BARBIERI, Luigi Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)

BARBIERI, Luigi Giovanni

Alfredo Petrucci

Nato a Cesena il 26 nov. 1885, è generalmente conosciuto sotto il nome di "Gino" che egli stesso adottava, sia quando si firmava con il caratteristico monogramma "G. B." in un quadratino, sia quando si sottoscriveva per esteso, "Gino Barbieri", come nell'Autoritratto esposto a Levanto nel 1912. La fama del B. è affidata alla sua attività di xilografo, ma fu anche pittore e acquafortista. Come pittore coadiuvò, fra l'altro, Adolfo De Carolis, suo maestro, nella decorazione del Palazzo del podestà in Bologna, trattò con proprietà il pastello e tentò, dipingendo ad olio, la tecnica divisionistica. Come acquafortista fu presente alla mostra di Levanto, organizzata nell'agosto-settembre 1912 dalla Società italiana degli xilografi, con tre saggi: La cucina, Autoritratto, Un giardino a Firenze. Nella stessa mostra presentò trenta xilografie di vario soggetto e varia fattura, che gli meritarono la medaglia d'gro~~e notevoli acquisti. "Multanime" lo dé`finiva Ettore Cozzani, il quale, nel descriverne la figura, lo dice "lungo, magro, un po, pallido, con sereni occhi di bimbo". Era generoso e pronto sempre all'azione, come quando, scoppiata la prima guerra mondiale, si arruolò volontario nella brigata "Toscana" e parti per il fronte. Nel 1916, mentre era in zona di operazioni, lo troviamo ben rappresentato nella esposizione d'incisione italiana, organizzata a Londra da Raffaele Calzini, con cinque delle sue migliori xilografie: I ritardatari, Boboli a Firenze,Ritratto di signora, Studio, Eva. Incise anche alcune copertine per la rivista L'Eroica, la copertina per il Cagliostro di Yambo, i legni per il poemetto In chordis et organo di Domenico Giuliotti. Trattò anche il soggetto satirico ed umoristico, alimentato dalla conoscenza della stampa caricaturale specialmente francese ed inglese del '700 e '800. I suoi Mangiatori gli furono evidentemente suggeriti da I ghiottoni di Nathaniel Dance, incisi a Londra da F. Bartolozzi.

Il B. si formò, come xilografo, alla scuola di Adolfo De Carolis, ma tutti, da Cozzani, a Calzini, a Labò, riconoscono il grado di autonomia da lui raggiunto, rispetto al maestro, via via che avanzava nell'esercizio della sua arte, specie nella concezione e nella fattura dei ritratti, che stampava per solito a due e tre legni, con ingegnose combinazioni di linee e di colori. Gli fece difetto l'intuizione della "forma brevis", propria della xilografia classica, e più che la sgorbia divoratrice e riassuntiva fece scorrere sui suoi legni la punta sottile del bulino, con tagli serrati e volti nel verso del rwevo, che non potevano dargli quegli effetti di natura tonale cui egli dichiaratamente aspirava. Ma fu un costruttore robusto: il Centauro inciso per il poe-, metto di D. Giuliotti sembra fuso nel bronzo. La guerra, umanizzando la sua visione del mondo, schiarì anche e distese il suo linguaggio: i fanti delle sue scene di vita al fronte, esposti alla prima Biennale romana, sono uomini come tutti gli altri, semplici e cordiali, anche se consci della ineluttabilità del dolore; ed egli, nel figurarli, dipana e deterge le matasse dei suoi segni, lasciando che la luce le permei in ogni senso. Le Confidenze,con quei soldati sul porto, che si scambiano i loro pensieri prima d'imbarcarsi, sono tutta una vibrazione luminosa; e le ombre sulla parete scabra della trincea dei due che giocano lentamente a carte, in attesa di un ordine o di un allarme, si muovono e palpitano come cose vive. L'ultiino dei legni incisi dal B., trovato nella sua cassetta militare dopo la morte, fu un ritratto di Gabriele D'Annunzio, limitato alla sola testa, anch'esso soffuso di umano sentimento, nonostante la presenza nello sfondo di ali e nudi eroici. Il legno reca l'indicazione "Viadotto Q. 50".

Uscito, poco dopo, da quel viadotto, a Melette di Gallio sul Monte Zomo, per compiere il suo dovere di soldato, il B. doveva trovare la morte il 17 nov. 1917. Il maestro, Adolfo De Carolis, ne ritrasse le sembianze nella figura di Pepulus (Taddeo Pepoli) in uno dei peducci della volta del Salone dei Quattromila a Bologna.

Bibl.: Oltre ai molti giornali e alle riviste (Il Plaustro, L'Eroica, Emporium, La Piè, Riviera romagnola, Xilografla,ecc.), che diedero notizia della morte del B. e si occuparono della sua attività artistica, si consultino: E. Cozzani, La bella scuola,in L'Eroica, Il (1911), pp. 253, 254, 255, Oltre alla copertina ed altre xilografie nel testo e fuori testo, fra cui il Centauro;Id., Alto degli EsPositori,Mostra di Levanto, agosto-settembre 1912, pp. 12, 32 s., 104; L'Eroica,fascicolo contenente varie incis. del B. e note, IV (1914), pp. 67 S.; R.Calzini, Esposizione d'Incisione Italiana,Londra 1916, pp. XIV, 6, 7; M. Labò, Artisti contemporanei: Tre xilografl,in Emporium,L (1919), pp. 118-122; M. Campana, Come morì il pittore L. G. B.,in Corriere padano,30 sett. 1940; L. Servolini, Dizionario... degli incisori ital.,pp. 49 S.; A. Petrucci, Viadotto Q So, in Il Messaggero,Roma, 29 sett. 1962.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

CATEGORIE