CHIESI, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 24 (1980)

CHIESI, Luigi

Marina De Marinis

Nacque a Reggio Emilia il 23 luglio 1811 da Giuseppe e Beatrice Muzzarini. Dopo aver frequentato le scuole rette dai padri gesuiti, intraprese gli studi giuridici, dapprima presso il convitto di Reggio e poi all'università di Modena, ove conseguì la laurea nel 1831. Intrapresa la carriera avvocatizia, acquistò una certa notorietà allorché patrocinò una causa di successione in cui riuscì a far prevalere le ragioni dei legittimi eredi nei confronti di quelli che erano stati designati in un testamento capziosamente estorto in punto di morte alla contessa Govenani, e che erano apertamente sostenuti dal governatore di Reggio e dal duca Francesco IV. Il successo riportato, che pur dovette renderlo inviso alla corte ducale, lo indusse ad approfondire lo studio della disciplina testamentaria, così come era regolata dalla normativa vigente nel ducato, che fu la materia del suo primo lavoro di carattere giuridico Sui testamenti e gli atti di ultima volontà secondo il codice estense, pubblicato a Firenze nel 1847.

Sostenitore, sia pur moderato, delle idee liberali, che si andavano sempre più affermando specie negli ambienti della borghesia, il C. svolse un ruolo di primo piano nelle vicende reggiane del 1848. Partito il duca Francesco V il 21 marzo, in seguito alle agitazioni di Modena dei giorni 19 e 20, fu, quale segretario del comune, tra i firmatari del proclama con cui il 22 marzo la municipalità di Reggio si costituiva in governo provvisorio.

Primo atto di questo fu la formazione di una sezione governativa con fini specificatamente politici, che risultò composta da I. Malaguzzi, G. Magliani, L. Ancini, N. Bianchi e dal Chiesi. Lungi dall'intraprendere iniziative di carattere rivoluzionario, il governo provvisorio volle circoscrivere la propria azione alla tutela dell'ordine pubblico e alla normale amministrazione della città, mantenendo una linea di più che cauto riformismo, come fu manifesto già nel proclama che la sezione governativa emanò lo stesso giorno 22 marzo e in cui dichiarava di non voler "per ora né distruggere né innovare uffizi ed istituzioni... affinché non si preoccupino i diritti che eccedono l'essenza di un governo provvisorio e che sono proprie soltanto di un governo definitivamente costituito".

Riunitisi il 3 apr. 1848 i governi provvisori di Modena e Reggio in un unico governo centrale sotto la presidenza di G. Malmusi, il C. rimase a far parte della municipalità reggiana la quale, il 3 maggio, prendeva l'iniziativa di indire le sottoscrizioni per l'unione al Piemonte. Ad annessione avvenuta, il C. era chiamato dal commissario regio P. di Santarosa a far parte di una consulta di nove membri incaricata di affiancare il governo nelle deliberazioni sugli affari locali. Dopo l'armistizio Salasco (9 agosto) e la restaurazione estense, come molti altri dei più compromessi, si rifugiò in esilio a Torino. Qui aderì, con i concittadini L. Melegari, N. Bianchi e M. Giovannini, a un comitato di fuorusciti dei ducati di Parma, Piacenza, Modena, Reggio e Guastalla, avente lo scopo di rappresentare presso il governo sardo le popolazioni dei ducati che, per l'occupazione austriaca, erano nell'impossibilità di mandare i loro rappresentanti al Parlamento piemontese.

Il Comitato si sciolse all'inizio della ripresa della guerra, ma già nel febbraio il C., come gli altri reggiani e modenesi che ne avevano fatto parte, era da Francesco V accusato di lesa maestà in primo grado e condannato a non poter rientrare nello Stato. Durante gli anni dell'esilio non mancò di muovere dure accuse al governo piemontese che, rinunciando nel trattato di pace ai ducati, non si era curato di chiedere una esplicita amnistia per quanti si erano "compromessi per lui e con lui" (vedi la petizione del C. al D'Azeglio datata 1850:Roma, Museo centr. del Risorg., e le lettere a F. Selmi del 2 ag. 1851e 21 nov. 1853, in Canevazzi).

Nel marzo 1849 il C., lasciata Torino, si recò a Parma, ormai evacuata dagli Austriaci per il riaprirsi del conflitto con il Piemonte, e qui rimase per tutto il periodo del commissariato straordinario di G. Plezza. Dopo Novara (23 marzo), quando ormai il generale austriaco D'Aspre era entrato in Parma, il C. aiutato dallo stesso Plezza, che facendolo passare per suo servitore ne favorì la fuga, rientrò nella capitale piemontese, per poi, nel 1850, trasferirsi a Firenze ove rimase fino al 1859. Negli anni dell'esilio fiorentino il C. si tenne lontano dalla politica militare, riprendendo a occuparsi dei suoi studi giuridici; nel 1858, dopo sei anni di lavoro, pubblicò a Firenze il Commento sopra il sistema ipotecario francese in cui, assumendo come punto di partenza la legislazione ipotecaria del codice napoleonico, così come trattata nel tit. 18 del libro III, "Dei privilegi e delle ipoteche", analizzava come la materia si era difformemente evoluta nella normativa dei vari Stati italiani e nel diritto francese, del quale ultimo egli fu sempre convinto estimatore e sostenitore.

Nel giugno 1859, partito il duca Francesco V da Modena, in seguito ai successi militari delle armi franco-piemontesi, il C. poté ritornare finalmente a Reggio, dove il giorno 12, destituita la vecchia municipalità, entrava a far parte con G. Strucchi, E. Tarrachini, P. Viani e P. Bolognini, di un comitato governativo che si faceva portavoce presso Vittorio Emanuele II della volontà popolare di una sollecita annessione al Piemonte. Dopo Villafranca (11 luglio) il C. fu eletto deputato all'Assemblea dei rappresentanti del popolo che, nelle sedute del 20 e 21 agosto, decretava decaduto Francesco V confermando l'unione delle province modenesi al regno costituzionale di casa Savoia. Sotto la dittatura di Luigi Carlo Farini, che fin dalla sua nomina a governatore aveva provveduto al riassetto dell'amministrazione centrale, il C. fu preposto al dicastero di Grazia, Giustizia e Culti, dapprima come direttore e quindi come ministro, dopo l'unificazione delle province dell'Emilia. Il 10 marzo 1860 era accolto per le categorie V e XX tra i senatori del nuovo Regno unito e nel luglio dello stesso anno nominato consigliere di Stato.

Ai lavori del Senato, cui fu più volte segretario, il C. partecipò assiduamente e fu in numerose occasioni relatore di importanti disegni di legge. Facilitò i lavori preparatori per il codice civile italiano pubblicando a Torino nel 1863 il Sistema ipotecario illustrato,nuovi studi, commento alla parte dei privilegi e delle ipoteche del progetto che il ministro Miglietti aveva presentato in Senato nella tornata del 9 genn. 1862.

Il C. morì a Roma il 19 nov. 1884.

Fonti e Bibl.: Roma, Museo centrale del Risorgimento, Raccolta azegliana, b. 561, f. 69; Atti parlamentari,Senato,Discussioni, legisl. VI-XV, ad Indices; Assemblee del Risorgimento,Lombardia,Bologna,Modena,..., Roma 1911, pp. 471-570 passim; N. Bianchi, I Ducati estensi dall'anno 1815 al 1850, Torino 1852, I, pp. 233, 241, 266; II, p. 173; A. Calani, Il Parlamento del Regno d'Italia, Milano 1860, pp. 246-251; S. Sapuppo Zanghi, La XV legislatura ital., Roma 1883, p. 328; L'Opinione, 21 febbr. 1884; E. Poggi, Il senatore L. C., in La Rass. naz., 1º maggio 1885, pp. 3-18; E. Valle, L. C., in A. Brunialti, Ann. biograf. univ., II, Roma-Napoli 1886, pp. 114-118; G. Canevazzi, F. Selmi,patriota,letterato,scienziato,con append. di lettere inedite. Modena 1903, ad Indicem; G. Sforza, Esuli estensi in Piemonte, in Arch. emiliano del Risorg., I (1907), 2, pp. 127-136; C. Fano, Francesco V. Il Risorgimento nel Ducato di Modena e Reggio dal 1846 al 1849, Reggio Emilia 1941, passim; Gli archivi dei governi provvisori e straordinari,1859-1861, I, Roma 1961, pp. 263, 269, 271, 294; A. Berselli, Movimenti politici e sociali a Modena dal 1796 al 1859, in Aspetti e problemi del Risorg. a Modena, Modena 1963, pp. 58 ss.; I. Zanni Rosiello, L'unificazione politica e amministrativa nelle province dell'Emilia(1859-60), Milano 1965, ad Indicem; Diz. del Risorg. naz., II, p. 675; T. Sarti, Il Parlamento subalp. e naz., p. 278.

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