LUTERANESIMO

Enciclopedia Italiana (1934)

LUTERANESIMO (ted. Luthertum)

Alberto Pincherle

Questo nome designa e il corpo delle dottrine predicate da Lutero (v.) e la teologia dei suoi seguaci, alcuni dei quali su qualche punto si differenziarono dal maestro; e, anche, fuori dei paesi di lingua tedesca, l'insieme delle chiese professanti tali principî. I loro aderenti, detti in Italia e in varî altri paesi "luterani", si designano tuttavia ufficialmente come "evangelici", in contrapposizione ai "riformati" seguaci di Calvino, agli "anglicani", ecc.

La diffusione. - L'influsso di Lutero e delle sue dottrine si fece sentire ben presto su tutta quanta l'Europa. Contribuirono a ciò vari fatti: il sentimento, abbastanza diffuso, che fosse urgente una riforma della Chiesa almeno relativamente al costume; l'umanesimo, che ebbe sì carattere antiecclesiastico e anticlericale, ma non ovunque in egual misura, e non sempre e ovunque fu scettico e antireligioso; il sopravvivere, qua e là, di gruppi nei quali si conservava il fermento di tendenze sia ereticali sia mistiche del Medioevo e di dottrine conciliari, le nuove tendenze politiche, le quali portavano i sovrani e l'alta nobilà a combattere la proprietà e le immunità ecclesiastiche, la potestà papale, ecc. Correnti queste che, spesso intrecciandosi o addirittura confondendosi fra loro, resero facile, in un primo momento, l'accogliere con un senso di liberazione e talvolta con vero entusiasmo la predicazione luterana, specie nelle sue conseguenze pratiche. Invece, un secondo periodo, il cui inizio coincide press'a poco già con la metà del sec. XVI, segna un progressivo restringersi, geograficamente, e attenuarsi, idealmente, del luteranesimo, contrastato nella sua espansione e minacciato nella sua stessa terra d'origine dalle forze avverse della Controriforma cattolica e concorrenti del calvinismo; finché l'espansione non riprende, ma con modi e forme del tutto mutati, nel sec. XIX, da una parte con le missioni e dall'altra con l'emigrazione di Tedeschi e Scandinavi, specie verso l'America Settentrionale. In sostanza ancor oggi il luteranesimo domina nella Germania settentrionale e orientale e nei paesi scandinavi; in tutto il resto del mondo, è professato solo da minoranze, né sembra abbia grandi tendenze assimilatrici o capacità di proselitismo.

Nella Germania stessa, si possono segnare alcuni momenti essenziali: e sono la formazione del ducato secolare di Prussia e l'adozione dell'evangelismo, a opera di Alberto di Hohenzollern; il passaggio alla Riforma del Württemberg, allorché nel 1534 Filippo d'Assia vi ristabilisce il duca Ulrico, della Sassonia albertina (ducale, poi elettorale), alla morte del duca Giorgio (1539), e del Brandeburgo elettorale (1539); l'introduzione della Riforma nell'arcivescovato di Colonia (1543).

Nei Paesi Bassi, dominio ereditario di Carlo V, idee e scritti di Lutero penetrarono ben presto; già nella primavera del 1518 egli aveva dei seguaci in Anversa, dove si calcola che nel 1520 un quarto della popolazione fosse ormai di luterani. Carlo V, qui libero di agire, procedette alla repressione con grande severità. Ma, nello stesso tempo, gli anabattisti e le opere dei teologi di Strasburgo allontanarono dal luteranesimo anche molti di coloro che erano rimasti fedeli ai principî della Riforma.

In Francia, la penetrazione delle idee luterane si allaccia strettamente ai tentativi di riforma ecclesiastica fatti dal clero e dall'umanesimo religioso nazionale. È del 1518 il celebre tentativo del Briçonnet, vescovo di Meaux. Nel gruppo che lo circonda, spicca la figura importantissima del Lefèvre d'Étaples, al quale lo stesso Lutero deve molto: si è servito dello Psalterium quintuplex e (1516) in ciò che riguarda Christum et gratiam Dei lo ritiene assai superiore a Erasmo; per contro, nel 1519, è il Lefèvre che manda saluti a Lutero, per mezzo di Beato Renano e che nel 1522 ripete, attenuati, nei Commentarii initiatorii in quattuor Evangelia, i concetti fondamentali del De captivitate babylonica. I libri di Lutero penetrano un poco dappertutto: nonostante la sentenza di condanna della facoltà parigina (15 aprile 1521), Lutero trova dei difensori. Centro di diffusione delle nuove idee è soprattutto Lione, dove i mercanti tedeschi portano, con le altre merci, i libri luterani. Ma da Strasburgo e dalla Svizzera giunge ben presto l'eco di nuove voci. E la Francia ha in breve, con François Lambert, con Guillaume Farel, con Calvino, i suoi proprî riformatori.

Nella Spagna, l'umanesimo cattolico, che ha un cospicuo rappresentante nel card. Ximenes, e il movimento mistico degli alumbrados preparano in certo modo il terreno alla recezione delle idee di Lutero: scritti del quale vengono tradotti in spagnolo, ma nei Paesi Bassi, fin dal 1521. Tuttavia, il successo non è grande e le conquiste del luteranesimo si verificano piuttosto tardi. Nel 1526 è tradotto in castigliano l'Enchiridion di Erasmo; nel 1559 comincia il processo contro il Carranza, arcivescovo di Toledo. Tra i seguaci delle nuove idee, con Juan Gil, è Francisco de Enzinas, che, in Wittenberg, tradusse il Nuovo Testamento.

La Spagna doveva dare in Juan de Valdés l'uomo destinato a diventare forse il principale animatore dell'evangelismo in Italia. Dove - astraendo per ora da tutto ciò che riguarda i riformatori italiani (da B. Ochino al Vergerio, dal Carnesecchi al Vermigli, dal Fanini ai Socino, da O. Morata a M. Gribaldi Mofa, da Celio Curione a F. Stancaro) che, con quella di Lutero, subirono anche altre influenze ed ebbero, alcuni almeno, idee proprie che disseminarono poi attraverso l'Europa, e astraendo pure dai gruppi "spirituali" partigiani di una riforma della Chiesa anche nella teologia, ma decisi comunque a non staccarsi dall'unità della Chiesa cattolica - un centro luterano si forma ben presto a Venezia, favorito dalla presenza di monaci e mercanti tedeschi nella città e di studenti stranieri nell'università di Padova; favorito anche, in parte, dalla tolleranza e dalla politica estera del governo della repubblica. Di ben maggiore importanza, perché potrebbe recare un notevole contributo alla storia della formazione dello stesso Lutero, l'esistenza di teologi fautori dell'agostinismo stretto, numerosi nell'ordine agostiniano; e queste correnti vediamo rappresentate nello stesso Concilio di Trento. Movimento questo, ancora non studiato a fondo, per quanto da ricerche, tuttora inedite, di F. Chabod sembri già risultare una notevole diffusione delle dottrine propriamente luterane in conventi, specie agostiniani, di varie città dell'Italia settentrionale. Ma non bisogna dimenticare che, presto, la parola "luterano" divenne in Italia - com'è tuttora, in parte, fra il popolo - sinonimo di eretico in genere, miscredente e simili.

Lentamente, le idee di Lutero si diffusero anche in Austria, in Ungheria nonché fra i Sassoni della Transilvania. In Boemia, sono del pari attratti verso il luteranesimo i Fratelli boemi e la chiesa utraquista: infine a oriente, Danzica è già conquistata nel 1525. Il luteranesimo si diffonde attraverso la Posnania, e la libertà dei nobili, con la loro avversione alla Chiesa, ne favorisce la diffusione in Polonia: dove pure giungono ben presto, oltre che i Fratelli boemi, idee e predicatori religiosi d'ogni paese e tendenza, fra i quali Giovanni Łaski si sforza tuttavia di effettuare una conciliazione.

Ma le conquiste più durevoli sono al Nord. In Danimarca, Cristiano II ottiene da Federico III di Sassonia l'invio di predicatori come M. Reinhard e Carlostadio. Fuggito Cristiano (1523), Federico di Schleswig Holstein continua, sotto questo aspetto, l'opera del nipote, facendo approvare dalla dieta di Odense (1527) alcune delle innovazioni predicate dal "Lutero danese", Hans Tausen. Il clero cattolico resiste e la guerra civile che scoppia alla morte del re è anche una lotta religiosa: terminata con la vittoria del luteranesimo e di Cristiano III (1536) a cui Lutero manda il Bugenhagen. Data l'unione fra i due regni, la Riforma si estende ben presto anche alla Norvegia. Più tardi, raggiunge l'Islanda. Nella Svezia, invece, la Riforma fu opera di Gustavo Vasa. Due fratelli, Olaf e Lorenzo Petri (Peterssen), che avevano studiato a Wittenberg, erano ritornati in patria, nel 1519, già conquistati alle nuove idee; e vi avevano attratto un terzo, Lorenzo Andreae (Anderssen), arcidiacono di Upsala e cancelliere del regno. Il re li protesse, tanto più allorquando l'impellente necessità di far denaro, per pagare i debiti contratti per la guerra di liberazione, lo costrinse a gettare lo sguardo sui possessi del clero. La minaccia di Gustavo, di abbandonare il trono, fa crollare ogni resistenza: la dieta di Västerås (1527) e il concilio nazionale di Örebro (1540) sanciscono la rivoluzione religiosa. Si mantenne tuttavia l'episcopato; e questo fatto spiega perché ancora oggi la chiesa luterana di Svezia possa vantarsi di non avere perduto la successione apostolica.

Infine, anche in Inghilterra, accanto all'umanesimo cristiano di J. Colet, si nota abbastanza presto, nelle università, la presenza di gruppi luterani. Enrico VIII, tuttavia, anche quando si staccò da Roma, non intese aderire all'eresia che aveva combattuto; ma le idee di Lutero si diffusero ugualmente e la politica impose al re qualche riguardo verso i protestanti tedeschi. Tuttavia, anche in Inghilterra, la diffusione del luteranesimo tra gli spiriti più audaci non segnò se non un momento nella storia della Riforma.

La teologia. - La storia della teologia luterana si presenta sotto due aspetti molto diversi, secondo che si accetti l'una o l'altra di due concezioni antitetiche: l'una, secondo la quale Lutero, e il Rinascimento, hanno veramente compiuto una rivoluzione ideale nella quale sia da scorgere l'inizio della cultura moderna, con alcune, almeno, delle sue fondamentali concezioni della vita e del mondo; l'altra, vigorosamente sostenuta da E. Troeltsch, secondo la quale, invece, Lutero, con la sua fede nel trascendente e nel soprannaturale, è ancora infinitamente più legato alla mentalità medievale di quanto non sia stato ammesso un tempo; e la vera genesi del mondo moderno sarebbe da scorgere nell'illuminismo (v.). Ammessa infatti tale concezione, è chiaro che l'Aufklärung rappresenterà nella storia della spiritualità luterana e germanica qualcosa più che una crisi di trapasso; sarà anzi una brusca rottura tra il luteranesimo vero e proprio e, per così dire, classico, e un neoluteranesimo, che con il suo predecessore ha ben scarsi punti di contatto. È certo, a ogni modo, che la teologia del luteranesimo dalla fine del sec. XVI fino all'avvento del pietismo e dell'illuminismo presenta, per la storia della cultura europea, un interesse soltanto relativo; mentre, dopo l'epoca dell'illuminismo, se non la teologia in senso tecnico, la cultura religiosa della Germania esercita un'influenza grandissima ovunque. Ma questa cultura religiosa è legata all'azione esercitata da alcuni pensatori di grande fama, che hanno un loro posto ben determinato nella storia del pensiero: Kant, Hegel, Schleiermacher, A. Ritschl, lo stesso E. Troeltsch, e R. Otto. Sicché, da un punto di vista più generale, si può dire che i momenti "europei" nella storia delle dottrine luterane sono rappresentati soltanto da movimenti o pensatori che meritano di essere studiati a parte. E il compito di quest'articolo si riduce a una rapida delineazione delle principali questioni che agitarono la vita dell'evangelismo, sino, per l'appunto, all'avvento del pietismo (v.), dell'illuminismo (v.) e del romanticismo (v.).

Le controversie si aggirano tutte intorno al punto centrale della dottrina di Lutero: il non-valore delle opere in ordine alla salvezza eterna e la "schiavitù" dell'arbitrio umano. Rientra in esso anche la controversia "antinomiana" che continua anche dopo la morte di Lutero e le sue dispute con Giovanni Agricola. Per Lutero, "legge" era ogni ordine accompagnato da sanzioni e da minacce; pertanto, Cristo era al disopra della legge, e con lui tutti i veri cristiani, giustificati in virtù della sola fede, dalla quale è da escludere qualunque forma di timore; ma la fede ha per conseguenza il compimento di opere buone. Gli "antinomiani", invece, intendono respingere radicalmente l'Antico Testamento, cioè il decalogo, e la legge morale.

Più gravi, le controversie intorno all'importanza reciproca della grazia divina e del libero arbitrio umano. Già il fatto che si discuta questo argomento indica di per sé che ci si è allontanati alquanto dal pensiero di Lutero. Fu questa, infatti, l'opera di Melantone. In sostanza, si tratta sempre delle opere buone. Un'esperienza individuale come quella di Lutero poteva anche prescinderne completamente, ma egli stesso, di fronte alla diffusione delle sue idee, sempre più ne sottolineò l'importanza, in contrasto appunto con l'antinomismo. Melantone poté dire le opere indispensabili, perché conseguenza necessaria della riconciliazione dell'uomo con Dio. G. Maior le dichiarò utili, anzi necessarie per conservare, dopo conseguita la giustificazione, quella santificazione che conduce alla beatitudine eterna. Gli si opposero i rappresentanti della stretta ortodossia luterana, Flacio Illirico e N. Amsdorf. Parallelamente, si ponevano due altri problemi, connessi con quello e tra loro: quali sono propriamente le conseguenze del peccato originale, e in che cosa consiste la giustificazione e qual'è in essa la parte che spetta allo Spirito Santo? È essa una reale rinascita, una trasformazione completa interiore dell'anima, le cui colpe perdurano, e che si poteva considerare come veramente morta; oppure questa morte era solo apparente? In altri termini: ha il peccato originale distrutto interamente, o solo parzialmente, le capacità etiche dell'uomo? Per Andrea Osiandro, la salvezza è operata nel momento in cui Cristo stabilisce nell'uomo la sua abitazione. A lui il problema si presenta sotto questo aspetto: nella dottrina cattolica il sacrificio di Cristo si applica a ogni credente, perché è rinnovato quotidianamente nella Messa; ma, nella concezione luterana, il modo in cui quest'applicazione avviene non è chiaro; ed è ciò che l'Osiandro si sforza di stabilire. A poco a poco, si verrà con V. Strigel ad affermare che la colpa originale ha solo attutito, ma non soppresso, la libertà umana; mentre con Flacio Illirico le dottrine luterane s'irrigidiscono, tanto da indurre taluno ad accusarlo di manicheismo. Quanto alla morte di Cristo sulla croce, si finirà col dire che essa giova all'umanità perché, in seguito a quel sacrificio, Dio muta il suo atteggiamento verso tutto il genere umano. Nel 1577, a conclusione d'una serie di tentativi, la "Formula di concordia", redatta da Andreae, Chemnitz, Selnecker, Musculo, Kirner e Chytraeus, definiva che le opere sono necessarie perché doverose in quanto prescritte da Dio, ma che esse sono conseguenza della fede giustificante. Ma la formula non ottenne approvazione universale; e anche quando, poco dopo, venne incorporata, con la Confessione di Augusta (v. augusta: Confessione di Augusta), il Grande e il Piccolo catechismo di Lutero, ecc., nel Liber concordiae, alcune comunità luterane preferirono redigere confessioni di fede separate, per accettare poi, quasi tutte, il Catechismo di Heidelberg (1563). Questo rappresenta uno dei momenti del processo di arretramento del luteranesimo di fronte al calvinismo in Germania, e respinge infatti la dottrina luterana della presenza reale. Lutero l'aveva difesa invocando l'ubiquità del corpo di Cristo, cui tale qualità è comunicata dalla stretta unione delle due nature (communicatio idiomatum: v. gesù cristo, XVI, pp. 869 e 876); Melantone invece, in questo, pencola verso il calvinismo. Onde le polemiche tra gli ortodossi di Jena, e i "filippisti" o "cripto-calvinisti" di Wittenberg e Lipsia (v. melantone). D'altra parte, le dure prove a cui la chiesa evangelica è posta nel sec. XVII, specie durante la guerra dei Trent'anni, spiegano il suo irrigidirsi nella difesa della stretta ortodossia. Ne è esempio eloquente l'opera di J. Gerhard: il quale, mentre Lutero aveva in certo modo distinto tra la Parola di Dio e la Bibbia in cui essa è contenuta, insiste sul concetto dell'ispirazione portandolo alle sue estreme conseguenze e sviluppando una dottrina dell'ispirazione letterale.

Nello stesso tempo, tuttavia, si fanno tentativi di conciliazione: le conferenze di Lipsia (1631), Thorn (1645) e Kassel (1661) non dànno risultati; ma G. Calixtus ricerca nella storia gli elementi essenziali del cristianesimo, comuni a tutte le confessioni, e l'ortodossia stessa accetta una distinzione tra ciò che si conosce solo attraverso la rivelazione e ciò cui può giungere anche la ragione umana: distinzione che in un certo senso prelude a quelle tra l'essenziale e l'accessorio, i principî e il loro svolgimento, la sostanza e la forma, cui giungeranno i teologi protestanti del sec. XIX, quando, reagendo contro l'illuminismo, pur volendo ritornare ai motivi centrali dell'esperienza luterana, non potranno attuare un conservatorismo assoluto.

L'organizzazione. - L'unione tra i due gruppi di chiese evangeliche seguenti cioè la Formula di concordia o il Catechismo di Heidelberg, fu compiuta, in Germania, per opera dell'autorità civile all'inizio del secolo XIX: in Prussia e Nassau nel 1817, nell'Assia nel 1823 e nell'Anhalt-Dessau nel 1827. L'imposizione d'una nuova liturgia provocò la separazione della "chiesa evangelica luterana di Prussia" (Vecchi luterani). L'unione stessa era del resto più disciplinare che teologica, giacché lasciava le singole comunità libere di seguire l'una o l'altra confessione di fede. Grande libertà fu lasciata anche all'insegnamento teologico; e la conseguenza è in netto divario tra le idee religiose molto libere del mondo dell'alta cultura, specie universitaria, e quella della massa dei credenti.

L'organizzazione ecclesiastica della Germania dava, in sostanza, la suprema autorità sulla chiesa (Landeskirche) al principe territoriale, assistito dal Konsistorium (Direktorium, Oberkirchenrat); i consigli parrocchiali, elettivi, nominavano i delegati ai varî "sinodi" (Landessynode). La costituzione di Weimar ha modificato quest'ordinamento, nel senso della separazione della chiesa dallo stato e tendendo a una maggiore unione tra le varie chiese regionali. Il governo nazionalsocialista ha fatto poi nominare addirittura un "vescovo del Reich (v. germania, XVI, p. 706; cfr. anche App.).

Fuori della Germania, la formazione di nuovi stati nazionali ha pure condotto alla formazione o ricostituzione di chiese luterane indipendenti. I luterani della Russia ottennero nel 1924 la libertà di organizzarsi, ma soffrono ora anch'essi della lotta contro la religione condotta dai sovieti. Nella Transilvania passata sotto il dominio romeno, la chiesa luterana ha invece perduto i suoi privilegi.

Negli Stati Uniti e nel Canada si contavano, nel 1927, 21 organizzazioni luterane: le più importanti sono la United Lutheran Church fondata nel 1918 in seguito alla fusione di tre organizzazioni risalenti al periodo coloniale, e la Norwegian Lutheran Church, pure risultante dalla fusione (1917) di tre gruppi di immigrati.

Bibl.: E. Troeltsch, Die Bedeutung des Protestantismus für die Entstehung der modernen Welt, Monaco 1911 (trad. it., Il protestantesimo nella formazione del mondo moderno, Venezia 1929); id., Die Soziallehren der christlichen Kirchen und Gruppen, Tubinga 1912; id., Protestantisches Christentum und Kirche in der Neuzeit, in J. Welhausen, A. Jülicher, A. Harnack, ecc., Geschichte der christlichen Religion, 2ª ediz., Lipsia 1922 (in Die Kultur der Gegenwart, I, iv, 2); O. Ritschl, Dogmengesch. des Protestantismus, Gottinga 1908-27, voll. 4; Mc Giffert, Protestant Thought before Kant, New York 1912; R. H. Grützmacher, Alt-protestantismus und Neu-protestantismus, in Neue kirchliche Zeitschrift, 1915; R. Seeberg, Lehrbuch der Dogmengeschichte, IV, 2, 2ª-3ª ed., Lipsia 1920; id., Grundriss der Dogmatik, ivi 1932; K. Holl, Die Rechtfertigungslehre im Lichte der Geschichte des Protestantismus, 2ª ed., Tubinga 1922; E. Buonaiuti, Lutero e la Riforma in Germania (c. VI, "La sopravvivenza"), Bologna 1926; H. Leube, Kalvinismus und Luthertum im Zeitalter der Orthodoxie, I, Lipsia 1928; A. Th. Jörgensen, A. Ross Wenz e P. Fleisch, Die lutherischen Kirchen der Welt in unsern Tagen, Lipsia 1929; Elert, Luthertum, in Die Religion in Geschichte und Gegenwart, 3ª ed., III, Tubinga 1929, coll. 1779-1787. V. anche: riforma.

TAG

Arcivescovato di colonia

Alberto di hohenzollern

Guerra dei trent'anni

Confessioni di fede

Concilio di trento