MADAGASCAR

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1993)

MADAGASCAR

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Giampaolo Calchi Novati

(XXI, p. 808; App. II, II, p. 239; III, II, p. 5; IV, II, p. 365)

Secondo una stima del 1990 la popolazione del paese ammontava a circa 11.443.000 ab.; considerando che lo stato si estende su 587.041 km2, la densità media risulta essere di 19 ab./km2. Il tasso di accrescimento, assai elevato negli ultimi decenni, da qualche anno si è stabilizzato attorno al 3%. La popolazione è distribuita in modo poco uniforme: gli accentramenti maggiori si trovano sulle alteterre centrali e su tutta l'area orientale dell'isola. La maggior parte degli abitanti vive sparsa sul territorio, mentre la popolazione considerata urbana è appena il 25% del totale. La capitale, Antananarivo, maggiore centro economico e finanziario del paese, nel 1990 contava 802.390 ab. (erano circa la metà nel 1972). Sull'altopiano sono ubicati i centri principali dopo la capitale: Antsirabé e Fianarantsoa.

L'economia del M. è ancora assai arretrata; il prodotto interno lordo è modesto (stime della Banca Mondiale attribuiscono al paese un PIL pro capite di 210 dollari nel 1991) e l'agricoltura contribuisce alla sua formazione per circa un terzo (ma occupa quasi l'80% della popolazione attiva); la speranza di vita alla nascita si aggira sui 50 anni e un adulto su 4 è analfabeta. Il paese, inoltre, non ha raggiunto l'autosufficienza alimentare ed è indebitato con l'estero per circa 400 milioni di dollari (il PNL, nel 1991, si aggirava sui 2560 milioni di dollari). L'agricoltura è praticata ancora largamente in forme produttive arretrate: prevalgono le colture di sussistenza, fra cui riso, manioca, patate, patate dolci e mais. Le colture di piantagione, destinate all'esportazione, occupano una superficie molto inferiore rispetto a quelle per il consumo interno. Fra esse primeggiano caffè, canna da zucchero, cotone, tabacco, cacao e spezie (chiodi di garofano, pepe e vaniglia). Diffuso è l'allevamento di bovini (10,2 milioni di capi nel 1990); di minore importanza è quello di suini (1,4 milioni) e caprini (1,2 milioni), mentre consistente è il numero di animali da cortile (32 milioni).

Scarse sono le risorse del sottosuolo, rappresentate soprattutto da minerali di cromo e uranio. Fanno ben sperare le prospezioni petrolifere condotte da compagnie straniere; attualmente, tuttavia, il grezzo è importato e in parte riesportato dopo la lavorazione negli impianti di Toamasina. L'industria manifatturiera è limitata a piccoli stabilimenti alimentari e tessili, e manca delle produzioni di base.

Alla fragilità della struttura economica fa riscontro una difficile situazione finanziaria, che solamente la limitazione delle importazioni e la scarsità degli investimenti sociali riescono in qualche modo a contenere. Pesante anche il debito estero.

La rete ferroviaria ha uno sviluppo complessivo di 1054 km; le strade nazionali si svolgono per 8509 km, dei quali 5401 asfaltati. Più sviluppate, in proporzione, le comunicazioni aeree, che possono contare su due aeroporti internazionali (Antananarivo, Toamasina). I porti principali sono Toamasina e Mahajanga.

Storia. - Dopo un periodo di forte agitazione politica e sociale iniziato nel 1972, il M. raggiunse nel 1975 una certa stabilità. Si ripeterono però anche in seguito i contrasti, i soprassalti interni e gli episodi di rivolta sociale, segno che il sistema era ancora alla ricerca di uno stabile assetto istituzionale. Con il referendum del 21 dicembre 1975, comunque, il M. si diede una Costituzione e trovò un ''uomo forte'', il capitano D. Ratsiraka, che venne rieletto presidente altre due volte, nel novembre 1982 e nel marzo 1989. Ratsiraka s'impose sullo slancio di un sommovimento d'impostazione radicale e finché possibile rimase fedele ai principi che lui stesso aveva affidato a una specie di ''libretto rosso'' (Beky Mena), la Carta della rivoluzione socialista malgascia, in cui si proclama il socialismo, il ritorno all'autenticità malgascia e il non allineamento.

Il governo di Ratsiraka attuò ampie nazionalizzazioni, chiuse le basi francesi, animò iniziative di tendenza terzomondista nell'Oceano Indiano e in Africa. La difficile congiuntura economica costrinse però Ratsiraka a venire a patti con il Fondo Monetario Internazionale, che impose correttivi nel senso di una liberalizzazione economica e della privatizzazione del mercato come condizioni per la concessione di crediti. Ratsiraka attenuò anche la tensione con la Francia pur senza ritornare nell'area del franco.

Il sistema politico della Seconda Repubblica si reggeva su un dosaggio di personalismo (con la guida carismatica dello stesso Ratsiraka, posto dalla Costituzione come "guardiano della rivoluzione") e formale pluralismo (con un'Assemblea nazionale popolare elettiva, previa competizione fra più partiti). Al centro, con il presidente, figurava l'AREMA (Avantgarde de la Révolution Malgache). Nelle elezioni l'AREMA si trovò peraltro contestata anche a sinistra dal filocomunista AKFM (Partito del Congresso dell'indipendenza del Madagascar), dall'MFM/MFT (Movimento per il potere ai proletari), e dal MONIMA (Mouvement National pour l'indépendance de Madagascar) di M. Joana, che venne arrestato per sedizione nel 1982 per aver duramente messo in dubbio i risultati delle elezioni e venne poi sconfitto nuovamente nelle elezioni del 1989.

In teoria tutti i partiti legali erano parte di un'organizzazioneombrello che si chiamava Fronte nazionale per la difesa della rivoluzione socialista malgascia, ma il nucleo storico da cui era uscito anche Ratsiraka era ormai diviso. Alla dialettica sociale, in un paese che è relativamente articolato e diversificato, si aggiungeva una mai sopita concorrenza fra la popolazione Merina degli altipiani interni, a cui appartiene Ratsiraka, e le genti della costa.

Il regime di Ratsiraka entrò in crisi a seguito di violente manifestazioni popolari iniziate nel 1990. Fu introdotto, fra aspri contrasti, un sistema politico più democratico, sancito da una nuova costituzione di tipo parlamentare approvata nel 1992. Il processo di transizione culminò nelle elezioni presidenziali in due turni: il candidato dell'opposizione, A. Zafy, capo del Movimento delle forze vive, costrinse Ratsiraka al ballotaggio e lo sconfisse conquistando il 66% dei voti (10 febbraio 1993). Ratsiraka ha accettato la sconfitta rimanendo peraltro sulla scena politica con un nuovo partito, l'ARES (Avantgarde pour le redressement économique et social). I guasti provocati da una gestione economica passata in poco tempo dal collettivismo al liberismo monetarista e poi da una lunga stasi durante il cambio dalla Seconda alla Terza Repubblica hanno fortemente penalizzato la Grande Isola: secondo alcune fonti il reddito degli abitanti è sceso in 10 anni da 1000 a poco più di 200 dollari.

Bibl.: E. Ralaimihoatra, Histoire de Madagascar, 2 voll., Antananarivo 1966-67; R. Archer, Madagascar depuis 1972, la marche d'une révolution, Parigi 1976; M. Covell, Madagascar. Politics, economics and society, Londra 1987; P. Gualdi, Madagascar. Un enigma da risolvere, Bologna 1988.

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