BENZI, Marco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 8 (1966)

BENZI, Marco

Giulio Prunai

Nacque a Siena da Giovanni e dalla moglie di questo, Nicola Serfucci, di famiglia appartenente al Monte dei Nove ed al popolo di S. Giovarmi, in data imprecisata da collocare fra il 1360 e il 1370. Laureatosi in medicina nello Studio senese, vi iniziò l'insegnamento nel 1388. Nel 1390, insieme con Benuccio Piccolomini e con Francesco Accarigi, fu inviato ambasciatore a Milano; di lui si conservano alcune lettere indirizzate alla Signoria senese e recanti notizie della Lombardia. Lasciò Siena sulla fine del sec. XIV per occupare la cattedra di medicina offertágli dal Comune di Perugia, molto probabilmente per interessamento di Francesco Casini; tenne tale cattedra nel biennio 1400-1402, per quanto nel 1401 non potesse svolgere il corso a causa delle condizioni politiche della città, datasi al Visconti e assediata dalle truppe pontificie; anche da Perugia inviò numerose lettere politiche alla Signoria senese. Alla fine del 1402 lo troviamo di nuovo in Siena quale medico del Comune per l'epidemia di peste; dal 1405 iniziò un nuovo periodo di insegnamento nello Studio senese, dove fu chiamato assieme al nipote Ugo e a maestro Iacopo da Firenze. Fu riconfermato nella cattedra nel 1409, con i due maestri già indicati e con Francesco Casini, Bernardo Lapini e Mariano Manni. Scarse sono le notizie relative alla sua attività didattica: nel 1412 fu promotore della laurea di Giovanni di Donone da Rotterdam e di Niccolò Fabbri da Sagan, maestro di arti liberali nello Studio di Praga, e nel 1414 di quella di Ippolito da San Gemignano, già allievo degli Studi di Bologna e di Perugia. Fu nuovamente riconfermato nella cattedra nell'anno 1417.

Dai contemporanei, che lo stimarono grandemente, il B. venne paragonato ad Avicenna, Socrate e Galeno, e la sua fama si deve essere mantenuta a lungo, in quanto si trova citato nel 1589 nel testo della Riforma dello Studio senese, fatta da Ferdinando I de' Medici. Ebbe sei figli: Bartolomeo, Mariano, Iacopo, Niccolò e altri due di cui non si conosce il nome, tutti premortigli. Morì il 24 genn. 1426 e fu seppellito nella basilica di S. Domenico, dinanzi alla cappella di S. Caterina.

Si occupò, come tutti i medici suoi contemporanei, delle cure termali e, specialmente, dei bagni senesi di Petriolo. Non conosciamo le sue opere ad eccezione di un consilium, conservato nella Biblioteca comunale di Cortona e dedicato, a quanto pare, ad un ecclesiastico. Tale scritto differisce dalle opere del grande Ugo, suo nipote, per minore profondità di speculazione teorica, ma anche per un più vivo tentativo di tradurre in consigli pratici la conoscenza del valore degli alimenti e delle proprietà terapeutiche di molte sostanze medicamentose naturali; manifesta una esagerata tendenza a proibire e a limitare l'uso dei cibi e si dimostra vero allievo della scuola senese, che fu principalmente ippocratica. Il suo consilium, infatti, non contiene alcun riferimento agli autori arabi ed insiste nella limitazione dei rimedi, ammonendo il medico a non nuocere. Per il resto, come gli altri medici del suo tempo, consiglia di evitare l'aria torbida e grossa, le esalazioni dei carbone in ambienti chiusi, di disinfettare le stanze con fuoco di legna resinosa, di procedere spesso alla lavatura della testa, anche con frizioni di acquavite; raccomanda di dormire sul fianco destro e con la testa sollevata, di impiegare due o tre ore dopo il pasto a camminare lentamente, di far durare il sonno solo sette ore e, dopo alzati, di svuotare le nari e il ventre; proibisce il sonno sotto il raggio della luna; insiste sull'azione dei depurativi; consiglia i trattamenti antigastroenterici e, quando sia necessario, il salasso; avverte che tutte le cure devono essere sempre accompagnate da un sereno tenore di vita.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Concistoro 218, c. 5; 219, c. 15v; 232, c. 24v; 276, c. 44; 277, c. 17v; 278, c. 48; 286, c. 44; 287, c. 44v; 1827, nn. 39, 41, 42. 64, 74-75; 1828, n. 2; 1831, nn. 21, 30-31, 34, 37; Biccherna, 277 (1390, luglio-dicernbre); Manoscritti, A. 13, c. 116; A. 15, c. 18; A. 30 (2°), c. 95; A. 127, p. 286; Notarile, Prot. di A. da Calci, 52, cc. 63, 195; Siena, Bibl. d. Intronati, Cronache di G. Bisdomini, c. 95; Siena, Arch. Arcivesc., Prot. di A. da Calci, c. 7;Cortona, Bibl. Comun., Cod. 110, vv. 167-168; I. Ugurgieri, Le pompe sanesi, Pistoia 1649, I, pp. 504 s.; V. Bini, Mem. ist. della perugina univ., Perugia 1816, II, pp. 434 s.; G. Gigli, Diario Senese, Siena 1854, II, p. 231; M. H. Laurent, Il Necrologio di S. Domenico in Camporegio,Siena-Firenze 1937, nn. 1910, 1912, 2083, 2592, 2848, 2850-2852, 2859, 3030, 3400, 3405, 3574 s.; G. Prunai, Lo Studio senese dalla migratio bolognese alla fondaz. della Domus Sapientiae, in Bullett. senese di storia patria, LVII (1950), p. 47;A. Garosi, Sima nella storia della medicina, Firenze 1958, pp. 196, 227, 229 s.; G. F. Garosi, Un ignorato consilium di M. B., in Bullett. enese di storia patria, LXVII (1960), pp. 110-117.

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