PAGLIANI, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 80 (2014)

PAGLIANI, Luigi

Paola Zocchi

PAGLIANI, Luigi (Paolo Luigi Stefano). – Nacque a Genola (Cuneo) il 25 ottobre 1847 da Pietro, medico condotto e più volte sindaco del paese, e da Teresa Facelli.

Laureatosi in medicina e chirurgia all’Università di Torino nel 1870, si formò alla scuola di Jacob Moleschott. Nel 1871 ne divenne assistente al laboratorio di fisiologia, dopo aver trascorso un periodo di assistentato nella sezione medica dell’Ospedale Mauriziano, dove condivise la camera e strinse amicizia con Angelo Mosso. Risalgono a quegli anni i suoi primi studi nel campo della fisiologia del sistema nervoso, della circolazione sanguigna e dell’antropometria. Nel 1872, grazie a un incarico presso la colonia agricola Bonafous di Lucento (Torino), ebbe l’occasione di studiare e registrare per tre anni i parametri di crescita dei giovani che vi lavoravano, mettendoli in relazione con il progressivo miglioramento delle loro condizioni di vita, in particolare della nutrizione. I risultati dell’indagine furono pubblicati con il titolo di Sopra alcuni fattori dello sviluppo umano: ricerche antropometriche (Torino 1876), e ripresi poi ne Lo sviluppo umano per età, sesso, condizione sociale ed etnica, studiato nel peso, statura, circonferenza toracica, capacità vitale e forza muscolare (Milano 1879).

L’interesse per la medicina sociale, per la prevenzione e per lo studio dei fattori ambientali nocivi alla salute divenne da allora il suo ambito privilegiato di studio e di lavoro.

Conseguita nel 1876 la libera docenza in igiene all’Università di Torino, nel 1877 ebbe l’incarico del medesimo insegnamento (appena separato da quello di medicina legale, affidato a Cesare Lombroso), divenendone poi nel 1882 professore straordinario e nel 1887 ordinario. Tra le prime iniziative che prese in ambito accademico, vi fu nel 1878 l’inaugurazione di un laboratorio di igiene, il primo in Italia, che diede alla nascente disciplina quella dimensione sperimentale in grado di legittimarla dal punto di vista scientifico. Nello stesso anno, con Giacinto Pacchiotti, fu tra i fondatori della sezione piemontese della Società italiana d’igiene e tra i primi in Italia a intuire gli enormi benefici che sarebbero derivati alla sanità pubblica dalla rivoluzione batteriologica che si profilava all’orizzonte.

Cominciata così la carriera che doveva portarlo nel giro di pochi anni a divenire uno dei principali protagonisti dell’‘utopia igienista’ di fine secolo, negli anni successivi concentrò l’attenzione su diversi aspetti della medicina sociale, pubblicando studi sul problema igienico delle risaie, sull’edilizia scolastica, sulle cucine economiche. Di particolare importanza fu lo studio condotto con Camillo Bozzolo sull’anchilostomiasi, l’anemia che colpì i minatori impiegati nel traforo del San Gottardo, nei quali evidenziò la presenza dell’anchilostoma poco prima che Edoardo Perroncito e Bonaventura Graziadei ne trovassero la terapia (L’anemia al traforo del Gottardo dal punto di vista igienico e chimico, Milano 1880).

Nel 1885, in seguito all’ennesima epidemia di colera scoppiata in Sicilia, Pagliani fu incaricato dal governo di effettuare un’inchiesta epidemiologica. Al termine dell’indagine, dimostrò l’inutilità delle misure profilattiche adottate sino a quel momento in Italia (quarantene, cordoni sanitari, suffumigi) e prospettò la necessità di individuare e isolare tempestivamente i primi casi di contagio, puntando poi soprattutto sul risanamento igienico dei Comuni (La polizia sanitaria in Italia di fronte alle epidemie di colera, Roma 1886).

In quel periodo si dedicò inoltre, con i colleghi Arnaldo Maggiora e Fortunato Frattini, a uno studio sulla diffusione dei germi nel suolo in base alla natura geologica e all’ubicazione dei terreni, da cui trasse la pubblicazione, che fece scuola, dal titolo Contribuzione allo studio dei microorganismi del suolo (Milano 1887). Nel corso degli anni la sua attenzione si era del resto sempre più concentrata sui temi del risanamento urbano e della lotta all’inquinamento ambientale, anche e soprattutto grazie alle nuove scoperte della batteriologia, che avevano rivelato la presenza diffusa di un vero e proprio esercito morbigeno di natura invisibile.

Non fu dunque un caso se nel giugno 1887 Francesco Crispi, dopo aver assunto la presidenza del Consiglio e l’interim del ministero dell’Interno, affrontò l’annosa questione nazionale della salute pubblica affidando proprio a Pagliani l’incarico di stendere una legislazione sanitaria organica ed efficace per il paese. Dopo il sostanziale fallimento dei tentativi di riforma intrapresi negli anni precedenti – con i progetti Lanza (1873) e Nicotera (1876) e con l’inchiesta commissionata da Agostino Depretis ad Agostino Bertani nel 1880, che portò al progetto di codice mai approvato del 1886 – Crispi agì con autonomia e determinazione, istituendo una Direzione generale della sanità pubblica presso il ministero dell’Interno, a capo della quale nominò per la prima volta un professionista dell’igiene, appunto Luigi Pagliani. In pochi mesi questi, giovandosi dei dati già raccolti da Bertani e della fiducia assoluta accordatagli da Crispi, elaborò il testo della nuova legge n. 5849 Sulla tutela dell’igiene e della sanità pubblica, promulgata il 22 dicembre 1888 e meglio nota come legge Crispi-Pagliani.

La normativa fu preceduta da alcuni decreti che inserirono gli ingegneri nei consigli sanitari (7 giugno 1887), introdussero prestiti di favore al 3% per le opere di risanamento igienico dei piccoli comuni (5 luglio 1887), predisposero l’insegnamento dell’ingegneria sanitaria presso l’istituto di igiene dell’Università di Roma e la creazione di laboratori (31 luglio 1887), istituirono l’Ufficio degli ingegneri sanitari (14 luglio 1887), la Scuola di perfezionamento nell’igiene pubblica (27 novembre 1887) e l’Istituto vaccinogeno dello Stato (22 novembre 1888).

La riforma ideata da Pagliani, nell’ambito della generale politica crispina di accentramento amministrativo, prevedeva un’organizzazione piramidale che dal vertice della Direzione generale, affiancata dal Consiglio superiore di sanità, si articolava verso il basso attraverso l’istituzione dei medici e dei veterinari provinciali accanto ai Consigli provinciali, fino alla base dei medici condotti, qualificati come ufficiali sanitari e posti a capo dei nuovi istituti d’igiene comunali. Una struttura dunque sottratta al controllo del personale amministrativo e affidata ai professionisti della salute, agli igienisti, gli unici in grado di occuparsi di un paese che appariva ancora decimato dalle malattie endemiche ed epidemiche.

La legge prescriveva la denuncia obbligatoria, da parte dei Comuni, delle malattie contagiose, l’obbligo della vaccinazione, della provvista di acque potabili e della compilazione di statistiche sanitarie. Una serie di decreti attuativi in ogni settore dell’igiene pubblica (polizia mortuaria, sanità marittima, vigilanza annonaria, igiene del suolo e dell’abitato, esercizio delle professioni mediche, polizia veterinaria, prostituzione, ecc.) completò l’impianto normativo nel corso del biennio 1889-90.

Se gli strumenti di direzione previsti dalla nuova legge consentirono agli organi provinciali di guidare i Comuni verso una gestione più efficace della sanità locale, uno dei maggiori punti di forza della riforma ideata da Pagliani fu rappresentato dalla Scuola di perfezionamento in igiene destinata a medici, ingegneri, veterinari e farmacisti già in possesso di laurea e diplomi universitari, dotata di laboratori di chimica e di microscopia, in cui si formò una nuova generazione di medici provinciali, ufficiali sanitari, periti chimici e igienisti quali Francesco Abba, Alfonso Di Vestea, Bartolomeo Gosio, Achille Sclavo.

A testimonianza degli anni trascorsi a Roma alla Direzione generale della sanità restano le relazioni periodiche di Pagliani Circa i fatti principali riguardanti l’igiene e la sanità pubblica nel Regno, uscite a stampa tra il 1890 e il 1896 nella capitale per i tipi delle Mantellate.

Con la caduta di Crispi, nel 1896, e il ritorno della Destra al potere, il personale ministeriale legato al precedente governo fu in parte rimosso. Pagliani fu tra i primi a cadere, pagando soprattutto l’intransigenza mostrata nell’imporre la legge sanitaria e il rispetto dei regolamenti attuativi. Appena insediato, Antonio Di Rudinì sciolse la Direzione generale e smantellò l’apparato centrale della sanità, che fu ricondotto nuovamente nell’alveo amministrativo. La Scuola di igiene fu soppressa e il servizio veterinario passò sotto il controllo del ministero di Agricoltura, Industria e Commercio.

Pagliani lasciò quindi la capitale e rientrò a Torino, dove riprese l’insegnamento universitario, meritando la nomina a preside della facoltà di medicina, che mantenne fino al 1913. Considerato uno dei padri fondatori dell’ingegneria sanitaria in Italia, dal 1899 tenne anche un corso libero di igiene applicata all’ingegneria presso la Scuola di applicazione per gli ingegneri di Torino.

Fondatore e direttore della Rivista di igiene e di sanità pubblica (1890) e della Rivista d’ingegneria sanitaria (1905), tra il 1904 e il 1913 diede alle stampe la sua opera più importante, il Trattato di igiene e sanità pubblica, uscito in più volumi a Milano e premiato nel 1913 dall’Accademia medica di Torino con il premio Riberi.

Membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione dal 1905 al 1909 e dal 1917 al 1919, nel panorama politico torinese di inizio secolo fu una figura di spicco tra le file dei liberali progressisti. Affiliato alla Massoneria, fu consigliere comunale ininterrottamente dal 1906 al 1919 e partecipò a numerose commissioni municipali istituite per la realizzazione delle riforme igienico-sanitarie urbane.

Ebbe inoltre un ruolo di primo piano nell’associazionismo laico e filantropico della città. Fondatore e membro di numerosi istituti e opere pie torinesi quali il sifilocomio, il manicomio, l’Istituto di maternità e l’ospedale infantile Regina Margherita, tra gli anni Dieci e Venti del Novecento fu direttore dell’ospedale S. Lazzaro, presidente della Reale Accademia di medicina, direttore della Biblioteca pedagogica, membro del Consiglio di amministrazione della ‘Crociata contro la tubercolosi’, presidente della Federazione nazionale insegnanti di educazione fisica e vicepresidente della Società torinese per le abitazioni popolari. A lui si deve la realizzazione a Torino delle cucine popolari, dei bagni popolari, delle case popolari e dei nuovi edifici scientifici universitari al Valentino.

Particolare importanza ebbe inoltre il suo impegno all’interno del movimento cremazionista torinese e nazionale. Nel 1883 fu tra i fondatori della Società di cremazione, di cui fu presidente dal 1902 al 1932. Nel 1888 partecipò all’inaugurazione del tempio crematorio del Cimitero monumentale di Torino come delegato del governo e fece in modo di inserire ufficialmente la cremazione nell’ordinamento giuridico seguito alla promulgazione della legge sanitaria. La sua esperienza in questo ambito, già emersa nella pubblicazione La cremazione dei cadaveri quale costumanza civile, economica, igienica e religiosa (Biella 1904), confluì poi nel volume Nel primo quarantenario dell’inaugurazione del tempio crematorio nel cimitero comunale della città di Torino (Torino 1929).

Durante la prima guerra mondiale presiedette la Sezione sanitaria del Comitato di organizzazione civile di Torino ed ebbe vari incarichi ispettivi al fronte. Dopo il conflitto riprese la promozione dell’educazione fisica dei giovani, a cui si era dedicato negli anni precedenti con Angelo Mosso, l’amico con il quale nei primi anni del Novecento aveva collaborato anche all’impianto del laboratorio scientifico per gli studi di fisiologia sul Monte Rosa (Col d’Olen).

Collocato a riposo per raggiunti limiti di età nel 1923, in suo onore fu istituita presso l’ateneo torinese la Fondazione Pagliani, finalizzata a premiare, grazie a una raccolta di fondi, i migliori funzionari dell’igiene pubblica e gli studiosi più meritevoli nel campo dell’igiene pratica.

Morì a Torino il 4 giugno 1932.

I funerali si svolsero in forma civile e la salma fu cremata il 7 giugno. L’urna è collocata nella sala del commiato del tempio crematorio di Torino.

Fu autore di centinaia di pubblicazioni, tra cui, oltre a quelle citate: Saggio sullo stato attuale delle cognizioni della fisiologia intorno al sistema nervoso (Torino 1872); Dei vecchi e nuovi sistemi di ospedali (Torino 1876); La profilassi europea contro i morbi epidemici (Roma 1894); La lotta contro la malaria (Torino 1901); Le abitazioni igieniche ed economiche nel sec. XIX (Torino 1902); Le cognizioni odierne sul cervello in rapporto colla coltura intellettuale e colla educazione fisica (Torino 1908); Architettura scolastica (Torino 1914); Esperienze sulla emanazione del radio, con un suo nuovo metodo di radioattivazione dei fluidi (Torino 1916).

Fonti e Bibl.: Torino, Arch. storico dell’Università, Fascicoli del personale; Annuario della R. Università di Torino, voll. dall’a.a. 1876-77 al 1922-23; G. Sangiorgi, Un maestro: L. P., in L’igiene e la vita, X (1927), 11, pp. 395-397; V. Puntoni, L. P., in Annali d’igiene, 1932, vol. 42, n. 6, pp. 399-400; La morte del professore L. P., in Torino. Rivista mensile municipale, XII (1932), 6, pp. 62-64; Commemorazione del professore L. P., 27 marzo 1933, Torino 1934; L. Agrifoglio, L. P., in Castalia, VIII (1952), 5-6, pp. 215-220; F. Della Peruta, Sanità pubblica e legislazione sanitaria dall’Unità a Crispi, in Studi storici, XXI (1980), 4, pp. 713-759; C. Pogliano, L’utopia igienista, in Storia d’Italia. Annali 7, Malattia e medicina, a cura di F. Della Peruta, Torino 1984, pp. 615-623; A. Appari, L. P., in Il Parlamento italiano, Storia parlamentare e politica dell’Italia, 1861-1988, a cura di P. Buccomino, VI, 1888-1901, Crispi e la crisi di fine secolo, Milano 1988, p. 419; L. Cera, Genola: dalle origini alle soglie del Duemila, Cavallermaggiore 1997, pp. 208 s.; A. Comba - E. Mana - S. Nonnis Vigilante, La morte laica, II, Storia della cremazione a Torino (1880-1920), Torino 1998, passim; S. Nonnis Vigilante, Igiene pubblica e sanità municipale, in Storia di Torino, a cura di U. Levra, VII, Da Capitale politica e capitale industriale (1864-1915), Torino 2001, pp. 364-399; G. Donelli - V. Di Carlo, I laboratori della sanità pubblica. L’amministrazione sanitaria italiana tra il 1887 e il 1912, Roma-Bari 2002, passim; Le radici della città. Donne e uomini della Torino cremazionista, a cura di G. De Luna, Torino 2003, passim.

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