CALAMATTA, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 16 (1973)

CALAMATTA, Luigi

Sandra Vasco

Figlio di Vincenzo e di Fermina Natale, nacque a Civitavecchia il 21 giugno 1801. Notizie sulla sua vita si ricavano dal volume del Corbucci, che si è servito delle "Memorie" manoscritte dell'artista stesso, conservate a Parigi (Bibliothèque historique de la Ville).

Il nonno Michele, originario di Malta, si era trasferito a Civitavecchia per eseguire alcuni lavori d'ingegneria nel porto e consolidarne il faro; e anche il padre del C. aveva prestato la sua opera in qualità di ingegnere portuale; la madre proveniva da una famiglia di banchieri impoveritasi per speculazioni fallite, quali quella delle provvigioni all'esercito francese durante la campagna d'Egitto. Suo fratello maggiore, Michelangelo, divenne guardia imperiale di Napoleone (Ojetti, p. 10).

Rimasto presto orfano, il C. fu affidato allo zio materno Giovanni Antonio, che lo mandò a Roma per compiere gli studi presso l'Ospizio di S. Michele. Dopo avere iniziato quale lanaiolo, il ragazzo si dedicò al disegno e all'incisione sotto la guida prima del vecchio maestro Concioli, poi di A. Ricciani e di D. Marchetti; tra i primissimi lavori, del 1817 circa, è l'incisione della Madonna con il Bambino (dall'Allori; Civitavecchia, Museo civico, a cui ci si riferisce quando non altrimenti indicato).

Nel 1820 il C., espulso dal collegio per indisciplina, fu aiutato dal Marchetti, che gli trovò una precaria sistemazione nella sua casa e gli procurò alcune commissioni, come l'incisione con S. Pietro salvato dalla tempesta (dal Cigoli). Poiché il Canova non gli aveva concesso di copiare le sue sculture, il C. si recò dal Thorvaldsen che lo accolse invece benevolmente; prima copia del giovane dai lavori dello scultore danese fu il disegno della Venere.

All'inizio del 1822 il C. conobbe l'incisore A.-B.-B. Taurel, pensionnaire dell'Accademia di Francia dal 1818, che gli insegnò la tecnica dell'incisione francese e gli dette lavoro per diversi mesi; quando il Taurel dovette tornare a Parigi nel 1823, il giovane lo seguì, nonostante i consigli contrari del Thorvaldsen. Nella capitale francese collaborò per un anno e mezzo con il Taurel, ritrovò l'incisore P. Mercuri, suo compagno al S. Michele, con cui mantenne una lunga e fitta corrispondenza, ed ebbe anche modo d'incontrare nuovamente Ingres, già conosciuto a Firenze nel 1820 mentre questi stava lavorando alla Madonna in gloria, detta "del voto di Luigi XIII", esposta poi al Salon del 1824. Da tale opera il C. eseguì un disegno assai ammirato da Ingres, che lo acquistò e alla morte lo lasciò in legato testamentario all'italiano come segno di un felice rapporto di amicizia e di lavoro durato tutta la vita.

Gli anni 1825 e 1826 furono dedicati dal C., tra l'altro, alla ricerca di un editore che stampasse questo disegno: il rame, iniziato con fondi di M. Marcotte, fu presentato nel 1837 all'Esposizione di Parigi facendo meritare all'autore la medaglia di prima classe e la Croix d'honneur (G. Sand, Ingres et C., in Questions d'art et littèrature, Paris 1878, pp. 65-71; una "prova" con annotazioni di Ingres è conservata al Cabinet d'estampes di Parigi). Il ritratto di Marcotte è stato inciso dal C. su disegno di Ingres. Nel 1826 il C. portò a termine l'incisione di Bajazet, et le berger (da P.-J. Dedreux-Dorcy) iniziata con J. Coiny. Sullo scorcio del 1828 il C. compì un viaggio di alcuni mesi in Germania e visitò poi quasi tutta l'Olanda con il Taurel per il quale l'Accademia di Belle Arti di Amsterdam aveva istituito la cattedra di incisione.

Nel 1829, durante un soggiorno in Italia per motivi di salute, cominciò a Loro nelle Marche il bulino della Gioconda, che lo impegnò per lunghissimo tempo e per cui ricevette la medaglia d'oro nel 1855 alla I Esposizione universale di Parigi (Roma, Calcografia naz.).

Tornato a Parigi, nel luglio 1830 abbracciò la causa dei democratici francesi prendendo parte alla rivoluzione contro Carlo X. Nel '31, su segnalazione di Ingres a Luigi Filippo, venne scelto per dirigere le incisioni della collezione storica nella Galleria di Versailles (Catalogue des planches gravées composant les fonds de la Calcographie, Paris 1881). Nella capitale francese il C. aveva contatti con i personaggi più significativi dell'arte e della cultura, come il Lamennais, il Guizot, il duca d'Orléans (di cui si conservano a Civitavecchia i ritratti incisi), Liszt, Ch. e L. Blanc, e godette la stima e l'amicizia di G. Sand.

Dopo il 1830 il Taurel chiamò l'italiano in Olanda quale collaboratore; di questo soggiorno, durato un paio d'anni circa, è la litografia con il Ritratto di F. van de Poll.Al 1834 risale la incisione tratta dalla Maschera mortuaria di Napoleone I, replicata di profilo nel 1840 e a "maniera nera" nel 1844; al '36 il ritratto in vesti virili della Baronessa Dudevant, piùnota quale George Sand, replicato nel 1840. Nel 1836 il C. accettò la nomina a professore nella scuola di incisione a Bruxelles, annessa allo stabilimento litografico Dewasme, previa concessione della possibilità di soggiornare sei mesi l'anno a Parigi; dello stesso anno è un suo viaggio a Firenze in occasione del quale fece la conoscenza di L. Bartolini (lettera a P. Mercuri del 4 luglio 1836, in Corbucci, pp. 158 s.). Nel 1840 il C. sposò Josephine, figlia dell'archeologo francese P. Rochette e nipote dello scultore J.-A. Houdon, pittrice di ritratti e scene di genere (la foto di un'incisione del C. tratta da un disegno della moglie, e raffigurante la Tentazione di Eva, si trova nel Museo di Civitavecchia). Dal matrimonio nacque l'unica figlia Marcellina (Lina), andata sposa nel 1862 al pittore J.-Fr.-M. Dudevant, figlio di George Sand (a Civitavecchia si conserva la foto di un disegno del C. con il Ritratto della figlia).

A Bruxelles, in casa del direttore dell'osservatorio astronomico Quetelet, l'artista frequentò l'ambiente culturalmente più avanzato che contava anche numerosi esuli italiani, quali il Gioberti e il conte Arrivabene. Di ritorno a Firenze nel 1841, il C. copiò la Madonna della seggiola (da Raffaello), incisa più tardi, e tre anni dopo, durante una permanenza a Roma, disegnò la Beatrice Cenci (dal Reni) nella cui successiva incisione, terminata nel 1857, venne aiutato dall'amico L. Lelli (lettera del Lelli, 30 marzo 1886, in Corbucci, p. 176). Databili attorno al '43 le incisioni di Paolo e Francesca (da Ary Scheffer) e del ritratto G.Mazzini (da E. Hawkes), che ebbe con il C. vivaci polemiche in proposito, nelle quali intervenne anche G. Sand.

Il C. aveva conosciuto a Parigi l'esule italiano di cui condivideva le idee repubblicane e anticlericali. Si mantenne fedele al pensiero del Mazzini per molto tempo: non partecipò infatti alla "dissidenza" antimazziniana dopo il 1849 ed approvò il moto di Milano del 1853 d'ispirazione mazziniana, dichiarando: "…questo è il primo movimento fatto dall'Italia, senza essere alla coda della Francia" (Roma, Museo centr. del Risorg., lettera ad E. Agneni, s.d., b. 546, 5-8). Si allontanò da Mazzini nel 1859, giustificando, su posizioni più realistiche, la guerra all'Austria da parte del Piemonte con l'alleanza francese; nel '64 accettò la Convenzione di settembre (Ibid., lettera ad E. Agneni, b. 546, 7-1).

Quando nel 1848 la scuola d'incisione di Bruxelles fu annessa all'Accademia di Belle Arti, il C. assunse la carica di direttore e professore nell'Accademia stessa e chiamò come aiuto il Lelli. Nel medesimo anno aveva fatto un breve viaggio a Parigi per prendere parte ai moti rivoluzionari. Per la prima Esposizione universale del 1855 a Parigi fu capo della giuria artistica che assegnò la medaglia d'oro allo scultore italiano Dupré ed incise in diciotto giorni, da un disegno di Ingres, il diploma dell'Esposizione; di questo periodo è anche il ritratto del re di Spagna Don Francesco d'Asís (dal Madrazo, scolaro di Ingres). L'incisore, che già dal 1852 faceva parte dell'Accademia di Firenze, nel 1857 fu nominato, a Roma, membro dell'Artistica Congregazione dei Virtuosi al Pantheon e l'anno dopo dell'Accademia di S. Luca (Ojetti, p. 26).

Nei primi di marzo del 1858 il C. si recò di nuovo a Roma per impiantare l'"acciajatura" dei rami, mezzo tecnico per ottenere, come già si usava in Francia, il massimo di copie da una sola lastra senza ritoccarne ogni volta i punti logori; nell'ottobre dello stesso anno donò la privativa di questo sistema a P. Mancion (lettera del Lelli, 23 febbr. 18863 in Corbucci, p. 175). Poiché nel 1859 l'amico Mercuri, dal 1847 direttore della Calcografia camerale di Roma, colto da paralisi, non era più in grado di continuare da solo le incisioni dalle Stanze di Raffaello, si affidò al C. l'incisione della Disputa del Sacramento con contratto del 28 luglio 1860 (terminata da L. Ceroni; Roma, Calcografia naz.). Nel novembre del 1860 il C. lasciò l'insegnamento a Bruxelles per succedere a G. Longhi nell'incarico di professore d'incisione all'Accademia di Belle Arti di Brera; la cattedra fu soppressa alla sua morte (Alberici, p. 112). A Milano, nel salotto della contessa Clara Maffei, ebbe modo di avvicinare le personalità più celebri del tempo, tra cui facevano spicco l'Aleardi, il Boito e il Verdi (cfr. IlLitorale, 21 giugno 1951).

Mentre nel 1866 il C. si trovava a Parigi per la consueta visita agli amici, venne a conoscenza della spedizione di Garibaldi nel Trentino e, nonostante i suoi 65 anni, si arruolò nel 7º battaglione volontari, al comando del colonnello G. Bruzzesi. Combatté a Storo ed asistette commosso all'entrata di Vittorio Emanuele II a Venezia (lettera al Mercuri del 19 nov. 1866, in Corbucci, p. 114).

Nei tre anni successivi il C. continuò la sua attività d'insegnante e artista: tra l'ultima produzione sono da ricordare l'incisione della Sorgente (da Ingres), due disegni raffiguranti due Bambine Belgioioso (si conservano solo le fotografie) e il ritratto del Colonnello A. Cialdi che lo aveva ospitato nel '68 a Civitavecchia; il disegno rimase incompiuto per la morte dell'artista sopravvenuta a Milano l'8 marzo 1869. Al momento del trapasso erano presenti la figlia Marcellina con il marito e la cara amica principessa Cristina Belgioioso Trivulzio (nel Museo di Civitavecchia, la foto di un suo ritratto disegnato dal Calamatta). L'incisore fu sepolto a Milano: le sue spoglie, richieste dal municipio di Civitavecchia, furono trasportate nella città natale il 30 ag. 1885.

La raccolta più completa di stampe del C., che comprende 138 lavori, alcuni eseguiti dagli allievi sotto la sua direzione, è conservata nel Museo civico di Civitavecchia. Altri gruppi si trovano nella Bibliothèque Royale di Bruxelles, agli Uffizi di Firenze e alla Calcografia nazionale di Roma, dove si conservano anche 17 rami.

Fonti e Bibl.: Roma, Museo centrale del Risorgimento, b. 546, 5-9; b. 434, 5, 9, 15; 128, 19; 123, 26; Archivio di Stato di Roma, Fondo Pianciani, b. 8; Edizione nazionale degli scritti di G. Mazzini, Epistolario, XXXII-LXXXVII, ad Indices;G.Sand, Histoire de ma vie, IX, Paris 1856, pp. 209-15; Id., Corresp., a cura di G. Lubin, II, Paris 1966, p. 747 n.; III-VI, ibid. 1967-1969, ad Indices;VIII, ibid. 1971, ad Indicem;Ch. Bianc, La Joconde, in Gazette des Beaux-Arts, I(1859), pp. 163-167, Id., C., ibid., s. 2, II (1869), pp. 97-116; A. Monti, Le incis. del prof. C., in IlBuonarroti, III(1868), pp. 234-236; Id., Di L. C. incis., ibid., IV(1869), pp. 138-142; Id., Notizie intorno alla vita di L. C., Roma 1869; R. Ojetti, L. C. incisore, Roma 1874; L. Alvin, Notice sur L. C. graveur, suivie du catalogue de l'oeuvre du maître, Bruxelles 1882; C. Calisse, Discorso per il solenne trasporto in patria delle ceneri di L. C. …, Civitavecchia 1885; V. Corbucci, L. C. incisore, Civitavecchia 1886; M. T. Natali, Il colpo di stato di Napoleone III nelle testimonianze di alcuni esuli mazziniani, in Rass. stor. del Risorgimento, XXII(1935), pp. 606-623, passim;M.Battistini, Un ritratto di L. C., in Camicia rossa, nov. 1938, p. 159 (a Bruxelles nell'Arch. priv. Quetelet); S. Bastianelli, Collezione comunale delle incisioni di L. C., Civitavecchia 1951; Civitavecchia celebra degnamente il 150º anniversario di L. C., in IlLitorale (Civitavecchia), 21 giugno 1951; C. A. Petrucci, Onoranze a L. C. nel CL annivers. della sua nascita, Urbino 1951; J. Laran, L'Estampe, I, Paris 1959, pp. 174, 187, 293; C. Alberici, La scuola d'incisione dell'Accademia di Brera nel periodo neoclassico, in Arte lombarda, V (1960), pp. 111 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 367 s.; Enciclopedia Italiana, VIII, p. 311; L. Servolini, Dizionario illustrato degli incisori italiani, Milano 1955, pp. 142 s.

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