione d'opera, a Vienna e a Berlino. Nella stagione 1923-1924 interpretò, di nuovo alla Scala, Louise di G. Charpentier (25 febbr. 1923), di cui fu anche coreografa, e i cori danzanti per l'Orfeo di Ch. W. Gluck (26 genn. 1924), sulla traccia di alcune indicazioni di G. D'Annunzio, suo grande ammiratore. Interpretò ancora il 2 febbr. 1924 La leggenda di Sakuntala di F. Alfano e Nerone di A. Boito (7 genn. 1924), sotto la direzione di A. Toscanini. Nella stagione 1924-1925 fu l'interprete del Convento veneziano ovvero La protezione di Tersicore di A. Casella, per la coreografia di G. Pratesi e la direzione di E. Panizza; una prima teatrale che, nonostante il mediocre successo del balletto, fu uno dei più rilevanti successi personali della Fornaroli.

Partecipò, come prima ballerina, a numerose opere teatrali come: La traviata (17 genn. 1925), Aida di Verdi (22 febbr. 1925), Orfeo di Gluck (4 apr. 1925), di nuovo il Carillon magico (23 genn. 1926), la Carmen di G. Bizet (1° genn. 1926), Kovancina di M. Musorgskij (1° marzo 1926), La bella e il mostro di L. Ferrari Trecate (20 marzo 1926), Nerone di A. Boito (31 marzo 1926) e Petruška di I. Stravinskij, in cui interpretava la parte della "ballerina" per la coreografia di B. Romanoff. Tale balletto fu replicato nella stagione seguente (20 marzo 1927) con la partecipazione straordinaria del Cecchetti, nella parte del "vecchio ciarlatano", per la coreografia di G. Pratesi. Il 10 genn. 1928 andò in scena alla Scala il balletto Vecchia Milano di F. Vittadini, per la coreografia di G. Pratesi e la direzione di G. Santini, in cui la F. interpretò, con grande successo, la parte di Fioretta. Il 15 marzo 1928 venne eseguita, per la prima volta in Italia, la Leggenda di Giuseppe di R. Strauss, diretta dallo stesso autore, ispirata alla nota leggenda biblica, in cui la F. interpretò la parte della Sulamita.

Nel gennaio 1929 successe al Cecchetti nella direzione della scuola di ballo del teatro alla Scala, con la preziosa collaborazione di Paola Giussani. Non abbandonò comunque la sua attività artistica nel settore interpretativo; partecipò, con grande successo, al balletto Casanova a Venezia (azione coreografica in otto quadri) di Pick-Mangiagalli (19 genn. 1929), nella parte di Lauretta, dando una sua briosa ed elegante interpretazione settecentesca, per la coreografia di H. Kröller, diretta da G. Santini. Altra grande interpretazione fu nel balletto Le mille e una notte di V. De Sabata (20 genn. 1931), nella parte di Suleika, per la coreografia di M. Terpis, balletto che fu molto apprezzato dal pubblico.

Nel 1933-1934, lasciata la Scala, fu maestra di ballo al Festival musicale internazionale di Venezia e fondò la Compagnia del balletto italiano di San Remo, formata in gran parte da elementi scaligeri, con la quale tentò di contrapporre un equivalente italiano alle più importanti formazioni di danza straniere. Per questa compagnia coreografò prevalentemente balletti di compositori italiani di musica contemporanea, tra cui ricordiamo Gli uccelli di O. Respighi, Histoire d'un Pierrot e Berceuse, entrambi di Pick-Mangiagalli.

Nel 1940 dovette lasciare l'Italia con il marito Walter Toscanini, figlio del celebre direttore d'orchestra, a seguito di divergenze politiche con il regime fascista e si stabilì a New York, dove si dedicò all'insegnamento della danza. Fu maestra prima al Ballet Theater di New York, la più grande istituzione americana, e in seguito, dal 1944 al 1946, diresse la School of classical dancing - Cecchetti method di New York. Appassionata bibliofila, ha lasciato alla New York Public Library un grosso patrimonio di opere sulla danza e riguardanti la sua attività artistica: oggetti, lettere, fotografie, libri, ecc. A seguito di una lunga malattia, che la rese immobile per due anni, si spense nella villa Toscanini a Riverdale presso New York il 16 ag. 1954.

Bella, colta, raffinata, di tecnica non trascendentale, ma precisa ed elegante, la F. ha lasciato un ricordo spirituale e tecnico in un libretto intitolato L'arte della danza, in cui afferma che "la danza deve essere un'espressione di bellezza ed una manifestazione dei sentimenti semplici, usuali, che formano le basi di qualunque pantomima e dalla mimica si debbono poter capire questi sentimenti che si vogliono esprimere e che sono suggeriti dalla soavità impalpabile dei suoni". Il suo sogno era di "far tornare la danza ad una espressione di grazia, ad una manifestazione di sensibilità musicale, ad una religione di pagana bellezza e non un vano, incoerente e stupido sfoggio di virtuosismo meccanico, perché la "danza" è un'Arte squisita, che deve soprattutto dire, esprimere qualcosa, e non può perdersi ed inaridirsi in una esibizione sterile di agile bravura".

Dalla sua scuola, che continuò fedelmente a perpetuare gli insegnamenti del Cecchetti, uscirono un gran numero di ballerine, che in seguito divennero famose, come Nives Poli, Attilia Radice, Teresa Legnani, Regina Colombo, Wanda Nardi, Bice Del Frate.

Fonti e Bibl.: Necr. in Corriere d'informazione, 18 ag. 1954; Corriere della sera, 18 ag. 1954; critiche dei balletti: Corriere della sera, 19 sett. 1918, 20 marzo 1923, 21 marzo 1923, 7 febbr. 1925, 9 maggio 1926, 10 genn. 1928, 15 marzo 1928, 19 genn. 1929, 20 genn. 1931. Materiale informativo e documentario: C. Fornaroli, L'arte della danza, Milano 1923; G. Gatti, Il teatro alla Scala rinnovato, Milano 1926, pp. 20, 111, 114, 167, 171, 179, 242; W. Terry, The dance in America, New York 1956, p. 253; S. D'Amico, in Encicl. dello spettacolo, V, Roma 1958, pp. 540 s.; L. Rossi, Storia del balletto, Milano 1961, pp. 176, 178; G. D'Aronco, Storia della danza, Firenze 1962, p. 247; G. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte, II, Milano 1964, pp. 70, 76, 84, 86, 88; L. Rossi, Il ballo alla Scala 1778-1930, Milano 1972, pp. 135, 137, 144 s.; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera, IV, Roma 1978, ad Indicem; L. Tozzi, Il balletto nel '900, Torino 1983, pp. 134, 149; G.B.L. Wilson, Diz. del balletto, Milano 1957-1960, p. 161; Filmlexicon degli autori e delle opere, II, Roma 1959, pp. 777 s.; J. Barril, Dictionnaire de danse, Paris 1964, p. 104; Encicl. universale Rizzoli Larousse, VI, p. 484; Encicl. della musica Rizzoli-Ricordi, III, p. 16.

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