BARBARIGO, Marco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)

BARBARIGO, Marco

Franco Gaeta

Nacque a Venezia da Francesco e da Cassandra Morosini nel 1413. Dopo un'intensa carriera politica, culminata con l'assunzione dell'ufficio di procuratore di S. Marco, fu eletto doge il 19 nov. 1485, soprattutto in virtù della sua gran pratica di governo.

Il momento in cui avvenne la sua elezione vedeva Venezia uscita da poco dalla guerra di Ferrara, terminata con esito sostanzialmente positivo, ma costata troppo in rapporto ai risultati conseguiti, e la politica praticata dal B. nel suo breve dogato fu improntata a tranquilla prudenza. La neutralità osservata nel conflitto pontificio-aragonese e nella guerra tra Ferdinando d'Aragona e i baroni dei Regno di Napedi sollevatisi in un estremo sforzo di opposizione al livellamento e all'accentramento monarchico; l'opera spiegata nel risanare Venezia dalla pestilenza che aveva imperversato negli anni precedenti; e alcune costumanze ch'egli osservava, improntate a patriarcale semplicità e a facilità di rapporti con i cittadini di tutti i ceti, ch'egli riceveva liberamente, senza formalità complicate, in pubblica udienza ogni otto giomi, fecero assumere alla sua figura, nella diaristica e nella storiografia veneziana, l'aspetto d'un principe paterno e quasi ideale. Più che altro, in questa valutazione ha influito, tuttavia, il confronto con la personalità del fratello Agostino, suo successore nel dogato e spesso suo vivace oppositore in seno agli organi di governo. L'epitafio ne elogia la politica di pace, la giustizia, la temperanza, la pietà; e il giudizio dei contemporanei lo dice "homo di gran memoria, giusto e savio" (Malipiero) e ricorda che morì "con ottima fama" e che "la terra della sua morte molto si dolse" (Sanuto).

Durante il suo dogato ebbe inizio la nunziatura pontificia permanente a Venezia, e il primo legato stabile fu Niccolò Franco, vescovo di Treviso.

Ebbe sette figli e morì il 14 ag. 1486, si dice dopo un violento diverbio col fratello, ch'egli accusava di voler procurare la sua morte per ascendere al dogato.

Fonti e Bibl.: M. Sanuto, Vitae Ducum Venetorum, in L. A. Muratori, Rer. Italic. Script., XXII, Mediolani 1733, Coll. 1237-39; D. Malipiero, Annali Veneti, a cura di T. Gar, in Arch. stor. ital., VII, 2 (1844), pp. 678-680; Encicl. Ital., VI, p. 131.

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