MACHILONE

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 67 (2006)

MACHILONE

Cristina Ranucci

Non sono note le date di nascita e di morte di questo pittore, originario di Spoleto e attivo almeno a partire dal 1230, anno in cui appose la sua firma subito dopo quella di tale Simeone in calce a un dipinto, già nel coro dei canonici della cattedrale di Ancona, andato disperso attorno al 1728 (Posti; Garrison, 1949, pp. 53 s.).

Il nome di M. e quello di Simeone compaiono nuovamente in un'iscrizione alla base di un Crocifisso datato 1257, di provenienza ignota, già nella collezione Bastianelli e dal 1962 nella Galleria nazionale d'arte antica di Palazzo Barberini di Roma.

La croce, ai piedi della quale è ritratta in preghiera la committente "domina Maria", come recita l'iscrizione, è composta di un corpo centrale con l'immagine del Christus Patiens, di due tabelle all'estremità della traversa con le figure dolenti dell'Apostolo Giovanni, a destra, e della Vergine Maria, a sinistra, e di una cimasa con il Salvatore Benedicente in atto di mostrare un rotolo, racchiuso all'interno di una mandorla sostenuta da due angeli in volo. La testa del Cristo è lievemente scorciata e inscritta asimmetricamente nell'aureola. Ispirata al Crocifisso eseguito da Giunta Pisano per S. Maria degli Angeli ad Assisi e, almeno per la figura di devoto ritratto ai piedi del Cristo, probabilmente modellata sull'altro eseguito nel 1236 su commissione di frate Elia per la basilica di S. Francesco (Sandberg Vavalà, p. 738), l'opera si caratterizza per la presenza del tema dell'ascensione nella cimasa e per la raffigurazione di tre quarti della Madonna e di s. Giovanni: elementi entrambi dedotti dalla tradizione figurativa spoletina (ibid., pp. 194, 739; Garrison, 1976, p. 204). Secondo Vodret, invece, il dipinto mostrerebbe assonanze col Crocifisso eseguito da Giunta Pisano per la chiesa di S. Domenico a Bologna di cui, però, verrebbero attenuate la durezza fisionomica e lo schematismo anatomico.

L'iscrizione frammentaria, che corre nella zona mediana inferiore della pala esposta nel Museo Mayer van den Bergh di Anversa, è stata interpretata (Garrison, 1949, p. 53) come elemento della firma di M. e di Simeone, ai quali pertanto viene ricondotta l'opera.

L'ancona di Anversa si presenta articolata in tre parti, distinte da finte colonnine dipinte: al centro è ritratta la Madonna in trono col Bambino e due angeli in volo; ai lati sono rappresentati quattro episodi della Vita della Vergine, ovvero a sinistra, la Nascita e l'Annunciazione, a destra, la Natività e l'Assunzione. M. Meiss (A Dugento altarpiece at Antwerp, in The Burlington Magazine, LXXI [1937], pp. 14-25) che per primo ha studiato la tavola, senza però ravvisare la presenza dell'iscrizione sul suppedaneo del trono della Vergine e ascrivendola su base stilistica e iconografica all'ambiente senese, la riconduce al decennio 1250-60. Questa datazione è stata variamente accolta (Todini, I; Labriola, p. 150; Marques, p. 69; Ranucci, 1996, p. 112) e appare coerente sia con l'iter artistico dei due pittori, ancorato alle date 1230 e 1257 attestate dalle opere di Ancona e di Roma, sia con l'impianto iconografico del gruppo centrale e della scena dell'Assunzione della Vergine, dove l'immagine della Vergine stante dentro una mandorla e adorata da angeli in volo si discosta dall'interpretazione bizantina del soggetto e adotta piuttosto, in tempi precoci, modelli occidentali attestati appunto attorno alla metà del secolo (Labriola, p. 150).

Si tratta delle sole due opere pervenute di M., la cui attività non può essere scissa da quella del suo compagno Simeone, entrambi formatisi a contatto con il sentito bizantinismo di Alberto Sotio. La loro produzione si pone nel solco della cultura spoletina e denuncia stilemi di matrice tardocomnena e influssi giunteschi, per diventare punto di riferimento di una serie di dipinti collocati ab origine in territorio umbro-laziale.

Richiami alla loro arte nell'opera di maestri di cultura spoletina operosi nel terzo quarto del XIII secolo, quali Rinaldo di Ranuccio (Labriola, p. 151), il Maestro di S. Francesco (Boskovits) e l'autore delle scene della Rinuncia ai beni e del Sogno di Innocenzo III affrescate nella basilica inferiore di Assisi (Romano, p. 65), indica in M. e Simeone dei veri e propri capiscuola. Legami stilistici e iconografici tra la pala di Anversa e un dossale conservato nella chiesa di S. Maria delle Vertighe a Monte San Savino, firmato da Margarito e Ristoro d'Arezzo (Labriola), e ancora con una tavola esposta nel Museo civico di Viterbo, attribuibile a un maestro di cultura romana (Ranucci, 2004), dimostrano che le loro soluzioni compositive e formali furono accolte anche oltre i confini locali.

Per le assonanze stilistiche e iconografiche con la tavola del Museo van den Bergh, si deve assegnare a M. e a Simeone l'esecuzione di un dipinto nel quale è raffigurata su sfondi dorati e gemme di vetro blu una Madonna in trono col Bambino; l'opera, proveniente dalla Confraternita del Carmine di Orvieto e oggi conservata nel Museo dell'Opera del duomo, è forse elemento superstite di un tabernacolo a sportelli, generalmente datato attorno al 1265 (Testa - Davanzo; Fratini, pp. 17 s. n. 15), ed è probabilmente da anticipare alla metà del secolo (Ranucci, 1996, p. 115 n. 29).

Costituisce una versione fedele, sebbene provinciale, del dossale di Orvieto, una Madonna conservata nella chiesa di San Giusto di Pievebovigliana presso Camerino, ulteriore testimonianza dell'ampiezza del raggio d'irradiazione della loro arte.

Fonti e Bibl.: C. Posti, Guida storico-artistica del duomo di S. Ciriaco, II, Jesi 1912, p. 50; C. Bandini, Spoleto, Bergamo 1921, p. 63; R. van Marle, The development of the Italian schools of painting, I, The Hague 1923, p. 565; L. Ozzola, Un Crocifisso romanico firmato da Simeone e Machilos, in Bollettino d'arte, s. 2, V (1926), 7, pp. 320-324; E. Sandberg Vavalà, La croce dipinta italiana e l'iconografia della Passione, Verona 1929, ad ind. (s.vv. Simeone e Machilos); L. Serra, L'arte nelle Marche, I, Pesaro 1929, p. 156; E.B. Garrison, Simeon and M. spoletenses, in Gazette des beaux-arts, s. 6, XXXV (1949), pp. 53-58; F. Bologna, La pittura italiana delle origini, Roma 1962, p. 78; D. Severi, Pittura duecentesca in Umbria, in Critica d'arte, n.s., IX (1962), 51, p. 55; P. Toesca, Il Medioevo, II, Torino 1965, p. 1056 n. 51; F. Santi, La Galleria nazionale dell'Umbria, Roma 1969, pp. 24 s.; A. Garzelli, Museo di Orvieto: Museo dell'Opera del duomo, Bologna 1972, pp. 12 s.; M. Boskovits, Pittura umbra e marchigiana fra Medioevo e Rinascimento, Firenze 1973, p. 4; E.B. Garrison, Italian Romanesque panel painting. An illustrated index, New York 1976, pp. 30, 126 n. 335a, 141 n. 360, 189 n. 485, 204 s. n. 531, 231 n. 641; S. Nessi, La basilica romanica di S. Gregorio e le sue vicende artistiche, in La basilica di S. Gregorio Maggiore in Spoleto, Spoleto 1979, p. 91; S. Romano, Le storie parallele d'Assisi: il Maestro di S. Francesco, in Storia dell'arte, 1982, n. 44, pp. 65, 67; Dalla raccolta alla musealizzazione: per una rilettura del Museo dell'Opera del duomo di Orvieto (catal., Orvieto), a cura di G. Testa - R. Davanzo, Todi 1984, pp. 16-19; A. Labriola, Ricerche su Margarito e Ristoro d'Arezzo, in Arte cristiana, LXXV (1987), 720, pp. 145-160; L.C. Marques, La peinture du Duecento en Italie centrale, Paris 1987, pp. 66-69; C. Fratini, Il Maestro della Madonna di S. Brizio e le vicende della pittura in Orvieto fra Duecento e primo Trecento, in Paragone, XL (1989), 473, pp. 6, 17 s. n. 15; F. Todini, La pittura umbra dal Duecento al primo Cinquecento, Milano 1989, I, p. 311; II, pp. 16 s. figg. 12-15; C. Ranucci, La Maestà di Otricoli. Contributo per una definizione degli influssi culturali spoletini nell'Umbria meridionale, in Scritti di archeologia e storia dell'arte in onore di Carlo Pietrangeli, a cura di V. Casale - F. Coarelli - B. Toscano, Roma 1996, pp. 111-115; R. Vodret, in L. Mochi Onori - R. Vodret, Palazzo Barberini: capolavori della Galleria nazionale d'arte antica, Roma 1998, p. 17; C. Ranucci, in Dipinti romani tra Giotto e Cavallini (catal., Roma), a cura di T. Strinati - A. Tartuferi, Milano 2004, pp. 50-52; Diz. della pittura e dei pittori, Torino 1994, p. 15 (s.v. Umbria, a cura di B. Toscano); U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 514 (s.v. Machilos); Enc. dell'arte medioevale, X, p. 818 (s.v. Spoleto. Pittura e miniatura).

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