CASALE, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 21 (1978)

CASALE, Luigi

Emerico Mez

Nacque a Gagliano Aterno (L'Aquila) da Liborio e da Maria De Stefanis il 21 aprile 1889. Iniziò gli studi professionali nella scuola di viticoltura ed enologia di Avellino, conseguendovi il diploma di enologo. Durante la prima guerra mondiale fu fra i granatieri di Sardegna sul fronte carsico dove riportò una ferita e si guadagnò la croce di guerra. Nel 1917 si laureò in scienze agrarie all'Istituto superiore agrario di Portici (Napoli). Tre anni dopo ritornò nella scuola di Avellino in qualità di assistente e poi docente di chimica agraria e tecnologica succedendo a Giulio Paris. Risalgono a questo periodo di tempo le feconde ricerche sulla fisico-chimica applicata al vino, gli studi di chimica biologica del latte e quelli di chimica pedologica. Nel 1918 sposò Pia Dell'Abbadessa da cui ebbe cinque figli.

Nel 1920 conseguì la libera docenza in industrie agrarie a Portici e nel 1931 fu nominato direttore della stazione enologica sperimentale di Asti alla quale dedicò tutta la sua attività e competenza nel campo viticolo ed enologico. Nel 1939 fu eletto presidente della sezione piemontese dell'Associazione italiana di chimica dove presentò numerose e pregevoli comunicazioni. Nell'anno accademico 1939-40 e successivi l'università di Torino gli affidò la cattedra d'industrie agrarie.

Il C. ripartì la propria attività fra sperimentazione, laboratorio e scuola. Oltre sessanta pubblicazioni testimoniano la sua profonda preparazione scientifica e tecnica. Meritano di essere ricordate le ricerche fisico-chimiche sul terreno, sulla clorosi della vite e sui possibili rimedi, ricerche condotte con l'applicazione dei metodi basati sulla elettrodialisi. Altri lavori hanno per oggetto lo studio del latte dal punto di vista chimico-biologico con particolare riguardo all'azione di alcuni sali (citrato sodico, solfato sodico) nel meccanismo di coagulazione presamica. L'influenza del pH sul processo di fermentazione alcoolica è stata da lui messa in evidenza mediante la determinazione della velocità e della intensità di ferm entazione a valori diversi di pH (2,6-4,7), come pure è esaminata l'influenza del mezzo di coltura a valori di pH compresi fra 2,6 e 8 sui prodotti di fermentazione.

Egli intraprese ricerche sulla casse fosfato-ferrica dei vini ricorrendo ad analisi spettrofotometriche che gli consentivano di chiarire lo stato di combinazione del fosfato e del ferro e il sistema colloidale che sono all'origine del fenomeno d'intorbidamento dei vini e ciò sia nei riguardi della concentrazione ionica come del potenziale di ossidazione.

In campo biologico l'attività del C. si estendeva all'esame dei fermenti endogeni in rapporto all'affinamento dei vini tipici e alle esperienze sulle fermentazioni a bassa temperatura per migliorare le caratteristiche degli spumanti. Egli diede un valido contributo alla conoscenza del valore biologico dell'uva e del vino chiarendo alcuni importanti aspetti dell'azione degli enzimi invertasi e proteasi e del potere tampone del vino per il succo gastrico.

Il C. ha lasciato l'impronta di una spiccata genialità nella pratica viticola ideando un sistema di allevamento della vite e una poltiglia antiperonosporica che portano il suo nome. Il "sistema Casale" consiste nell'allevare la vite bassa su sostegno morto a cordoni annuali con speroni, sistema diffuso specialmente in provincia di Alessandria e nel Monferrato con applicazione al moscato barbera e alla freisa. Le viti sono piantate in filari a m 4-6 e a cm 60 una dall'altra. Nel primo e nel secondo anno non si opera alcuna potatura limitando le cure alla normale scacchiatura. Soltanto al terzo anno, quando cioè ha inizio la fruttificazione, si lasciano due tralci dei quali uno, il più basso, dà lo sperone e l'altro si pota a 7-8 gemme, il cosidetto "mezzo passo avanti". Al quarto anno si rinnova la potatura lasciando il capo più lungo disposto ad arco su tre canne, il "passo indietro". Al quinto anno si allunga il capo e si fa tornare indietro nel secondo fascio di canne, il "mezzo passo indietro".

La "poltiglia Casale" è una miscela antiperonosporica a tenore di rame ridotto e attivato, posta in commercio sotto il nome di "ramital" che ebbe larga diffusione durante gli anni 1940-46, quando maggiore era la mancanza di rame destinato all'agricoltura. Egli giunse alla formulazione partendo dall'idea che fosse possibile ottenere prodotti nei quali il rame si presentasse in una forma più solubile che nella poltiglia bordolese e negli ossicloruri: è noto che il rame agisce sui parassiti fungini solo in quanto solubile o solubilizzato in acqua. Aggiunse quindi alla poltiglia bordolese, con minore percentuale di solfato di rame, vari composti quali l'acido citrico, l'acido ossalico, il pirofosfato sodico, il cloruro ferrico ed il solfato ferroso. Preparò anche miscele che contenevano, invece di solfato di rame, cloruro rameico o acetato di rame. Ripetute prove dimostrarono che i migliori risultati si ottenevano con una poltiglia composta da solfato di rame, solfato di ferro, acido citrico e carbonato di calcio, chiamato appunto poltiglia Casale o ramital. Si tratta di una polvere da sciogliere direttamente in acqua. La sua sospensività è del 25% maggiore della poltiglia bordolese, mentre circa un quinto del rame e un terzo del calcio rimangono in sospensione. Il contenuto di rame delle miscele ideate dal C. era di un quinto inferiore (8%) a quello della poltiglia bordolese normale. La sua caratteristica era data dall'acido citrico, che conferiva alla poltiglia Casale un'azione più pronta e più duratura della poltiglia bordolese, accelerando l'assorbimento di rame da parte delle spore della peronospora.

La morte lo colse ad Asti il 1° luglio 1942 nella pienezza della sua multiforme attività come capo della stazione enologica sperimentale di Asti e titolare della cattedra d'industrie agrarie dell'università di Torino.

Suoi scritti principali: Sulla determinazione della concentrazione degli ioni nei vini, in Le stazioni sperimentali agrarie italiane, LII (1919) pp. 375-388; Un metodo elettrochimico per la determinazione dell'energia acida nei vini, ibid., LIII (1920), pp. 298-308; Studio fisico chimico sul potere assorbente delle terre e sul modo con cui le piante assorbono i materiali nutritivi del terreno, ibid., LIV (1921), pp. 65-113; Ricerche fisico-chimiche sui vini, ibid., LIX (1926), pp. 143-206; Meccanismo d'azione dell'enzima presamico, in L'industria lattiera e zootecnica, XXIV (1926), pp. 88-91, 103-105, 116-119; L'azione di protezione del fosfato bisodico sulla coagulazione della caseina, ibid., p. 161; La coagulazione presamica del latte aggiunto di solfato sodico e di citrato sodico, ibid., XXV (1927), pp. 47 s.; La coagulazione presamica del latte bollito, ibid., pp. 105-107, 132 s.; Influenza del valore pH del mezzo sulla fermentazione alcoolica, in Annali di chimica applicata, XX (1930), pp. 336-353; Influenza che esercitano i prodotti della farmentazione sulla velocità di moltiplicazione della cellula di lievito, ibid., pp. 353-357; La fermentazione alcolica nei liquidi ad elevata concentrazione idrogenionica, ibid., pp. 357-361; La cura della casse ferrica del vino mediante ilferro, in IlColtivatore e Giorn. vinicolo ital., LXXIX (1933), pp. 666-671; Relaz. sull'organizzazione e sull'attività della R. stazione enologica sperimentale di Asti nel triennio 1932-1934, in Annuario della R. stazione enologica sperimentale di Asti, s.2, I (1932-1934), pp. III-XXVI; La casse ferrica del vino, ibid., pp. 1-20; La casse ferrica del vino. I composti ferrici che possono esistere nel vino, ibid., pp. 21-72; La casseferrica del vino, ibid., pp. 73-87; La precipitazione del fosfato ferrico nel vino, ibid., pp. 89-100; Cause che possono produrre l'intorbidimento dei vini e metodi di cura, ibid., pp. 137-46; Esperienze sulla concimazione nitrica della vite, ibid., pp. 147-180; Contributo alla conoscenza dell'azione del vino sul succo gastrico (in coll. con E. Garino, E. De Benedetti e C. Currado), ibid., pp. 193-24; Esame critico, tecnico e pratico delle varietà delle uve da vino coltivate in Piemonte, Lombardia ed in Liguria. Studio sulla clorosi della vite, influenza che esercitano sul fenomeno il contenuto in ferro e il potenziale di ossido-riduzione dei terreni. Ricerche sugli enzimi del vino e del mosto. Studi dei fermenti indigeni delle regioni settentrionali d'Italia, in Atti del IV Congresso della vite e del vino, Losanna 1935; Sulla clorosi della vite e sui possibili rimedi, in L'Italia agricola, LXXIII (1936), 2, pp. 82-88; Sulla clorosi della vite, in La ricerca scientifica, VI (1935), pp. 580 s.; Nuovi rimedi contro la peronospora della vite, ibid., VII (1936), pp. 604-609; La necessità del risparmio del rame nella lotta antiperonosporica, in Nuovi Annali dell'agricoltura, XVII (1937), 2, pp. 207-220; L'economia del rame nella lotta contro la peronospora della vite, in L'Italia agricola, LXXVIII (1941), pp. 356-360.

Bibl.: Oltre alle notizie fornite dal figlio del C., Liborio, cfr. E. Garino-Canina, L. C., in La Chimica e l'industria, XXIV (1942), 9, p. 343; G. Dalmasso, C. L., in Enc. ital. della vite e del vino, II (1948), 13, pp. 150-152.

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