PAOLO, Lucio Emilio

Enciclopedia dell' Arte Antica (1996)

PAOLO, Lucio Emilio (Lucius Aemilius Paullus Macedonicus)

P. Moreno

Nato intorno al 228 a.C., fu dal 193 nella penisola iberica come pretore, poi con potere proconsolare. Nel 189-188 prese parte alla commissione per gli affari d'Oriente; console nel 182, trionfò sui Liguri. Nel 168, console per la seconda volta, assunse il comando nella terza guerra macedonica, infrangendo a Pidna la falange di Perseo, e annientando il regno che era stato di Alessandro: nel trionfo del 167 trasferì a Roma innumerevoli opere d'arte dalle regge macedoni.

Secondo Plutarco (Aem., 28), si deve all'iniziativa personale di P. Emilio nel 168 la trasformazione a Delfi del monumento equestre già predisposto in onore di Perseo (v. vol. III, p. 36, fig. 57, s.v. Delfi): restano elementi dell'alto pilone, il fregio con lo svolgimento della battaglia di Pidna, e il plinto con le tracce di un cavallo impennato, sorretto da un puntello; l'iscrizione di P. quale imperator si data effettivamente prima che il protagonista abbandonasse il titolo con il trionfo (v. romana, arte: Scultura). Il disegno è stato attribuito all'ateniese Metrodoro, filosofo e pittore, che P. avrebbe poi condotto a Roma (v. vol. IV, p. 1101, s.v. Metrodoros).

Sessantenne al tempo della vittoria, P. è stato da tempo identificato nel cavaliere che domina il rilievo sul lato corto rivolto verso la rampa di accesso al Tempio di Apollo (Kähler, Lévêque, Vacano). La ragione per cui un dato iconografico così importante è rimasto inutilizzato nella critica archeologica, è che l'immagine appare oggi deformata nell'osservazione ravvicinata imposta dalla collocazione al suolo del fregio (non prevista dallo scultore antico, data l'altezza del pilastro): le teste fanno massa con il fondo attraverso grossi collegamenti (originariamente invisibili dal basso), destinati a garantire con l'aggetto una compensazione allo scorcio. È stato pertanto necessario integrare la visione di dettaglio con quella prospettica per ricavarne un volto forte dalla mandibola squadrata, il naso volitivo, gli occhi stretti e allungati, la fronte bassa coronata da un caratteristico ciuffo di capelli pettinati verso l'alto.

Questi segni portano a ravvisare un personaggio della Roma repubblicana, finora anonimo nella nostra conoscenza. Si è voluto riconoscere E.P. in un ritratto finora noto in tre esemplari: i frammenti di una statua trovata a Roma (presso Palazzo Barberini), di cui si conservano nel Museo Nazionale Romano i piedi scalzi sul plinto rustico, pezzi degli arti, un parziale drappeggio e il capo (Ghisellini, 1987, n. R. 32); un ritratto in collezione privata; una testa in marmo al Museo di Tirana, proveniente da Apollonia (Meyer, 1987). Un ritratto in bronzo, rinvenuto nel 1992 nel mare di Brindisi (Andreassi, Cocchiaro, 1992), potrebbe raffigurare lo stesso personaggio. Il volto del Museo Nazionale Romano e quello di Brindisi portano una leggera barba, ma l'uno è girato a sinistra, l'altro a destra. Il ritratto di Tirana, che è voltato a sinistra come quello di Roma, è glabro come il protagonista della battaglia di Pidna.

Metrodoro non fu il solo artista che P. fece venire nell'Urbe: Plutarco (Aem., 6) precisa che furono introdotti «plasticatori»: deputati tra l'altro all'educazione dei figli del vincitore, scomparso nel 160. Uno di questi bronzisti, di formazione asiana, elaborò le immagini del condottiero che conosciamo dall'originale di Brindisi e dalle pregiate repliche marmoree, per le quali, indipendentemente dall'identificazione con P., era stata proposta una datazione ai primi decenni del II sec. a.C. con attribuzione ad ambiente pergameno (Fittschen, 1989). Sia nella versione imberbe (omologata ai modelli dinastici), sia nel ritratto realisticamente segnato dalla barbula, il Romano si volge con l'eroica passione di un principe ellenistico: emozionato dall'immagine paterna, il giovane Scipione Emiliano chiederà a Polibio di aiutarlo con la dottrina ellenica a diventare un uomo degno della famiglia e di Roma.

Bibl.: Monumento di P. E. a Delfi: G. Colin, Inscriptions de la Terrasse du Temple et de la région Nord du sanctuaire (Fouilles de Delphes, III, 4), Parigi 1930, pp. 29-32, tav. V; P. Lévêque, L'identification des combattants de la frise de Paul-Emile à Delphes, in Mélanges d'archéologie et d'histoire offerts à Ch. Picard, Parigi 1949, I, pp. 633-643; A. Jacquemin, D. Laroche, Notes sur trois piliers delphiques, in BCH, CVI, 1982, pp. 191-218, in part. pp. 207-212, 215-218, figg. 8, 9, 13; P. Dintsis, Hellenistische Helme, Roma 1986, p. 285, n. 236, tav. LIX, 2; J. J. Pollitt, Art in the Hellenistic Age, Cambridge 1986, pp. 155-158, figg. 12-164; O. von Vacano, Regio instratu ornatus. Beobachtungen zur Deutung des Reliefs des L. Aemilius Paullus in Delphi, in Bathron. Beiträge zur Architektur und verwandten Künsten für H. Drerup, Saarbrücken 1988, pp. 375-386, fig. 1 (grafico con la numerazione dei personaggi del fregio, tra i quali col n. 14 è indicato P.); F. Coarelli, Cultura artistica e società, in Storia di Roma, II, I, Torino 1990, pp. 159-185, fig. 7; A. Stewart, Greek Sculpture, New Haven, Londra 1990, pp. 220, 231, 322, figg. 186, 786; J. F. Bommelaer, D. Laroche, Guide de Delphes, Le site, Parigi 1991, p. 235, n. 418; R. R. R. Smith, Hellenistic Sculpture, Londra 1991, pp. 185-186, fig. 209; W. Fuchs, Die Skulptur der Griechen, Monaco 19934, p. 466, fig. 547; P. Moreno, Scultura ellenistica, Roma 1994, I, pp. 2, 17, 116, 211, 430, 517, II, pp. 538-541, 544, 656, 660-663, 744, figg. 656-660, 790. - La statua equestre: G. Calcani, Cavalieri di bronzo. La torma di Alessandro opera di Lisippo, Roma 1989, pp. 144-146; Β. Hintzen-Bohlen, Herrscher-Repräsentation im Hellenismus. Untersuchungen zu Weihgeschenken, Stiftungen und Ehrenmonumenten in den mutterländischen Heiligtümern Delphi, Olympia, Delos und Dodona, Colonia, Weimar, Vienna 1992, pp. 104-106. - Ritratto in bronzo, Brindisi, Museo Provinciale: G. Andreassi, A. Cocchiaro, Bronzi di Punta del Serrone. Ricerche archeologiche a Brindisi 1992, Roma 1992, pp. 7, 14, n. Β.5, figg. 13-14; P. Moreno, op. cit., I, pp. 17, 517, II, pp. 658, 659, 661-663, 744, figg. 792, 796. - Frammenti di statua-ritratto, Roma, Museo Nazionale Romano: E. Ghisellini, in A. Giuliano (ed.), Museo Nazionale Romano, Le sculture, I, 9, I, Roma 1987, pp. 54-58, n. R. 32; Ν. Himmelmann, Herrscher und Athlet. Die Bronzen vom Quirinal (cat.), Milano 1989, pp. 225-228, n. 15; P. Moreno, op. cit., I, pp. 17, 517, II, pp. 658, 659, 661-663, 744, figg. 791, 794. - Ritratto da Apollonia, Tirana, Museo Archeologico: L'arte albanese nei secoli, Museo Luigi Pigorini (cat.), Roma 1985, p. 90, n. 346; H. Meyer, Der weisse und der rote Marsyas, Monaco 1987, p. 16, nota 24; Ν. Himmelmann, op. cit., pp. 225-228, n. 15 b; G. Koch, Albanien, Colonia 1989, p. 130, tav. XXXII; Κ. Fittschen, Römer oder Grieche. Zum Bildnistypus Tirana AM ¡jj-Rom, Thermen-Museum, in Iiiria, XIX, 1989, pp. 133-142; P. Moreno, op. cit., I, pp. 17, 517, II, pp. 658, 659, 661-663, 744, figg. 793, 795.