Management

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

management

Michele Pizzi

La squadra di professionisti che dirige un’impresa

Nell’attuale società industriale per mandare avanti con successo un’impresa non basta più l’impegno del solo proprietario, ma sono necessarie persone esperte e competenti (i manager o dirigenti). Sono loro che, pagate dall’impresa come dipendenti, hanno il compito di governarla. Esse formano il management di un’impresa (in inglese to manage significa appunto «dirigere, gestire»), e il loro lavoro è la gestione dell’azienda

Competenza ed esperienza

Osservando le attività di una grande impresa multinazionale, per esempio la FIAT, che opera in ambito nazionale e internazionale, ci si rende conto di quanto sia complesso dirigerla. Basta provare a calcolare le centinaia di migliaia di autovetture prodotte ogni anno, l’estensione mondiale del mercato, le migliaia di persone che vi lavorano (ingegneri, avvocati, contabili, operai e così via), le enormi spese per investimenti nelle nuove tecnologie e per il marketing.

Appare evidente che sarebbe molto più facile ‘governare’ un negozio o un garage, per cui basta il proprietario, magari con qualche aiuto. Ma in una grande industria, che produce su scala mondiale e che deve coordinare il lavoro di migliaia di persone, il proprietario non basta: questo è lavoro per i manager!

Pianificare e realizzare gli obiettivi

I manager sono le persone che nell’impresa ricoprono i posti chiave, cui spettano tutte le più importanti decisioni: devono prevedere cosa è bene e cosa è male per l’impresa, cosa e quanto produrre, quanti soldi spendere e dove andare a vendere i beni prodotti. Tali decisioni sono prese da una squadra, il management.

Il loro primo compito è quello di pianificare la produzione: il management della FIAT, per esempio, deve decidere se produrre più auto sportive o più auto da città. I manager sono inoltre tenuti a coordinare e dirigere il lavoro di migliaia di persone in tutti gli stabilimenti di produzione (anche quelli all’estero) e alla fine dell’anno devono controllare che siano stati raggiunti gli obiettivi proposti, soprattutto quelli di vendita. Se per quella data avranno venduto meno automobili di quanto era stato previsto, forse qualcosa nella loro precedente pianificazione si è dimostrato sbagliato. L’anno successivo (se non saranno stati già licenziati…) faranno più attenzione a non commettere gli stessi errori e potranno dirigere un nuovo ciclo di produzione.

Ci si chiede a volte se i manager facciano veramente gli interessi dell’impresa. Da un punto di vista di teoria economica tale domanda è giusta. I dirigenti hanno infatti un grande potere, sono i ‘capitani’ dell’impresa. Poiché la loro remunerazione è spesso legata ai profitti, essi possono essere tentati di farli apparire più grandi della realtà oppure di fare molti profitti subito, ma a scapito di quelli futuri.

Esiste una branca dell’economia che si occupa appunto di disegnare le ‘istituzioni’ interne all’impresa – prima di tutto il management – per assicurare che vengano fatti gli interessi di lungo periodo dell’impresa stessa.

La nuova strategia del management: il toyotismo

Per gran parte del 20° secolo ha dominato il modello di management basato su una rigida struttura gerarchica, chiamato modello fordista (dal nome dell’industriale statunitense Henry Ford). In tale modello l’impresa è organizzata come una piramide: alla base si trovano i semplici operai, salendo si incontrano varie categorie di manager, fino a raggiungere il manager ‘generale’ chiamato amministratore delegato. In questo sistema gli ordini vanno solo dall’alto verso il basso, un po’ come avviene nel mondo militare.Negli ultimi venticinque anni ha preso però il sopravvento un nuovo tipo di modello di management, chiamato toyotista (perché l’industria automobilistica giapponese Toyota fu la prima a utilizzarlo). In questo nuovo modello la tradizionale gerarchia è stata sostituita da uno schema basato maggiormente sulla collaborazione. La fabbrica diventa il vero luogo di ricerca e di sviluppo: un luogo in cui i lavoratori di tutti i reparti, unendo le proprie idee e le proprie competenze, possono partecipare alla progettazione dei nuovi prodotti, senza i lacci delle vecchie divisioni. Un nuovo modello di produzione che è risultato vincente.

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