Luteranesimo

Dizionario di Storia (2010)

luteranesimo


Il corpo delle dottrine predicate da M. Lutero (➔) e la teologia dei suoi seguaci; fuori dei Paesi di lingua tedesca, l’insieme delle Chiese professanti quelle dottrine. I loro aderenti, detti in Italia e altrove luterani, si designano tuttavia ufficialmente come evangelici in opposizione ai riformati (calvinisti), agli anglicani ecc. A essi, o almeno a gran parte di essi, spetterebbe propriamente anche il termine di protestanti (➔ protestantesimo) dato in origine ai principi luterani che nella seconda Dieta di Spira (1529) presentarono la loro protesta contro le limitazioni imposte da Carlo V alle innovazioni religiose. Ma la tutela esercitata dai principi sul movimento iniziato da Lutero, se fu un fattore indispensabile di successo politico, determinò anche il carattere della società religiosa da lui fondata e, insieme, il sorgere di altre tendenze riformatrici. Ciascun principe, ciascun signore territoriale rimase libero di comportarsi come credeva nel suo dominio; e nella lotta politico-religiosa si affermò, attraverso i vari compromessi, nella tregua religiosa di Augusta (1552) e successivamente nella Pace di Vestfalia (1648), il concetto che la religione del principe dovesse determinare quella dei sudditi (cuius regio, eius religio), liberi soltanto di emigrare. Tuttavia, la tregua di Augusta riguardava ancora soltanto due confessioni, la cattolica e la luterana, che per quell’epoca aveva già raggiunto la propria massima espansione e, anzi, stava già perdendo terreno di fronte all’altra grande corrente della Ri­forma, il calvinismo. Un primo periodo di rapida espansione, in Germania, ha come momenti essenziali: la formazione del ducato secolare di Prussia e l’adozione del l. da parte di Alberto di Hohenzollern; il passaggio al l. del Württemberg (1534), della Sassonia albertina (1539) e del Brandeburgo elettorale (1539); l’introduzione delle dottrine luterane nell’arcivescovato di Colonia (1543). Dalla Prussia e dal Brandeburgo il l. si diffuse a N-E, verso i Paesi baltici, mentre in Finlandia le nuove dottrine erano state predicate da M. Agricola fin dal 1524. In Danimarca il l. divenne religione di Stato sotto Cristiano III nel 1536 e di lì passò in Norvegia. In Svezia la vittoria del l. tra il 1527 e il 1540 fu opera di Gustavo Vasa, ma rimase l’organizzazione episcopale. In Austria, nel Tirolo, in Boemia (ove raccolse l’eredità dell’hussitismo) il l. si diffuse rapidamente, penetrando fino nell’Ungheria. A ovest della Germania, trovò presto seguaci nelle Fiandre e nei Paesi Bassi. In Inghilterra, in Francia, in Italia, in Spagna la penetrazione delle idee luterane costituisce piuttosto un capitolo, d’importanza varia secondo i Paesi, nella storia della Riforma o dei tentativi di riforma religiosa. Raggiunta la sua massima espansione, il l. si trovò di fronte al calvinismo e ad altre correnti riformate, giungendo talvolta a compromessi (Consensus sandomirensis, Polonia, 1570; Confessio bohemica, 1575), nonché alla Controriforma cattolica, tesa ovunque alla riconquista dei territori perduti. Cosicché, dopo la guerra dei Trent’anni, il l. si trovò ridotto a essere dominante, in Europa, soltanto nella Germania settentrionale e orientale e nei Paesi scandinavi, donde, nei secc. 18° e 19°, iniziò una nuova espansione con le missioni e soprattutto con l’emigrazione di tedeschi, svedesi e norvegesi nell’America Settentrionale.

Storia dottrinale

Già vivo Lutero erano cominciate le dispute intorno al non valore delle opere per la salvezza e alla schiavitù dell’arbitrio umano, la cd. disputa antinomiana. Nella seconda metà del sec. 16° cominciarono quelle provocate dallo spostamento compiuto da Melantone nella teologia luterana (intorno all’importanza reciproca della grazia divina e del libero arbitrio umano, e delle opere buone). Si aprì così la polemica fra i melantoniani e i seguaci di Flacio Illirico e N. Amsdorf, fedeli alla lettera della dottrina luterana. Fu il periodo delle formule di concordia (dal 1577) e dell’incipiente arretrare del l. di fronte al calvinismo (Catechismo di Heidelberg, 1563, che respingeva la dottrina della presenza reale). I melantoniani inclinanti al calvinismo furono a Wittenberg e a Lipsia, gli ortodossi a Jena. Con G. Calixtus cominciò la critica di tali controversie e il loro superamento sincretistico, mentre le conferenze di Lipsia (1631), Thorn (1645), Cassel (1661) non diedero risultato, e J. Gerhard sviluppò una dottrina della ispirazione letterale irrigidendo scolasticamente il pensiero di Lutero. Il protestantesimo tedesco si trovò così diviso in due gruppi, seguenti l’uno la formula del 1577, e l’altro il Catechismo di Heidelberg. Ma all’irrigidimento teologico, alla mondanizzazione burocratica e al formalismo del l. tedesco nel sec. 17° reagì – con l’esigenza di una vita religiosa più intima e attiva, richiamandosi alle tendenze mistico-spiritualistiche rappresentate, agli inizi della Riforma, da S. Frank, V. Weigel e già presenti in Lutero giovane – il movimento iniziato da P.J. Spener, il pietismo, che tanta importanza esercitò su tutta la vita culturale della Germania. Nel corso del sec. 18° penetrarono poi anche in Germania le nuove dottrine filosofico-politiche affermantesi in Inghilterra e in Francia: il razionalismo da un lato, l’erudizione storico-filologica dall’altro furono applicati anche alla Bibbia, mentre l’intera vita spirituale germanica era percorsa dal nuovo soffio vivificatore dello Sturm und Drang, e poi da una forte ondata di nazionalismo e statalismo. Nella Prussia, Federico Guglielmo III impose (1815) l’unione di luterani e calvinisti e la costituzione di una Chiesa evangelica di Prussia, in accordo su questo punto con l’indirizzo neoluterano che, pur opponendosi a ogni compromesso di carattere dottrinale, sottolineava l’importanza di una organizzazione ecclesiastica centralizzata; ma ciò provocò la separazione dei «vecchi luterani» o «Chiesa evangelica luterana in Prussia»; l’unione del resto fu più disciplinare che teologica e la libertà lasciata all’insegnamento portò al divario tra l’ortodossia della massa e l’alta cultura, sempre più influenzata dalle dottrine del criticismo kantiano e dell’idealismo postkantiano nelle sue varie tendenze, fino al formarsi della cd. teologia liberale o protestantesimo liberale (A. Ritschl, A. Harnack ecc.). Ma a una nuova crisi diedero origine svolgimenti ulteriori. La Chiesa luterana era in Germania Chiesa territoriale (Landeskirche); l’autorità suprema risiedeva nel principe assistito dal Concistoro (Konsistorium, Direktorium, Oberkirchenrat «Consiglio superiore ecclesiastico»); i consigli delle parrocchie (conservate e sottoposte ai «superintendenti» elettivi) nominavano i delegati ai sinodi territoriali (Landessynode). La Costituzione di Weimar, alla quale collaborò A. Harnack, modificò l’ordinamento in senso separatista. Appoggiandosi a vari gruppi religiosi, di diversa impostazione teologica, sorti negli anni 1927-34 (Deutsche Christen), il nazionalsocialismo istituì un «vescovo del Reich» e cercò di imporre le sue dottrine. Una minoranza tuttavia resistette, formando la cd. Chiesa confessante (Bekenntniskirche) che fu perseguitata, mentre si delineava con la «teologia della crisi» e con K. Barth una reazione contro il protestantesimo liberale e un ritorno al misticismo di Lutero giovane. D’altra parte, il l. tedesco, che da tempo si è mostrato sensibile alle moderne istanze sociali (come anche quello scandinavo) e favorevole al movimento ecumenico, è stato tra i protagonisti del ritorno della libertà e della democrazia nei territori della Germania orientale, in prevalenza luterani. Con la ricomposizione dell’unità territoriale dello Stato tedesco (1990), la Chiesa luterana ha recuperato in Germania quella forza anche numerica perduta con la formazione, nel 1949, di due Stati indipendenti.