LEGNANI, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 (2005)

LEGNANI, Luigi (Rinaldo)

Ennio Speranza

Nato il 7 nov. 1790 a Ferrara da Giuseppe e Rosa Bassi, intraprese gli studi musicali a Ravenna, dove la famiglia si era trasferita. Il suo primo insegnante fu probabilmente il violinista Pietro Casalini. Nel frattempo, oltre a suonare il violino e la chitarra, fu avviato allo studio del canto nel coro di voci bianche della cappella del duomo. Debuttò come tenore nell'autunno del 1807 presso il teatro Comunitativo di Ravenna; l'anno seguente, sempre a Ravenna, prese parte all'esecuzione di una messa composta e diretta dal sedicenne Gioacchino Rossini. Ancora in qualità di tenore il L. si esibì dal 1820 al 1826 in opere di Rossini (con cui pare avesse stretto una stabile frequentazione), G. Donizetti, G. Pacini, G. Guglielmi, P. Guglielmi. Già dal 1819 cominciò a sostenere apprezzati concerti come chitarrista, e suonò per la prima volta a Milano nel ridotto della Scala il 20 giugno di quell'anno; l'accoglienza dovette essere più che favorevole, e l'accademia venne replicata il 2 luglio, sempre alla Scala, quindi il 13 luglio al teatro Re.

L'attenzione destata gli permise di pubblicare alcune composizioni presso l'editore Ricordi: furono le prime otto di un copioso catalogo che annovera circa 250 numeri d'opera, più un nutrito gruppo di brani senza numerazione. Tra questi iniziali saggi compositivi spiccano il Terremoto con variazioni, op. 1, il Gran ricercario o Studio, op. 3 e il Gran capriccio, op. 6. Dopo alcuni concerti a Trieste, il 20 ott. 1822 fece il suo debutto a Vienna suscitando grandi consensi, tanto da essere considerato da parte della critica il degno successore di Mauro Giuliani, il quale aveva lasciato la capitale austriaca nel 1819 per fare ritorno in Italia. Il L. vi soggiornò per tre mesi, tenendo diverse accademie ed esibendosi anche come cantante, accompagnandosi da solo alla chitarra. Alcuni di questi concerti prevedevano la presenza di altri solisti: il 9 dic. 1822 e il 12 genn. 1823 oltre a lui si esibì nella stessa serata un giovane pianista di undici anni destinato a futuri e ben maggiori successi: Franz Liszt. Rientrato in Italia, il L. suonò ancora a Trieste il 18 febbr. 1823, per poi cantare a Ravenna durante la stagione del carnevale 1824. Nel maggio dello stesso anno lo troviamo a Firenze per una serie di concerti. Nel 1825 compì probabilmente una tournée in Germania e in Svizzera esibendosi a Monaco con il chitarrista austriaco Franz de Paula Stoll, allievo di Giuliani. Nel marzo 1827 richiese e ottenne il posto di primo violino presso l'orchestra del teatro Comunitativo di Ravenna, incarico che mantenne per due anni, ritornando quindi al concertismo. Nell'autunno 1829 si recò a Ginevra. Il 29 genn. 1832 fu accolto come membro d'onore dell'Accademia filarmonica romana; per questa suonò il 2 e il 17 febbraio. Dopo un secondo soggiorno a Vienna nel 1833, il L. toccò le città di Genova, Milano e Torino. Da qui proseguì per Parigi. Un incidente al braccio (mentre scendeva dalla carrozza) gli impedì di prendere parte a un concerto parigino previsto per il 29 nov. 1835. Dal 17 giugno 1836 fu nuovamente a Torino, città con cui mantenne un rapporto privilegiato. Il 15 luglio si esibì al teatro Carignano: fra gli spettatori di quel concerto vi fu, come ricorda una cronaca del letterato e librettista Felice Romani (Gazzetta piemontese, 16 luglio 1836, p. 1), anche Niccolò Paganini.

La conoscenza fra i due probabilmente risaliva ai primi anni Dieci, quando Paganini, durante una tournée in Romagna, suonò a pochi chilometri da Ravenna. Paganini considerava il L. uno dei maggiori chitarristi dell'epoca, qualificandolo generosamente come "primo suonatore di quell'istrumento" (Codignola). Dopo l'esibizione al Carignano la stima reciproca crebbe tanto che i due progettarono una serie di concerti da tenersi a Torino nell'agosto 1836, che furono però annullati di comune accordo con regolare rescissione del contratto (30 ottobre), probabilmente a causa del problematico stato di salute di Paganini. Al contrario di quanto sostengono diversi biografi, non vi sono prove di loro esibizioni in pubblico sebbene è facile che i due possano aver suonato in occasioni private, forse scambiandosi gli strumenti.

Il L. apparve ancora a Monaco nel 1836, a Ratisbona, Dresda e Berlino nel 1838, a Vienna l'anno successivo. Qui si trattenne per almeno due anni spingendosi poi a suonare fino in Ungheria, a Pest, e curando la pubblicazione di nuove composizioni sollecitate dall'editore Artaria.

Come detto, la produzione del L. si caratterizza per la notevole quantità, pubblicata dai maggiori editori dell'epoca, italiani ed europei: Ricordi, Lucca, Canti, Artaria, Cappi & Diabelli, Leidesdorf, André, Schott, Weinberger, Meissonier, e diversi altri. Per la gran parte si tratta di lavori per chitarra sola (variazioni su temi operistici, studi, fantasie, capricci, trascrizioni, pots-pourris, valzer, un metodo), ma vi si possono rintracciare anche duetti, brani vocali, e un concerto per chitarra e orchestra (di cui sono sopravvissute le parti del solista e di alcuni archi). Particolarmente interessanti risultano i 36 capricci, op. 20, una raccolta di brevi brani virtuosistici in tutte le tonalità maggiori e minori pubblicata da Artaria intorno al 1822, che mostra un ampio sfruttamento delle risorse tecniche e timbriche dello strumento. A tale proposito il L. si inserisce perfettamente in quella tradizione di strumentisti virtuosi quali M. Giuliani, Ferdinando Carulli, Matteo Carcassi, Giulio Regondi, Francesco Molino e Filippo Gragnani che dall'Italia si spostarono nelle maggiori città d'Europa in cerca di fortuna. Nel L. l'esibizione di una tecnica trascendentale e una certa incontinenza compositiva non annullano però, negli esiti migliori, una ricerca formale e stilistica che cerca di coniugare le forme classiche con una spontanea cantabilità spesso di stampo operistico.

Nella primavera del 1842 il L. tenne una serie concerti probabilmente a Madrid e sicuramente a Barcellona. Rientrato definitivamente in Italia nel 1845, diminuì in maniera sensibile la propria attività. È comunque da annoverare un'esibizione in novembre al teatro Filarmonico di Verona in cui il L. suonò tra un atto e l'altro del Nabucco di G. Verdi (Gazzetta musicale di Milano, 7 dic. 1845). L'ultimo suo concerto di cui si ha notizia ebbe luogo a Cervia il 16 giugno 1850. Il L. si ritirò quindi dal concertismo tornando vivere a Ravenna presso la figlia e il genero, dedicandosi principalmente alla costruzione di strumenti, soprattutto chitarre e violini, un'attività che già da tempo lo aveva interessato in modo non marginale: un suo modello di chitarra ideato intorno al 1833 fu preso a esempio dal celebre liutaio viennese Johann Georg Staufer. Sposatosi verso la metà dell'Ottocento con Restituta Renzi Tiepolo, ebbe due figli, Adelasia e Damiano.

Il L. morì a Ravenna il 5 ag. 1877.

Tra le sue composizioni, oltre a quelle menzionate, ricordiamo, per chitarra: Cavatina "Languir per una bella" da L'italiana in Algeri, op. 7; Scherzo, op. 11; Gran variazioni sul duetto "Nel cor più non mi sento" da La molinara, op. 16; Fantaisie, op. 19; Thème avec variations brillantes, op. 29; Gran capriccio, op. 34; Gran studio, op. 60 (ed. moderna, Heidelberg 1990); Introduzione, tema e variazioni su un motivo della Norma, op. 201; Tema con variazioni, op. 237; Metodo per imparare la musica… e suonare la chitarra, op. 250; per flauto e chitarra: Duetto concertante, op. 23; Gran duetto concertante, op. 87.

Fonti e Bibl.: P. Gironi, Il teatro Comunale di Ravenna nel secolo XIX, Ravenna 1902, pp. 11 s.; J. Zuth, Die Leipziger AMZ (1798-1848) als gitarristische Quelle, in Die Gitarre, I (1920), pp. 84 s., 102-104; R. Ferrari, L. L., in Der Gitarrefreund, XXVII (1926), pp. 101-104, 117-120, 135-138; XXVIII (1927), pp. 7-10; Id., L. L., Modena 1932; A. Codignola, Paganini intimo, Genova 1935, p. 488; E.F. Ciurlo, Appunti su una chitarra di L. L., in Strumenti e musica, XXIV (1971), 2, pp. 68-70; B. Tonazzi, Gli interessi chitarristici di Paganini, in Il Fronimo, III (1975), 13, pp. 5-10; L. Malusi, L. Rinaldo L., in La Piê, 1976, n. 6; D. Rossato, L. Rinaldo L., in Il Fronimo, VII (1979), 27, pp. 5-15; D. Prefumo, L'attività concertistica di L. L. nei resoconti dei giornali dell'epoca, ibid., X (1982), 41, pp. 8-23; P. Rigoli, Otto concerti di L. L. a Verona, ibid., XII (1984), 49, pp. 12-16; G. Gazzelloni, Introduction, in L. Legnani, Gran studio op. 60, Heidelberg 1990, pp. 2 s.; D.G. James, L. Rinaldo L.: his life and position in European music of the early nineteenth century, diss., University of Arizona, 1994; J.M. Mangado Artigas, Quattro concerti di L. L. a Barcellona, in Il Fronimo, XXVII (1999), 106, pp. 41-46; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, V, p. 254; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 828; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 348; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XIV, p. 482.

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