DEL MORO, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38 (1990)

DEL MORO, Luigi

Mario Bencivenni

Nacque a Livorno il 25 ag. 1845 da Carlo e da Angiolina Politi. Il padre, ex commerciante di chincaglierie dedicatosi poi all'attività di cambiavalute, dopo averlo fatto studiare privatamente, lo affidò all'architetto Ferdinando Magagnini perché gli impartisse le prime nozioni di architettura. A sedici anni il D. venne iscritto alla scuola di architettura e ornato fondata a Livorno da Carlo Michon dove, sotto la guida dell'insegnante di disegno architettonico Gaetano Gherardi, si orientò definitivamente verso gli studi di architettura conseguendo risultati così positivi da essere nominato, ancora giovanissimo, assistente presso l'ufficio delle R. Fabbriche del compartimento di Livorno.

Fra il 1862 e il 1863 si cimentò nei suoi primi lavori di architettura: la ricostruzione (1862) di una casa colonica crollata a Castel del Piano (Grosseto) per 0. Vannucchi e il più impegnativo progetto del villino Vallebona realizzato l'anno seguente in corso Umberto a Livorno, la prima vera opera del D. (Matteucci, 1897, pp. 35-38).

Probabilmente su suggerimento del Gherardi, nel 1864 si iscrisse al corso di architettura dell'accademia di belle arti di Firenze che, pur nel travagliato passaggio dal regime granducale al nuovo Stato unitario, conservava un alto prestigio e una grossa tradizione nel campo dell'istruzione artistica, e dell'architettura in particolare. Iniziarono così dieci anni importanti per la futura attività di architetto del D. nel corso dei quali il giovane livornese si formò sotto il magistero di Emilio De Fabris, che dal 1849 era subentrato nella cattedra di architettura a Giuseppe Vannini.

Dai ruoli degli studenti di architettura degli anni accademici 1864-65, '65-66 e '66-67 (Firenze, Arch. d. Accad. del disegno, Ruolo degli alunni della R. Accademia delle arti del disegno dal 1804 al 1871) risulta iscritto in data 25 nov. 1864 e ottenere risultati lusinghieri nel corso triennale: il primo anno, impegnandosi in disegni e acquerelli di vari monumenti, ottenne il primo premio al concorso annuale di incoraggiamento riservato agli studenti; quindi, nei due anni successivi, mostrò non comune disposizione in alcuni bozzetti di composizione e realizzò un accurato studio su S. Pietro in Montorio di Roma. Per il notevole profitto manifestato nell'anno accademico '66-67venne scelto come "aiuto" al De Fabris in sostituzione del deceduto Giovanni Turchi, incarico che puntualmente gli fu confermato per tre bienni successivi fino al 1874 (Ibid., Affari del direttore, f. 1867 ins. 87; f. 1869 ins. 6; f. 1871 ins. 1; f. 1873 ins. 8).

Nel 1871infine, ottenne il primo importante riconoscimento, vincendo il prestigioso concorso triennale dell'accademia di belle arti che costituiva la prima opera di composizione per i giovani architetti. Il D. con sette tavole illustranti, secondo quanto richiesto dal tema di concorso, "un grandioso edificio ad uso di pubblico bagno di acque corsive per una gran capitale, corredato di tutte le comodità, ad esempio delle terme romane, con annessi di sale per ogni ricreazione e con le abitazioni per tutti gli addetti allo stabilimento, non escluso un corpo di guardia pel buon ordine del bagno" (ibid., f. 1871 ins. 48).

Nel 1874 il D. cessò l'attività didattica presso la scuola di architettura dell'accademia a causa della soppressione del posto di aiuto (ibid., f. 1874 ins. 1, c. 29) e della messa in congedo del De Fabris al, quale subentrò come maestro di architettura Giuseppe Castellazzi.

Iniziò così per il D. un primo periodo di attività e di esperienze, ispirate e guidate dal De Fabris, durante il quale ebbe modo di farsi conoscere e apprezzare nel capoluogo toscano e ottenne nuovi riconoscimenti professionali ed accademici. Nell'agosto del 1875, all'inizio dei lavori della facciata del duomo di Firenze, venne scelto dal De Fabris come assistente nella direzione del cantiere, ufficio che mantenne fino alla morte del suo maestro e che nel 1881 venne formalizzato anche dalla Deputazione dell'Opera di S. Maria del Fiore mediante la nomina al posto di "ajuto architetto" dell'Opera rimasto vacante dal giugno 1870 (Firenze, Arch. dell'Opera di S. Maria del Fiore, Registro delle deliberazioni 1877-1902, cc.27 s., 33 s., deliberazione del 7 nov. 1881).

Dopo aver realizzato nel 1874 la cappella neogotica che precede la villa di Torre Galli fra Firenze e Scandicci (Idintorni di Firenze, a cura di A. Conti, Firenze 1983, p. 191), il D. fu impegnato nell'ingrandimento e nella nuova sistemazione del cimitero di Città di Castello, i cui lavori, iniziati nel 1878 secondo un progetto generale in stile neogotico, vennero ultimati dopo il 1897 da G. Castellucci, al quale si devono la facciata esterna e numerose cappelle sepolcrali (Fanfani, 1927).

Fra i numerosi lavori eseguiti in questo periodo per i privati risultano particolarmente importanti la villa Larco a Santa Margherita Ligure, di forme neocinquecentesche con facciata caratterizzata da un ordine gigante ionico e da un'elegante scalinata di ingresso a rampe contrapposte snodantesi su tutta la lunghezza della fascia basamentale (Ricordi di architettura, II[1879], f. 1, tav. II); il compatto e austero stabile con studi per artisti realizzato a Firenze dalla Società artistica fra le attuali piazza Donatello e via dei Della Robbia (ibid., III[1880], f.V, tav. I); infine, sempre a Firenze, la raffinata cappella per Giacomo De Witt nel cimitero di San Miniato al Monte, con pianta a croce greca e cupoletta emisferica decorata a rosoncini di terra invetriata di stile robbiano, la quale, per l'eleganza e l'adesione alle forme toscane del Quattrocento, venne inclusa nella Raccolta delle migliori fabbriche antiche e moderne di Firenze disegnate e misurate dal vero dagli architetti Riccardo e Enrico Mazzanti e Torquato Del Lungo (II, Firenze 1880, p. 6 e tavv. XXI-XXIII) e fu premiata dall'accademia fiorentina col premio Martelli.

Al periodo compreso fra il 1874 e il 1884 sono inoltre da ricondurre molte altre opere attribuite al D., quali la sistemazione della tomba di Vittorio Emanuele II nella cappella dello Spirito Santo nel Pantheon a Roma; un villino in via Marsilio Ficino, la cappella Farinda del cimitero di Soffiano, quella Ridolfi-Firidolfi a San Miniato al Monte, le case Ciuti e Ricci nel lungarno Serristori a Firenze; la chiesa di S. Ubaldo a Gubbio, e infine, a Livorno, le ville Gordigiani e Fiaschi-Cuccoli e la cappella di Girolamo Costa nel cimitero della Misericordia.

Nella seconda metà degli anni Settanta, grazie alla intensa attività progettuale ispirata e orientata dall'eclettismo del suo maestro, giunsero per il D. anche i primi riconoscimenti professionali: nel 1876 venne nominato, su proposta del De Fabris e di F. Francolini, accademico d'onore di merito del collegio dei professori dell'accademia di belle arti di Firenze, il quale, dopo la scissione decretata dal nuovo regolamento del 1873 fra attività didattica dell'accademia e collegio accademico, di fatto ereditava la tradizione secolare dell'accademia del disegno (Firenze, Arch. d. Accad. del disegno, Processi verbali delle adunanze del Collegio accademico a datare dal mese di dicembre 1873, adunanza ordinaria del 13 ott. 1876; ibid., Atti dell'Accademia delle arti del disegno, aa. 1876-77, c.305). L'anno successivo, assieme a P. Comparini, venne nominato professore residente per la classe di architettura nel collegio dell'accademia (ibid., cc. 482 s.; e Processi verbali delle adunanze..., adunanza del 2 dic. 1877); nel 1879 infine, divenne socio effettivo del Collegio degli architetti e ingegneri di Firenze (Atti del Collegio degli architetti ed ingegneri in Firenze, a. 1879, processo verbale dell'adunanza del 2 febbraio).

Con la morte del De Fabris, nel giugno 1883, il D. inaugurò un nuovo capitolo della sua vita, comprendente tutti i rimanenti anni '80 nel corso dei quali subentrò al suo maestro in numerosi incarichi di grande prestigio professionale, che lo fecero conoscere sempre di più anche al di fuori dell'ambiente fiorentino e che contribuirono in modo determinante a indirizzare la sua attività dal campo della progettazione pura a quello del restauro e degli interventi sui monumenti architettonici.

Dopo essere stato l'assistente più stretto del De Fabris nella direzione dei lavori per la facciata di S. Maria del Fiore, alla fine del 1883 il D. ereditava l'importante cantiere fiorentino proprio nel momento in cui infuriava la violenta polemica sulla forma, tricuspidale o basilicale, da dare al coronamento della facciata. Conformemente all'incarico ricevuto il 2 gennaio dell'anno successivo dalla Deputazione promotrice della facciata, proseguì e completò la controversa opera secondo la soluzione già prevista, suo malgrado, dal De Fabris "a linee orizzontali sulle fronti delle navate minori, a linee inclinate ad angolo ottuso sulla navata di mezzo".

In poco più di due anni il D. portò pertanto a compimento i lavori architettonici della nuova facciata: già alla fine dell'84 aveva ultimato interamente le due fronti delle navate laterali; quella centrale fu realizzata l'anno successivo, e infine nel 1886 rimanevano da sistemare solo il parapetto del ballatoio della parete centrale, la scalinata e il pavimento del sagrato e una parte della decorazione con le ultime sculture marmoree e le porte in bronzo (L. Del Moro, Rapporti..., in Comit. esecut. della Assoc..., 1883-85). Grazie all'opera dei D. la facciata di S. Maria del Fiore fu così inaugurata ufficialmente il 12 maggio 1887 e alla fine dello stesso anno venne consegnata dal "Comitato esecutivo" all'Opera di S. Maria del Fiore (Firenze, Arch. d. Opera di S. Maria del Fiore, Registro deliberazioni 1877-1902, cc. 95-100, copia dell'istrumento notarile del 29 dic. 1887 rogato A. F. Paoli).

Il D. ottenne anche la nomina di architetto dell'Opera di S. Maria del Fiore (ibid., cc. 44-47, deliberazione della Deputazione del 6 febbr. 1884), incarico, questo, che mantenne fino alla morte e per il quale ebbe la responsabilità tecnica e la soprintendenza sugli edifici monumentali dipendenti da questa fabbriceria. Come architetto dell'Opera di S. Maria del Fiore realizzò il nuovo museo dell'Opera con forme architettoniche del Quattrocento toscano (1885-1891) attuando l'idea, avanzata dal De Fabris, di ricostruire e dare una sistemazione definitiva alle celebri cantorie di Donatello e di Luca Della Robbia, smantellate dal duomo nel XVII secolo e quindi immagazzinate a lungo presso gli Uffizi e il Museo del Bargello (Atti del Collegio dei professori della Accademia di belle arti di Firenze, anno 1886, Firenze 1887, pp. 40-87). Realizzò inoltre un discusso rivestimento in marmo alla copertura di due sproni di rinfianco alle cupole della tribuna del duomo, gli studi preparatori e un progetto per il completamento della decorazione marmorea del tamburo de Ila cupola dei Brunelleschi (1886-1887) e il restauro della lanterna e della copertura marmorea del battistero di S. Giovanni (1886-1897).

Nel 1884 il D. sostituì il De Fabris anche come architetto dell'Opera di S. Croce di Firenze (Firenze, Arch. d. Opera di S. Croce, f. VIII, Affari 1881-85, ins. 14, lettera di nomina del 30 genn. 1884 e lettera di accettazione del D. del 31 genn. 1884).

Come architetto di S. Croce, incarico mantenuto fino alla morte, il D. realizzò importanti interventi di ripristino quali la riapertura del portico sul fianco settentrionale della basilica (1885-1893), da tempo trasformato in botteghe e negozi; la prosecuzione del "restauro" della cappella Pazzi (lanterna e colonne del pronao, 1886) e della riprogettazione del grande cortile antistante iniziati dal De Fabris negli anni Settanta al fine di permettere la vista della cappella direttamente dal cancello d'ingresso posto sulla piazza (ibid., f. IX, 1886-1890, e f. X, 1891-1910).Per completare la rassegna dell'attività del D. in questo periodo sono da ricordare il restauro del palazzo Lenzi, in piazza Ognissanti a Firenze, eseguito nel 1887 per conto dell'antiquario L. Pisani, restauro ampiamente lodato da G. Carocci (Il Palagio dei Lenzi, in Arte e storia, VI[1887], pp. 153 ss), e inoltre due progetti non realizzati: una proposta per la nuova sede della Cassa di risparmio di Città di Castello e un turrito e neomedievale sferisterio per il parco delle Cascine a Firenze (Ricordi di architettura, X [1887], f. XII, t. III).

A partire dalla fine degli anni Ottanta il D. ottenne dall'amministrazione comunale di Firenze alcuni incarichi specifici di sorveglianza e soprintendenza sugli aspetti artistici e di tutela dei monumenti connessi con le operazioni di sventramento del centro antico della città gravitante attorno al mercato Vecchio, oggi piazza della Repubblica. Nel settembre del 1888, con l'ing. G. Mariani e l'igienista G. Roster, fu chiamato dalla Giunta municipale a far parte della Commissione edilizia per l'esame dei progetti di riduzione e di nuova costruzione dei fabbricati nel centro di Firenze, la quale, in virtù del regolamento speciale edilizio per il risanamento e riordinamento def centro, era incaricata dell'esame delle richieste di rimozione e nuova sistemazione di oggetti d'arte posti sui palazzi interessati allo sventramento (Firenze, Arch. storico del Comune, Centro di Firenze, Carteggio, f. 83 C, p. 7).

Nel 1888-89, come rappresentante della Deputazione provinciale, fece poi parte della commissione giudicatrice i progetti del concorso per i portici del nuovo centro, via Pellicceria-piazza della Repubblica (ibid., f. 94 A). Dal 25 luglio 1889 al 31 marzo 1892 su incarico del Comune curò insieme con l'archeologo Adriano Milani la documentazione e il ricordo degli edifici che si andavano allora demolendo e delle testimonianze storiche venute alla luce durante i lavori. Infine, il 28 apr. 1892 fece parte della Commissione storico-artistica comunale creata in sostituzione della vecchia Commissione archeologica comunale che si era dimessa nel 1890 (ibid., Oggetti, f. 50 A).

Durante gli ultimi nove anni della sua vita il D. indirizzò la propria attività quasi essenzialmente nel settore della tutela e del restauro dei monumenti dove, ispirandosi al principio del ripristino dell'unità di stile, riuscì a esprimere il suo temperamento eclettico e la sua pluriennale esperienza di interventi su edifici monumentali. Grazie a questa sua esperienza, come funzionario del ministero della Pubblica Istruzione fu uno dei protagonisti della fase di decollo del servizio statale di tutela artistica realizzatosi nell'ultimo decennio del secolo passato con la creazione dei commissariati d'Antichità e belle arti e quindi dei dieci uffici regionali per la conservazione dei monumenti.

Nel novembre del 1889 entrò a far parte del ruolo del personale del ministero della Pubblica Istruzione come architetto direttore dell'ufficio tecnico del commissariato di Antichità e belle arti della Toscana presieduto dal marchese Carlo Ginori Lisci (d. m- 30 nov. 1889, in Boll. uff. del Ministero della Pubblica Istruzione, XVII[1890], 2, p. 42). Soppresso dopo appena un anno di vita il commissariato, nel 1891 il D. venne nominato direttore dell'ufficio regionale toscano per la conservazione dei monumenti (ibid., XVIII [1891], 10, pp. 418 s.).

Come direttore di questo importante ufficio egli ebbe di fatto la soprintendenza sulla tutela artistica e sugli interventi di restauro di tutto l'ingente patrimonio monumentale della Toscana. Coadiuvato dagli ispettori delle commissioni consultive provinciali, per la parte artistica, e dagli architetti G. Castellucci ed E. Cerpi per la parte tecnica, fra il 1891 e la prima metà del 1897 il D. ebbe la direzione o la supervisione su una quantità enorme di restauri ad edifici monumentali della Toscana, ampiamente e analiticamente illustrati nelle sue Relazioni al ministro della Pubblica Istruzione (in Attiper la conservazione dei monumenti della Toscana..., Firenze 1894, 1895 e 1896). I restauri di maggiore importanza furono, a Firenze, quelli alle chiese di S. Trinita (interno), di S. Maria Novella (sagrestia e chiostro verde), della badia (campanile), di S. Stefano a Ponte (sistemazione altar maggiore), di S. Salvatore all'arcivescovado (facciata), ai loggiati degli Uffizi, della Signoria, della piazza Ss. Annunziata e di S. Paolo; quelli della cattedrale di Fiesole (campanile), della certosa del Galluzzo a Firenze e della pieve di S. Maria dell'Impruneta; quelli del palazzo pretorio e della cattedrale di Prato, della cattedrale e della chiesa di S. Maria de' Miracoli a Pistoia; quelli del palazzo vicariale di Certaldo, della cattedrale e di S. Maria in Gradi ad Arezzo, dei palazzi pretori di Anghiari e Poppi; quelli, della loggia del Sangallo a Monte San Savino, del campanile di Vico Pancellorum a Bagni di Lucca, della porta Mancianella a Barga, della cattedrale di Pescia (facciata), della cattedrale di Carrara (consolidamento angolo nordest); quelli infine del Camposanto mònumentale e del battistero dì Pisa, della certosa di Calci, della cattedrale di Siena (copertura, ripulitura e campanile), della chiesa di S. Antimo a Montalcino (consolidamento generale e copertura) e della cattedrale di Pienza.

Il D. fece parte anche dei più importanti organi del ministero della Pubblica Istruzione aventi competenze nel campo della tutela artistica. Nel maggio 1891, con 651 voti di artisti, venne eletto per la classe degli architetti nella Commissione permanente di belle arti (d. m. 14 maggio 1891, in Boll. uff. del Min. d. Pubbl. Istruzione, XVIII [1891], pp. 541-560); nel 1894 fu nominato membro della Giunta superiore di belle arti (r.d. 17 giugno 1894, ibid., XXI [1894], p. 933), incarico nel quale fu riconfermato tre anni dopo alla vigilia della morte (r.d. 18 apr. 1897). Nel 1896 fece parte con il sen. F. Brioschi e gli architetti L. Beltrami, G. Sacconi e R. Faccioli, della commissione nominata dal ministero della Pubblica Istruzione per studiare il riordinamento degli uffici regionali (ibid., XXIII[1896], p. 272).

Nonostante i numerosi e gravosi impegni nel campo della tutela artistica e del restauro dei monumenti, verso la fine della sua vita il D. progettò, su incarico del re Umberto, il vestibolo e lo scalone del nuovo ingresso monumentale alla Galleria Palatina in palazzo Pitti a Firenze, realizzato nel 1897. L'opera, fra le più celebrate per eleganza e rigore formale, fu realizzata nell'estremità dell'ala dei palazzo verso il rondò di Bacco, in forme architettoniche neoquattrocentesche ricche di citazioni brunelleschiane (Firenze, Arch. della Soprintentenza ai Beni amb. e architett., Real Casa, f. 1897; Ricordi di architettura, IV[1894-95], tavv. 28-31).

La notorietà e il prestigio conseguiti in vari anni di intensa attività portarono al D. altri incarichi in istituti culturali fiorentini e numerosi riconoscimenti accademici da molte città italiane: fu presidente del Pio Istituto de' Bardi e rappresentante dei governo nella scuola di arti decorative di Firenze; accademico di S. Luca e membro dell'Accademia di Urbino (Matteucci, 1897, p. 64); socio onorario dell'accademia di belle arti di Milano (Atti della R. Accademia di belle arti in Milano, Milano 1896, p. 21), accademico di merito dal 1887 di quella di Perugia (Atti d. Acc. di belle arti in Perugia a. 1889, Perugia 1889, p. 35), professore ordinario di quella di Carrara (Atti della Accademia r. di belle arti di Carrara, Carrara 1891, p. 15), accademico di merito della Accademia Ligustica (Atti della Accademia Ligustica di belle arti, Genova 1899, p. 30) e socio corrispondente dal marzo 1897 della Società Colombaria di Firenze (Atti della Soc. Colombaria di Firenze dall'anno 1890 al 1900col ruolo generale dei soci dalla sua fondazione, Firenze 1907, p. LVIII). Infine, nel giugno 1896, venne eletto alla presidenza del collegio dei professori dell'Accademia del disegno di Firenze dopo la morte di F. Francolini (Atti del Collegio..., a. 1896, pp. 144 s., verbale dell'adunanza del 7 giugno 1896).

Forse anche a causa della gravosa e intensissima attività di architetto, il D. non fu un pubblicista prolifico. Le sue pubblicazioni sono costituite essenzialmente oltre che dalle ricordate Relazioni al ministro della Pubblica Istruzione su gli Atti per la conservazione dei monumenti della Toscana ... (Firenze 1894, 1895, 1896), dalla monografia e dai resoconti sulla facciata di S. Maria del Fiore (La facciata di S. Maria del Fiore: considerazioni, Firenze 1883; Sulla facciata di S. Maria del F.: notizie, ibid. 1883; La facciata di S. Maria del Fiore: illustrazione storica e artistica, ibid. 1888), dalle commemorazioni accademiche di F. Francolini (Commemorazione del prof. F. Francolini letta nella adunanza del 19 genn. 1896..., in Atti del Collegio dei professori..., 1897, pp. 34-39) e di G. Partini letta nella adunanza del 2 febbr. 1896 (ibid., pp. 61-65) ed infine alcune relazioni sui danni provocati al duomo di Firenze dal terremoto del '95 (in Deput. sec. di S. Maria del Fiore, Relazione sui danni arrecati ai monumenti insigni dal terremoto..., Firenze 1895, pp. 5-20; in La Nazione, 28 maggio 1895; in Arte e storia, XIV[1895], 11, pp. 84 s.).

Il D. morì a Firenze il 23 giugno 1897.

Fonti e Bibl.: Oltre ai necrol. in Arte e storia, 30 giugno 1897 (di G. Carocci) e in IlMarzocco, 27 giugno 1897, p. 4, cfr. Firenze, Arch. dell'Accad. del disegno, Atti dell'Accad. delle arti del disegno, f. 1876-1877, c. 305; Ibid., Processi verbali delle adunanze del Collegio accademico a datare dal mese di dicembre 1873, pp. 146, 482 ss.; Ibid., Libro IV degli atti della Ia Classe, verbale adunanza ordinaria del 15 ott. 1871; Ibid., Ruolo degli alunni della R. Accad. delle arti del disegno dal 1804 al 1871, ruolo degli studenti di architettura, aa. aa. 1864-64, 1865-66, 1866-67 e corso orario elementare di prospettiva a. acc. 1865-66; Ibid., Arch. dell'Acc. di belle arti, f. Atti 1865, n. 52; f. Atti 1867, n. 87; f. Atti 1869, n. 6; f. Atti 1871, nn. 1 e 48; f. Atti 1873, nn. 8 e 67; f. Atti 1874, n. 1; Ibid., Arch. della Soprint. ai Beni ambient. e architett., f. Real Casa a. 1897; f. A 160: Basilica di S. Croce aa. 1892-1913; f. A 188: Certosa del Galluzzo aa. 1892-1912; f. A 189: Orsatimichele, aa. 1891-1933; f. A 208: S. Trinita, aa. 1891-1918; Ibid., Arch. dell'Opera di S. Croce, f. VIII: Affari 1881-85; f. IX: Affari 1886-90; f. X: Affari 1891-1910; Ibid., Arch. dell'Opera di S. Maria del Fiore, Registro delle deliberazioni, 1877-1902, cc. 27 s., 33 s., 44 s., 67, 69, 78, 86 s., 93, 95-100, 121, 137 ss., 175, 177, 181, 185 s., 192; Ibid., Arch. stor. del Comune, Centro di Firenze. Oggetti, f. 50 A, pp. 5, 6, 9, 10/1, 10/55; ibid., Carteggi, f. 83 A, p. 7;, f. 94 A; ibid., Vendita di rimanenze, f. 8D, pp. 55, 58; f. 23D, p. 7/13; Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero della Pubbl. Istr., Direzione generale di antichità e belle arti, III vers. p., B. 152; B. 175; B. 200, B. 201; Atti del Collegiodei professori della R. Accademia di belle arti di Firenze, Firenze aa. 1874-1897; Boll. ufficiale del Ministero della Pubblica. Istruzione, XVI (1889), 9 gennaio, p. 42; XVIII (1891), 7-14 maggio, pp. 541-560; 30 settembre, pp. 418 s.; XXI (1894), 28 giugno, p. 933; XXIII (1896), 6 febbraio, p. 272; Comitato esecutivo dell'Assoc. per erigere la facciata del Duomo di Firenze, Rapporti..., aa. 1883-1885, Firenze 1884, pp. 13-19; 1885, pp. 13-19; 1886, pp. 13-22; Mem. a S. E. il ministro della Pubblica Istruzione degli artisti sottoscrittori nel 12giugno 1870del voto al Municipio livornese intorno al gruppo detto del quattro Mori, Firenze 1873, pp. 6, 8; P. Franceschini, La facciata di S. Maria del Fiore. 1296-1883. Ragionamenti storico-critici, Firenze 1883; S. Maria del Fiore. Dialogo, in NuovoOsservatore fiorentino, 13 sett. 1885, pp. 145-148; S. Maria del Fiore. La facciata, in Diario delle feste fiorentine nel maggio 1887, n. 30, 5 giugno 1887, pp. 137 ss.; Firenze. S. Maria del Fiore e il centenario di Donatello. Maggio 1887, numero spec. de L'Illustrazione italiana, 8 maggio 1887, pp. 326 ss.; M. Morandi, S. Maria del Fiore, Firenze-Roma 1887, pp. 38, 67-73; M. Tabarrini, La vita e le opere dell'architetto E. De Fabris. Discorso..., Firenze 1887, pp. 16, 20; Rapporto fatto alla Deput. promotrice dalla Commissione eletta a giudicare nel concorso per le tre porte di bronzo istoriate della facciata di S. Maria del Fiore [Firenze 1887]; C. Ginori Lisci, IlCommiss. delle antich. e belle arti della Toscana nel suo primo anno di vita, Firenze 1891, pp. 7 ss.; E. Gerspach, La nuova scala della R. Gall. Palatina, in Arte e storia, XVI (1897), pp. 33-34; V. Matteucci, Cenni biogr. di L. D., Livorno 1897; E. Bardi, Commemor. dell'architetto L.D., Firenze 1898; P. Franceschini, Per le cantorie di S. Maria del Fiore, Firenze 1900, pp. 4 ss.; Livorno a L. D., Livorno 1902; G. Piombanti, Guida di Livorno, Livorno 1903, p. 132; Gitt [G. Targioni Tozzetti], Su e giù per Livorno. Guida..., Livorno 1906, pp. 108 s.; F. Pera, Quarta serie di nuove biografie livornesi, Siena 1906, pp. 209-24; L. D. Necrologio, in Atti della Soc. Colombaria di Firenze dall'anno MDCCCXC al MCM..., Firenze 1907, pp. 99 ss.; G. Poggi, Ricordi della vita e documenti d'arte, Firenze 1909, p. 420; F. Tarani, La basilica di San Miniato al Monte..., Firenze 1910, pp. 106 s.; E. Giovagnoli, Città di Castello, Città di Castello 1921, pp. 170, 172; A. Fanfani, Città di Castello. Guida..., Città di Castello 1927, pp. 138-145; N. Tarchiani, L'architettura ital. nell'Ottocento, Firenze 1937, p. 57; A. M. Bessone Aureli, Dizionario degli scultori e architetti italiani, Città di Castello 1947, p. 188; G. Kauffmann, ZuDonatellos Sängerkauzel, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, IX (1959-60), pp. 55-59; F. Morandini, Palazzo Pitti. La sua costruzione e i successivi ingrandimenti, in Commentari, XVI (1965), pp. 42, 46 n. 56; C. L. V. Meeks, Italian architecture 1750-1914, New Haven-London 1966, pp. 224 s., 227; IlMuseo dell'Opera del duomo di Firenze, a cura di L. Becherucci-G. Brunetti, I, Firenze 1969, pp. 11, 29, 212, 278, 280; H. R. Hitchcock, L'archit. dell'Ottocento e del Novecento, Torino 1971, p. 276; L. Ginori Lisci, Ipalazzi di Firenze nella storia e nell'arte, Firenze 1972, I, p. 290; M. Dezzi Bardeschi, "Le Magnifiche sorti e progressive...", Firenze 1972, pp. 421 s.; M. Bucci-R. Bencini, Palazzi di Firenze. Quartiere di S. Maria Novella, Firenze 1973, p. 118; Firenze. Studi e ricerche sul centro storico, Pisa 1974, p. 63; L. Patetta, L'archit. dell'eclettismo, fonti, teorie, modelli 1750-1900, Milano 1975, pp. 305, 310; S. Fei, Firenze 1881-1898; la grande operazione urbanistica, Roma 1977, p. 269; A. Pampaloni Martelli, Edoardo Marchionni e la trasform. dell'Opificio delle pietre dure in laboratorio di restauro, in Scritti di storia dell'arte in onore di U. Procacci, Milano 1977, II, pp. 634 s.; S. Pinto, The Royal Palace from the Lorraine Period to the present day, in Apollo, CVI (1977), pp. 60 ss.; C. Cresti-L. Zangheri, Architetti e ingegneri nella Toscana dell'Ottocento, Firenze 1978, pp. 79 s.; Verso una gestione, dei beni culturali come servizio pubblico, Milano 1978, p.62; Ilmonumento e il suo doppio. Firenze, Firenze 1981, pp. 58, 61, 74, 76, 101, 110; C. Cresti, Le Sante Marie del Fiore, in FMR, 1982, n. 9, pp. 73-76; Eclettismo a Firenze. L'attività di Corinto Corinti. I progetti del palazzo Poste e Telegrafi, (catal.), Firenze 1985, pp. 53, 78, 86 n. 1, 88 nn. 16 e 18, 89 n. 26; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, p. 163 (s.v. Moro, Luigi del); Dizion. encicl. di arch. e urbanistica, II, Roma 1968, pp. 152 s.

CATEGORIE
TAG

Basilica di san miniato al monte

Santa margherita ligure

Accademia di belle arti

Camposanto mònumentale

Illustrazione italiana