LUSSEMBURGO

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Lussemburgo

Anna Bordoni
Claudio Novelli
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(XXI, p. 681; App. I, p. 809; II, ii, p. 235; III, i, p. 1007; IV, ii, p. 363; V, iii, p. 267)

geografia umana ed economica

di Anna Bordoni

Popolazione

Nel 1998, secondo una stima ufficiale, la popolazione del granducato risultava pari a 422.000 ab., con una crescita del 9,5% rispetto al censimento del 1991. Si conferma così la tendenza positiva della dinamica demografica delineatasi a partire dalla fine degli anni Ottanta, in gran parte dovuta alla ripresa dell'incremento naturale (nel 1996 il tasso di natalità è stato del 13,7‰, quello di mortalità del 9,4‰), sebbene fortemente condizionata dall'immigrazione. La presenza degli stranieri (142.800 residenti nel 1997) risulta notevole anche nell'ambito della forza lavoro: nel 1995 essi occupavano il 57,8% degli impieghi salariati, di cui il 29,2% era rappresentato da frontalieri, che per lo più provengono dalla Francia (15,1%), e il 28,6% da stranieri residenti, soprattutto portoghesi.

Condizioni economiche. - Nel corso degli anni Novanta l'economia del paese è stata caratterizzata da una crescita sostenuta e il PIL pro capite è divenuto il più alto del mondo. È proseguito quel processo di diversificazione della struttura produttiva già messo in atto nel decennio precedente in seguito alla crisi della siderurgia, per molti anni principale attività economica e ancor oggi fondamentale voce delle esportazioni. Molto sviluppato è pure il comparto chimico.

La siderurgia, dominata dal gruppo multinazionale ARBED (Aciéries Réunies de Burbach-Eich-Dudelange), nel 1997 ha prodotto circa 2,6 milioni di t di acciaio grezzo e quasi 4 milioni di t di semilavorati. Il settore industriale ospita, accanto agli impianti siderurgici, notevoli stabilimenti chimici, della gomma (un sesto circa delle esportazioni), meccanici, alimentari, cartari ed editoriali.

Negli ultimi anni, ancora più incisivamente di quanto è avvenuto in altri paesi a economia matura, le maggiori quote di produttività e impiego occupazionale si sono andate trasferendo dall'industria al settore dei servizi di carattere sia finanziario, con ruolo internazionale, sia turistico-commerciale, più legato alla scala locale. Una legislazione fiscale vantaggiosa nei confronti dei capitali stranieri ha attirato un gran numero di istituti finanziari, compagnie assicurative e banche (alla fine del 1998 operavano nel L. 215 banche per complessivi 21.500 occupati). Attualmente il settore dei servizi contribuisce per il 77,2% alla formazione del prodotto interno lordo, interessando ben il 71,6% della forza lavoro complessiva (contro il 2,5% degli occupati in agricoltura e il 25,9% degli occupati nell'industria).

bibliografia

Le Luxembourg, in Revue géographique de l'Est, 1995, nr. monografico.

Storia

di Claudio Novelli

La situazione del paese è stata caratterizzata, fin dal dopoguerra, da una sostanziale stabilità politica, con il susseguirsi di una serie di coalizioni di governo imperniate sul Parti chrétien social, quasi costantemente forza di maggioranza relativa; unica eccezione le elezioni legislative del 1974, dopo le quali si formò un esecutivo, in carica fino al 1979, di cui facevano parte le altre due principali formazioni politiche lussemburghesi: il Parti ouvrier socialiste luxembourgeois e il Parti démocratique, di orientamento liberale. Particolarmente importanti, per gli sviluppi in campo economico e sociale, furono gli anni Settanta, quando al declino del settore siderurgico si accompagnò l'ascesa del L. come centro finanziario internazionale, soprattutto grazie a una legislazione fiscale, molto vantaggiosa nei confronti dei capitali stranieri, che attirò un gran numero di banche estere nella capitale del granducato.

Confermata dopo le elezioni politiche del giugno 1989, la coalizione di governo tra cristiano-sociali e socialisti, guidata ancora dal primo ministro J. Santer, si impegnò in modo particolare nella regolamentazione dell'attività delle banche e delle società finanziarie estere residenti nel paese. In tal senso fu varata, nel luglio dello stesso anno, una normativa atta a rendere trasparenti le loro operazioni e a impedire il riciclaggio di denaro, mentre nell'aprile 1993 fu introdotta una legge che consentiva la confisca dei depositi bancari sospettati di derivare da traffici illegali.

Nel luglio 1992, intanto, la Camera dei deputati aveva ratificato il trattato che aveva istituito l'Unione Europea, firmato a Maastricht nel febbraio dello stesso anno, ribadendo il tradizionale impegno del L. per la realizzazione dell'unità economica e politica dell'Europa.

Anche le elezioni legislative del giugno 1994 non modificarono in modo sensibile il quadro politico: cristiano-sociali e socialisti persero un seggio, ottenendone rispettivamente 21 e 17, mentre ai liberali ne andarono 12 e agli ecologisti 5, così come al Comité d'action pour la démocratie et la justice (nuova denominazione assunta dal Comité d'action 5/6, la formazione sorta nel 1989 per sostenere la necessità di adeguare le pensioni dei lavoratori dipendenti privati a quelle dei dipendenti pubblici, che erano pari a cinque sesti dell'ultimo stipendio). Santer fu così confermato primo ministro, alla guida di una maggioranza analoga a quella uscente, ma rimase in carica solo pochi mesi: si dimise, infatti, dopo la sua nomina a presidente della Commissione dell'Unione Europea, e fu sostituito, nel gennaio 1995, dall'altro esponente cristiano-sociale J.-C. Juncker. Questi non modificò, sostanzialmente, la linea politica del suo predecessore, e nel maggio 1996 annunciò una riduzione progressiva dell'imposta sul reddito delle imprese, che nelle intenzioni del governo avrebbe dovuto contribuire a rilanciare gli investimenti e a favorire la ripresa del settore industriale. Nelle elezioni del giugno 1999 i cristiano-sociali, pur perdendo due seggi, si confermarono il primo partito del paese.

bibliografia

D. Bossaert, Das Grossherzogtum Luxemburg: das Selbstverständnis eines Kleinstaates, Bochum 1992.

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