Luigi XIV detto il Grande o il Re Sole

Dizionario di Storia (2010)

Luigi XIV detto il Grande o il Re Sole


Luigi XIV

detto il Grande o il Re Sole Re di Francia (Saint-Germain-en-Laye 1638-Versailles 1715). Figlio di Luigi XIII e di Anna d’Austria; re dal 1643, rimase sotto la tutela della madre e del cardinale Mazzarino fino alla morte di quest’ultimo (1661), allorché annunciò alla corte che nulla si sarebbe più fatto senza il suo ordine. La celebre espressione «L’état c’est moi» indicava i chiari intenti assolutistici del suo programma di governo: tutti i suoi sforzi, all’interno, furono rivolti a compiere il processo di accentramento della vita politica della nazione, che la sconfitta della Fronda aveva reso ineluttabile; scelse i suoi collaboratori tra i borghesi, ridusse l’antica feudalità a «nobiltà di corte», obbligandola a fare da brillante comparsa a Versailles, mentre nelle province, già da essa governate, il potere passò nelle mani dell’intendente regio. Da questo punto di vista il coronamento della politica di L. è costituito dalla creazione di Versailles e dall’estrema cura che regolava la vita di corte. Furono creati istituti per rendere più organico e preciso il funzionamento dell’amministrazione (eliminazione di antiche franchigie e privilegi; esautoramento dei parlamenti; nessuna convocazione degli stati generali; istituzione degli intendenti). Intensissima fu, per merito di J.-B. Colbert, l’attività del governo nel campo economico e finanziario: grandi lavori pubblici; vigoroso impulso dato all’agricoltura, ma soprattutto all’industria e al commercio; marina mercantile e conseguente espansione coloniale e commerciale. Una radicale riforma dell’esercito fu operata da F.-M. Louvois; più tardi, con S. Vauban, l’organizzazione di un sistema di difesa del Paese mediante linee fortificate di protezione e places de frontière diede vita a un complesso di opere di vasto valore strategico e politico, destinato a esercitare profondo influsso sulla situazione della Francia, anche nell’avvenire. Di fronte alla Chiesa cattolica, L. seguì una politica di prestigio, sia nel senso di affermare, di fronte al papato, la parziale autonomia della Chiesa francese (le cdd. libertà gallicane del 1682), sia nel senso di volere l’assoluta dipendenza del clero dal re; vigorosi furono i suoi contrasti politico-giurisdizionali con Roma (affare Créqui a Roma, e occupazione di Avignone e del contado Venassino, 1662-64; affare del diritto di asilo a Roma e nuova occupazione di Avignone, 1687-88). Ortodosso però all’interno, non tollerò la fronda religiosa e perseguitò i giansenisti prima (1664), i quietisti poi; verso i calvinisti adottò una politica di sempre maggiore rigore che culminò, con grave danno della Francia stessa, nella revoca (1685) dell’Editto di Nantes. La grande opera interna di L. fu completata dal favore accordato alle arti e alle lettere: la corte fu allora, veramente, al centro dell’intensissima vita culturale francese. L. trasportò a Versailles la collezione di dipinti (circa 100) raccolta dai predecessori a Fontainebleau e l’arricchì grandemente: il Cabinet du roi ammontò a 1500 opere; incremento simile ebbero le raccolte di pietre incise, di medaglie, di libri, di disegni e d’incisioni; L. assicurò così alla Francia il possesso di inestimabili tesori d’arte. La figura di L. è circondata, però, da fama europea soprattutto per la sua politica estera, e il suo regno fu il periodo di massima potenza francese in Europa, tale da legittimare il volterriano appellativo di «secolo di Luigi XIV» dato al sec. 17°. Iniziata efficacemente con la guerra di devoluzione (1667-68), la lotta per il predominio europeo continuò con la guerra contro i Paesi Bassi (1672-78) e vide, negli anni successivi alla Pace di Nimega, il culmine della potenza del re, che poté, mediante le camere di riunione, procedere alla presa di possesso delle città alsaziane, in particolare Strasburgo (1681), e, mediante un accordo con il duca di Mantova, occupare anche Casale. Da una parte, dunque, L. risolveva il problema delle frontiere sul Reno, dall’altra metteva più saldo piede in Italia. Ma la potenza francese, esercitata spesso con durezza di forme (bombardamento di Genova, 1684; pressione continua sul ducato di Savoia e sul Brandeburgo), accentuò la reazione delle potenze europee sotto la direzione di Guglielmo d’Orange (dal 1688 re d’Inghilterra): se la guerra della Grande alleanza (1688-97) ebbe fine nella pace di compromesso di Rijswijk, la lunga guerra di Successione di Spagna (durata dal 1701 al 1713-14, Pace di Utrecht e di Rastatt), si concluse con la perdita dell’egemonia politica, che dalla Francia passò all’Inghilterra. L’azione di L., dunque, se per certi riguardi è in linea con le tendenze dell’epoca, che portavano all’accentramento statale e all’erosione del potere nobiliare, proprio in politica estera sembra legata ai vecchi schemi delle guerre per l’egemonia in Europa; sostanzialmente indifferente L. rimase, infatti, di fronte alle nuove prospettive di espansione coloniale e commerciale, allora felicemente adottate dall’Inghilterra. Anche all’interno gli ultimi quindici anni di regno segnarono una grave crisi del «sistema»; malcontento in Francia per l’assolutismo, le continue guerre, la pressione fiscale; formazione di un nucleo d’opposizione ai metodi del re (Fénelon, Saint-Simon, Boulainvilliers). L’atmosfera di crisi avvolse la stessa vita privata del re. Questi, dopo l’amore giovanile per Maria Mancini, aveva sposato (1659) l’infanta spagnola Maria Teresa d’Asburgo, avendo come favorite prima la duchessa di La Vallière, poi la marchesa di Montespan, dalla quale ebbe parecchi figli, e infine Madame de Maintenon, che, dopo la morte della regina (1683), sposò segretamente; sotto l’influsso di quest’ultima la vecchiaia di L. fu ossessionata da continui scrupoli religiosi, sui quali esercitarono il loro peso anche i lutti familiari (1711, morte del delfino; 1712, del figlio ed erede di quest’ultimo, il duca di Borgogna).

1638

Nasce a Saint-Germain-en Laye, figlio di Luigi XIII e di Anna d’Austria

1643

Re sotto la tutela della madre e del cardinale Mazzarino

1661

Alla morte di Mazzarino, rinuncia a nominare un primo ministro e governa direttamente

1667-68

Guerra di devoluzione

1672-78

Guerra contro i Paesi Bassi

1682

Si trasferisce con la corte a Versailles

1685

Revoca l’Editto di Nantes, tollerante nei confronti degli ugonotti

1688-97

Guerra della Grande alleanza

1701-14

Guerra di Successione spagnola

1715

Muore a Versailles

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