BORGHESE, Marcantonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)

BORGHESE, Marcantonio

Francesco Malgeri

Nacque a Parigi il 23 febbr. 1814. Figlio del principe Francesco Borghese e di Adelaide, principessa de La Rochefoucauld, per volere del padre ebbe il titolo di principe Borghese.

Il B. trascorse a Parigi gli anni della giovinezza e nel 1833 si trasferì a Roma con suo padre, dietro invito di papa Gregorio XVI. L'11 maggio 1835 sposò Caterina Guendalina Talbot, dei conti di Shrewsbury, la cui morte precoce, il 27 ott. 1840, ad appena ventitré anni, ebbe larga eco e suscitò vivo cordoglio nella cittadinanza: da lei il B. ebbe tre figli, dei quali solo Adelaide sopravvisse alla madre. Dopo circa tre anni, il 2 dic. 1843, sposò in seconde nozze Teresa de La Rochefoucauld, figlia del duca di Estissac. Da questo matrimonio ebbe nove figli: Paolo, Francesco, Giulio, Felice, Camillo, Giovan Battista, Giuseppe, Anna Maria e Ludovica.

Già figura eminente della vita pubblica romana, la sua attività divenne più intensa dopo l'avvento di Pio IX, che gli conferì importanti incarichi politici e amministrativi. Nel marzo 1847 il B. fondò l'Istituto statistico-agrario e d'incoraggiamento, di cui fu tra i più attivi consiglieri; dal 23 novembre 1847 fu membro del Consiglio di Roma e nel maggio 1848 firmò l'indirizzo col quale, a nome del popolo, si chiedeva l'autonomia amministrativa e la difesa della nazionalità italiana. Il 18 maggio 1848 venne eletto deputato del primo collegio di Roma e Ronciglione e fece parte della commissione per l'indirizzo di risposta al discorso inaugurale. Aveva applaudito i primi atti di Pio IX, ma non esitò a mostrarsi ostile alle agitazioni e alle richieste più avanzate: condannò pubblicamente l'assassinio di Pellegrino Rossi e raggiunse il papa nell'esilio di Gaeta, dopo l'avvento della Repubblica.

Con il ritorno di Pio IX a Roma (1850), il B. riprese la sua partecipazione alla vita cittadina, assumendo la presidenza della Camera di commercio e delle Ferrovie romane. Dopo la presa di Roma, fu tra i promotori, nel novembre 1871, con suo figlio Paolo, E.Q. Visconti, Filippo Gioazzini, P. Campello della Spina, M. Chigi e il marchese di Baviera, dell'Unione romana per le elezioni amministrative, che fu, sino al 1919, l'organismo che permise ai cattolici romani di avere una rappresentanza propria nell'amministrazione capitolina.

Già nelle elezioni provinciali dello stesso mese e in quelle comunali dell'agosto 1872 l'Unione romana ebbe un vistoso successo, limitato solo dal carattere intransigente della campagna elettorale. Nelle successive elezioni comunali del 20 nov. 1877, assunto un indirizzo più moderato, essa conquistò la maggioranza relativa, con un programma improntato realisticamente ai problemi dello sviluppo edilizio della capitale su cui s'innestavano gli interessi speculativi di quel ristretto numero di famiglie romane (tra cui i Borghese) e di enti religiosi proprietari di gran parte dei comprensori su cui doveva compiersi la espansione urbana. Tra gli eletti figura il B., che ebbe parte di rilievo nelle vicende che portarono all'approvazione del piano regolatore del 1882.

Il B. fu uno degli esponenti più rappresentativi di quel gruppo clerico-moderato che ebbe nelle mani, per più di un ventennio, tutte le maggiori leve di potere politico-economico della città: dall'attività assistenziale che lo vide farsi promotore di scuole popolari e agrarie, asili di infanzia, ospizi per scrofolosi, e favorire i tentativi di bonifica della campagna romana, all'amministrazione civica e alle iniziative finanziare e immobiliari. Era stato presidente della Cassa di risparmio, carica già ricoperta dal padre Francesco: il B. successe nel 1844 a Giulio Cesare Rospigliosi, per dimettersi nel 1847 ed esserne nuovamente investito dal 1851 al 1856 (fu comunque membro del consiglio dal 1836 all'82). Nel 1840 la Cassa di risparmio aveva acquistato il pacchetto di controllo della Banca romana, con una convenzione per cui i soci della Cassa potevano divenire azionisti della Banca. Della Banca generale romana poi il B. divenne presidente nel 1876, e in tale qualità, nel novembre 1877, assieme con il direttore dell'ente A. Allievi, fu tra i firmatari della convenzione con il governo Depretis per la costituzione delle due nuove società ferroviarie della penisola, la Mediterranea e l'Adriatica. Nel dicembre 1871 il B. era stato tra i soci fondatori della Società artistico-operaia di carità reciproca, che promosse più tardi lo sviluppo dell'edilizia popolare nei quartieri del Testaccio e di Trastevere.

Morì nella sua villa di Frascati il 6 ottobre del 1886.

Fonti e Bibl.: Il principe Borghese, in L'Osserv. romano, 7 ott. 1866; E. Soderini, Il principe D. M. A. B., in La Rass. ital., IV (1886), pp. 165-98; C. Kambo, In morte di D. M. A. B., Roma 1886; A. Brunialti, Ann. biogr. univ., III, 1886-87, p. 219; U. Pesci, Iprimi anni di Roma capitale, Firenze 1907, pp. 164-165; Cassa di Risparmio in Roma..., Roma 1911, ad Indices; V.Spreti, Encicl. storico-nob. italiana, II, Milano 1929, pp. 130-135; E. Michel, Diz. del Risorg. nazion. Milano 1930, II, p. 368; F. Ercole, Il Risorg. ital. ..., II, Roma 1941, pp. 214-215; G. Borghezio, IBorghese, Roma 1954, pp. 52-53; A. Caracciolo, Roma capitale, Roma 1956, ad Indicem; A. Carocci, A. Depretis e la politica interna ital. dal 1876 al 1887, Torino 1956, pp. 175 s., 357, 425; C. Pavone, Le prime elez. a Roma e nel Lazio dopo il XX sett., in Arch. della Soc. rom. di storia patria, s. 3, XVI-XVII (1962-63), p. 389, n. 253; Encicl. catt., II, col. 190; Enc. Ital., VII, p. 468.

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