Malassorbimento

Dizionario di Medicina (2010)

malassorbimento

Maria Cristina Morelli

Condizione patologica caratterizzata da un difetto di assorbimento dei nutrienti a livello intestinale, con perdita di sostanze nutritive nelle feci e conseguente sindrome carenziale. Sede principale dell’assorbimento dei nutrienti è l’intestino tenue: nel tratto prossimale avviene prevalentemente l’assorbimento di ferro, calcio, lipidi e vitamine, nel digiuno di carboidrati e aminoacidi; nel tratto distale di acidi biliari e vitamina B12; nel colon di acqua ed elettroliti.

Eziologia

Il m. può derivare da malattie primitive o secondarie della mucosa intestinale, o da patologie di altri organi, quali pancreas e fegato, che intervengono nel processi di assorbimento dei nutrienti. Le cause più frequenti sono il morbo celiaco, le infezioni intestinali acute e croniche, il morbo di Crohn, le resezioni intestinali estese, la gastrectomia, l’insufficienza pancreatica, la fibrosi cistica e l’insufficienza epatica cronica.

Sintomi

La sintomatologia del m. dipende dalla patologia che provoca il fenomeno, dalla sede e dal grado di estensione della malattia. Solitamente si manifesta con una varia serie di sintomi: diarrea e aumento della quantità di feci, che risultano untuose, biancastre e ricche di grassi (steatorrea). Compaiono sintomi addominali quali flatulenza, eruttazioni, distensione addominale. Il deficit nutrizionale che ne consegue si manifesta con calo del peso corporeo, anemia, riduzione della massa ossea per deficit di calcio, amenorrea, alterazioni della lingua, emorragie cutanee puntiformi, edemi per ipoalbuminemia.

Diagnosi

Esami di primo livello sono: esame fisico-chimico delle feci per valutare la presenza di acidi grassi e trigliceridi, di fibre carnee o di amidi indigeriti; esami bioumorali per evidenziare anemia, carenza di ferro, di vitamine, di colesterolo e trigliceridi, riduzione dei fattori della coagulazione, ipocalcemia. Esami di secondo livello sono : test allo xilosio che permette di ipotizzare una enteropatia; ricerca di anticorpi anti-endomisio e anti-transglutaminasi, specifici per la diagnosi di malattia celiaca. Esami di terzo livello sono: breath test all’idrogeno (test di m. selettivo degli zuccheri); biopsia intestinale della seconda porzione duodenale in corso di esofagogastroduodenoscopia (EGDS) che permette di identificare patologie come la celiachia, il morbo di Whipple, o la linfangectasia intestinale; l’esame radiologico dell’intestino tenue con mezzo di contrasto (RX tenue) che permette di identificare patologie dell’intestino quali la malattia di Crohn o le fistole enterocoliche; la tomografia computerizzata, la risonanza magnetica nucleare, la colangiografia retrograda endoscopica (CPRE) permettono di identificare la patologia epato-biliare o pancreatica. La videocapsula endoscopica può essere uno strumento complementare nello studio dell’intestino tenue, soprattutto in corso di malattia di Crohn o di malattia celiaca refrattaria al trattamento dietetico.

TAG

Risonanza magnetica nucleare

Esofagogastroduodenoscopia

Linfangectasia intestinale

Fattori della coagulazione

Tomografia computerizzata