ALMIRANTE, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 34 (1988)

ALMIRANTE, Luigi

Roberta Ascarelli

Nacque a Tunisi il 31 agosto 1884 da Nunzio e da Anna Dall'Este. Il padre, direttore di compagnia e discreto attore, che si trovava in Tunisia per una lunga tournée, decise di affidarlo al conte Cibeo, direttore del Collegio pareggiato italiano della capitale africana. All'età di quattordici anni l'A. venne però richiamato in famiglia e, costretto dai rovesci finanziari dell'impresa paterna a guadagnare, intraprese anche lui la carriera teatrale nella compagnia Menichelli-Malvica con piccoli ruoli di cameriere, senza per altro farsi notare in modo particolare. Fu generico in altre piccole compagnie, la Servi, la Angeloni, la Pezzaglia, e, nel 1902 venne scritturato nella compagnia Lambertini con il ruolo di amoroso e secondo brillante. Nel 1905 passò con il fratello Mario alla prima Compagnia dannunziana diretta da Ettore Berti e gli vennero affidati ruoli di amoroso e di primo attor giovane, tutt'altro che adatti al suo fisico e al timbro nervoso e discontinuo della sua recitazione. Affrontò comunque in modo decoroso il nuovo repertorio e fu Simonetto nella Fiaccola sotto il moggio e Malatestino nella Francesca da Rimini. Nasceva intanto nell'A. uno spiccato interesse per il teatro comico e, abbandonata nel 1907 la Compagnia dannunziana, iniziò a lavorare come primo attor giovane nella ditta Sichel-Galli-Guasti-Ciarli. La sua comicità era però troppo moderna per soddisfare un pubblico abituato ai ritmi frenetici dei "brillanti" del tempo e tardò a farsi valere anche in questo genere a lui più congeniale. "Quel suo tipo di comicità rassegnata, sommessa, in sordina, che anche nel comico gli fa prediligere certe note lievemente dolorose, e insomma 'umoristiche' nel senso vero del termine" (D'Amico, p. 145), riuscì infine ad emergere nel 1909, quando l'A. venne scritturato da Alfredo Sainati per interpretare le farse e gli intermezzi comici presentati dalla compagnia del Grand Guignol.

Il debutto nel Martire della via Pigalle, una farsa piuttosto nota, ci viene narrato dal Leonelli: "Ancor oggi l'Almirante ricorda gli spasimi sofferti nei primi venti minuti di recitazione, passati senza strappare al pubblico una sola risata. Finalmente qualcuno sorride e infine il pubblico si abbandona alla comicità suscitata da questo attore che - oh meraviglia - riesce a far ridere senza ricorrere ai mezzucci, agli "scatolini" di voce, alle "carrettelle"" (1940, p. 32).

Dopo questa esperienza, l'A. si impose come uno degli interpreti più interessanti del teatro comico contemporaneo e negli anni successivi fu attivo in numerose compagnie di spicco: la formazione stabile del teatro Argentina di Roma (1912), la compagnia Grandi spettacoli diretta da Gualtiero Mainati (1913), la compagnia Futurista (1914) e quella degli Autori diretta da Silvio Zambaldi (1915). Dopo una breve apparizione nella ditta Gramatica-Gandini-Piperno, in sostituzione di Antonio Gandusio, fu nel 1916 con Lyda Borelli e Ugo Piperno. Nel 1917 fu richiamato alle armi e destinato al Teatro del soldato di Udine, curato allora da Renato Simoni, in quegli anni ufficiale presso il Comando Supremo. L'attività dell'A. fu, in questa occasione, premiata con la nomina a cavaliere della Corona d'Italia. Finita la guerra, fu scritturato dalla compagnia Gandusio e vi rimase per un triennio, perfezionando, spesso in contrasto con lo stile del capocomico, la sua fisionomia di attore. Dopo il grande successo personale, ottenuto in L'uomo che incontrò se stesso di Luigi Antonelli, venne chiamato nel 1921 da Dario Niccodemi per ruoli primari e vi rimase fino al 1923.

Furono questi gli anni di maggior successo dell'A. che, impegnato in opere del teatro contemporaneo e di quello classico, seppe dimostrare la sua grande versatilità di interprete, passando con eguale bravura da un carattere melanconico come quello del protagonista della Vedova di Simoni, alla furbizia intrigante di Scaramanzia in Fuochi d'artificio di Chiarelli, alla corposa comicità di personaggi come Euclione nell'Aulularia di Plauto e messer Nicia nella Mandragola diMachiavelli. L'interpretazione più significativa di questi anni fu quella del padre in Sei personaggi in cercad'autore di Pirandello, rappresentato per la prima volta al teatro Valle di Roma il 9 maggio 1921.

In questa occasione alcune caratteristiche dell'A., considerate dai critici con un certo sospetto, apparvero originalissime doti: "Allora quella stessa dizione sillabata di Almirante ch'era parsa un elemento graziosamente melenso di comicità serve a svelare e a scandire nota per nota l'affanno di infelici dal respiro corto ma dallo strazio profondo: tipico fra tutti il Padre (…) a cui oggi in Italia è difficile pensare senza rivedere il viso stravolto e riudire le cadenze stravolte di Luigi Almirante" (D'Amico, p. 146).

Nel 1925 formò compagnia con la cugina, Italia Almirante Manzini che era nota soprattutto come attrice cinematografica, e si recò in America, dove ottenne un lusinghiero successo. Nel 1928 costituì una nuova società con Rissone e Tofano: "Ogni simile amando il suo simile - nota Cecchi - Almirante si è unito al più bel campione italiano di meccanicità, gelidità, legnosità intelligenti, vogliamo dire Sergio Tofano" (p. 106) e, di fatto, nel Tofano l'A. aveva trovato il compagno ideale con cui condividere il gusto di una comicità raffinata, ricca di ironia, completamente priva di concessioni al gusto del pubblico. Nonostante i consensi ottenuti, il sodalizio tra i due attori ebbe vita breve e nel 1931 egli si unì ad Andreina Pagnani e Nino Besozzi.

Nel 1932 anche questa formazione si sciolse e l'A. si dedicò al cinema, comparendo in Ola borsa o la vita accanto a Sergio e a Rosetta Tofano; fu quindi con la compagnia stabile di San Remo accanto a Marta Abba e, nel 1936, fu attore e direttore della compagnia Palmer-Almirante-Scelzo, dopo una breve parentesi di insegnamento all'Accademia d'arte drammatica di Roma e la partecipazione ad altri film tra i quali, Quei due di Gennaro Righelli con Eduardo e Peppino De Filippo, Darò un milione di Mario Camerini con Vittorio De Sica e Assia Noris e Il cappello a tre punte di Mario Camerini con Leda Gloria e Eduardo e Peppino De Filippo. Abbandonata anche questa ditta, l'A. fu scritturato per una sola stagione dalla Compagnia della commedia e, dal 1939, fu impegnato prevalentemente nel cinema: in quell'anno vennero girati Processo e morte di Socrate di Corrado d'Errico con Ermete Zacconi e Rossano Brazzi e Batticuore di Mario Camerini con Assia Noris e John Lodge, che gli meriterà il plauso di Chiarelli per l'interpretazione del ruolo del vecchio borsaiolo (in Film, 18 febbr. 1939); nel 1940 La figlia del corsaro verde di Enrico Guazzoni con Fosco Giachetti e Doris Duranti, Amami Alfredo! di Carmine Gallone con Mario Cerbotari e Claudio Gora; nel 1942 Catene invisibili di Mario Mattoli con Alida Valli e Andrea Checchi; nel 1943 Il cappello da prete di F.M. Poggi con Roldano Lupi; nel 1945 Losbaglio di essere vivo di Carlo Ludovico Bragaglia con Isa Miranda e Vittorio De Sica. Sempre più rare le apparizioni in teatro, per lo più in spettacoli di occasione o in piccole compagnie stabili, mentre si intensificava l'attività di doppiaggio. Nel 1954 ottenne il premio della presidenza del Consiglio e nell'estate dell'anno successivo partecipò ad Ostia e a Pompei alla rappresentazione delle Nuvole di Aristofane e dello Pseudolo di Plauto. Nel 1956 decise di abbandonare definitivamente le scene e i teatri di posa.

L'A. morì a Roma il 6 maggio 1960.

Filmografia: 1926: La bellezza del mondo; 1932: O la borsa o la vita; 1933: Non sono gelosa, Non c'è bisogno di denaro, Il presidente della Ba.Ce.Cre.Mi; 1934: Cappello a tre punte; 1935: Malizia territoriale, Quei due, 1936: Darò un milione, Ginevra degli Almieri, Lohengrin, Nozze vagabonde, La danza delle lancette; 1937: Gli uomini non sono ingrati; 1938: Partire, Stella del mare, L'argine; 1939: Batticuore, Cavalleria rusticana, L'amore si fa così, Un mare di guai, Una lampada alla finestra, Giù il sipario, Processo e morte di Socrate; 1940: Amami Alfredo, Arriviamo noi, Boccaccio, La figlia del corsaro verde, Lucrezia Borgia, Miseria e nobiltà, Il ponte dei sospiri, Elisir d'amore, San Giovanni decollato; 1941: L'affare si complica, L'amante segreta, Primo amore, Una notte dopo l'opera, Corto circuito, Don Buonaparte; 1942: Catene invisibili, Cercasi bionda bella presenza, Harlem, Sempre più difficile; 1943: Il cappello da prete, In cerca di felicità, I nostri sogni, 07 tassì; 1945: Il canto della vita, Lo sbaglio di essere vivo; 1946: Cronaca nera, Vanità, Voglio bene soltanto a te; 1947: I due orfanelli; 1948: Vento d'Africa; 1949: Miss Italia; 1951: Signori in carrozza, Messalina; 1955: Gli ultimi cinque minuti.

Fonti e Bibl.: Annali del teatro italiano, II (1923), p. 336; N. Leonelli, Viaggio attorno al mio camerino, Bologna 1928, pp. 131-137; S. D'Amico, Tramonto del grande attore, Milano 1929, pp. 145 s.; G. Rocca, Teatro del mio tempo, Osimo 1935, pp. 49-54; N. Leonelli, Attori tragici, attori comici, Milano 1940, pp. 32-34; A. Cecchi, La parete di cristallo, Milano 1943, pp. 106 s.; R. Paolella, Storia del cinema sonoro (1926-1939), Napoli 1966, pp. 661, 663, 673, 675, 703, 731, 733-736. Si veda inoltre: Film-lexicon degli autori e delle opere, I, coll. 108-109; Enc. dello spettacolo, I, coll. 409 s.; Enc. Italiana, II, p. 577.

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