LUCREZIA Barberini, duchessa di Modena. - Nacque a Palestrina, presso Roma, il 3 nov. 1628 da Taddeo - generale della Chiesa, principe di Palestrina, prefetto di Roma, nipote di papa Urbano VIII - e da Anna Colonna. Ancora bambina, fu affidata alle cure delle zie paterne Camilla e Clarice, carmelitane, nel monastero detto delle Barberine, fondato da Urbano VIII. Della sua educazione e di quella dei fratelli si occupò lo zio, il cardinale Francesco, che impose le proprie scelte alla madre Anna.
Nel 1653 il matrimonio tra Maffeo, fratello di L., e Olimpia Giustiniani, pronipote di Innocenzo X, pose fine al conflitto col papa, che si occupò di trattare personalmente il matrimonio di L. con il duca di Modena, Francesco I d'Este, vedovo due volte, di Maria e Vittoria Farnese. Il duca, già nel 1652, aveva inviato un agente a Lione, dove L. soggiornava presso lo zio, il cardinale Antonio - grande elemosiniere del Regno di Francia, poi arcivescovo di Reims - per informarsi segretamente del suo "contegno" e delle sue fattezze. Dal matrimonio egli si aspettava una favorevole definizione delle questioni relative ai beni e ai territori perduti da casa d'Este nel 1598 con la devoluzione di Ferrara alla S. Sede. Le preannunziate nozze, però, dispiacquero a Madrid, che vi lesse una svolta filofrancese della politica estera pontificia, ma non piacquero neanche al cardinale Mazzarino, che si indignò con il cardinale Rinaldo d'Este, fratello del duca, per non avere informato Parigi delle trattative matrimoniali, tanto più che i Barberini, a eccezione del cardinale Antonio, sembravano rivolgere ora simpatie e interessi verso la Spagna. Ma la politica degli scambi matrimoniali - le nozze di un figlio di Francesco I, Alfonso, principe ereditario, con Laura Martinozzi, nipote del cardinale Mazzarino, e la conferma del matrimonio tra Francesco I e L. - riportò su di un piano di distensione le relazioni tra Parigi, Roma, Modena e i Barberini. Le capitolazioni matrimoniali di Francesco I di Modena con i Barberini, che prevedevano l'esborso di una dote di 200.000 scudi romani, furono rogate a Roma il 25 febbr. 1654.
Nel 1655 nacque il figlio Rinaldo; Francesco morì il 14 ott. 1658, dopo avere trascorso la maggior parte di quegli anni in guerra, raggiunto dalle lettere molto affettuose di L., che gli scriveva in francese. Sul trono gli successe il figlio avuto dalla prima moglie Maria Farnese con il nome di Alfonso IV.L. rimase a Modena occupandosi dell'educazione e degli interessi del figlio.
Nel 1683 L. tornò a Roma, dove il 21 ottobre, dopo avere fatto dono della propria dote a Rinaldo, riservandosene i frutti per gli alimenti, si ritirò nel monastero delle orsoline intitolato alla Ss. Incarnazione con il nome di suor Felice Maddalena del Crocifisso Gesù senza prendere i voti.
Infatti L. fece e ricevette visite di familiari e di personaggi illustri di passaggio da Roma, che accompagnava volentieri per chiese e conventi. Assisté nella malattia un'altra duchessa di Modena, Laura Martinozzi, che, dopo essere stata reggente, emarginata dal figlio Francesco II, si era rifugiata a Roma.
Nel 1676 Rinaldo aveva accompagnato in Inghilterra la nipote Maria Beatrice andata sposa a Giacomo II Stuart, allora duca di York. Quando questi, nel 1685, ascese al trono di Inghilterra, Scozia e Irlanda con il nome di Giacomo II, le pressioni del nuovo re, unite a quelle dello zio, Francesco Barberini, ottennero per Rinaldo la porpora cardinalizia dal papa Innocenzo XI, al secolo Benedetto Odescalchi. La creazione avvenne il 2 sett. 1686 e fu accompagnata da molte polemiche, originate sia dal fatto che Rinaldo era privo di ordinazione sacerdotale, sia dalla presenza dello zio materno nel Collegio cardinalizio. Nel 1695 la morte di Francesco II, succeduto al padre Alfonso IV, portò Rinaldo inaspettatamente sul trono ducale. Per la circostanza ottenne da Innocenzo XII, al secolo Antonio Pignatelli, la ratifica della rinuncia al cappello cardinalizio. Tuttavia, dati gli ottimi rapporti con il papa, alla cui elezione egli aveva contribuito, nonostante il ritorno allo stato laicale conservò buona parte dei benefici ecclesiastici legati alla porpora.
La riconoscenza di Rinaldo nei confronti di Innocenzo XII si mostrò soprattutto nella partecipazione al progetto della "grande reclusione dei poveri", pensata dal papa per Roma e per le maggiori città italiane. In questa operazione egli fu validamente sostenuto da L., che fece il viaggio di ritorno da Roma a Modena, nella primavera del 1695, accompagnata dal gesuita Giovanni Maria Baldigiani. Dalla sinergia fra Rinaldo e L., nel dicembre 1695 nacque, sotto la consulenza di Baldigiani, l'Ospizio dei poveri di Modena.
L. rinunciò a ogni mondanità e al fasto della corte e alloggiò nel convento delle suore della Visitazione a Modena, dove morì il 24 ag. 1699 e, per sua volontà, fu sepolta.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Modena, Casa e Stato, Carteggi tra principi estensi, bb. 250-251; ibid., Documenti spettanti a principi estensi, bb. 343, 402; Carteggio ambasciatori, Francia, bb. 114-115, 123; C. Costantini, L. B.: un bene di famiglia (2005), in Fazione Urbana. Sbandamento e ricomposizione di una grande clientela a metà Seicento, Appendice H (http:// www.quaderni.net: Antichi regimi: studi, testi, documenti, quaderni pubblicati dalla cattedra di storia moderna della facoltà di lettere dell'Università diGenova): contiene cenni biografici e lettere di L. (1650-53) tratte dai codici Barb. lat., 7412 e 9895 della Biblioteca apost. Vaticana; L. Allacci, Del viaggio della signora donna Lucretia Barberina duchessa di Modena da Roma a Modena, Genova 1654; Descrizione delle allegrezze fatte dalla città di Modana per le nozze del serenissimo padrone e della serenissima principessa L. B., Modena 1654; E. Grandi, Armi e nozze alla corte di Francesco I d'Este, Alessandria 1907, pp. 8-10, 14-16; P. Pecchiai, I Barberini, Roma 1959, pp. 178, 184 s., 213, 218 s.; M.V. Mazza Monti, Le duchesse di Modena, Reggio Emilia 1977, pp. 77-88; M. Fatica, Il problema della mendicità nell'Europa moderna (secoli XVI-XVIII), Napoli 1992, pp. 217-222, 229, 232, 234, 240; G. Biondi, Donne di casa d'Este, in Sovrane passioni, a cura di J. Bentini, Modena 1998, pp. 195-197.