MARATONA

Enciclopedia Italiana (1934)

MARATONA (ὁ Μαραϑών "il finocchieto" Marăthon)

Doro LEVI
Gaetano DE SANCTIS

Nome di uno dei più antichi demi attici, appartenente alla tribù Aiantís, ubicato sulla costa nord-orientale dell'Attica, dove si sarebbero stanziati i primi Ioni con Xuto, e dove Teseo avrebbe trionfato del toro che devastava la pianura che porta il nome del demo. Era Maratona in origine capoluogo d'una piccola confederazione, l'antica tetrapoli attica, comprendente Enoe, Tricorito e Probalinto. Al demo appartenne Erode Attico.

La battaglia di Maratona. - Quando Dati e Artaferne, inviati da Dario d'Istaspe, re di Persia, a punire le città greche che avevano aiutato gli Ioni ribelli al dominio persiano, ebbero preso e distrutto Eretria nell'Eubea, sbarcarono per sottomettere Atene nella baia di Maratona sulla sponda orientale dell'Attica; e, tratte in secco le navi, si attendarono con le truppe, sperando probabilmente che insorgessero in Atene i partigiani del discacciato tiranno Ippia, il quale seguiva l'armata persiana. Ma gli Ateniesi, per prevenire il pericolo ed evitare la devastazione del territorio, con un decreto di cui si conservava il testo ancora nel sec. IV, deliberarono, su proposta di Milziade, che era uno dei dieci strateghi, di non attendere il nemico presso le mura della città e di andargli incontro a Maratona. A Maratona si accamparono sopra un'altura che domina da sud il piano e le vie per cui esso comunica con Atene, l'altura che porta oggi il nome Agrieliki, ove sorgeva nell'antichità un santuario di Eracle, che però non è stato identificato. I Persiani stanziavano a grande intervallo all'estremità nord della pianura. La posizione degli Ateniesi era difensiva, e non pare che essi avessero intenzione di affrettare la battaglia, tanto più che si attendeva di giorno in giorno il soccorso dovuto, a norma dell'alleanza, da Sparta. Erodoto, il quale ci dà il solo racconto storicamente utilizzabile della battaglia, riferisce che gli strateghi erȧno divisi sull'opportunità di attaccare o no il nemico, cinque stando per il sì, tra cui Milziade, e cinque per il no. Il polemarco Callimaco, che presiedeva il consiglio di guerra, avrebbe col suo voto fatto prevalere il partito dell'attacco. Ma questo racconto è probabilmente leggendario e non rappresenta che una ripetizione ed esagerazione della risoluzione effettiva presa su proposta di Milziade, quella cioè di andare incontro al nemico a Maratona. I Persiani avevano invece interesse ad affrettare la battaglia, sia perché il vettovagliamento in paese nemico non poteva essere agevole, sia perché presto con gli Ateniesi avrebbero dovuto affrontare anche gli Spartani. Erodoto continua riferendo che, giunto il giorno in cui Milziade aveva il comando, schierò gli Ateniesi insieme con gli ausiliarî, che erano giunti dall'alleata Platea, nel recinto di Eracle, e poi li condusse a passo di corsa contro il nemico accampato a otto stadi (circa km. 1,5) di distanza nella pianura. Ma una tale corsa di un chilometro e mezzo per parte di truppe pesantemente armate in presenza del nemico è inconcepibile. E tuttavia la tradizione della corsa non sarà in tutto da respingere. Pare probabile che i Persiani, ai quali giovava affrettare la battaglia, si avanzassero contro le posizioni ateniesi fino ai piedi dell'Agrieliki, e gli Ateniesi invece di aspettarli passivamente entro le trincee ne uscissero sferrando un furioso attacco dopo una corsa di un centocinquanta metri. L'attacco impetuoso della falange pesantemente armata sgominò le truppe persiane superiori di numero, ma tatticamente di gran lunga inferiori. L'inseguimento si protrasse attraverso la pianura sino al campo persiano. Qui i Persiani tentarono le ultime resistenze e riuscirono a mettere in mare le loro navi e ad imbarcarvisi lasciandone solo sette nelle mani del nemico. In quest'ultima fase della battaglia caddero il polemarco Callimaco e il fratello di Eschilo, Cinegiro. Gli Ateniesi ebbero 192 morti (la cifra data da Erodoto è da ritenere esatta risalendo alla lista dei caduti). Esagerata è forse invece, e ad ogni modo non altrettanto attendibile, la cifra dei morti persiani, 6400. ll numero delle truppe impegnate da entrambe le parti non è fornito da Erodoto, la sola fonte fededegna. Fonti tarde parlano di 200-600.000 Persiani: numeri ridicoli e non degni di discussione, di fronte ai quali è da tener presente che gli antichi non riuscirono mai a trasportare in una sola volta per via di mare più di 20-30.000 soldati. Agli Ateniesi si assegnano 10.000 opliti o 11.000 compresi i Plateesi; numeri questi, anche se puramente congetturali, non lontani dal vero.

Comunque, la battaglia è una di quelle che hanno avuto maggiore efficacia nella storia del mondo; la prima grande e decisiva vittoria degli Europei sopra gli Orientali dovuta alla superiorità della disciplina, del valore, dell'armamento e del comando, che compensarono largamente qui, come molte volte in seguito, l'inferiorità del numero e dei mezzi.

Quanto alla data sappiamo che la battaglia avvenne sotto l'arcontato di Fenippo (490-89) nella prima metà dell'anno attico poco dopo un plenilunio, che sarà stato probabilmente quello del 10 agosto (giuliano) 490.

Bibl.: Oltre le maggiori storiche greche, v. H. Delbrück, Die Perserkriege und die Burgunderkriege, Berlino 1887; id., Geschichte der Kriegskunst, 3ª ed., Berlino 1920, I, cap. 5°; J. Kromayer, Drei Schlachten, in Abhandl. der sächs. Ges. der Wiss. (Philol.-histor. Klasse), XXXIV, 5 (1921), p. 3 segg.; id., Antike Schlachtfelder, IV, Berlino 1924-31, pp. 5 segg.; 581; J. Kromayer e G. Veith, Schlachtenatlas (Griech. Abt.), f.° 1°; G. De Sanctis, in Rivista di filologia, n. s., III (1925), p. 116 segg.; G. Giannelli, Come si può concludere sulla battaglia di Maratona?, in Raccolta di scritti in onore di Giacomo Lumbroso, Milano 1925, p. 343 segg.; J. A. R. Munro, in Cambridge Ancient History, IV, Cambridge, 1926, p. 245 segg.; cfr. E. S. Creasy, The fifteen decisive Battles of the World, 1ª ed., Londra 1852, cap. 1°.

La corsa di Maratona.

Viene chiamata "corsa di Maratona", o più brevemente "Maratona", la corsa olimpionica di km. 42,175: lunghezza ufficialmente adottata come equivalente alla distanza tra la pianura di Maratona e Atene. Il percorso sarebbe stato primamente compiuto da un soldato ateniese, Fidippide, allo scopo di annunziare ai concittadini la vittoria del 490 a. C. Egli, causa lo sforzo compiuto, sarebbe morto immediatamente dopo aver dato tale annunzio.

La maratona, introdotta fra le prove atletiche sin dalla prima Olimpiade moderna (1896), è una corsa durissima, che può essere disputata solo da atleti provetti e specialmente allenati. Il record mondiale è detenuto dal coreano Son Kiku, con ore 2,29′,34″ e 4/10 (Tōkyō, 1933).

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