Maina

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(o Mani; gr. Μαΐνη o Μάνη) Regione del Peloponneso, nel nomo di Laconia, corrispondente alla parte meridionale delle digitazioni centrali con cui termina la regione, la Penisola di Mani. Il rilievo, che fa parte della catena del Taigeto, è formato da calcari cristallini piuttosto sterili, con qualche terrazza d’abrasione. L’isolamento ne ha fatto, nel tempo, un’area di rifugio e di difesa da attacchi esterni, per cui la popolazione è molto densa e deve ricorrere all’emigrazione temporanea. Le case, più spesso isolate che riunite in villaggi, sono talvolta munite di torri, e per far fronte alla siccità sono fornite di grandi cisterne.

A lungo fedeli alle antiche credenze, gli abitanti della M. (Mainoti) solo al tempo di Basilio I (867-86) abbracciarono il cristianesimo, continuando però a mantenere una certa indipendenza di fronte al governo bizantino prima, ai Latini poi. Dominata da una potente aristocrazia locale, in cui primeggiarono prima i Comneni e poi i Mauromichàlis, la M. nel 1770 insorse contro i Turchi, ma senza successo; tuttavia nel 1777 il sultano ne riconobbe l’autonomia. Alla fine del Settecento divenne base di operazioni piratesche. Nel 1811 fu eletto bey della M. Pietro Mauromichàlis, che nel 1821 si gettò con tutta la sua famiglia nella lotta contro i Turchi. Avversari di G.A. Capodistria, per la loro tendenza a fare della M. un principato indipendente, all’arresto di P. Mauromichàlis (1831), i parenti di questo non esitarono a uccidere Capodistria. Con la costituzione della Grecia in regno essi dovettero rinunciare a fare della M. un principato a sé; frequenti tuttavia furono le ribellioni nella regione durante il 19° secolo.

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