Malizia

Enciclopedia Dantesca (1970)

malizia

Antonietta Bufano

Secondo l'Etica aristotelica (VII 1, 1145a 16-17 " circa mores fugiendorum tres sunt species, malitia [κακία], incontinentia et bestialitas "), esplicitamente richiamata, la m. è, con l'incontinenza e la matta bestialitade, una delle tre disposizion che 'l ciel non vole (If XI 82), in quanto " disposizione peccaminosa ", " tendenza al male " (la malitia è così spiegata da Tommaso [Comm. Eth. VII lect. I]: " Si vero intantum invalescat appetitus perversitas ut rationi dominetur, ratio sequitur id in quod appetitus corruptus inclinat, sicut principium quoddam existimans illud ut finem optimum. Unde ex electione operabitur perversa, ex quo aliquis dicitur malus... Unde talis dispositio dicitur malitia "); e fra le tre è la più grave perché basata sul dolo, proprio in quanto la m. implica sempre un'inclinazione della volontà al male (Papias Vocabulista così ne vulgava la nozione: " Malitia: cogitatio pravae mentis dicitur "). D. adopera il sostantivo sia in questo suo valore astratto (e negli altri affini di " intenzione malevola ", " condizione dell'essere cattivo "), sia in quello di " colpa "; in esso è sempre presente, ovviamente, una nozione più o meno accentuata di ‛ male ', che si esplica, nei vari contesti, in diverse direzioni.

In senso generico, in Cv I I 3 Dentro da l'uomo possono essere due difetti... l'uno da la parte del corpo, l'altro da la parte de l'anima... Da la parte de l'anima è quando la malizia [" tendenza al male "] vince in essa, si che si fa seguitatrice di viziose delettazioni. E ancora: lo nostro intelletto si può dir sano e infermo... Sano dire si può, quando per malizia [" cattiva disposizione "] d'animo o di corpo impedito non è ne la sua operazione... Ché, secondo la malizia de l'anima, tre orribili infermitadi ne la mente de li uomini ho vedute (IV XV 11-12). Nell'ambito del fisico, tale m. diventa propriamente difetto di corpo, in seguito al quale può essere la mente non sana (§ 17; poco più oltre, di nuovo malizia d'animo o di corpo).

In Cv I II 6, contrapposto a bontade, indica la " cattiveria ", la " mala qualità " delle nostre azioni: nel volere e nel non volere nostro si giudica la malizia e la bontade, " cioè nel libero arbitrio nostro, e quindi nell'elezione nostra, sta la malizia e la bontà delle azioni e l'imputabilità del bene e della colpa " (Busnelli-Vandelli, che rimandano a Tomm. Sum. theol. II 13 6 e 21 2), mentre in altri casi vale piuttosto " malignità ", " intenzione malevola ": virtuosissimo è ne la 'ntenzione mostrare lo difetto e la malizia de lo accusatore (X 14; così anche in XI 13). Anche come " malvagità ", " l'essere cattivo ": se Iddio fece li angeli buoni e li rei, non fece l'uno e l'altro per intenzione, ma solamente li buoni. Seguitò poi fuori d'intenzione la malizia de' rei, ma non sì fuori d'intenzione, che Dio non sapesse dinanzi in sé predire la loro malizia (III XII 9).

L'accenno alla m. che ‛ seguita ' induce ad accostare in qualche modo questo passo a quello di Cv IV I 4, dove si afferma che, essendo ciascuna cosa per sé... da amare, e nulla... da odiare se non per sopravenimento di malizia, ragionevole e onesto è, non le cose, ma le malizie de le cose [il loro " lato negativo ", la " mala condizione " che si è creata] odiare e procurare da esse di partire. E a ciò... la mia eccellentissima donna [la Sapienza] intende... a partire, dico, la malizia de le cose. Cfr. ancora IV VII 5, a commento di Le dolci rime 38 ss.: la intollerabile malizia della populare oppinione - il ritenersi ‛ gentile ' per il solo fatto di essere nepote, o figlio, di cotal valente (v. 36) - è, appunto, la sua mala condizione. Analogamente per la malizia, cioè l'" essere mala ", " il male in essa contenuto ", della dubitazion (Pd IV 65), il dubbio di cui ai vv. 19-21. Invece, la m. che D. si propone di levare dalla mente di alcuni è il male derivato dall'ignoranza, dalle false opinioni, come si deduce da quel che segue (per fondarvi poi suso la luce de la veritade, Cv IV VIII 4).

Ancora in senso astratto, il termine si precisa in " astuzia ", nelle parole - Odi malizia / ch'elli ha pensata per gittarsi giuso!, If XXII 107 - con cui, nella bolgia dei barattieri, Cagnazzo commenta la proposta di Ciampolo (stieno i Malebranche un poco in cesso / ... e io... ne farò venir sette degli altri dannati, vv. 100-103), avendone intuite le vere intenzioni. Ma Ciampolo, ch'avea lacciuoli a gran divizia, / rispuose: " Malizioso son io troppo, / quand'io procuro a' mia maggior trestizia " (vv. 109-111), fingendo dunque d'intendere m. come " malvagità " e attribuendosi il maligno intendimento di nuocere ai compagni, non quello di sottrarsi ai demoni (ma forse non è in tutto da escludersi, nella sua proposta, anche l'altra intenzione): infatti " la voce malizia.:. che Cagnazzo ha usata in senso di astuzia, può valere anche malvagità; e in tale senso finge d'intenderla Ciampolo " (Scartazzini-Vandelli, come già l'Andreoli; v. Malizioso). Analogamente, la m. di Falsembiante consiste negl'inganni e nei sotterfugi, nel suo giucar... coperto (Fiore LXXXVIII 12), con cui egli riesce a farsi credere diverso da quello che è.

Metaforicamente, il termine è riferito all'aere, che al tempo della peste in Egina fu sì pien di malizia, di " germi di corruzione pestilenziale " (Casini-Barbi: i " letiferi flatus " di Ovidio Met. VII 532), da provocare la morte di tutti gli animali infimo al picciol vermo (If XXIX 60).

Nel senso di " mala azione ", " colpa intenzionale " in quanto " pensamento della rea mente " (Buti), in If XI 22 D'ogne malizia, ch'odio in cielo acquista, / ingiuria è 'l fine (v. Pagliaro, Ulisse 230 ss., 241-243 e la nota del Porena alla fine del canto), e XV 78, dove Firenze si configura nel ricordo di Brunetto Latini come nido di malizia (e i Fiorentini come popolo maligno, v. 61; cfr. G. Villani I 38). Così ancora in Pg XVI 60 e 75, contrapposto, rispettivamente, a virtude e a bene: la malizia - cioè le colpe - è tanta e di tanta rilevanza da renderne il mondo... gravido e coverto (" pieno ", Rossi-Frascino; " saturo ", Mattalia; ma il Tommaseo: " Gravido dice il seme nascosto del male; coverto il suo eterno rampollare e adombrare la terra "); questo però - dice Marco Lombardo - non dev'essere attribuito del tutto all'azione del cielo: Lo cielo i vostri movimenti inizia / ... ma... / lume v'è dato a bene e a malizia, vi è concessa la possibilità di discernere il bene dal male, le azioni buone da quelle cattive.

I due valori, di " disposizione al male " e di " colpa " che ne consegue, nella rievocazione del regno di Saturno, sotto cui giacque ogne malizia morta (Pd XXI 27).

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