FRASSI, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)

FRASSI, Luigi

Angelo Gaudio

Nato a San Casciano di Cascina, presso Pisa, nel 1775 da una famiglia di importanti proprietari terrieri, compì i suoi studi prima a Lucca e poi presso la facoltà giuridica dell'università di Pisa, dove si laureò in utroque iure il 26 maggio 1795. In età napoleonica era già noto e stimato nell'area pisana, come testimonia il suo Progetto di riforma nell'amministrazione de' fossi della pianura pisana, scritto nel 1809, su richiesta del Consiglio municipale di Cascina.

Proponeva si costituisse, in ciascun cantone della pianura, una deputazione formata da "tre dei più intelligenti, probi e facoltosi possidenti" con il compito di sorvegliare e gestire i fossi del proprio cantone. L'insieme di queste deputazioni avrebbe costituito una deputazione generale preposta alla gestione complessiva di tutto il sistema di canali della zona. Considerata la fondamentale importanza di questi per l'esistenza di ogni attività agricola in una zona altrimenti soggetta a impaludamento, il progetto si configurava come una vera e propria proposta di autogoverno del territorio del contado pisano da parte dei proprietari; inserito nel dibattito sulla riforma della amministrazione locale, venne tenuto in seria considerazione da parte delle autorità francesi, sebbene non pienamente accettato. Con decreto del 5 sett. 1808 della "Junte extraordinaire de Toscane" veniva soppresso l'Ufficio dei fossi e con successivo decreto, comunicato in data 14 giugno 1809, veniva nominata da parte del prefetto del Dipartimento del Mediterraneo un'apposita commissione per l'amministrazione dei fossi e canali non navigabili, di cui anche il F. veniva chiamato a far parte. Questa commissione redasse un progetto di nuova regolamentazione della materia che venne in larga parte assorbito dalla nuova normativa; la commissione incaricata dell'amministrazione dei lavori dei corsi d'acqua non navigabili veniva però nominata dal governo, sebbene i suoi membri dovessero essere scelti tra i maggiori possidenti.

Il ruolo rilevante del F. nel periodo della dominazione francese è confermato dalla nomina da parte del governo alla carica di maire della comunità di Cascina dal 1810 al 1811. Nel periodo della Restaurazione le sue attività si ridussero invece a quelle tipiche di un filantropo liberale. In questo ambito è da ricordare la sua partecipazione alla fondazione nel 1834 della Cassa di risparmio di Pisa, di cui fu direttore fino al 1836, e vicepresidente dal 1837 alla morte.

Ma degli ultimi anni della sua vita è da ricordare soprattutto l'opera assidua a favore degli asili infantili.

Tale diffusione costituisce un aspetto del movimento liberale che, come è noto, aveva nel campo pedagogico uno dei più importanti ambiti di azione, col compito di saldare i ristretti circoli di intellettuali promotori delle iniziative e gli ambienti della nobiltà e della borghesia che offrivano il necessario sostegno finanziario e quel minimo di sostegno politico indispensabile a impedire che le iniziative venissero proibite od ostacolate. Emblematico di questo nesso è appunto il rapporto tra il F. e Matilde Calandrini, filantropa ginevrina di confessione protestante (sebbene senza formale appartenenza a chiese), operante a Pisa in quegli anni. Dalla loro collaborazione deriva la fondazione, avvenuta nel 1833, della Scuola di carità per le femmine.

Dal carteggio intercorso tra il governatore di Pisa e il Buon Governo emerge la fama di cui godeva il F. presso le autorità locali, cosa fondamentale per il buon esito dell'iniziativa, poiché sarebbe stato impossibile per la Calandrini, cittadina svizzera e di religione non cattolica, ottenere l'autorizzazione all'apertura di una qualunque istituzione educativa. Sicuro indizio di una qualche forma di benevola tolleranza, pur non disgiunta da una prudente vigilanza da parte delle autorità locali, è la concessione di alcuni locali del soppresso convento di S. Michele in Borgo per le attività della scuola, nonché di alcuni pur non regolari sussidi statali. La concessione dei locali, avvenuta malgrado il parere contrario del soprintendente alle Scuole normali di S. Ranieri, che occupavano larga parte del soppresso convento, è tipica dell'atteggiamento a metà strada tra cauto incoraggiamento e discreta sorveglianza tenuto in quella fase dalle autorità granducali rispetto alle iniziative dei filantropi liberali.

Analogo atteggiamento di non proibizione, e anzi di tolleranza come iniziativa privata, fu presa nei confronti della vendita condotta dal F., insieme con altri autorevoli cittadini pisani, di appositi biglietti a beneficio degli asili che sostituissero le tradizionali visite di inizio d'anno. L'iniziativa, che aveva alcuni precedenti in Lombardia, andava al di là della raccolta di fondi di beneficenza poiché mirava a incidere sul piano del costume facendo valere forme di associazione diverse da quelle tradizionali.

L'asilo pisano costituì la prima iniziativa del genere in Toscana. Come spesso accadeva in tal genere di intraprese, fondazione e conduzione vennero affidate a una apposita società di cui lo stesso F. divenne il "conservatore", cioè il principale tramite tra la società dei promotori e finanziatori e il corpo docente. La società era un esempio di compenetrazione tra spirito filantropico, associazionismo e capacità di natura imprenditoriale. Intorno a queste iniziative si coagulavano infatti non solo le ristrette cerchie di promotori e gestori dell'iniziativa, ma una ben ampia fascia di soci finanziatori il cui apporto era determinante non solo per la raccolta dei fondi ma soprattutto perché la presenza fra essi di personaggi facoltosi e influenti induceva una relativa tolleranza da parte delle autorità statali.

L'iniziativa pisana si avvalse anche dei consigli epistolari e dell'incoraggiamento di F. Aporti, che successivamente visitò gli asili e ne fece cenno in sue pubblicazioni. Caratteristica fondamentale degli asili aportiani era la finalizzazione, anziché all'esclusivo apprendimento da parte degli scolari di una serie di nozioni - tipicamente quelle connesse con l'alfabetizzazione - all'acquisizione di una serie di attitudini propedeutiche sia al "leggere, scrivere e far di conto", sia soprattutto a un inserimento nella realtà economica produttiva urbana come futuri onesti lavoratori anziché come poveri improduttivi e potenzialmente pericolosi. Il collegamento con l'Aporti mostra come sul terreno delle iniziative filantropico-pedagogiche si stabilisse una collaborazione tra iniziative e ambienti di diversi Stati italiani caratterizzati da diverse situazioni. Nello stesso periodo il F. si fece promotore anche della riforma della preesistente scuola di mutuo insegnamento di Pisa secondo i principî aportiani e fu tra i fondatori dell'asilo maschile.

Una conferma della importanza, ma anche del valore emblematico della figura del F. è costituita dalle iniziative promosse dagli ambienti liberali pisani e fiorentini per la sua celebrazione dopo la scomparsa, avvenuta a Pisa il 12 genn. 1838, e dalle reazioni delle autorità che sorvegliarono con grande attenzione e cercarono di circoscrivere il più possibile la portata di tali iniziative.

Fonti e Bibl.: Per una ricostruzione delle vicende storico-istituzionali degli enti preposti alla gestione dei canali: R. Fiaschi, Le magistrature pisane delle acque, Pisa 1938; i documenti relativi si trovano in Arch. di Stato di Livorno, Prefettura del Dipartimento del Mediterraneo, filze 77-78. L'Archivio dell'asilo Frassi è depositato presso la Domus Mazziniana di Pisa; di esso fanno parte alcune lettere indirizzate al F. nella sua qualità di "conservatore" della società. Lettere al F. in Biblioteca nazionale di Firenze, Vari 54, 207 e Vieusseux 55, 79; 37, 49; 37, 50 (ibid. due lettere del F. al Vieusseux); due lettere del F. a G. Piazzini, in Biblioteca univ. di Pisa, ms. 1082/14. Documenti sugli asili in Arch. di Stato di Firenze, Presidenza del Buongoverno, Affari comuni, a. 1052; Segreteria di Stato, 1853; Protocolli direttoriali, prot. 7, a. 37; e in Arch. di Stato di Pisa, Governatore, filza 104, a. 52; filza 109, a. 552; filza 126, a. 698; Ibid., Auditore di governo, serie politica, filza 32, a. 301. E. Mayer, Tributo alla memoria di L. F., in Guida dell'educatore, n. 29-30, maggio-giugno 1838, pp. 162-176, poi in Id., Frammenti di un viaggio pedagogico, Firenze 1867, pp. 133-147 (per il contesto si veda A. Gaudio, La Guida dell'educatore di Raffaele Lambruschini, in Scuola e stampa nel Risorgimento. Giornali e riviste per l'educazione prima dell'Unità, a cura di G. Chiosso, Milano 1989, pp. 119-145); L. Zannetti, L. F., in Nuovo Giornale dei letterati (Pisa), 1838, n. 95, parte letteraria, p. 161; Prose e versi a vantaggio di un asilo d'infanzia da erigersi in Pisa come monumento alla memoria di L. F., Firenze 1845; R. Lambruschini, Premessa al Programma di soscrizione per un monumento a L. F., in Guida dell'educatore, 1844, pp. 404 s. Sugli asili pisani e il relativo contesto, cfr.: U. Carpi, Letteratura e società nella Toscana del Risorgimento. Gli intellettuali dell'Antologia, Bari 1974, pp. 297 n., 317 s.; A. Linaker, La vita e i tempi di Enrico Mayer, Firenze 1898, pp. 385-389; A. Gambaro, F. Aporti e gli asili infantili nel Risorgimento, II, Documenti, memorie, carteggi, Torino 1937 (poi parzialmente ristampati in Id., Scritti pedagogici e lettere, con Introd. di A. Gambaro, a cura di M. Sancipriano - S.S. Macchietti, Brescia 1976); M. Timpanaro Cardini, Breve storia degli asili di carità di Pisa, Pisa 1945; G. Genovesi, Gli asili pisani di carità. Fortuna e decadenza dell'opera aportiana, in Problemi della pedagogia, XIV (1968), 5-6, pp. 790-810; M. Themelly, Calandrini, Matilde, in Diz. biogr. degli Ital., XVI, Roma 1973, pp. 457 s.; E. Morgana, I fondatori, in La scuola per l'infanzia ieri e oggi…, Pisa 1977, ad Indicem; L.F. Previti, Educazione popolare, scuole di mutuo insegnamento ed asili infantili di carità a Pisa, in Una città tra provincia e mutamento. Società, cultura e istituzioni a Pisa nell'età della Restaurazione, Pisa 1986, pp. 153-191. Sulla fondazione della Cassa di risparmio di Pisa cfr. R. Bernardini, Notizie storiche sulla Cassa di risparmio di Pisa, in A. Cecchella - R. Bernardini, Oltre… il 150. Un secolo e mezzo nella vita socio-economica della provincia, Pisa 1984, pp. 89-106 e passim. Documenti sulla vigilanza della censura sugli scritti commemorativi del F. in Archivio di Stato di Firenze, Censura, Carteggio R. Censura - I.R. Segreteria di Stato, filza 6, nn. 1718 e 1780; sulla partecipazione degli studenti universitari pisani alle iniziative in occasione della morte del F. si veda E. Michel, Maestri e scolari dell'Università di Pisa nel Risorgimento nazionale (1815-1870), Firenze 1949, pp. 119 ss. Sulla scuola di mutuo insegnamento si veda: R. Meconi, Scuola di mutuo insegnamento a Pisa. Rapporto letto dallo ispettore sig. dott. R. M., in Antologia, n. 138, giugno 1832, pp. 85-91. Infine: E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, Milano 1939, p. 212.; S. Bucci, in Enc. pedagogica, III, Brescia 1989, pp. 5096 s.

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