MAGGIORDOMO o Maestro di palazzo

Enciclopedia Italiana (1934)

MAGGIORDOMO o Maestro di palazzo

Francesco Cognasso

Sotto i re merovingi era funzionario altissimo della corte e potentissimo, sì da riunire e concentrare nelle sue mani il governo dello stato.

Le origini del maggiordomato vanno ricercate nelle consuetudini familiari romane. Nell'età imperiale, così presso i privati come presso gl'imperatori, tutti i servizî familiari e le persone addette erano poste agli ordini di un caposervizio, detto praepositus domus o palatii, rector aulae, architriclinus, praefectus aulae. L'istituzione passò ai principi barbari stabilitisi nei territorî romani. Infatti il maior domus compare presso tutte le corti romano-barbariche dei secoli V-VII, con le stesse caratteristiche del maior domus romano. È servo rispetto al padrone, del padrone però è il rappresentante rispettato e temuto da tutti gli addetti al palazzo, su cui ha autorità disciplinare.

Nella corte visigota di Toledo, in quella ostrogota di Ravenna e poi nella longobarda di Pavia il maggiordomo non poté affermarsi perché le altre cariche di corte facevano equilibrio; nella corte merovingia, invece, sviluppò ed ampliò la sua sfera d'azione. Già nel sec. VI, sotto i nipoti di Clodoveo, il maggiordomo compie tutte le funzioni che nella corte bizantina compivano il magister officiorum, il comes largitionum, il quaestor, ecc. Nel sec. VII, specie dopo la morte di Dagoberto, quando la monarchia merovingia, per le guerre civili e la minore età di varî principi, diminuì d'importanza, il maggiordomo diventò il vero capo del governo, poiché corte e governo erano una cosa sola. Rappresentò il re nel tribunale, in suo nome stabilì e raccolse i tributi, nominò funzionarî e conti nelle provincie, provvide al patronato effettivo di quanti erano sotto la protezione del re. Non vi era però per principio un unico maggiordomo: ogni qualvolta si avevano due o tre re in Neustria, in Austrasia, in Borgogna, la corte di ciascuno di essi aveva a capo un maggiordomo. La potenza dei maggiordomi era tale che i re se potevano ancora nominare all'ufficio chi fosse designato dai conti e duchi influenti, non avevano più la possibilità di destituirli e cambiarli. Nella seconda metà del sec. VII il maggiordomato fu conteso tra il conte Ebroin e Léger, vescovo di Autun: finì per trionfare la famiglia detta di Heristall. Pipino di Heristall diventò maggiordomo in Austrasia, verso il 680; dopo il 687 lo diventò pure nella Neustria e imperniò nella sua persona la vita politica dei due paesi. Il maggiordomato ora diventò ereditario nella famiglia di Pipino, che lo trasmise al figlio Carlo Martello e questi ai figli Pipino il Breve e Carlomanno. Nel sec. VIII più usato che il termine di maggiordomo è quello di principe dei Franchi. Nel 752 il maggiordomato scomparve quando Pipino il Breve si fece riconoscere come re e iniziò una nuova dinastia regia, la carolingia, in sostituzione della cessata dinastia merovingia.

Bibl.: H. Bonnell, De dignitate majoris domus regum Francorum a romano sacri cubiculi praeposito ducenda, Berlino 1858; P. Fahlbeck, La royayté et le droit royal francs durant la première période de l'existence du royaume (486-614), Lund 1883; Goguel, Les Maires du palais, 1836; E. Hermann, Das Hausmeieramt, ein echt germanisches Amt, Bonn 1880; G. Pertz, Geschichte der merowingischen Hausmeier, Hannover 1819; G. Schöne, Die Amtsgewalt der fränkischen majores domus, Brunswick 1856; Zinkeisen, De Francorum majore domus, Berlino 1826. Vedi poi le trattazioni generali: N.-D. Fustel de Coulanges, La monarchie franque, Parigi 1888; P. Viollet, Histoire des institutions politiques et administratives de la France, Parigi 1890.

Per il maggiordomo come dignità pontificia, v. corte, XI, p. 534.