BORGHESE, Marcantonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)

BORGHESE, Marcantonio

Gaspare De Caro

Nacque a Roma il 3 luglio del 1601, unico figlio di Giovanni Battista e di Virginia Lante. La nascita delB., dopo tredici anni di matrimonio dei genitori, fu salutata come un avvenimento provvidenziale dalla sua famiglia, perché scongiurava la preoccupante possibilità della estinzione del ramo romano della antica casata senese, già asceso a singolare prestigio ed a notevole potenza finanziaria e politica per l'opera dell'avo del B., il famoso e fortunato giureconsulto Marcantonio, e soprattutto dello zio paterno Camillo, diventato principe della Chiesa non soltanto in senso religioso, ma anche politico e finanziario.

Perciò sin dalla sua prima infanzia, eletto al pontificato nel 1605 lo zio col nome di Paolo V, si accentrarono sul B. onori insigni e titoli prestigiosi, con i quali papa Borghese dimostrò subito la sua ferma intenzione di elevare la propria famiglia, recentemente acquisita alla nobiltà romana, ai fastigi delle più antiche casate pontificie: gli Orsini, i Colonna, e gli Aldobrandini, clamorosamente innalzati questi ultimi dal suo immediato predecessore Clemente VIII, furono il suo punto di riferimento costante, il modello secondo il quale venne forgiando le fortune del nipote. Infatti, appena eletto, Paolo V cominciò con sollecitudine quasi frenetica a edificare il colossale patrimonio che avrebbe fatto del B. uno dei signori più doviziosi del suo tempo, assegnandone intanto il godimento ai fratelli Giovanni Battista, padre del B., e Francesco, con l'intesa tuttavia che il B. ne fosse l'unico erede. Per conto loro i due fratelli del papa provvidero a tutelare e incrementare con ogni possibile zelo gli interessi futuri della casata. Lo stesso cugino del B., il cardinal nepote Scipione Borghese Caffarelli - dimostrando un sentimento dinastico che andava assai al di là della sua condizione di adottato - considerò come uno dei suoi compiti principali quello di contribuire alla grandezza della famiglia che lo aveva accolto e innalzato, dando così un potente contributo alla fortuna del Borghese.

In omaggio al pontefice non mancarono al B., sin dalla sua prima età, onori significativi da parte delle potenze: nel 1605, infatti, la Repubblica di Venezia lo ascrisse ereditariamente alla nobiltà veneta; lo stesso provvedimento venne preso dalla Repubblica di Genova il 17 apr. 1606 e il 26 sett. 1608 il re di Spagna Filippo III insignì il B. del titolo di cavaliere dell'ordine di Calatrava.

Alla morte del padre, nel 1609, mentre Francesco Borghese si assumeva l'amministrazione degli ingenti beni del nipote, ascendenti a parecchie centinaia di migliaia di scudi di rendita, la madre del B. fu costretta dal papa a ritirarsi definitivamente nel convento delle clarisse, a S. Lorenzo in Panisperna, dove sarebbe morta ottantacinquenne nel 1657. Sembra che una indiscrezione costasse a Virginia Lante questo drastico provvedimento. L'episodio è certamente significativo dell'estrema decisione e delle grandi ambizioni con le quali il pontefice guardava all'avvenire del nipote. Paolo V, infatti, aveva avviato trattative segrete con la corte di Parigi per il matrimonio del B. con una figlia di Enrico IV. Una intempestiva confidenza fatta da Virginia al fratello, marchese Lante, aveva messo sull'avviso, attraverso di lui, la diplomazia spagnola, sempre vigilante perché i rapporti tra la Francia e la S. Sede non diventassero troppo stretti, sicché il papa - per evitare complicazioni politiche che avrebbero nociuto alla tranquillità del pontificato - fu costretto ad abbandonare il progetto, rivalendosi poi sulla troppo loquace cognata.

Tutore del B. il papa nominò il cardinale Scipione Borghese Caffarelli. In effetti fu lo stesso Paolo V a occuparsi personalmente dell'educazione del nipote che, dopo l'allontanamento della madre, prese alloggio negli stessi appartamenti del papa in Vaticano. L'11 giugno 1610 Paolo V comprò per il B., da Filippo III, l'importante feudo di Sulmona, nel Regno di Napoli, per il quale il giovanissimo erede di casa Borghese assumeva per primo il titolo di principe. Altri feudi furono più tardi aggiunti a questo principale da Paolo V, tra i quali quello di Morlupo. Nel 1613 il pontefice e Francesco Borghese fecero ufficialmente dono al B. del monumentale palazzo della famiglia, in Campo Marzio.

Parallelamente il papa continuava nei suoi ambiziosi progetti matrimoniali. Un nuovo tentativo di legare il B. con una famiglia regnante, quella dei granduchi di Toscana, non andò a buon fine e Paolo V dovette ripiegare su una parentela assai meno prestigiosa, che peraltro sanciva la definitiva ascesa della famiglia Borghese nei ranghi del patriziato romano: nel 1612 infatti furono sottoscritti (e approvati dal papa con un breve del 5 agosto dello stesso anno) i capitoli del matrimonio tra il B. e Camilla, figlia di Virginio Orsini, duca di Bracciano, e di Flavia Peretti, pronipote di Sisto V. La sposa si impegnava a portare la vistosa dote di 100.000 ducati. Le nozze, avvenute il 20 ott. 1619, quando il B. uscì dalla minorità, vennero celebrate dal pontefice stesso, con uno sfarzo adeguato ai suoi sentimenti dinastici, nella nuova cappella del palazzo del Quirinale che da lui aveva preso il nome di Paolina.

Con il matrimonio, in occasione del quale si moltiplicarono gli scritti celebrativi e al quale il re di Spagna volle dare un segno della sua approvazione creando il B. capitano di una compagnia di uomini d'arme del Regno di Napoli, il giovane principe di Sulmona assumeva di pieno diritto la vistosa eredità paterna, alla quale si aggiunsero l'anno successivo, alla morte di Francesco Borghese, anche i beni di questo, oltre al titolo di duca di Rignano e alla carica di gonfaloniere della Chiesa che pure gli erano appartenuti. In quello stesso anno 1620 Filippo III creò il B. grande di Spagna di prima classe. La morte di Paolo V, nel 1621, e, nel 1633, quella del cardinale Scipione Borghese Caffarelli vennero a completare con le ingenti fortune private di questi eminenti uomini di Chiesa il patrimonio del B., uno dei maggiori dell'epoca e sicuramente il più cospicuo di Roma.

Ai palazzi e alle ville della famiglia in Campo Marzio, al Pincio, a Sulmona, a Frascati, ai loro inestimabili tesori d'arte di cui il B. andava soprattutto debitore al cugino Scipione, al principato nel Regno di Napoli, si aggiungevano le innumerevoli terre del Lazio, i castelli che la più antica nobiltà romana aveva ceduto ai Borghese, da Mentana a Palombara, da Montefortino a Norma, a Olevano, a Monteforte, a Montecompatri, ai castelli di Pivaro, Monteporzio, Torre Tarquinia, oltre alle numerosissime terre minori. Il B. diveniva così il maggiore dei proprietari fondiari del Lazio, realizzando anche in questo l'auspicio di Paolo V di soppiantare le antiche fortune degli Orsini e dei Colonna.

Non pare tuttavia che il B. abbia dato particolari contributi alla grandezza della famiglia: la febbre finanziaria del padre e dello zio Francesco, gli splendori mecenateschi di Paolo V e di Scipione Borghese sembrano essersi ugualmente spenti in lui, depositario passivo di un'immensa fortuna, troppo impegnato probabilmente ad assolvere ai doveri mondani della sua condizione, alle cerimonie pubbliche, ai progetti matrimoniali, per lasciare veramente un'orma personale nelle tradizioni familiari. La sua iniziativa personale più rilevante fu probabilmente l'acquisizione al patrimonio familiare del ducato di Palombara, che egli acquistò insieme con il castello di Stazzano il 7 genn. 1637 dalla Camera apostolica, al prezzo, che ormai egli solo poteva permettersi tra la nobiltà romana, di 385.000 scudi.

Morì a Roma nel gennaio 1658, il 19 secondo il Visconti, il 29 secondo il Borgherio.

Il figlio Paolo, nato a Roma il 20 genn. 1624, premorì al B. il 24 giugno 1646 (erronea è dunque la notizia del Moroni secondo cui avrebbe avuto il titolo di principe di Sulmona). Sposò il 22 luglio 1638 Olimpia Aldobrandini, figlia ed erede universale di Giovan Giorgio, principe di Rossano. Con questo matrimonio il principato di Rossano passava definitivamente, per l'estinzione della famiglia Aldobrandini, a quella dei Borghese. Non così, appunto a causa della morte precoce di Paolo, il resto del cospicuo patrimonio della casata di Clemente VIII, che Olimpia Aldobrandini recò in dote a Camillo Pamphili, sposato in seconde nozze. Nel 1767, peraltro, con l'estinzione anche della famiglia Pamphili, l'eredità Aldobrandini divenne una secondogenitura fideicommissaria della famiglia Borghese: il primo a goderne fu un altro Paolo di Marcantonio, che assunse il titolo di principe Aldobrandini, e così fecero tutti i cadetti di casa Borghese, fino a che nel 1839 Camillo, secondogenito di Francesco, assunse stabilmente con l'eredità anche il cognome degli Aldobrandini per sé e per i suoi discendenti.

Bibl.: F. Roggeri, In nuptiis M. A. Burghesii et Camillae Ursinae... himenaeus, Viterbi 1619; N. Villani, In nuptias M. A. Burghesii et Camillae Ursinae Principum Sulmonis... epithalamion, Viterbii 1619; G. B. Chiodino, La nobiltà Borghesia romana cantata it descritta... nelle nozze dell'Illustriss.,et Eccellentiss. Signori Principi di Sulmona..., Macerata 1619; Le relazioni degli Stati europei lette al Senato dagli ambasciatori veneziani nel sec. XVII,Relazioni di Roma, a cura di N. Barozzi e G. Berchet, I, Venezia 1877, pp. 96, 107; P. Visconti, Città e famiglie nobili e celebri dello stato pontificio, III, s.l. né d., pp. 943-950; N. Borghese, Vita di S. Caterina... aggiuntovi l'elenco degli uomini illustri dell'eccellentissima casa Borghese, a cura di R. Luttazi, Roma s.d. (ma 1869), pp. 122-124; L. von Pastor, Storia dei papi, XII, Roma 1930, pp. 51 ss., 652; XIV, 1, ibid. 1932, pp. 327 s.; G. Borghezio, IBorghese, Roma 1954, pp. 44 5.; O. Montenovesi, Gens Burghesia, in Capitolium, XXIX (1954), p. 81; G. Moroni, Diz. dierudiz. storico-eccles., VI, pp. 39 s.

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