CASOTTI, Marco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 21 (1978)

CASOTTI, Marco

Sergio Cella

Nato nel 1804 a Traù (Trogir) in Dalmazia da antica famiglia comitale, cui era appartenuto il beato Agostino, domenicano, vescovo di Zagabria e poi di Lucera (circa 1260-1323), dopo gli studi ginnasiali a Spalato e a Zara passò a Vienna nel Collegio dei nobili del "Theresianum". Interruppe però gli studi e, dopo un breve soggiorno a Venezia, fece ritorno a Traù per dedicarsi all'attività letteraria che gli era congeniale. Pubblicato a Zara nel '29 un volume di versi, fu chiamato a Zara dal governatore della Dalinazia conte L. Vetter di Lilienberg per dirigervi la Gazzetta di Zara (1832). In tali funzioni si comportò liberalmente, consentendo la trattazione di questioni politiche e nazionali e pubblicando saggi ed articoli d'indole letteraria ed economica.

Nel 1833 pubblicò a Zara Milienco e Dobrilla, romanzo storico dalmata dei XVII sec., ispirandosi alla leggenda allora viva di due sfortunati amanti dei dintorni di Spalato. I modi tipici della narrativa romantica nel presentare al vivo caratteri e passioni della gente del popolo e lo stile scorrevole non privo di originalità e di calore gli ottennero un lusinghiero successo, ed il romanzo ispirò a sua volta pittori e drammaturghi locali, come l'italiano L. Fichert ed il croato L. Botić. Se questo lavoro letterario può riferirsi alla lezione manzoniana, nel successivo, intitolato Il bano Horvath (2 voll., Venezia 1838) e ambientato nel sec. XIV, è più evidente l'influsso del Guerrazzi ed una certa esagerazione retorica nella rappresentazione delle passioni e nella scelta delle situazioni.

Con Le coste e isole dell'Istria e della Dalmazia (Zara 1840), una specie di guida sentimentale ricca di fresche notazioni paesistiche, il C. descrisse città e genti del litorale, da Trieste alle Bocche di Cattaro, alternando a brevi notizie storiche considerazioni pessimistiche sul presente ed esprimendo la sua fiducia che la politica austriaca sarebbe riuscita ad equilibrare le aspirazioni delle due stirpi contermini, l'italiana e la slava.

Il postumo Il berretto rosso, ossia scene della vita morlacca (Venezia 1843) è forse del C. l'opera più interessante.È un romanzo breve che narra l'infelice amore di Pavel e di Celia, poveri pastori, e prepotenze feudali, gelosie e vendette causa di uccisioni, incendi, fughe: Pavel è costretto a darsi al brigantaggio, che abbandonerà ormai vecchio e stanco per tornare a morire nel paese natia. Il testo, che interpola alcune romanze e canzoni in versi, piacque al Tommaseo e a qualche più recente critico per la vivace semplicità e per la trattazione realistica dei costumi (il "berretto rosso" è il simbolo della verginità delle spose), dei riti nuziali e funebri, dei giochi, danze e superstizioni morlacchi. La vita genuina e rozza della popolazione dell'interno della Dalmazia, che si svolge in un paesaggio ancora selvaggio e ricco di contrasti, è resa con amore, ed i caratteri e la profonda umanità sono messi in rilievo come degni di meditazione.

Il C. morì ancora giovane a Zara il 9 maggio 1842, dopo una vita infelice e appassionata.

Fonti e Bibl.: Necrol., in Gazz. di Zara, XI (1842), n. 20; N. Tommaseo, Diz. estetico, Parte moderna, Milano 1853, pp. 64 s.; V. Lago, Memorie sulla Dalmazia, Venezia 1869, 1, p. 341; A. Tamaro, La Vénétie Julienne et la Dalmatie, III, Rome 1919, p. 651; A. Petravić, Pete studije i portreti, Zagreb 1935, pp. 7-36; U. Urbani, Ilromanzo del "Berretto rosso" e altre cose dalmate nel volume del prof. A. Petravić, in La Rivista dalmatica (Zara), XVI (1935), pp. 32-35; A. De Benvenuti, Storia di Zara dal 1797 al 1918, Milano 1953, pp. 315, 354, 363; L. Volpicelli-F. Semi, Manuale della letter. italiana..., Bologna 1960, III, p. 944; S. Gliubich, Diz. biogr. degli uomini illustri della Dalmazia, Vienna 1856, p. 78.

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